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PubblicatoTecla Nicolosi Modificato 11 anni fa
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L’input di lavoro e la produzione Nicoletta Alborino 18 novembre 2009
Scuola Superiore di Economia e Finanza Seminario: "GLI INDICATORI DI EFFICIENZA ELABORATI DALL’AGENZIA DELLE ENTRATE“ L’input di lavoro e la produzione Nicoletta Alborino novembre 2009
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Indicatori di efficienza Calcolo dell’input di lavoro
L’input di lavoro è costituito dalle risorse impiegate, che possono essere misurate attraverso tre indicatori: numero dei dipendenti: numero di lavoratori occupati nell’anno considerato ore lavorate: somma delle ore lavorate nel periodo considerato da ciascuno occupato ore lavorate ponderate: ore lavorate moltiplicate per i valori retributivi dell’anno base Il confronto tra le risorse impiegate e la quantità prodotta, permette di ottenere informazioni sulla dinamica della produttività dell’Agenzia, cioè sull’evoluzione del grado di efficienza nella produzione del servizio offerto.
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Ore effettive lavorate
Indicatori di efficienza Calcolo dell’input di lavoro: le ore ponderate Le ore di lavoro ponderate consentono di valutare contemporaneamente gli aspetti dell’input di lavoro: Considerando le retribuzioni dei diversi livelli occupazionali dei dipendenti si tiene conto anche della diversa qualità del lavoro prestato dalle differenti tipologie di occupati (in base all’ipotesi che ad una maggiore retribuzione, cioè ad una posizione economica superiore, corrisponda una più alta produttività) QUANTITATIVI Ore effettive lavorate QUALITATIVI Qualifica professionale Come primo passo si focalizza l’attenzione sull’occupazione, come indicatore delle risorse impiegate, che, confrontato con la quantità prodotta, permetterà di ottenere informazioni sulla dinamica della produttività dell’Agenzia, cioè sull’evoluzione del grado di efficienza nella produzione del servizio offerto. L’input di lavoro misurato tramite il numero di occupati fornisce un’idea immediata della forza lavoro disponibile, ma è fuorviante in quanto non ci consente di verificare quale effettivamente sia l’input di lavoro usato nel processo produttivo, poichè non tiene conto delle differenze nell’orario di lavoro dei dipendenti. Conviene, allora, calcolare le ore erogate dagli occupati, ottenute semplicemente dalla somma delle ore lavorate nel periodo considerato da ciascuno di essi. In tal caso non si avrà più un input di lavoro espresso in termini di personale ma in ore effettivamente lavorate.
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Le ore lavorate ponderate (OLP) sono pari a:
Indicatori di efficienza Calcolo dell’input di lavoro: le ore ponderate Le ore lavorate ponderate (OLP) sono pari a: p = posizione economica m = macroprocesso di riferimento Ore consuntivate sul macroprocesso m per la posizione economica p Ore consuntivate sul macroprocesso interno m per la posizione economica p Al fine di avere un’informazione aggiuntiva, quella sulla qualità delle ore prestate conviene ricorrere all’indicatore delle ore di lavoro a remunerazione costante (o ponderate), ossia la remunerazione annuale che sarebbe percepita dai lavoratori se questa fosse calcolata sulla base del compenso vigente nel periodo scelto come base[1]. Questo indice si ottiene combinando le ore effettivamente lavorate con la retribuzione di ciascuna qualifica, tenuta fissa al valore di un determinato anno (anno base). In particolare, moltiplicando i valori retributivi dell’anno base per le corrispondenti ore lavorate si ottengono le ore di lavoro a remunerazione costante (o input di lavoro a remunerazione costante), espresso utilizzando il metro monetario (euro dell’anno base). Se le ore a remunerazione costante sono divise per la remunerazione media dell’anno si ottengono le ore ponderate, che hanno le stesse caratteristiche dinamiche dell’input di lavoro a remunerazione costante ma sono espresse in una differente unità di misura (ore di lavoro). Quest’ultimo indice, cioè quello delle ore effettive ponderate, rappresenta, dunque, il miglior metodo di misura dell’input di lavoro, visto che, considerando le retribuzioni