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L’APPRENDISTATO DI ALTA FORMAZIONE E RICERCA ai sensi dell’art. 5 ex D. Lgs 167/2011 PROCESSO DI ATTUAZIONE 1 Napoli, 28 febbraio 2013.

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1 L’APPRENDISTATO DI ALTA FORMAZIONE E RICERCA ai sensi dell’art. 5 ex D. Lgs 167/2011 PROCESSO DI ATTUAZIONE 1 Napoli, 28 febbraio 2013

2 REGOLAMENTAZIONE PROFILI FORMATIVI e DURATA APPRENDISTATO 2 Compete alle Regioni in accordo con: PPSS; Università; Istituti tecnici e professionali; Altre istituzioni formative e di ricerca.

3 REGOLAMENTAZIONE PROFILI FORMATIVI e DURATA APPRENDISTATO 3 In assenza di regolamentazione regionale è possibile attivare percorsi di apprendistato ex art. 5 del D.Lgs 167/2011 attraverso apposite convenzioni stipulate dai singoli datori di lavoro con: Università; Istituti tecnici e professionali; Altre istituzioni formative e di ricerca.

4 REGIONE TOSCANA 4 In attuazione del Testo Unico dell’apprendistato, ad oggi, la regione Campania ha emanato: 1.Legge regionale 10 luglio 2012, n. 20, “Testo unico dell’apprendistato della Regione Campania” – pubblicato sul BURC del 16 luglio 2012 n. 16;

5 L’ACCORDO REGIONE – ISTITUZIONI FORMATIVE - PPSS 5 finalità degli interventi; durata massima della componente formativa del contratto ed eventuale previsione di un periodo di proroga o di riduzioni della durata a seguito di riconoscimento di CFU conseguiti a seguito di esperienze formative o professionali precedenti alla stipula del contratto di apprendistato; struttura del piano formativo individuale (PFI), generale e “di dettaglio”; modalità di erogazione delle attività formative a carico delle istituzioni formative e da svolgere presso l’azienda; modalità di attestazione dei CFU; impegni delle parti.

6 PRINCIPI PER LA DEFINIZIONE DEL MODELLO OPERATIVO 6 la valorizzazione dell’impresa quale soggetto in grado di interagire con il sistema universitario nell’ambito dell’apprendistato; la definizione di un sistema di offerta formativa fortemente innovativo, basato su significativi elementi di destrutturazione e flessibilità dei percorsi rispondenti a specifici requisiti di qualità; l’organizzazione della didattica basata su concreti elementi di interazione tra le funzioni proprie del tutore aziendale e le attività di formazione realizzate presso l’istituzione formativa; la contestualizzazione della formazione formale alla realtà dell’impresa e sviluppo di metodologie di apprendimento di tipo esperienziale all’interno dell’impresa medesima; la definizione di modalità di programmazione e realizzazione di metodologie basate su una reale integrazione tra impresa e istituzione formativa e su un effettivo valore aggiunto rispetto alle attività formative previste dalla programmazione ordinamentale degli atenei.

7 COSTRUZIONE DEL MODELLO OPERATIVO 7 1.Analisi dei modelli di formazione adottati dagli Atenei 2.Approfondito confronto con le associazioni dei datori di lavoro e dei rappresentanti dei lavoratori 3. Armonizzazione dei vincoli rilevati e definizione di un modello compatibile

8 FASE 1 - Analisi dei modelli di formazione adottati dagli Atenei 8 ORGANIZZAZIONE TAVOLI TECNICI REGIONE-ATENEI AL FINE DI DEFINIRE: 1.gli indirizzi formativi per l’acquisizione dei crediti formativi universitari attraverso la formazione in impresa; 2. le funzioni del tutore accademico; 3.il modello di Piano Formativo Individuale.

9 FASE 2 - A pprofondito confronto con le associazioni dei datori di lavoro e dei rappresentanti dei lavoratori FASE 2 - Approfondito confronto con le associazioni dei datori di lavoro e dei rappresentanti dei lavoratori 9 ORGANIZZAZIONE TAVOLI TECNICI REGIONE- PPSS AL FINE DI: 1.definire gli indirizzi generali relativi agli aspetti contrattuali; 2.descrivere le funzioni del tutor aziendale; 3.promuovere la redazione di un accordo tra le Parti Sociali che, laddove i seguenti aspetti non siano regolamentati dai CCNL di riferimento, stabilisca, in via cedevole rispetto alla contrattazione collettiva: la durata del contratto; la capacità formativa aziendale; l’inquadramento e la retribuzione.

