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Schema della lezione introduttiva (2)

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Presentazione sul tema: "Schema della lezione introduttiva (2)"— Transcript della presentazione:

1 Schema della lezione introduttiva (2)

2 Sistemi Economici Comparati Considerazioni introduttive
Anno accademico Prof.sa Renata Targetti Lenti Sistemi Economici Comparati Considerazioni introduttive Lezione 1 29/09/2014

3 Riferimenti Amendola A., Boccella N., Imbriani C. (2005), Microeconomia. Seconda edizione, pp Brada J. (2009),The New Comparative Economics versus the Old: Less Is More but Is It Enough?, The European Journal of Comparative Economics,Vol. 6, n.1, pp Rinaldi A., Siddivò M. (2005), Strumenti per l’Analisi dei Sistemi Economici Comparati, pp

4 Obiettivi del corso Obiettivo dell’insegnamento è quello di analizzar caratteristiche istituzionali ed processo di sviluppo di alcuni paesi occidentali, asiatici ed africani in una prospettiva comparata. L’impostazione sarà quella di presentare le caratteristiche istituzionali e socio-politiche come determinanti dei diversi assetti economici. In via preliminare occorre predisporre gli strumenti interpretativi necessari alla comprensione del funzionamento e dei problemi che caratterizzano le economie contemporanee. Per questo, nella prima parte del corso verranno presentate, le principali teorie sulla crescita che hanno caratterizzato la storia del pensiero economico. Nella seconda parte si passeranno in rassegna i principali fattori economici ed istituzionali che sono all’origine dei diversi sentieri di sviluppo. Verranno, poi, analizzate le caratteristiche e l’evoluzione di alcuni sistemi capitalistici avanzati (Italia, Germania, USA, Giappone) e di paesi emergenti (Cina, India, Corea, Africa subsahariana).

5 Schema della lezione introduttiva (1)
-Definizione di sistema economico come (i) organizzazione complessa storicamente determinata, composta da individui, imprese, e istituzioni (ii) relazioni attinenti alla produzione e allo scambio di beni e servizi che tra essi intercorrono. -Definizione formale (Robbins) e sostanziale di economia politica, come disciplina sociale (storicamente determinata) che studi le decisioni di soggetti razionali nella scelta di obietivi alternativi. -L’economia politica è una scienza caratterizzata dall’uso di modelli. L’insieme dei modelli costituiscono una teoria. -Razionalità strumentale, strategica ed evolutiva. -Tipologie di sistemi economici: l’economia tribale, il sistema feudale, il sistema mercantile, il sistema capitalistico, il sistema collettivistico di pianificazione centralizzata, il sistema di tipo misto. -Caratteristiche di un sistema capitalistico di mercato -Classificazione dei mercati: concorrenza perfetta, concorrenza imperfetta, oligopolio, monopolio, monopsonio.

6 Schema della lezione introduttiva (2)
-Meccanismi di coordinamento, fallimenti del mercato (economie e diseconomie esterne), asimmetrie informative (adverse selection e moral hazard). -Stato produttore (beni pubblici), regolatore, distribuzione più equa con politiche di tassazione e trasferimenti -La vecchia teoria dei sistemi economici comparati in contrapposizione alla Nuova teoria dei sistemi economici comparati: l’importanza della TFP (Total Factor Productivity)

7 Definizione di sistema economico
Un sistema economico va considerato come una particolare organizzazione complessa storicamente determinata, composta da individui, imprese, e istituzioni e delle relazioni attinenti alla produzione e allo scambio di beni e servizi che tra essi intercorrono. E’ una rete di regole formali ed informali che una data collettività costruisce per gestire la scarsità di risorse.(World Bank). Quattro fondamentali caratteristiche che definiscono il sistema: (a) i confini entro i quali il sistema economico realizza le proprie attività (aperto o chiuso) (b) l’organizzazione interna delle parti che lo costituiscono (Stato versus mercato) (c) il contesto nel quale agisce (grado di libertà per gli agenti) (d) i rapporti che intrattiene con gli altri sistemi (integrazione internazionale). La definizione di sistema economico sottende, in via preliminare, una concezione condivisa di economia politica.

