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Università degli Studi di Perugia Facoltà di Economia Anno accademico 2009/2010 PROGRAMMAZIONE E CONTROLLO Dott. Fabio Santini Dipartimento di Discipline.

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1 Università degli Studi di Perugia Facoltà di Economia Anno accademico 2009/ PROGRAMMAZIONE E CONTROLLO Dott. Fabio Santini Dipartimento di Discipline Giuridiche ed Aziendali Università degli Studi di Perugia

2 I costi nell’economia delle imprese
Costi elementari; Costi di acquisizione dei fattori produttivi Costi di impiego dei fattori produttivi; Costi di produzione. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

3 Processo economico-produttivo Fenomeni di interna gestione
Fenomeni di scambio Fenomeni di interna gestione Approvvigionamento di utilità Utilizzazione di utilità, di servizi, di energie, di fattori produttivi approvvigionati. Cessione/realizzazione di utilità Aspetto finanziario Aspetto economico Aspetto economico Aspetto finanziario USCITE ENTRATE USCITE ENTRATE +/- REDDITO Variazione valori numerari

4 Problema di valutazione
I costi di impiego Non consumati Fattori rigidi Consumati Valore del flusso di utilità ceduta Acquisto fattori Consumati Fattori elastici Non consumati Problema di valutazione Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

5 Costi rigidi e costi elastici
In funzione del regime di “cessione di utilità” di specifici fattori produttivi è possibile distinguere: Costi elastici (mengenkosten); Costi rigidi (Zeitkosten); Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

6 Costi comuni e costi speciali
Valori che possono essere attribuiti ad un determinato oggetto di costo in modo oggettivo ovvero senza ricorrere a criteri di attribuzione opinabili. Costi comuni  Valori non attribuibili in maniera esclusiva ad un preciso oggetto di costo. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

7 Costi diretti e costi indiretti
costi attribuiti (o che si intende attribuire) in via esclusiva ad un dato “oggetto di costo”. Costi indiretti costi attribuiti (o che si intende attribuire) ad un dato oggetto di costo attraverso un prestabilito criterio di ripartizione. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

8 Il problema dei costi comuni
La comunanza dei costi rappresenta l’elemento di maggiore criticità nella valorizzazione dei costi di produzione. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

9 I costi di produzione Il costo di produzione emerge nel quadro di una dimensione spazio-temporale come addensamento progressivo dei costi di impiego (valore delle utilità) dei fattori produttivi utilizzati per lo svolgimento dell’attività produttiva. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

10 Aspetti critici Il costo di produzione non è unico :
Costo complessivo di produzione quale risultato dell’attribuzione ad una data produzione, secondo diverse modalità, di tutti i consumi dei fattori utilizzati in via diretta o indiretta (costo pieno o full cost); Costo parziale di produzione, che prevede la considerazione di una parte soltanto di detti fattori (costo base o direct cost). Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

11 Le diverse configurazioni del costo di produzione
COSTI GENERALI NON DI PRODUZIONE FISSI E VARIABILI Costo pieno globale (full cost) + COSTI GENERALI DI PRODUZIONE FISSI E VARIABILI Costo pieno di produzione (full product cost) + Costo diretto (direct cost) COSTI FISSI DIRETTI + Costo primo (variable cost) COSTI VARIABILI DIRETTI Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

12 Le logiche di attribuzione dei consumi agli oggetti di indagine

13 Le procedure di valorizzazione del costo pieno di produzione
Le procedure di valorizzazione dei costi si differenziano in funzione della natura dei processi svolti Produzione in serie La produzione in serie implica un procedimento di computo “per divisione”, ovvero la raccolta dei dati relativi ai costi di impiego sostenuti e l’individuazione della quota relativa alla singola unità di prodotto come rapporto tra i costi totali ed il numero di unità ottenute. Il costo così ricavato assume la natura di costo medio unitario Produzione su commessa La lavorazione su commessa implica un procedimento di calcolo “per aggiunta” nel senso che una volta individuato l’oggetto di assegnazione (commessa di lavorazione) occorre attribuire ad essa, in maniera progressiva, i costi sostenuti. Il costo rilavato non assume la natura di valore medio unitario poiché riferito ad un bene realizzato in esemplare unico Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

