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WTO World Trade Organization:

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Presentazione sul tema: "WTO World Trade Organization:"— Transcript della presentazione:

1 WTO World Trade Organization:
scheda descrittiva La guerra delle banane Scontro Usa-UE

2 Banane al WTO Cristina Beltrami, a.a

3 Il WTO, sigla tradotta in italiano come OMC Organizzazione Mondiale del Commercio, è l’unica organizzazione internazionale che si occupa delle regole del commercio fra nazioni. Si fonda su diversi accordi (agreements) negoziati e firmati dalla maggior parte delle nazioni. Sono contratti firmati dai governi per mantenere le rispettive politiche commerciali dentro limiti concordati. il WTO comprende al suo interno un meccanismo di risoluzione delle controversie dovute a differenti interpretazioni degli accordi. Scheda anagrafica: Sede: Ginevra Data di nascita: 1 gennaio 1995 Creato da: Uruguay Round ( ) Membri: 134 Stati (al 18 marzo 1999) Budget: 117 milioni di franchi svizzeri per il 1998 Personale segretariato: 500 persone Direttore generale: Renato Ruggiero

4 Gli accordi WTO coprono: beni, servizi e proprietà’ intellettuali ed esprimono i principi della liberalizzazione includendo: gli impegni dei singoli Paesi ad abbassare tariffe e barriere commerciali; l’impegno ad aprire e mantenere aperti i mercati dei servizi; definiscono le procedure per regolare le dispute; prescrivono trattamenti speciali per paesi in via di sviluppo; chiedono ai governi di mantenere trasparenti le rispettive politiche commerciali notificando al WTO le leggi e le misure adottate;

5 Il testo scaturito dall’ Uruguay Round comprende circa 60 accordi
Semplificando la sua struttura è la seguente:

6 I principi su cui si basano tutti gli accordi WTO
Senza discriminazioni – un paese non deve fare discriminazione fra partners commerciali, essi sono tutti egualmente garantiti dall'’MFN status di nazione più favorita. National Tratment. Libero – con l’abbassamento delle barriere tramite i negoziati; Senza imprevisti – le compagnie straniere, gli investitori e i governi devono sapere che le barriere commerciali non possono essere stabilite arbitrariamente; Più competitivo – scoraggiando pratiche non eque come incentivi all’esportazione e vendita di prodotti sotto costo per aumentare quote di mercato. Più flessibile e disponibile verso i paesi in via di sviluppo – definendo tempi più lunghi ai paesi in via di sviluppo per adeguarsi ai vari accordi.

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8 Ecco una breve serie di punti usciti dalle trattative:
TARIFFE (DAZI DOGANALI) Impegni dei paesi membri relativi a tagli delle tasse doganali sui prodotti d’importazione, spesso ridotte a zero. Per i paesi industrializzati questi impegni saranno completati nel 2000 e il volume di prodotti industriali "duty free" salira’ cosi’ dal 20% al 44%. Oltre a questo, sempre considerando i paesi industrializzati, il 99% dei prodotti non sara’ sottoposto ad aumenti di tariffe. TESSILE Dal 1974 sino al 1995 il mercato è stato governato dall’accordo Multifibre. Dal ’95 è gradualmente in applicazione il nuovo accordo ACT (Agreement on Texiles and Clothing) che soppianterà il multifibre entro il 2005 SERVIZI L’dea base del commercio delle merci è che queste possano passare liberamente da un paese all’altro, per i servizi il discorso è più complicato: banche, compagnie telefoniche e sistemi di trasporto sono realtà molto diverse fra loro. PROPRIETA’ INTELLETTUALI Copre il vasto settore dei diritti d’autore.Il TRIPS si rifà agli standard internazionali esistenti definiti da WIPO (World Intellectual Property Organization) aggiungendone dei nuovi.

9 AGRICOLTURA

10 IL SISTEMA DI RISOLUZIONE DELLE DISPUTE

11 Il frutto della discordia
La guerra delle banane viene ufficialmente combattuta fra due “regioni” (Stati Uniti ed Europa ) che in realtà non coltivano banane . Il Brasile e l’India (dove si coltivano più banane che in qualsiasi altro paese ) non hanno niente a che fare con il commercio internazionale . Meno di un quarto di tutte le banane del mondo sono destinate al commercio internazionale e solo in questo caso entrano in contatto con l’industria delle banane, dove le cose possono diventare spietate. La banana da “dollari”: rappresenta l’ottanta percento dei frutti mangiati al Nord ed è controllata da tre compagnie ( Chiquita, Dole e Del Monte). Insieme le Tre Grandi formano un oligopolio che controlla il rifornimento di banane, fissa i prezzi ( non esiste un prezzo mondiale) e ha uno smodato amore per la segretezza.

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13 Esportazioni di banane. Cifre in migliaia di tonnellate.
Fonte: The New Internationalist

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15 DIRETTIVA MODIFICATA Nel 1994 la Commissione di Bruxelles aveva già modificato negativamente per gli ACP il mercato comune delle banane, in seguito alla adesione di Austria, Svezia e Finlandia all'Unione Europea. Nel Luglio 1996 entrarono in vigore nuove pesantissime barriere doganali della CE contro le banane latino americane. Nel maggio 1997, una "commissione di arbitraggio" (detta "panel") della "Organizzazione Mondiale del Commercio" (OMC) ha dato ragione agli Stati Uniti e a quattro paesi latinoamericani (Ecuador, Guatemala, Messico e Honduras) Nel gennaio 1998 la Commissione di Bruxelles presentò una proposta di modifica per adeguarsi alla sentenza; Nell’ Aprile scorso la giuria del WTO allestita per esprimersi sulla questione delle banane ha deciso a favore degli Usa.

16 La decisione della Wto sulla guerra delle banane potrebbe divenire un precedente e avere conseguenze nelle altre dispute commerciali oggi nel mirino Usa, quali la carne agli ormoni e l'acciaio. l'Italia risulta essere il Paese europeo più penalizzato, con un danno alle esportazioni intorno ai 250 miliardi, solo per quanto riguarda i prodotti inclusi nella guerra delle banane. Gli Stati Uniti sono andati avanti con le sanzioni, introducendo i cosiddetti "banana bonds", eliminando di fatto i prodotti europei inclusi nella lista nera dall'importazione nel mercato statunitense. In coda alla guerra delle banane si è aperto un altro conflitto commerciale sul divieto di importazione in Europa delle carni agli ormoni provenienti dagli Stati Uniti. Si è così passati da un danno economico per la Ue calcolato intorno ai 200 milioni di dollari con la sola questione delle banane ad un danno di circa 900 milioni di dollari. Il danno per l'Italia, uno dei maggiori esportatori di prodotti alimentari, è notevolmente aumentato.

17 Fonte : http:www.amcham.it/doc/scontro-usa-ue.html


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