dei diversi livelli occupazionali dei dipendenti, fa sì che sia possibile tener conto anche della diversa qualità del lavoro prestato dalle differenti tipologie di occupati (in base all’ipotesi che ad una maggiore retribuzione, cioè ad una qualifica superiore, corrisponda una più alta produttività). Nelle ore ponderate, pertanto, assumono maggior peso le attività che impiegano lavoro a più alta qualificazione. Perciò in quest’ottica un passaggio di fascia equivale all’assunzione di nuovo personale e, conseguentemente, produce analoghi effetti sull’andamento della produttività. [1] Tale metodo è basato sulla teoria dell’impresa che, sotto certe condizioni (imprese price-takers nel mercato del lavoro e con obiettivo la minimizzazione del costo totale), stabilisce che il lavoro di un certo tipo verrà assunto fino al punto in cui il costo di un’ora di lavoro addizionale eguaglia il ricavo addizionale che questo lavoro genera. Retribuzione oraria per la posizione economica p Valore medio delle retribuzioni orarie
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Indicatori di efficienza
Calcolo dell’input di lavoro : numero di dipendenti I dipendenti dell’Agenzia al risultavano essere Analizzando il periodo di vita dell’Agenzia si osserva un trend decrescente dal 2000 al 2003, con i dipendenti che passano da a , una crescita negli anni dal 2003 al 2006, toccando un massimo relativo di , seguita da una nuova diminuzione negli ultimi due anni ( unità). [1] Nel numero dei dipendenti sono compresi i dipendenti con contratto formazione lavoro ma non sono compresi i tirocinanti.
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Indicatori di efficienza
Calcolo dell’input di lavoro : le ore ponderate esterne ed interne Variazione percentuale delle ore ponderate dell’Agenzia essendo le attività indirette strumentali all’esplicazione di quelle dirette si è coerentemente deciso di imputarne le ore corrispondenti a quest’ultime in proporzione al loro peso percentuale (misurato sempre in termini di ore ponderate):
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Indicatori di efficienza
Calcolo dell’input di lavoro : le ore ponderate L’incremento nelle ore ponderate è stato inferiore a quello delle ore effettive. Tale fenomeno è stato determinato da un aumento delle ore effettivamente lavorate delle posizioni economiche (all’interno dell’Area) più basse. In generale dal 2000 al 2008 la diminuzione delle ore effettive (-4,03%) è stata superiore a quella delle ore ponderate (-1,35%). Tale fenomeno è giustificato dal cambiamento della composizione delle posizioni economiche dei dipendenti (ascrivibile in particolar modo alle procedure per i passaggi di fascia/area). E’ bene ricordare che, secondo l’impostazione di questo indicatore, un passaggio di area equivale all’assunzione di nuovo personale e, conseguentemente, produce analoghi effetti sull’andamento della produttività.
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Indicatori di efficienza
Calcolo dell’output Per effettuare la valutazione dell’output ai fini del calcolo dell’efficienza è necessario: non includere le attività interne misurare tutti e solo i servizi resi agli utenti esterni, escludendo le lavorazioni determinate da errori interni; considerare l’eterogeneità del servizio offerto; essere comprensivi delle variazioni di qualità (quality adjusted); avere il maggior grado di dettaglio possibile (elementary level of aggregation); escludere le variazioni dovute all’evoluzione delle grandezze espresse in termini monetari.
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Indicatori di efficienza
Calcolo dell’output L’OUTPUT rappresenta il numeratore dell’indicatore di efficienza. L’attività dell’Agenzia si articola, a partire dall’unità più elementare, in: PRODOTTI PROCESSI MACROPROCESSI I prodotti sono i singoli atti e le singole azioni realizzate nell’Agenzia (dalle sue unità centrali e da quelle periferiche). I processi aggregano i prodotti per continuità di materia o di contenuto. I macroprocessi, infine, raggruppano i processi in base alla loro destinazione funzionale. Oggetto della presente analisi è il processo in quanto rappresenta l’insieme più elementare di attività significative ed omogenee che ha come risultato un prodotto/servizio.