10 FASE 3 - Armonizzazione dei vincoli rilevati per la definizione di un modello compatibile 10 DEFINIZIONE DI UN MODELLO OPERATIVO CHE TENGA CONTO DEI VINCOLI RILEVATI NELL’AMBITO DEI TAVOLI TECNICI ISTITUITI CONE LE UNIVERSITÀ E CON LE PPSS, CUI SI AGGIUNGONO I VINCOLI DI NATURA AMMINISTRATIVO-GESTIONALE E FINANZIARIA PROPRI DELLA REGIONE. IL MODELLO PROPOSTO VERRÀ CONDIVISO NELL’AMBITO DI UN TAVOLO CHE PREVEDA LA PARTECIPAZIONE DI UNIVERSITÀ E PPSS

11 LA CONVENZIONE IMPRESA- ISTITUZIONE FORMATIVA 11 DEVE REGOLARE: 1.ASPETTI CONTRATTUALI  IN VIA CEDEVOLE RISPETTO AD ACCORDI INTERCONFEDERALI E/O CCNL 1.ASPETTI FORMATIVI  IN VIA CEDEVOLE RISPETTO A REGOLAMENTAZIONE REGIONALE

12 ELEMENTI MINIMI DELLA CONVENZIONE IMPRESA- ISTITUZIONE FORMATIVA 12 1.ASPETTI CONTRATTUALI: Disciplina legale del rapporto di lavoro (auspicabile rimando a CCNL) Disciplina previdenziale e assistenziale Livello di inquadramento e Retribuzione 2.ASPETTI FORMATIVI: Ambito di applicazione e finalità Requisiti destinatari Durata della componente formativa Contenuti della formazione Modalità di erogazione della formazione Tutor aziendale Format PFI Impegni dell’impresa e dell’istituzione formativa Finanziamento della formazione

13 ASPETTI FORMATIVI 1/6 13 Durata della componente formativa Occorre stabilire una durata massima della componente formativa, al termine della quale, se le parti non recedono, il contratto prosegue come regolare contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato Punti di attenzione: valutare prolungamento della durata del percorso ordinario in ragione del tempo dedicato al lavoro; prevedere eventuale ulteriore proroga per aspetti tecnici legati all’acquisizione del titolo.

14 ASPETTI FORMATIVI 2/6 14 Contenuti e articolazione della formazione Occorre distinguere e quantificare i contenuti : 1.che l’istituzione universitaria deve erogare direttamente; 2.la cui erogazione può essere demandata alle imprese, sia in assetto strutturato, sia on the job: project work; stage; esercitazioni; insegnamenti a carattere applicativo/professionalizzante.

15 ASPETTI FORMATIVI 3/6 15 Modalità di erogazione della formazione occorre individuare, sulla base dell’articolazione del percorso formativo, le modalità di erogazione che apportino ulteriori elementi di flessibilità: E-learning; Seminari, partecipazione a convegni, anche internazionali, soggiorni presso unità operative dell’impresa all’estero, se multinazionale; Trasferimento di know how e metodologie formative alle imprese; Ambienti virtuali di condivisione di documentazione e che favoriscano la comunicazione tra gli attori (bacheche, forum, chat…).

16 ASPETTI FORMATIVI 4/6 16 Format Piano Formativo Individuale (PFI) I contenuti e le modalità di erogazione della formazione devono essere esplicitati nel PFI, che va allegato al contratto entro 30 giorni dall’assunzione e ne costituisce parte integrante. La definizione del format su cui va esplicitato il PFI dell’apprendista è competenza della contrattazione collettiva nazionale. QUALORA IL CCNL DI RIFERIMENTO NON RIPORTASSE UN FORMAT DI PFI, È OPPORTUNO CHE QUESTO RIENTRI TRA GLI OGGETTI DELLA CONVENZIONE.

17 ASPETTI FORMATIVI 5/6 17 Tutor aziendale e tutor accademico Nel rispetto di quanto stabilito dal CCNL di riferimento per il tutor aziendale, occorre definire il ruolo e le funzioni del tutor accademico e individuare le modalità di interazione e di raccordo tra i tutori, al fine di garantire la coerenza degli interventi formativi rispetto alle finalità. In via generale, il tutor accademico svolge funzione di: sostegno formativo; supporto nell’organizzazione dello studio; raccordo tra competenze acquisite in ambito universitario e attività di formazione on the job; Facilitare l’applicazione in campo lavorativo delle conoscenze apprese in ambito universitario.