8 Definizione formale di economia politica
L’economia politica studia in generale il funzionamento del sistema economico. Secondo Lionel Robbins l’economia politica è la scienza «che studia il comportamento umano come una relazione fra scopi, classificabili in ordine di importanza, e mezzi scarsi applicabili ad usi alternativi» e cioè è la scienza che si occupa dell’allocazione efficiente di risorse scarse tra usi alternativi (definizione generale ed astratta). In una seconda definizione (sostanziale/comportamentale) (1) la scienza delle decisioni di (2) soggetti razionali che vivono in società volta a (3) suggerire linee di azione migliorative del (4) benessere del consorzio umano.

9 L’economia politica è la scienza delle decisioni.
L’atto dell’operare scelte all’interno di un sistema di relazioni è ciò che qualifica la dimensione economica dell’azione umana, indipendentemente dalla maggiore o minore scarsità delle risorse a disposizione degli agenti. Il problema economico non sta tanto nella scarsità delle risorse, quanto piuttosto nella fornitura ai soggetti interessati di incentivi sufficienti a comportarsi responsabilmente (dilemma sociale). In non poche situazioni il problema economico non concerne tanto la scelta fra mezzi alternativi per conseguire un determinato fine, quanto piuttosto la scelta tra fini alternativi. Realizzare una maggiore giustizia distributiva oppure allargare gli spazi di libertà dei cittadini?

10 L’economia politica è una disciplina sociale
E’ una disciplina sociale, perché l’oggetto di studio è l’analisi dell’evoluzione dei rapporti economici tra esseri umani all’interno d’un sistema. In quanto disciplina sociale l’analisi economica ha sempre presentato punti di vista e metodologie d’analisi diverse e spesso contrapposte. L’evoluzione storica definisce i limiti della teoria economica. La storia dell'umanità ha conosciuto diverse strutture economiche, dall'economia schiavistica all'economia feudale, all’economia capitalistica di mercato, all'economia socialista. Ad ognuna di queste forme storiche ha corrisposto una teoria economica diversa. Non esiste quindi una teoria che sia in grado di spiegare il funzionamento di tutti i sistemi economici e che possieda validità universale.

11 La scienza economica è un sapere volto a suggerire linee di azione al fine di migliorare il benessere di uomini che vivono in società. Un modello o una teoria sono rilevanti per l’economista se da essi possono discendere, sia pure in via mediata, suggerimenti per linee di intervento o per azioni migliorative di un tipo o dell’altro in relazione alle condizioni storiche. Diverse sono le categorie di beni che servono per soddisfare bisogni materiali e spirituali in relazione al livello di sviluppo ed alla qualità della vita. In una società postindustriale (contrapposta ad una industriale) il benessere che è possibile trarre dal consumo di un bene o servizio non dipende solo dalle caratteristiche intrinseche di quel bene o servizio ma anche dal modo in cui esso viene offerto e dal grado di partecipazione all’atto della stessa scelta.

12 L’economia politica è una scienza caratterizzata dall’uso di modelli
Adozione del metodo scientifico per spiegare i fenomeni in osservazione: a) osservazione iniziale dei fenomeni; b) induzione che porta a ricavare le ipotesi o a formulare le assunzioni c) la deduzione che permette di arrivare a formulare proposizioni d) la verifica empirica che conduce, a seconda degli esiti, all’accettazione oppure al rigetto delle ipotesi di partenza.

