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Magie e ombre di un Medioevo oscuro e incantato Avevo in mente un progetto sul Medioevo, qualcosa che legasse la Storia alla cultura letteraria moderna,

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Presentazione sul tema: "Magie e ombre di un Medioevo oscuro e incantato Avevo in mente un progetto sul Medioevo, qualcosa che legasse la Storia alla cultura letteraria moderna,"— Transcript della presentazione:

1 Magie e ombre di un Medioevo oscuro e incantato Avevo in mente un progetto sul Medioevo, qualcosa che legasse la Storia alla cultura letteraria moderna, senza tuttavia affidarmi ad un saggio di storia. Insomma, un romanzo è un romanzo. Perciò ho scelto di leggere Q, degli autori che si celano dietro il nome di Luther Blissett, I Pilastri Della Terra di Ken Follett, Il Nome Della Rosa di Umberto Eco; stando bene attenta ad evitare accostamenti che riempiano la bocca di critiche infinite. Ho preferito godere di storie avvincenti che avessero per comune denominatore solamente lambientazione storica: il periodo di transizione tra due epoche di altissima civiltà, lantichità classica ed il Rinascimento. Qualche nota sul Medioevo Il concetto di Medioevo come periodo di transizione compariva già nel XIV sec., ma assunse toni espliciti quando lo si affiancò allidea di Rinascimento, per opera di storici umanisti come Vico, i quali videro nelletà di mezzo la negazione della bellezza e dellequilibrio artistico classici; inoltre fu identificato con un lungo periodo di decadenza culturale e corruzione della Chiesa (nonostante il momento di splendore con papa Gregorio VII ). Viene diviso genericamente in due periodi: nel primo, lAlto Medioevo ( dal IV al IX sec. ), il commercio venne gradualmente ridotto sia per mare che per terra, soprattutto a causa degli arabi che paralizzarono i traffici nel Mediterraneo; le città si sfollarono e diminuirono gli abitanti; la cultura fu preservata solo nei monasteri e i benedettini, specialmente, si distinsero nelle abili trascrizioni dei codici. Il X sec. vide una modesta ripresa: le città si ripopolarono e intanto nelle campagne si costruirono castelli e palazzi imponenti. Nel secondo periodo, il Basso Medioevo, ha inizio, con la riforma gregoriana, una nuova fase della storia medievale. La riforma, principalmente etico-religiosa, coincise con la comparsa della nuova classe borghese: nacquero i comuni, le città europee ebbero nuovo slancio, si intensificarono gli scambi commerciali e la circolazione monetaria ebbe nuovi stimoli. LItalia brillò per la cultura e le arti e limportanza di questo cambiamento fu determinante per la nascita dellUmanesimo. Nel XIV sec. i comuni furono sostituiti dalle signorie e così alcune corti divennero centri di lusso e di cultura. Con la sconfitta dei Mori a Granata e la partenza di Colombo sulle vie delle Indie, che condusse alla scoperta delle Americhe, ha termine il Medioevo.