18 ASPETTI FORMATIVI 6/6 18 Impegni dell’istituzione universitaria garantire le azioni di informazione, promozione e orientamento al contratto di apprendistato di alta formazione e ricerca presso studenti e imprese; progettare ed attivare percorsi formativi e di tutoraggio rispondenti alle esigenze delle imprese e co-attuati con le stesse; riconoscere in termini di crediti formativi universitari il valore formativo del lavoro; valutare ed attestare i crediti formativi universitari e le competenze acquisiti in ambito lavorativo, anche nel caso in cui l’apprendista non completi il percorso o non consegua il titolo finale.

19 FINANZIAMENTO DELLA FORMAZIONE 19 In assenza di finanziamento pubblico a copertura delle spese universitarie, rientra nei termini della convenzione la scelta di far ricadere il costo dell’iscrizione al percorso universitario e/o della formazione erogata dall’università sull’impresa, oppure sull’apprendista stesso.

20 I PERCORSI UNIVERSITARI IN APPRENDISTATO art. 5 ex D. Lgs 167/2011 modelli operativi 20

21 Tipologie di percorsi Tipologie di percorsi 21 Master Universitari I e II livello Dottorato di ricerca Attività di ricerca

22 MASTER UNIVERSITARI aspetti formativi specifici 22 Ambito di applicazione Percorso intero o stipula del contratto di apprendistato nella seconda metà/ parte conclusiva del percorso Finalità Conseguire titolo di master universitario di I o II livello in esercizio di apprendistato Requisiti destinatari Master I livello: soggetti in possesso della laurea triennale o titolo superiore. Master II livello: soggetti in possesso della laurea magistrale o titolo equivalente/equipollente.

23 MASTER UNIVERSITARI caratteristiche 23 Percorsi brevi (12/24 mesi) Progettazione ad hoc o curvatura verso esigenze dell’impresa Partecipazione dell’impresa alla progettazione o alla personalizzazione del percorso Formazione rivolta a gruppo classe + eventuale tutoring individuale Pluri-impresa o mono-impresa

24 L’ESPERIENZA PIEMONTESE: I NUMERI L’ESPERIENZA PIEMONTESE: I NUMERI 24 MASTER IN APPRENDISTATO PIEMONTE Atenei Politecnico di Torino Università degli Studi di Torino Università degli Studi del Piemonte Orientale Master I livello23 Master II livello13 Imprese217 Apprendisti che hanno conseguito il titolo 455 % di successo per l’acquisizione del titolo 95% % di stabilizzazione degli apprendisti 100%

25 L’ESPERIENZA PIEMONTESE - articolazione L’ESPERIENZA PIEMONTESE - articolazione 25 I percorsi formativi dei master in apprendistato sono indicativamente articolati in: 300-400 ore di impegno per la formazione a cura dell’Istituzione universitaria; circa 800 ore di impegno per il project work e la formazione in impresa, assistiti dal tutore dell’Istituzione universitaria in accordo con il tutore aziendale; circa 200 ore di impegno in auto-apprendimento.

26 L’ESPERIENZA PIEMONTESE - finanziamento L’ESPERIENZA PIEMONTESE - finanziamento 26 Oggetto del finanziamento regionale: progettazione; formazione a cura dell’Istituzione universitaria; tutoring individualizzato.

27 L’ESPERIENZA PIEMONTESE : SINTESI DEI RISULTATI L’ESPERIENZA PIEMONTESE : SINTESI DEI RISULTATI 27 eccellenti risultati di apprendimento conseguiti dai partecipanti (95%); turn-over dei partecipanti pressoché assente; TOTALE stabilizzazione occupazionale.

28 MASTER UNIVERSITARI DI I E II LIVELLO : FATTORI DI SUCCESSO 28 De-standardizzazione dei percorsi accademici Alto livello di investimento e coinvolgimento degli attori interessati

29 MASTER UNIVERSITARI DI I E II LIVELLO : AMBITI DI ATTENZIONE 29 Valorizzazione dell’apprendimento in impresa Selezione dei partecipanti Conciliazione tra lavoro e formazione

30 DOTTORATO DI RICERCA aspetti formativi specifici 30 Ambito di applicazione Percorso intero o stipula del contratto di apprendistato a percorso già avviato Finalità Conseguire titolo di dottore di ricerca in esercizio di apprendistato Requisiti destinatari Soggetti ammessi e/o già inseriti in corsi di dottorati di ricerca.