14 In verità le forme tecnico-produttive sono molteplici
Produzione su progetto (Project), tipica della produzione artigianale o artistica. In questo tipo di attività le risorse umane sono altamente qualificate, le attrezzature sono caratterizzate da un utilizzo polivalente, i flussi produttivi sono discontinui ed irregolari ed il prodotto viene fornito in un unico esemplare; Produzione su commessa (Job shop), caratterizzante la fabbricazione di un ampia varietà di modelli forniti in quantità limitate. In tale modello si ravvisa una specializzazione delle diverse fasi del processo di trasformazione. I prodotti attraversano reparti di lavora-zione differenziati secondo una sequenza determinata; Produzione a lotti (Batch flow process), in cui la varietà dei modelli è contenuta e la produzione viene svolta secondo una sequenza “a lotti”. I flussi produttivi, di norma standard, vengono programmati per ciascuno dei diversi lotti allo scopo di minimizzare i costi e tempi di set-up; Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

15 Produzione in linea (Line flow process), caratterizzata da standardizzazione dei prodotti e rigidità dei flussi produttivi. Il layout coincide di solito con una linea a flusso in cui i macchinari vengono posti in sequenza così da formare una linea di produzione; Produzione a flusso continuo (Continuous flow process), che rappresenta la tipologia produttiva delle industrie di processo. In tali circostanze il ciclo di trasformazione è quasi sempre obbligato, il livello di automazione è considerevole e la fabbrica si presenta come complesso tecnico unitario attraversato da un flusso produttivo ininter-rotto. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

16 La produzione su commessa

17 La produzione su commessa
Il sistema di costi per commessa deve venire adottato ogni volta che la differenza tra ciascun prodotto o lotto è tale per cui qualsiasi tentativo di computo di valori medi di costo produrrebbe risultati non significativi. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

18 La produzione su commessa
Le fasi del processo amministrativo di gestione di una commessa possono venire così generalizzate: Ricezione dell’ordine; Realizzazione del progetto ed analisi del fabbisogno di fattori produttivi; Emissione dell’ordine di lavorazione (commessa); Prelievo dei materiali (compilazione bolla di prelievo) e lavorazione (compilazione bolla di lavorazione); Raccolta ed elaborazione dati. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

19 La produzione su commessa: L’imputazione dei costi diretti
Tale processo richiede in via preventiva l’accertamento dell’utilità rilasciata dai fattori produttivi utilizzati e direttamente attribuibile alla specifica commessa: Tali fattori vengono individuati in: materie prime manodopera diretta Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

20 La produzione su commessa: L’imputazione dei costi di materia prima
L’attribuzione del costo di materia prima alla singola commessa necessita di dati circa: i) i volumi fisici di impiego, ii) i costi di acquisizione della materia. Il problema consiste nella valorizzazione degli impieghi e richiede: Un sistema di rilevazione dei prelievi da magazzino; La scelta di un criterio di valorizzazione (Identificazione specifica, FIFO, LIFO, Media ponderata, valore standard, HIFO, LOIFO, NIFO). La scelta di valorizzare i prelievi per periodo o per movimento. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

21 La produzione su commessa: L’imputazione dei costi di materia prima
I costi di acquisizione delle materie prime Costo di fattura (compresi oneri accessori addebitati) + costo oneri accessori (trasporto, assicurazione, ecc.) - detrazioni dal costo (sconti, abbuoni) = Costo primo delle materie prime + quota costi accessori d’acquisto comuni + quota di costi comuni di magazzinaggio = Costo complessivo delle materie prime Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

22 La produzione su commessa: L’imputazione dei costi di materia prima
I costi di prelievo delle materie prime RI 1.200 q € 10 A 800 q € 12 200 q € 11 Prelievo 600 q 900 q Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

23 La produzione su commessa: I buoni di prelievo della materia prima
Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

24 La produzione su commessa: L’imputazione dei costi di manodopera
I costi di manodopera vengono generalmente considerati come costi diretti poiché la loro imputazione al prodotto o alle lavorazioni si fa direttamente, normalmente su basi di tempo o di quantità di lavoro compiuto. I sistemi di remunerazione della manodopera si distinguono in: Sistema salariale a tempo; Sistema salariale a cottimo; Sistema salariale a premio Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

25 La produzione su commessa: L’imputazione dei costi di manodopera
L’attribuzione del costo di manodopera alla singola commessa necessita di dati circa: le ore di lavoro impiegate per la commessa (ordinarie e straordinarie), ii) il costo orario del lavoro. Le maggiori criticità riguardano: La valorizzazione del costo orario del lavoro (ex contratto); La scelta di computo del costo del lavoro “esuberante”. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