13 Modelli La teoria economica definisce i termini rispetto ai quali vengono identificati i fenomeni (domanda, offerta, consumo, reddito). Per raccogliere dati, e cioè l’evidenza empirica, occorre conoscere cosa si debba intendere con i diversi termini. Per svolgere questa funzione ci si serve di modelli. Il modello economico è una rappresentazione astratta della realtà che si intende studiare. i) elimina la complessità della realtà e costituisce ciò che è il laboratorio per le scienze naturali. ii) per spiegare perché qualcosa è accaduto; iii) per prevedere cosa potrà accadere nel futuro. In economia, come del resto in tutte le scienze sociali, la descrizione di un fenomeno, in quanto proveniente dalla testimonianza di un osservatore, può essere difettosa o lacunosa.

14 Teorie Una teoria è un insieme di modelli. La raccolta dei dati empirici deve essere effettuata sulla base di modelli di riferimento ovvero di ipotesi che corrispondono ad una teoria. Le differenze teoriche tra economisti sta nei giudizi di valore che guidano il loro lavoro. Torie diverse teorie conducono a politiche alternative.

15 Razionalità strumentale
Le decisioni di cui la scienza economica si occupa sono quelle di soggetti razionali. 1) Razionalità strumentale secondo cui la scelta (o la decisione) è razionale quando il soggetto massimizza una qualche funzione obiettivo sottoposta a vincoli. La decisione è guidata dal risultato dell’azione. L’imprenditore che vuole massimizzare il suo profitto considera attentamente quali prodotti offrire; in quali quantità produrli; in che modo produrli. Il consumatore che vuole massimizzare la sua funzione di utilità sceglierà, tra tutte le combinazioni di beni che riesce ad acquistare con il suo reddito, quella che maggiormente soddisfa le sue preferenze, ecc.). Ciascun agente assume che le azioni degli altri siano indipendenti dalle proprie. Il contesto istituzionale è considerato un dato che non cambia al variare delle proprie azioni (mercati di concorrenza perfetta, impresa è price-taker e produce una quantità in corrispondenza della quale il costo marginale è eguale al prezzo

16 Razionalità strategica
2) Razionalità strategica: la definizione di quale azione è razionale per un agente non è indipendente dalle azioni messe in atto dagli altri agenti con cui il primo interagisce. Le risorse e le preferenze di un soggetto non restano indipendenti, potendosi influenzare tra loro. Le azioni di ciascun agente dipendono da quelle di altri agenti (mercato oligopolistico). Ciò che è razionale per l’impresa oligopolistica dipende non solo dalle informazioni in suo possesso circa le risorse produttive a sua disposizione, ma anche da ciò che fanno o pensano di fare le imprese rivali (teoria dei giochi).

17 Razionalità evolutiva
3) Razionalità evolutiva. La ripetizione continuata nel tempo del gioco economico tra agenti razionali tende a modificare l’assetto istituzionale della società. Le Istituzioni economiche (impresa, burocrazia, diritti di proprietà, le regole vigenti, ecc.) sono esse stesse la conseguenza dell’azione intenzionale di tanti operatori, anche se spesso si tratta di conseguenze non attese. Non si tratta solo di studiare le scelte degli agenti entro vincoli istituzionali prefissati, ma anche di studiare la scelta dei vincoli istituzionali che meglio corrispondono a determinati obiettivi.

18 Tipologie di sistemi economici
Si possono identificare diversi tipi di sistemi economici che hanno caratterizzato, o caratterizzano, la storia della nostra società: l’economia tribale, il sistema feudale, il sistema mercantile, il sistema capitalistico, il sistema collettivistico di pianificazione centralizzata, il sistema di tipo misto. Nel sistema mercantile, che ha caratterizzato l’organizzazione dei rapporti economici nell’Europa in età moderna e fino alla rivoluzione industriale e al conseguente avvento del capitalismo, prevaleva la produzione artigianale di manufatti finalizzata allo scambio e si svilupparono i commerci, sia tra città e campagna, sia tra paesi a volte assai distanti tra loro. In questo sistema permaneva una sostanziale identità tra chi esercita lo sforzo lavorativo e chi organizza la produzione, nell’ambito dell’organizzazione della produzione artigianale, in cui macchine e impianti svolgevano ancora una funzione secondaria rispetto al lavoro dell’uomo. La produzione era finalizzata prevalentemente allo scambio sul mercato, in cambio di moneta o di altri beni atti a soddisfare i bisogni. Di conseguenza, le decisioni economicamente rilevanti venivano prese a livello individuale, sulla base delle indicazioni del mercato.