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Indicatori di efficienza
Calcolo dell’output ATTIVITA’ AGENZIA ESTERNE INTERNE Servizi al contribuente Gestione atti e dichiarazioni Rimborsi Servizi ad Enti pubblici e di mercato Controlli fiscali Contenzioso Riscossione Governo Supporto alle strutture aziendali Escluse le lavorazioni determinate da errori interni
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Indicatori di efficienza
Calcolo dell’output I prodotti considerati per i diversi processi sono: Processi esterni Prodotti 2008 Gestione atti e dichiarazioni 19 Rimborsi 11 Controlli fiscali 18 Contenzioso 21 Riscossione coattiva 12 Totale 81 Indicatori di Quantità: Sono ottenuti moltiplicando le quantità di prodotto o di attività (ad es. numero controlli) per i tempi unitari medi (TUM). I tempi unitari medi consentono di: includere gli aspetti qualitativi di ciascun prodotto; aggregare prodotti dimensionalmente differenti tra loro (ad es. accertamenti e rimborsi). Output= PE * TUM I prodotti dell’Agenzia sono stati classificati in tre tipologie, a seconda della loro qualità: il gruppo A comprende i prodotti disponibili che rispondono a sufficienza alle caratteristiche richieste ad un indicatore di output, in quanto misurano le quantità di prodotto o attività; è possibile aggregarli grazie al TUM che permette di rilevare il diverso peso specifico e quindi la diversa qualità dei componenti e sono rilevati con un buon livello di dettaglio; I TUM sono tenuti fissi per tutto il periodo analizzato (nel caso in oggetto un biennio).
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Indicatori di efficienza
Calcolo dell’output: indicatori di carico di lavoro Per le attività per le quali non è stato possibile identificare un TUM (essendo processi privi di un volume di produzione) è stato necessario individuare degli indicatori di carico di lavoro (ICL). Gli ICL non rappresentano un’attività svolta, ma misurano grandezze che implicano lo svolgimento di un’attività e l’erogazione di un servizio. E’ stato determinato come ICL (potenziale) il bacino di contribuenti. Per alcune attività, anche se ritenute strategicamente rilevanti, non è stato possibile identificare un TUM e, quindi, calcolare le quantità in termini di prodotto normalizzato di base (trattasi di prodotti che manifestano una notevole variabilità per quanto riguarda la quantità di risorse assorbite), ma solo le risorse umane impiegate. Essendo processi privi di un volume di produzione (prodotti di tipo C) è stato necessario individuare degli indicatori di carico di lavoro (ICL). Gli ICL non rappresentano un’attività svolta, ma misurano grandezze che implicano lo svolgimento di un’attività e l’erogazione di un servizio. Tali indicatori si suddividono in effettivi (ad es. superfici da pulire, locali da sorvegliare) e potenziali (dichiarazioni presentate). E’ stato determinato come ICL (potenziale) il numero totale di dichiarazioni presentate (Modello 730, Modello Unico, Modelli IVA, Modello 770). Tale scelta è dettata dalla natura delle attività in esame, che in maniera diretta o indiretta, coinvolgono processi relativi all’assistenza al contribuente, alla liquidazione e gestione delle dichiarazioni.