26 La produzione su commessa: Il costo orario della manodopera
Il costo di un’ora lavorata è composto da: i) retribuzione diretta (paga base, premi, incentivi, scatti); ii) retribuzione differita (TFR, ferie, gratifica, festività); Iii) contributi a carico dell’impresa (enti previdenziali ed assistenziali). Le ore di lavoro potrebbero venire valorizzate a: i) costo orario medio aziendale; ii) costo orario medio di categoria contrattuale; iii) costo orario individuale. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

27 La produzione su commessa: Il lavoro esuberante
Il computo del costo orario per le decisioni di prezzo può venire eseguito: sulla base delle ore contrattuali; sulla base delle ore lavorate; sulla base delle ore produttive lavorate. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

28 La produzione su commessa: esempio (ore lavorate)
Ore retribuite - festività 136 - ferie 144 - permessi - 26 TOTALE ore lavorabili 1.770 - malattia 270 Ore ordinarie lavorate = 1.500 straordinario + 100 Totale ore lavorate = 1.600 Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

29 La produzione su commessa: esempio (costo orario)
Retribuzione diretta Ordinaria (€ 7,5 * 2.070) 15.570 Straordinaria (€ 8,25 * 100) 825 Retribuzione indiretta - tredicesima 1.500 TOTALE = Contributi (35%) TFR maturato Totale costo annuo = Costo orario manodopera /1.600 = € 15,9 Inattività ? Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

30 La produzione su commessa: La bolla di lavorazione
Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

31 La scelta della base di computo
Retribuzione lorda (€) 2.400 Ore contrattuali 170 A Ore disponibili 150 B Ore prestate 135 C Nel periodo vengono effettuate tre commesse Tariffa A 14,12 B 16,00 C 17,78 Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

32 La scelta della base di computo
Ore rilevate Contratt. Disponib. Prestate Commessa 1 40 564, 640 711, Commessa 2 52 734, 832 924, Commessa 3 43 607, 688 764, Totali 135 1905,882353 2160 2400 Differenza 494, 240 Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

33 L’attribuzione dei costi comuni
“Intorno al nucleo costituito dai costi speciali vanno poi via via stratificandosi quote di quelle spese o di quei costi elementari che non possono integralmente riferirsi al singolo oggetto …” Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

34 I costi comuni: classificazione per specie
materiale (materie prime che non è possibile o non conveniente specializzare alle produzioni, forza motrice, luce, acqua, gas, riscaldamento, materiale di manutenzione, scarti); lavoro indiretto (salari per manodopera improduttiva: sospensioni di lavoro, manodopera sussidiaria o improduttiva; stipendi in genere; spese di viaggio; assicurazione personale); assicurazioni; imposte e tasse (per la parte che non colpisce direttamente dati beni. In tal caso si consiglia di trattare tali consumi alla stregua di affitti o addossarli alle produzioni); Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

35 I costi comuni: classificazione per specie
spese postali e telefoniche; Pubblicità (se non riferita ad una data produzione); Trasporti (se non compresi nel valore dei materiali); Brevetti e concessioni; Ammortamenti; Interessi; Terreni e fabbricati (affitti); Varie. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

36 I costi comuni: classificazione funzionale
spese generali di produzione; spese generali amministrative; spese generali commerciali; spese generali aziendali. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

37 I costi comuni: classificazione funzionale
Le spese generali di produzione, inglobate nel costo pieno di fabbricazione, riguardano generalmente materiali indiretti, lavoro indiretto, servizi generali, manutenzioni ordinarie, spese per uffici tecnici (studi, progetti, disegni), spese per direzione tecnica (retribuzioni ai dirigenti tecnici), oneri ed assistenze sociali, ammortamenti di fattori produttivi durevoli. Le spese generali amministrative comprendono le retribuzioni dei dirigenti, gli stipendi degli impiegati, i contributi sociali delle due categorie, le spese di cancelleria, postali e telegrafiche, le spese legali e professionali, le spese bancarie ed i crediti inesigibili (ciò nel caso in cui esista un apposito ufficio “crediti e fidi); Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

38 I costi comuni: classificazione funzionale
Le spese generali commerciali comprendono stipendi di dirigenti ed impiegati, retribuzioni dei venditori, spese di pubblicità e di propaganda, spese per depositi e magazzini, spese di viaggio e di trasferta, spese per studi e ricerche di mercato; Le spese generali aziendali vengono ricondotti gli emolumenti alla direzione generale, le competenze del collegio sindacale, le spese generali di segreteria, oneri finanziari, imposte e tasse, servizi sociali (bar aziendale, dopolavoro), spese di rappresentanza. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