19 Sistema capitalistico di mercato
Si tratta del modello di organizzazione dei rapporti economici e dei processi decisionali economicamente rilevanti di gran lunga prevalente nel mondo di oggi. Ciò soprattutto a partire dall’inizio degli anni Novanta del secolo scorso, a seguito del crollo dei sistemi a economia collettivistica centralizzata che caratterizzavano i paesi socialisti del blocco sovietico e dell’Europa dell’est. Una qualche forma di capitalismo di mercato si è andata consolidando anche in paesi precedentemente collettivisti come la Cina. E questo in seguito al processo di apertura verso l’economia internazionale. A questo processo hanno corrisposto tassi di crescita dell’economia molto sostenuti, anche se accompagnati da una crescente disuguaglianza tra ricchi e poveri all’interno del paese.

20 Molto in sintesi, un sistema capitalistico di mercato, naturalmente con le notevoli differenze osservabili nelle diverse realtà storico politico-culturali, si caratterizza soprattutto per tre elementi: i)la separazione funzionale tra chi organizza l’attività di produzione dei beni e dei servizi, di norma le imprese capitalistiche, e chi effettivamente lavora alla produzione dei beni e dei servizi (e prende le decisioni di consumo), i lavoratori-consumatori; ii)la centralità dello scambio e la conseguente possibilità di specializzazione produttiva; iii) produzione per il mercato nel senso che la finalità della produzione di beni e servizi non è l’autoconsumo, come nelle economie primitive, ma lo scambio sul mercato dei beni prodotti, in genere contro moneta. Questa serve per acquistare altri beni o fattori produttivi;

21 Caratteristiche di un’economia di mercato
Il Mercato è il luogo economico in cui si svolgono gli scambi. E’ il risultato della divisione del lavoro. Nel mercato esiste il decentramento delle decisioni, nel senso che le decisioni economicamente rilevanti sono di norma prese a livello individuale, sulla base delle informazioni provenienti dai mercati, pur nel quadro di una serie di regole e di indirizzi che possono essere definiti a livello collettivo (ad esempio a livello di singoli stati o di istituzioni e organizzazioni sovranazionali). Lo scambio deve essere volontario anche se leggi o regolamenti possono impedire o restringere il funzionamento di un certo mercato (borse valori e le borse merci). Il verificarsi di uno scambio volontario è condizione necessaria e sufficiente perché nessuna delle due parti ci perda, anche se una può guadagnare più dell’altra. Non basta la protezione legale e la garanzia dell’esecutività del contratto; deve esserci piena informazione. Deve cioè esistere una standardizzazione dei beni e dei servizi e deve essere a tutti nota la terminologia per descriverli.

22 Il mercato è un’Istituzione che si regge essenzialmente sulla fiducia
Il mercato è un’Istituzione che si regge essenzialmente sulla fiducia. E’ necessario un codice di moralità mercantile che affermi valori come quello dell’onestà, della trasparenza, della fiducia e della solidarietà. E’ necessaria una rete di relazioni di fiducia ed alti livelli di cooperazione tra gli agenti economici (per ridurre i costi di transazione). «Si può plausibilmente sostenere che gran parte dell’arretratezza nel mondo può essere spiegata con la mancanza di reciproca fiducia» (Arrow). Non è tanto per la carenza di risorse produttive o di manodopera che genera il sottosviluppo. La libertà economica e soprattutto la democrazia economica hanno tempi di realizzazione assai più lunghi della libertà politica e della democrazia politica (paesi dell’Est).