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Indicatori di efficienza Calcolo dell’output: effetti da analizzare
Aggregazione: differenza tra il singolo prodotto e l’insieme delle attività; Riferimento temporale: rappresentazione statica e dinamica
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Indicatori di efficienza Efficienza tecnica elementare
e = prodotto elementare p = posizione economica PE = quantità di prodotti TUMe0= tempo unitario medio del prodotto e al tempo 0 Derivando rispetto a PE si dimostra che l’aumento di ET è direttamente proporzionale al TUM e inversamente a le OLP impiegate: L’indicatore relativo alla produzione consente di sintetizzare l’output dei macroprocessi dell’Agenzia in modo che sia confrontabile nel tempo e che misuri sia le variazioni quantitative che quelle qualitative del servizio offerto. 14
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Indicatori di efficienza Efficienza tecnica aggregata
L’aumento di ET è inversamente proporzionale al totale delle OLP dell’Agenzia, oltre che direttamente proporzionale al TUM del macroprocesso considerato 15
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Indicatori di efficienza
La dinamica dell’efficienza tecnica elementare L’efficienza dinamica fa riferimento al confronto tra l’anno t e l’anno 0 . Si annulla l’effetto del TUM (tenuto costante) Per il singolo prodotto il livello del TUM è ininfluente 16
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Indicatori di efficienza La dinamica dell’efficienza tecnica aggregata
L’efficienza dinamica fa riferimento al confronto tra l’anno t e l’anno 0. Il TUM esercita un effetto “ponderazione” A livello aggregato non è possibile operare la semplificazione del TUM. Bisogna sottolineare che è importante capire la distorsione esercitata all’interno del processo dai diversi TUM, in termini di rapporto tra loro. Fare esempio Verifiche grandi/verifiche piccole EFFETTO COMPOSIZIONE 17
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Indicatori di efficienza
Produzione a prezzi costanti – statica anno base La produzione a prezzi costanti (macroprocesso) nell’anno base coincide con il finanziamento e si può scomporre in prezzi e quantità Produzione a prezzi correnti ) * ( me e m pm p TUM PE CI OL RO PK å + = Prezzo Quantità L’output considerato è la produzione a prezzi costanti. Nel settore privato il valore della produzione è dato dalla valorizzazione a prezzi di mercato dei beni o servizi realizzati. Dato che i beni e servizi prodotti dalle aziende pubbliche non sono destinati alla vendita, la produzione è esprimibile dalla somma dei proventi (tributari, da trasferimenti, da prestazioni di servizi, ecc.) ottenuti in un periodo amministrativo. La produzione a prezzi costanti consente di sintetizzare l’output dei macroprocessi dell’Agenzia in modo che sia confrontabile nel tempo e che misuri sia le variazioni quantitative che quelle qualitative del servizio offerto. Il prezzo alla produzione dell’Agenzia si ottiene: per ciascun macroprocesso. Il totale si ottiene rapportando il totale della produzione monetaria alla somma della produzione equivalente La variazione della produzione a prezzi costanti è pari alla variazione dell’output per I singoli processi ma non per il totale A livello di aggregato Agenzia avremo:
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Indicatori di efficienza Produzione a prezzi costanti
La produzione a prezzi costanti per macroprocesso m è pari alla produzione normalizzata al tempo t per i prezzi dell’anno base A livello totale non è vera l’equivalenza perché le variazioni dei macroprocessi sono ponderate con i pesi. Indice di lespayres: La variazione di PK è pari alla variazione della produzione normalizzata corretta per i pesi del finanziamento dell’anno base. 19
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Indicatori di efficienza
Efficienza economica L’indice di efficienza economica o del lavoro si ottiene dal rapporto tra la variazione della produzione a prezzi costanti e quella delle ore ponderate registrate tra l’anno t e l’anno 0: La produttività del lavoro considerata è apparente poiché il risultato indicato potrebbe essere stato influenzato dalla dinamica del capitale e dei costi intermedi e non è riconducibile in modo esclusivo al fattore lavoro. In altre parole, l’indice trovato non rivela se la produzione per addetto è aumentata a parità di altri fattori produttivi e, quindi, non consente di esprimere giudizi univoci sulla dinamica dell’efficienza del lavoro, ma permette comunque di valutare l’efficienza complessiva dell’Agenzia.