39 L’attribuzione dei costi comuni
Le logiche perseguibili in funzione degli obiettivi conoscitivi concernono: Criteri funzionali (logica del servizio); Criteri di copertura; Criteri di influenza. L’attribuzione dei costi comuni può avvenire: Su base unica aziendale; Su basi multiple Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

40 L’attribuzione dei costi comuni: le basi di riparto
Metodo Formula Casi 1) Costo del lavoro diretto Costi comuni = % di costi comuni per euro di lavo ro diretto Quando il lavoro è il fattore produttivo più importante e non vi sono differenze rilevanti di qualifica e salario degli operai Costo in euro del lavoro diretto 2) Ore di lavoro ora di lavoro Ore di lavoro diretto 3) Ore-macchina ora-macchina Quando le macchine rappresentano il fattore produttivo più importante e non vi è relazione uniforme tra tempo di lavoro operaio e tempo di lavoro delle macchine Ore-macchina 4) Unità di prodotto = Quota di costi unità di pro- dotto Quando si produce un solo tipo di prodotto o pochi prodotti di grande uniformità che possono essere ragguagliati (ad es. per il peso) Numero di unità di prodotto (peso, numero, …) Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

41 L’attribuzione dei costi comuni: le basi di riparto …
5) Costo della materia prima Costi comuni = % di costi comuni per euro di materia prima Quando il lavoro il processo è strutturato in maniera da generare una correlazione tra consumo di materie prime e costi comuni Costo in euro delle materie prime 6) Costo primo euro di costo primo Da utilizzare solo in casi speciali. Materie e lavoro dovrebbero seguire un andamento uniforme. Già negli anni cinquanta veniva considerato un metodo antiquato Costo diretto della materia prima + Costo diretto della manodopera Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

42 La scelta della logica di riparto
Co.Ge. Costi elementari Costi di acquisizione ? A B Costi indiretti Costi indiretti Costi diretti Costi diretti Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

43 La base unica di riparto
Una volta attribuiti i costi diretti, gli altri costi di impiego vengono aggregati in un unico oggetto ed allocati ai prodotti sulla base di un coefficiente unico. La tradizionale base “unica” è rappresentata dalle ore di manodopera diretta. Tale fattore è stato per lungo tempo “significativo” nella logica causale data la scarsa incidenza dei costi comuni sui costi totali. NB: è possibile distinguere costi comuni industriali da quelli connessi ad altre funzioni. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

44 La scelta della base di computo
COSTO MP COSTO LAV. COSTO PRIMO ORE LAV. Commessa 1 12000 640 12640 40 Commessa 2 14300 832 15132 52 Commessa 3 22000 688 22688 43 TOTALI 48300 2160 50460 135 Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

45 La scelta della base di computo
COSTI COMUNI 12000 COSTO MP Quota Commessa 1 0,25 2981,36646 Commessa 2 14300 0,30 3552,795031 Commessa 3 22000 0,45 5465,838509 TOTALI 48300 COSTO LAV. Quota Commessa 1 640 0,30 3555,555556 Commessa 2 832 0,39 4622,222222 Commessa 3 688 0,32 3822,222222 TOTALI 2160 12000 Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

46 La scelta della base di computo
COSTI COMUNI 12000 COSTO PRIMO Quota Commessa 1 12640 0,25 3005,945303 Commessa 2 15132 0,30 3598,573127 Commessa 3 22688 0,45 5395,48157 TOTALI 50460 ORE LAV. Quota Commessa 1 40 0,30 3555,555556 Commessa 2 52 0,39 4622,222222 Commessa 3 43 0,32 3822,222222 TOTALI 135 12000 Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

47 Le basi multiple di riparto
La configurazione di costo pieno secondo la logica delle basi multiple prevede la preventiva localizzazione dei costi comuni alle produzioni, a prescelti “centri di costo” e la successiva allocazione di tali centri ai prodotti sulla base di coefficienti differenti. Un centro di costo è un aggregato di costi di impiego rappresentativi del consumo di utilità generato da funzioni o attività omogenee. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

48 La produzione in serie

49 La produzione in serie Il sistema di costi per processo si applica alle aziende a lavoro continuo o per serie di prodotti omogenei. Costo unitario di prodotto si ottiene “per divisione”. può riguardare valori consuntivi o preventivi. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

50 Costi totali di impiego
La produzione in serie Se si considera una imprese che realizza una produzione indifferenziata, allora, stabilito un orizzonte temporale, il costo medio di produzione si computa come: Costi totali di impiego Volume produttivo Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