23 Un’economia di mercato di tipo capitalistico è in grado di fornire una risposta efficiente alle tre questioni: 1) “cosa si produce” in base alle preferenze dei consumatori, al comportamento ottimizzante delle imprese (minimizzazione dei costi). 2) “come” si produce e cioè con quale tipo di organizzazione e quali tecnologie. 3) “per chi si produce” e cioè chi sono i consumatori. 4) “chi prende le decisioni”. Gli individui rispondono ad incentivi economici. Per le imprese l’incentivo è il profitto. Le transazioni di mercato si basano sullo scambio di equivalenti e non su principi di reciprocità.

24 Alcune regole di funzionamento lo caratterizzano:
i) impersonalità e automatismo: il meccanismo che conduce alla determinazione dei prezzi e delle quantità di equilibrio si svolge senza l’intervento diretto o indiretto di qualcuno; ii) interesse personale: gli individui che prendono parte al gioco economico non sono a conoscenza delle conseguenze ultime che discendono dalle loro scelte e del loro impatto sul funzionamento del sistema nel suo complesso. Perseguono un interesse personale. iii) soddisfa preferenze e non bisogni. iv) la tipologia dei beni scambiati è quella dei beni privati. v) il meccanismo di risoluzione dei conflitti è l’exit e non la voice Due tipi di mercati: i) dei beni e servizi prodotti ii) dei fattori di produzione (lavoro e capitale, risorse naturali)

25 Nel mercato prevale il principio di efficienza.
L’efficienza è il risultato della divisione del lavoro cui corrisponde la specializzazione. La produzione complessiva risulta maggiore rispetto al caso in cui gli agenti fossero isolati. Si raggiunge la cosidetta “frontiera delle possibilità produttive” ovvero il massimo di produzione compatibile con le risorse date. Il mercato non è in grado di dare una risposta soddisfacente alla questione di come soddisfare bisogni collettivi con la fornitura di beni pubblici. Non risponde cioè ad esigenze di giustizia distributiva.

26 Un’economia di libero mercato è un sistema di prezzi, ovvero il sistema di coordinamento è costituito da un sistema dove è il prezzo la variabile che guida l’allocazione delle risorse. Ciò che i soggetti sono in grado di pagare dipende dal loro reddito, ovvero dalle loro dotazioni iniziali. Un’economia di mercato perfettamente competitiva non assicura affatto che la distribuzione finale dei beni tra i soggetti sia giusta, cioè equa. L’intervento dello Stato nell’economia è giustificato per correggere la distribuzione delle risorse e del reddito.

27 Mercato dei beni e dei fattori

28 i) il criterio della interdipendenza
Criteri di classificazione delle diverse strutture di mercato all’interno di un sistema economico i) il criterio della interdipendenza ii) il criterio della sostituibilità del prodotto (grado di differenziazione del prodotto? iii) il criterio della condizione di entrata.

29 Concorrenza perfetta Si definisce perfettamente concorrenziale un mercato in cui: 1. esista un elevato numero di venditori e compratori. Il peso economico di ciascun operatore è relativamente trascurabile ai fini della determinazione delle variabili di mercato (prezzo e quantità); 2. omogeneità della merce. Nessun compratore ha motivo di preferire la merce posta in vendita dall’uno o dall’altro venditore; 3. facilità e piena libertà di entrata e di uscita nel e dal mercato. Non esistono vincoli di natura istituzionale né di natura economico-finanzia-ria che impediscano di fatto l’entrata o l’uscita; 4. informazione completa e simmetrica. Ciascuna impresa si comporta in modo atomistico. Può decidere la propria politica di vendita senza preoccuparsi del comportamento degli altri. E’ «price-taker».