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Indicatori di efficienza Efficienza economica aggregata
Di seguito la relazione che lega l’efficienza tecnica e l’efficienza economica: Secondo le indicazioni di Eurostat e OECD[1] la produzione a prezzi correnti dei servizi non market va valutata al costo totale, poichè non si dispone di un prezzo di mercato significativo per valutare il fatturato. La componente di costo di ciascun macroprocesso, pertanto, è assimilata ad una quota di produzione e, pertanto, ci fornisce una misura della rilevanza economica di ciascun macroprocesso dell’Agenzia. Nel caso dell’Agenzia tale costo corrisponde al finanziamento ministeriale ottenuto tramite la Convenzione. Per ripartire il finanziamento, che costituisce, dunque, il valore a prezzi correnti della produzione, tra i macroprocessi, non disponendo dei dati elementari di costo, si è scelto di attribuire a ciascuno di essi un ammontare proporzionale alle risorse assegnategli nella Convenzione dell’anno base . L’ipotesi sottostante è che il totale delle risorse destinategli dall’Agenzia rifletta il peso che ogni macroprocesso ricopre nel conseguimento degli obiettivi istituzionali dell’Ente[1]. [1] E’ possibile anche usare differenti schemi di ponderazione per i macroprocessi; ad esempio, si potrebbero utilizzare dei pesi soggettivi stabiliti dagli organi direttivi, che riflettono l’importanza strategica di ciascun macroprocesso.[1] Eurostat (1996), Eurostat (2001) e Organization for Economic Co-operation and Development e altri (1993)
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Indicatori di efficienza Il calcolo dell’efficienza: risultati
La crescita dell’indicatore di efficienza è molto importante poiché assicura il mantenimento dei risultati conseguiti nei periodi futuri. Una crescita della produzione, infatti, potrebbe essere dovuta, a parità di efficienza, anche da un incremento dell’input di lavoro, ma, venendo meno questo, si ritornerebbe ai livelli precedenti di output e, quindi, non si innescherebbe il circolo virtuoso che consente ulteriori margini di miglioramento futuri
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La nostra analisi è condotta su tre livelli successivi:
Indicatori di efficienza Il calcolo dell’efficienza: l’analisi regionale La nostra analisi è condotta su tre livelli successivi: NAZIONALE DIREZIONI REGIONALI PROVINCE
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Indicatori di efficienza Il calcolo dell’efficienza: il confronto
A livello regionale si segue la medesima procedura nazionale, con i seguenti accorgimenti: -Alcuni processi e/o prodotti sono assegnati a specifiche regioni . Ipotesi sottostante è che le altre regioni non concorrono a determinare questa produzione. -I processi e/o prodotti rendicontati solo a livello nazionale sono ripartiti per regione in base alle ore ponderate impiegate. Non disponendo della quota di finanziamento ministeriale destinato a ciascuna Direzione Regionale/Provinciale, per ottenere il valore della produzione a prezzi costanti a livello sub-nazionale si è proceduto col moltiplicare la produzione normalizzata di ogni macroprocesso per il prezzo[1] di ciascuno nell’anno base, calcolato a livello nazionale come produzione monetaria sulla corrispondente produzione equivalente. La limitazione consiste nel considerare un unico prezzo a livello nazionale ed è analoga a quella di adoperare gli stessi livelli retributivi nazionali. Tali limitazioni sono dovute alla mancanza delle necessarie informazioni che, nel prossimo futuro, si spera di potere ottenere al fine di dare la maggior precisione possibile ai risultati conseguiti. [1] Da un punto di vista teorico non si dovrebbe parlare di prezzo ma di valore medio unitario, ottenuto dividendo un ammontare monetario per la corrispondende quantità che tale valore è in grado di acquistare. In un accezione più ampia anche i valori medi unitari sono assimilati a indicatori di prezzo.
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Indicatori di efficienza Il calcolo dell’efficienza: analisi regionale