2 Un misto di scandalo e di mistero ha accompagnato il libro prima ancora della sua uscita. Mistero sull'autore: Luther Blissett è un nome d'adozione, già usato a coprire autori anonimi. E questa volta sono stati fatti molti nomi a riguardo. Tipo Umberto Eco, che ha subito smentito, o un gruppo di giovani dell'università di Bologna. Gli autori si sono svelati presto: sono quattro aderenti al "Luther Blissett Project" fin dai suoi esordi, tra i ventisei e i trentacinque anni. Ma i loro nomi sono già dimenticati. Scandalo, fra l'altro, per il parziale no-copyright dichiarato nel colophon. Innanzitutto un romanzo di grandissimo livello, perché in quella che è la storia avvincente delleclettico io narrante, immerso nellEuropa della Riforma Protestante, si propone una complessa indagine sulle grandi antinomie della politica e della vita stessa: i percorsi dei semplici e dei potenti, lo scontro fra idealismo e realismo, il lato oscuro del potere e il suo fascino contagioso, con le sue leggi e le sue trappole. Qoelet, (nome biblico, Qoelet era figlio di Davide, re di Gerusalemme), futuro papa Giovanni Pietro Carafa (Paolo IV) è ora traditore dei rivoluzionari ora antagonista dellintero romanzo; come la Storia ci insegna fu aspro oppositore degli eretici, istituendo il Ghetto di Roma e pubblicando l Index Librorum Proibitorum; qui incarna proprio il polo opposto dellidealismo rivoluzionario di Muntzer con la sua figura, quella dellimpostore, che emerge pian piano, dando corpo a quello che è il realismo politico, con le sue menzogne e le sue ambigue alleanze. I soliti accostamenti con Il Nome della Rosa sono assolutamente fuorvianti, il tipo di approccio al periodo è molto diverso; Q è unallegoria sul potere, protagonista del romanzo stesso. Lautore non nasconde la sua militanza di sinistra, non a caso, Muntzer è stato visto da alcuni studiosi come il precursore del comunismo, dato il suo entusiasmo e la sua partecipazione alla rivolta dei contadini; significativo è per esempio il volantinaggio ante litteram nelle campagne, che sembra fare eco alloperato delle BR nelle fabbriche, o lImpero di Carlo V che ricorda tanto (?) limpero americano. Non ho una cultura storica tale da giudicare la veridicità dei fatti, tuttavia non si può negare che questa versione, decisamente anti- clericale e rivoluzionaria, reticolo di tempi e luoghi, sia degna di un romanzo fuori dal comune. Q di Luther Blissett Qualche nota sullautore Un misto di scandalo e di mistero ha accompagnato il libro prima ancora della sua uscita. Mistero sull'autore: Luther Blissett è un nome d'adozione, già usato a coprire autori anonimi. E questa volta sono stati fatti molti nomi a riguardo. Tipo Umberto Eco, che ha subito smentito, o un gruppo di giovani dell'università di Bologna. Gli autori si sono svelati presto: sono quattro aderenti al "Luther Blissett Project" fin dai suoi esordi, tra i ventisei e i trentacinque anni. Ma i loro nomi sono già dimenticati. Scandalo, fra l'altro, per il parziale no-copyright dichiarato nel colophon. Recensione Innanzitutto un romanzo di grandissimo livello, perché in quella che è la storia avvincente delleclettico io narrante, immerso nellEuropa della Riforma Protestante, si propone una complessa indagine sulle grandi antinomie della politica e della vita stessa: i percorsi dei semplici e dei potenti, lo scontro fra idealismo e realismo, il lato oscuro del potere e il suo fascino contagioso, con le sue leggi e le sue trappole. Qoelet, (nome biblico, Qoelet era figlio di Davide, re di Gerusalemme), futuro papa Giovanni Pietro Carafa (Paolo IV) è ora traditore dei rivoluzionari ora antagonista dellintero romanzo; come la Storia ci insegna fu aspro oppositore degli eretici, istituendo il Ghetto di Roma e pubblicando l Index Librorum Proibitorum; qui incarna proprio il polo opposto dellidealismo rivoluzionario di Muntzer con la sua figura, quella dellimpostore, che emerge pian piano, dando corpo a quello che è il realismo politico, con le sue menzogne e le sue ambigue alleanze. I soliti accostamenti con Il Nome della Rosa sono assolutamente fuorvianti, il tipo di approccio al periodo è molto diverso; Q è unallegoria sul potere, protagonista del romanzo stesso. Lautore non nasconde la sua militanza di sinistra, non a caso, Muntzer è stato visto da alcuni studiosi come il precursore del comunismo, dato il suo entusiasmo e la sua partecipazione alla rivolta dei contadini; significativo è per esempio il volantinaggio ante litteram nelle campagne, che sembra fare eco alloperato delle BR nelle fabbriche, o lImpero di Carlo V che ricorda tanto (?) limpero americano. Non ho una cultura storica tale da giudicare la veridicità dei fatti, tuttavia non si può negare che questa versione, decisamente anti- clericale e rivoluzionaria, reticolo di tempi e luoghi, sia degna di un romanzo fuori dal comune.

3 I Pilastri della Terra di Ken Follett Qualche nota sullautore Ken Follett è gallese, nato a Cardiff, il 5 giugno del 1949. Da sempre impegnato nell'elaborazione di trame complesse e storie affascinanti, ha raggiunto il successo e la consacrazione definitiva a maestro del thriller con La cruna dell'ago, magistrale capolavoro di suspense, da cui è stato tratto l'omonimo film con Donald Sutherland. Dopo il successo de La cruna dell'ago, altri titoli di Follett hanno ispirato film e miniserie televisive, da Il Codice Rebecca a Sulle ali delle aquile. Nel corso della sua carriera era riuscito a sperimentare con successo anche altri generi letterari, oltre al mistery. Il suo titolo più celebre, in questo senso, è I pilastri della terra, forse il libro più amato dai fan dell'autore gallese e che totalizzò ben diciotto settimane di permanenza alla testa della classifica dei libri più venduti sul New York Times. Il ritorno al thriller è avvenuto con la pubblicazione de Il terzo gemello, accolto con un vertiginoso crescendo di interesse da parte del pubblico, tanto da risultare il secondo libro più venduto del mondo nel 1997. Recensione Sarò sincera: la prima cosa che mi ha colpito del libro è stata la mole: purtroppo è la prima cosa che impressiona (e fa spesso fuggire) il lettore. Il guaio è che alla fine della storia quello che ti ha colpito è proprio solo quello. Mi spiego: la storia è avvincente, il lavoro stilistico e narrativo cè, ma il finale è inevitabilmente da best seller. Il tutti felici e contenti mi sa tanto di manovra a scopo remunerativo. E un peccato perché elementi come una curata ambientazione storica o la minuzia descrittiva nella parte pertinente ledilizia evidenziano limpegno e la dedizione nella realizzazione del libro, il tutto sbriciolato per qualche copia in più. Già dalla prima parte (il libro è diviso in sei parti) ci troviamo immersi nel vivo della storia, che ha il suo perno nella costruzione di una cattedrale in un priorato a Kingsbridge, nellInghilterra sud-orientale, retto dal priore Philip; per la costruzione ci sarà un intricata vicenda densa di amore e di morte, di guerre e di lotte di successione, di giochi di potere e voglia di ricominciare. Troveremo tra i personaggi del clero medioevale uomini pii come lo stesso Philip che saranno spesso vittime-carnefici dellalterigia e dellambizione di vescovi ben più attenti a realizzare se stessi che predicare la parola di Dio. Inoltre lautore si mostra piuttosto critico per quanto concerne la classe nobile e i suoi sfarzi, evidenziando perciò un re Stefano molto pratico e di rara semplicità. Episodi di pura religiosità come la conversione di frate Remigius e il perdono di Jack per la morte strappata al padre menestrello urtano con vicende che ricordano la caccia alle streghe e il brigantaggio allo stato puro (con annessi saccheggi e stupri di ogni genere che si potevano evitare). Sembra che Follett abbia voluto inserire tutti, ma proprio tutti, gli elementi che hanno caratterizzato il Medioevo, a tal punto da creare un groviglio di così tante strade (che purtroppo non si incontrano) da non capire più dove si voglia andare a parare. Ma forse sono io che non cho capito nulla…