30 Monopolio e concorrenza monopolistica
L’impresa che opera in monopolio detiene un potere di mercato e in quanto tale è un «price-maker». Esiste un unico produttore. I produttori possono influenzare prezzi o quantità. Monopolio naturale e barriere all’entrata possono portare all’esercizio del potere di mercato; Monopolio determina inefficienza allocativa. Interventi possibili in presenza di potere di mercato: Regolazione ex-ante; Regolazione ex-post; Impresa pubblica. In concorrenza monopolistica (concorrenza imperfetta) la struttura di mercato è caratterizzata dalla presenza di un gran numero di imprese che vendono varietà diversificate di una particolare merce. Ciascuna impresa esercita un certo potere di controllo su alcuni segmenti del mercato in relazione alla differenziazione del prodotto.

31 Oligopolio e monopsonio
Oligopolio è la forma di mercato in cui opera un numero ristretto di imprese, ciascuna delle quali controlla una parte considerevole della quantità totale. Esiste una forte interdipendenza tra le diverse imprese. Il monopsonio è la forma di mercato in cui la domanda proviene da un unico compratore.

32 In una società in cui vi è divisione del lavoro si verificano:
i) problemi di decisione collettiva. ii) problemi di comunicazione e di coordinamento. iii) insorgono costi di transazione (costi di intermediazione, di assistenza legale, di reperimento delle informazioni). iv) l’informazione è imperfetta e asimmetrica. Tale caratteristica giustifica la nascita di organizzazioni come le imprese.

33 I fallimenti del mercato corrispondono ad esternalità
Comportamenti dei soggetti (consumatori e imprese) che non si riflettono nei prezzi e condizionano in modo positivo o negativo le decisioni degli altri. Le esternalità rendono inefficace l’operare del mercato che non genera risultati di ottimo paretiano. Gli individui operano con riferimento a costi e benefici privati; Costi e benefici privati e sociali divergono; Esternalità negative come l’inquinamento, la congestione (stradale, etere); b) positive come l’istruzione.

34 Interventi per “eliminare” le esternalità
Le politiche dello stato sono: Tasse: ridurre produzione o consumo; Sussidi: aumentare produzione o consumo; (problemi: quanto è nociva l’esternalità, chi la determina e in quale entità); Regolazione e definizione di regole per: a) assicurare i diritti di proprietà; b) concessione di licenze (taxi) Proprietà pubblica (trasporti, reti di distribuzione)

35 Asimmetrie informative (1)
Se le caratteristiche dei beni non sono osservabili e verificabili cade l’ipotesi di completezza dei mercati. Adverse selection. L’asimmetria informativa è un caso di fallimento del mercato in cui, diversamente da quanto avverrebbe in un regime di concorrenza perfetta, non si verifica la trasparenza, vale a dire che non tutti gli operatori del mercato hanno le stesse informazioni. A causa dell’asimmetria informativa, data dal fatto che, a differenza degli acquirenti, solo i venditori di auto usate conoscono realmente il valore del bene offerto, verranno venduti sul mercato solo i limoni spremuti e rimarranno invendute le automobili in buono stato. Si verifica quindi un fallimento del mercato. Per evitare l’adverse selection lo Stato deve emanare normative finalizzate alla maggior trasparenza possibile (obbligo di informazione sulle caratteristiche dei prodotti, strumenti di tutela del consumatore, ecc.) e sanzionare i comportamenti illeciti o illegali (ex: insider trading nei mercati finanziari) con sanzioni esemplari al fine di evitare la presenza di posizioni di privilegio per operatori che possiedono, relativamente ad un certo mercato, un livello di informazioni (in termini quantitativi e qualitativi) maggiore di altri.