31 DOTTORATI DI RICERCA caratteristiche 31 Percorso individuale Percorso svolto interamente in apprendistato, oppure stipula del contratto di apprendistato a percorso già iniziato, con conseguente curvatura del progetto di ricerca alle esigenze dell’impresa La tematica di ricerca, concordata tra ateneo e impresa, in ragione di esigenze specifiche di quest’ultima, va comunque sviluppata su argomenti di rilevanza scientifica/culturale individuati dall’Ateneo, a garanzia della elevata qualità del profilo culturale del dottorando di ricerca.

32 L’ESPERIENZA PIEMONTESE: I NUMERI L’ESPERIENZA PIEMONTESE: I NUMERI 32 DOTTORATI IN APPRENDISTATO PIEMONTE Atenei Politecnico di Torino Università degli Studi di Torino Dottorato di ricerca13 Imprese12 Tipologia ricerca Applicata PMI: 7 Applicata: 6

33 L’ESPERIENZA PIEMONTESE: IL MODELLO L’ESPERIENZA PIEMONTESE: IL MODELLO 33 Il modello prevede il finanziamento di attività aggiuntive rispetto a quelle programmate per i corsi ordinari di dottorato. Tali attività si differenziano in ragione della tipologia di ricerca (fondamentale, applicata) e delle imprese coinvolte (si prevedono interventi più consistenti, sia in termini di durata che in termini di sostegno rivolti alle PMI); I percorsi possono avere durata triennale, biennale o annuale; A copertura dei costi sostenuti dall’ateneo per la realizzazione delle attività aggiuntive è prevista, per ciascun dottorando, l’erogazione di un buono formativo, il cui valore è determinato sulla base delle seguenti attività: 1.preparazione del percorso in apprendistato; 2.formazione specialistica; 3.tutoring individualizzato (con funzioni di supporto all’impostazione pianificazione e realizzazione del progetto di ricerca in termini di efficacia, nonché alle azioni connesse al trasferimento tecnologico); 4.gestione della ricerca.

34 34 L’ESPERIENZA PIEMONTESE Un fattore di successo L’esperienza dei dottorandi in apprendistato in Piemonte indica tra gli elementi che hanno concorso al successo la stretta relazione cooperativa che si è instaurata tra: -la Regione -il sistema delle imprese e delle sue rappresentanze -gli Atenei localizzati sul territorio regionale La Regione svolge una funzione di pivot dell’intero processo contribuendo a motivare ed alimentare l’impegno degli altri due attori coinvolti (università ed imprese) su livelli progettuali e di attuazione adeguati alle aspettative

35 35 DOTTORATI DI RICERCA Punti di forza Offre opportunità concrete di inserimento lavorativo dei dottori di ricerca diverse rispetto a quelle della carriera universitaria; rafforza le relazioni tra università ed imprese condividendo culture e know how diversi che si vengono ad integrare e complementare grazie ad progetto condiviso di obiettivi e contenuti in campo formativo e di ricerca; aiuta l’utilizzo di linguaggi comuni contribuendo significativamente ad accorciare la catena della valorizzazione dei risultati della ricerca; contribuisce a creare un terreno più fertile e ricettivo per il trasferimento tecnologico e l’innovazione.

36 36 DOTTORATI DI RICERCA Criticità Scarso appeal presso i dottorandi che in larga parte coltivano una prospettiva di lavoro di tipo accademico. Necessaria una significativa azione di informazione e sensibilizzazione; necessità di far comprendere all’impresa le specificità del percorso formativo di un dottore di ricerca che richiede “obbligatoriamente“ un impegno in attività di ricerca e innovazione; necessità che gli Atenei facciano uno sforzo per utilizzare tutti i possibili spazi di flessibilità tenuto conto dei vincoli di legge stringenti (es. per la selezione dei dottorandi); opportunità di regolare a priori, secondo schemi semplici e chiari, la proprietà intellettuale dell’attività di ricerca sviluppata; necessità di ricercare un corretto equilibrio nell’utilizzo del tempo e dell’impegno del dottorando in Università e in Impresa.

37 ATTIVITÀ DI RICERCA aspetti formativi specifici 37 Ambito di applicazione Progetto specifico da sviluppare interamente, oppure inserimento dell’apprendista in un progetto già avviato in impresa. Finalità Sviluppare un progetto di ricerca condiviso tra impresa e ateneo in esercizio di apprendistato. Requisiti destinatari Laureati o dottori di ricerca da inserire in impresa come ricercatori.


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