Regioni virtuose Regioni in espansione Output Frontiera dell’efficienza Scostamenti nei tassi di variazione dell’input e dell’output provinciali dalla media dell’Agenzia (2007/2008) Onde verificare l’andamento delle componenti necessarie al calcolo dell’efficienza ed esaminare come esse abbiano influito sui risultati appena esposti, in cui si evidenziano, sull’asse delle ordinate, gli scostamenti della produzione dalla media nazionale dell’Agenzia e, sull’asse delle ascisse, quelli delle risorse. La media è, naturalmente, rappresentata dall’origine degli assi cartesiani. La bisettrice (in arancio) rappresenta il luogo dei punti in cui la variazione dell’efficienza è uguale a quella media (l’Agenzia). La prima osservazione riguarda la circostanza che gli scostamenti sono maggiori (sia in positivo che in negativo) più in termini di ordinata che non di ascissa, cioè maggiori in termini di produzione che non di ore riflettendo, quindi, una maggiore variabilità nel servizio offerto rispetto all’input di lavoro impiegato. Le quattro regioni posizionate nel primo quadrante crescono di più della media nazionale sia in termini di input che di output per cui, a prima vista, non si può dire nulla su come varia la loro efficienza rispetto all’Agenzia. Da un’analisi più accurata, cioè indagando i singoli scostamenti in ascisse ed ordinate, si osserva che per 2 di esse, aumenta di più la produzione che le ore e pertanto, conseguono risultati in termini di efficienza migliori della media, mentre per le altre vale il contrario. Nel secondo quadrante, invece, lo scostamento dalla produzione media assume valore positivo, quello delle ore negativo e, quindi, il risultato in termini di efficienza è superiore a quanto fatto registrare dall’Agenzia. Nel terzo quadrante (dove troviamo 5 Direzioni) entrambe le variabili considerate subiscono variazioni inferiori alla media. Come già rilevato per il primo quadrante, se consideriamo le coordinate in tutti e cinque i casi il valore assoluto dell’ordinata è maggiore di quello dell’ascissa (efficienza peggiore della media). Il tutto è graficamente visibile considerando la posizione rispetto alla bisettrice ,per cui le regioni considerate si collocano al di sotto di essa. Infine, nel quarto quadrante, si posizionano le Direzioni per le quali si è registrata una contrazione della produzione ed un aumento delle ore, quelle cioè con risultati di efficienza peggiori rispetto alla media dell’Agenzia. In pratica, si rilevano riscontri migliori della media dell’Agenzia per le regioni che si collocano nel II quadrante, peggiori per quelle individuate nel IV quadrante; per quanto concerne il I ed il III quadrante il risultato non è giudicabile a priori senza un’analisi delle singole coordinate (e/o una disanima grafica al fine di verificarne la posizione rispetto alla bisettrice). In sintesi i quattro quadranti possono essere così definiti: I: regioni in espansione (maggiore produzione con maggiore assorbimento di lavoro) II: regioni virtuose (maggiore produzione a fronte di minor utilizzo di input di lavoro) III: regioni in declino (minore produzione con minore assorbimento di lavoro) IV: regioni in crisi (minore produzione a fronte di maggiore assorbimento di lavoro). Regioni in declino Regioni in crisi Input
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Indicatori di efficienza Il calcolo dell’efficienza: analisi regionale
L’analisi della dinamica dell’efficienza non è sufficiente per descrivere compiutamente la realtà di una regione, poiché un ruolo importante è giocato anche dal livello di quanto acquisito. Nella figura sull’asse delle ascisse è riportato lo scostamento del livello di efficienza delle singole regioni rispetto alla media nazionale (calcolato nel 2007) e su quello delle ordinate lo scostamento nei tassi di variazione regionali (2008 su 2007) rispetto all’analogo dell’Agenzia. I quattro quadranti, in questo caso si definiscono come segue: I: eccellenza (alta efficienza in miglioramento); II: capacità produttiva sotto utilizzata (bassa efficienza in miglioramento); III: deficit strutturale (bassa efficienza in peggioramento); IV: saturazione (alta efficienza in peggioramento). Dal grafico si ricava che le Direzioni Regionali con un elevato livello di efficienza in miglioramento sono: Sicilia, Sardegna, Lombardia (la Sicilia presenta il livello maggiore)[1]. Di contro, la sola Calabria è in una fase di saturazione collocandosi nel quarto quadrante. Il maggior numero di regioni si collocano a sinistra dell’asse ordinate quindi, in una situazione di bassa efficienza di partenza: di queste, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Trento e Bolzano fanno segnare tassi di crescita superiori a quelli medi dell’Agenzia e sono, dunque, in recupero, mentre ben 12 DR sono in una situazione di deficit strutturale. Riunendo le informazioni ottenute dai due grafici precedenti otteniamo la tabella seguente, che riassume la situazione delle diverse DR.
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Indicatori di efficienza Il calcolo dell’efficienza: conclusioni
L’INDICATORE DI PRODUTTIVITA’ MOSTRATO E’ INNOVATIVO IN QUANTO: - Stabilisce un legame stretto tra produzione ottenuta e risorse necessarie ad ottenerla Ponendo al centro dell’attenzione il confronto dell’andamento produttivo di anni successivi, istituisce un’analisi di tipo dinamico. - Crea una diretta correlazione tra retribuzione e produttività del dipendente.
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