36 Asimmetrie informative 2
Asimmetria informativa ex-post (moral hasard) L'azzardo morale (moral hazard) è una forma di “opportunismo” post contrattuale, che può portare gli individui a perseguire i propri interessi a spese della controparte, confidando nella impossibilità, per quest'ultima, di verificare la presenza di dolo o negligenza. È stato coniato nel settore delle assicurazioni, dove gli assicurati tendono a modificare il loro comportamento riducendo la prudenza necessaria per evitare o minimizzare le perdite, rendendo così, di fatto, più elevati i rimborsi/pagamenti richiesti. Il moral hazard si presenta anche nella vita di tutti i giorni: se il guidatore è responsabile per tutti i danni, è probabile che guidi una macchina noleggiata più prudentemente che non quando questi siano coperti da assicurazione. L'azzardo morale influisce sull'efficienza, perché i benefici extra ottenuti dagli assicurati sono spesso inferiori ai costi che ne conseguono, questi ultimi sostenuti dalla controparte. Gli incentivi al comportamento inappropriato rappresentano un problema nella misura in cui le possibilità di controllo o prevenzione siano scarse o eccessivamente costose.

37 Stato Lo Stato entra, direttamente o indirettamente, in quasi tutte le sfere dell’attività economica. Due sono le caratteristiche peculiari dello Stato, da cui discendono tutte le altre: i) lo Stato è l’unica istituzione l’appartenenza alla quale è universale. ii) lo Stato ha un potere coercitivo: 1. il potere di tassare. 2. il potere di proibire. 3. il potere di punire. I mezzi di produzione sono perlopiù di proprietà privata, ma esistono anche imprese pubbliche Le imprese hanno la gestione della produzione, che però è condizionata dalle forze sociali e dagli interventi statali

38 Gli interventi di politica economica da parte dello Stato
Gli interventi che prefigurano un coinvolgimento progressivo del ruolo dello stato: 1) garantire l’esistenza e il funzionamento del mercato. Lo stato, per mezzo di organi particolari, svolge un intervento regolatore della vita economica per evitare le crisi economiche 2) garantire la fornitura di beni meritori. Lo stato fornisce determinati servizi (difesa, giustizia, sanità, istruzione, trasporti). Lo stato può sostituirsi all’individuo in alcune scelte (paternalismo), come nel caso dei Beni meritori e cioè dei beni di cui si vuole favorire il consumo. NB. Interventi giustificati anche per la presenza di esternalità. eliminare i fallimenti del mercato. Assicurare una distribuzione delle risorse equa.

39 Beni pubblici Beni con caratteristiche di: non rivalità;
non escludibilità. Definire meccanismo per determinare: livello di produzione dei beni; contributo individuale al loro finanziamento.

40 Distribuzione equa Lo stato può intervenire anche in presenza di ottimo paretiano qualora l’ottimo efficiente non corrisponda ad una distribuzione delle risorse equa. Riesame del rapporto tra efficienza ed equità. Se un’allocazione di «First Best» non è raggiungibile, si può accettare un’allocazione di «Second Best» che comporta, per qualche mercato, un’allontanamento dalla condizione di equilibrio concorrenziale Interventi possibili (funzione redistributiva dello stato): spesa pubblica; tassazione; politica dei prezzi.

41 Criteri di classificazione dei sistemi economici
La vecchia teoria dei sistemi economici comparati aveva come scopo l’analisi ed il confronto dei risultati (Performances) che il regime di piano e quello di mercato hanno conseguito nelle realtà «simbolo» (URSS e Stati Uniti) e nelle realtà periferiche, in quei Paesi in Via di Sviluppo, cioè, impegnati a sperimentare l’uno o l’altro per uscire dallo stato di crescente povertà ed emarginazione.  Con la caduta del muro di Berlino nel 1989 e le elaborazioni da essi conseguite il processo di transizione al mercato ha assunto forme differenziate. Nuova teoria dei sistemi economici comparati ha come oggetto l’ identificazione dei fattori che determinano le varianti che l’economia capitalistica assume nei distinti contesti nazionali o regionali e sopratutto come queste distinte, e fra di esse alternative, impalcature economiche, politiche, legislative (varianti) modellano il comportamento economico e quindi influiscono sul risultato economico complessivo. “the key comparisons are those of alternative capitalist models prevailing in different countries. Each capitalist country has many public and private institutions…. These differences (in institutions) and their consequences for economic performance are the subject of the new comparative economics”.