4 Il Nome della Rosadi Umberto Eco Qualche nota sullautore Umberto Eco è nato ad Alessandria nel 1932. Saggista e romanziere, laureato in filosofia, dal 1971 insegna semeiotica all'università di Bologna. La sua indagine è concentrata sui rapporti fra il testo narrativo e il lettore, con studi come Opera aperta (1962) o i più recenti I limiti dell'interpretazione (1990) e Sei passeggiate nei boschi narrativi (1994). Con la pubblicazione de Il nome della rosa (1980) si è consacrato il successo mondiale di Eco. Il successo del libro - sedici milioni di copie vendute nel mondo, con edizione clandestine in Cina, Corea del Nord, Cuba, Iran - ha ispirato anche un film. Un notevole successo hanno riscosso altri due romanzi più recenti: Il pendolo di Foucault (1988), una discussione sulla natura della verità incorporata nella forma di un romanzo e L'isola del giorno prima (1994), storia di un giovane naufragato nei pressi della linea del cambiamento di data. Nel 2000 esce Baudolino, dal nome del protagonista, il figlio di un contadino di Alessandria che viene adottato dall'imperatore Federico Barbarossa; il libro abbraccia tutta la vita di Baudolino, un "intellettuale- contadino" che si trova a suo agio dappertutto nei suoi viaggi al seguito dell'imperatore. Recensione Un libro eccezionale da qualunque prospettiva si voglia leggerlo: è un saggio di filosofia che trasuda erudizione da ogni angolo; è un romanzo storico accurato; è ancora un giallo medievale avvincente e raffinato, intriso di enigmi e misteri che ruotano intorno ad unoscura biblioteca, da scoprire insieme a Guglielmo da Baskerville, ex Inquisitore francescano e detective improvvisato dalla straordinaria acutezza. Costruito nei minimi particolari come un microcosmo, da adito a molteplici interpretazioni: a partire dal titolo, decisamente fuorviante, che di per sé genera chiavi interpretative; altro non è che lesametro finale latino stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus, che chiude il manoscritto di Adso, allievo di Guglielmo ed appassionato io narrante. Superate le prime 100 pagine ( che fanno spesso scappare il lettore ) il ritmo narrativo abbastanza scorrevole si combina con linnesto di problematiche filosofiche e politico-religiose. Il binomio Chiesa-Impero, motivo di accese liti e scontri audaci, è sempre presente dallinizio alla fine. Interessante la conversazione sulla liceità del riso, ove a poco a poco appare la figura di Jorge, il cattivo. E, ovviamente, il cattivo di Eco non è un seguace di Dolcino, non è un corrotto, non un eretico, bensì un uomo accecato dalla luce di Dio. Tutti gli eventi infatti troveranno spiegazione in un sistema di protezione, basato su enigmi e veleni, che il vecchio bibliotecario ha costruito intorno ad unopera di Aristotele che ritiene dannosa per lo spirito. Ed infine la biblioteca: creata con minuzia impressionante, in fondo, è lei la protagonista della storia; che designa la preparazione e la genialità di questo autore. Unica pecca le numerose citazioni latine che al lettore meno esperto ( tipo me! ) sottraggono passaggi di testo magari importanti. Eco continua a illudere fino alle ultime righe che si tratti solo di un giallo, ma in realtà si scopre ben poco, e il detective fallisce, e va benissimo così. Per una volta alta qualità e successo non si escludono a vicenda.

5 A cura di: Marletti Federica IV F


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