42 I criteri di classificazione adottati dai comparativisti sono alternativi:
Per gli “istituzionalisti” contano le istituzioni: il meccanismo di coordinamento (prezzo o piano), la forma di proprietà prevalente (privata o pubblica), il meccanismo decisionale. Contano le relazioni tra gli agenti/istituzioni ovvero tra Stato e mercato. Nella relazione circolare «bisogni della collettività -> riconoscimento della scarsità di risorse ->definizione di regole condivise sull’utilizzazione delle risorse -> miglioramento ed accrescimento delle risorse -> nuove regole» identificata dai primi istituzionalisti, era contemplata l’influenza che i risultati raggiunti in termini di accrescimento o meno delle risorse avrebbero sortito sul sistema e quindi nella formulazione di nuove regole. In sintesi, fino al 1989, l’approccio istituzionalista aveva individuato due macro (o massimi) sistemi: capitalismo e socialismo.

43 b) Per un secondo gruppo di studiosi la relazione causale viene ribaltata. Conta il risultato economico E’ il risultato economico che detta le regole in relazione ai diritti di proprietà, alla definizione del processo decisionale, al rapporto tra pubblico e privato. E il risultato economico è sempre più correlato alla capacità di un sistema di interagire con altri sistemi. Gli indicatori sono: il grado di sviluppo, l’apertura al mercato internazionale, la posizione geografica o geoeconomica, il ruolo assunto dal paese nel sistema-mondo. I sistemi economici si differenzierebbero, in tal caso, in relazione ad alcuni elementi che, oltre ad essere indicatori del livello di crescita o della capacità di esposizione sul mercato internazionale, si vanno a configurare come i fattori fondamentali che determinano il comportamento dei microagenti e quindi il risultato economico complessivo. Il criterio è empirico. La distinzione si basa sui valori assunti da queste variabili nei diversi sistemi

44 L’importanza della TFP (Total Factor Productivity)
Solow nel 1957 ha stimato che. “of the entire change in output per worker in the US economy in the first half of the 20th century, about 13 percent was due to increases in capital per worker and the remaining 87 percent was due to an increase in total factor productivity (TFP). Thus, understanding the sources of TFP growth was critical to the understanding of modern economic growth and of differences in per capita income between countries or economic systems”. Before about 1800, per capita incomes were roughly the same in major civilizations around the world, and they grew only slowly. After 1800, in Europe, per capita income growth increased by twenty-fold per century. Since the end of World War II, there has been an acceleration of per capita income growth elsewhere, principally in Asia. Because the main source of this growth is TFP improvements, any understanding of the link between economic systems and TFP growth would constitute an important component of the field of comparative economics.

45 Il ruolo delle istituzioni nel determinare la TFP
TFP explains: i) cross-country differences in the growth of per capita income, ii) international differences in the levels of per capita income as well… The literature suggests that environmental factors such as natural resources are not important, nor are starting conditions, because all countries started from more or less the same level…and thus the major explanatory factor has been institutions. A sample of a large number of countries show that the differences in per capita income are largely the result of differences in TFP. Causality is not unidirectional and that countries with higher per capita incomes are likely to also have better institutions. Institutions map into economic outcomes relatively uniquely, so that property rights, rule of law, etc. generally map into good economic outcomes and lack of these institutions maps into bad economic performance. In contrast, the mapping from institutions to policies to outcomes is less rigid. According with Rodrik the empirical research on national institutions has generally focused on the protection of property rights and the rule of law. But one should think of institutions along a much wider spectrum. Policies matter as well and must not be neglected.


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