51 Criticità del sistema di produzione in serie
Uno dei principali problemi attiene l’assegnazione di un valore ai prodotti in corso di lavorazione. Si ricorre generalmente alle “Unità di produzione equivalente”, ovvero ad una unità equivalente ad una completa. Frequentemente si considera che le unità di lavorazione a fine periodo siano completate al 50%. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

52 Criticità del sistema di produzione in serie
Per calcolare in numero di unità equivalenti realizzate nel periodo si procede nel modo seguente: A ciascuna unità completata, quindi trasferita al magazzino prodotti finiti viene assegnato un valore pari a 1. A ciascuna unità in corso di lavorazione alla fine del periodo viene assegnato un valore pari a 0,5. I valori così ottenuti sono sommati per ottenere il numero totale di unità equivalenti. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

53 Criticità del sistema di produzione in serie
Il costo medio per unità viene quindi calcolato come: Costo RI + Costo di impiego del periodo Unità di produzione equivalenti realizzate nel periodo Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

54 La produzione in serie La significatività del valore di costo medio unitario ricavato dipende: i) dalle fluttuazioni cui è soggetto il processo produttivo in termini di volumi; ii) dall’arco temporale considerato. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

55 I centri di costo In presenza di una organizzazione complessa dei processi produttivi, allo scopo di pervenire a misure del costo pieno di produzione maggiormente attendibili vengono individuate “aggregazioni intermedie di costo” (centri di costo). L’individuazione di centri di costo ha l’obiettivo di “evitare di raccogliere tutti quei costi in unico coacervo al quale non potrebbe applicarsi un unico, comune criterio di imputazione” utile alle esigenze conoscitive perseguite. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

56 I principi di selezione dei centri di costo
I centri di costo dovrebbero venire scelti in modo da rappresentare compiutamente le varie fasi in cui si sviluppa il ciclo di trasformazione e consentire l’esplicitazione di relazioni significative tra le modalità di impiego delle risorse e l’ottenimento dei risultati. L’articolazione delle componenti del costo pieno di produzione dovrebbe evidenziare la particolare configurazione del processo di trasformazione e consentire il vaglio di configurazioni alternative. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

57 I principi di selezione dei centri di costo
omogeneità delle operazione compiute, per individuare una comune “unità di produzione” ossia un’unità di misura alla quale commisurare i costi; omogeneità della dotazione dei fattori produttivi, ossia della composizione dei relativi costi; significatività (in termini di importo) dei costi sostenuti in un dato centro. Ciò può comportare l’accorpamento di più centri; individuazione del responsabile, affinché sia possibile svolgere una attività di controllo. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

58 I principi di selezione dei centri di costo
L’individuazione dei centri di costo può seguire diverse logiche: funzionale (per aree funzionali) gerarchico-causale (per unità organizzative); Esiste un turnover tra massimizzazione della rilevanza delle informazioni (analiticità) ed incremento della difficoltà di valorizzazione per fenomeni di comunanza (arbitrarietà). Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

59 La logica gerarchico-causale:
Centri di costo di produzione, relativi ad unità operative al cui interno si svolgono processi di trasformazione (possibile stabilire relazioni misurabili tra risorse impiegate e livelli operativi); Centri di costo ausiliari, relativi ad unità operative che forniscono servizi al processo produttivo e non agli oggetti ultimi: supporto ai processi produttivi); Centri di costo di servizi, la cui attività non riguarda il processo di trasformazione ed i cui risultati sono difficilmente misurabili in termini di volume di attività. Centri di costo fittizi, chiamati ad accogliere elementi di costo che non possono trovare adeguata collocazione all’interno degli altri centri. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

60 La metodologia di calcolo dei costi pieni di produzione “per centri”
Individuazione e scelta dei centri di costo; Localizzazione (attribuzione dei costi di impiego, speciali e comuni); “Ribaltamento”/allocazione dei centri ausiliari e di servizi (centri generalmente intermedi) ai centri produttivi; Imputazione dei centri produttivi (maggiormente vicini alle logiche causali) ai prodotti. Possibile imputazione ai prodotti di centri non “ribaltati” (es. attività commerciale). Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

61 La localizzazione dei costi di impiego
I costi che risultano indiretti rispetto ai prodotti devono venire attribuiti ai centri. Tale attribuzione, secondo la logica causale, può avvenire con criteri di comunanza o specialità. Esempio: Affitti Spazio occupato Ammortamento fabbricato Ammortamento impianti Possibile localizzazione diretta Assicurazione impianti Valore impianti Materiale di consumo Localizzazione diretta Riscaldamento/pulizia/vigilanza Spazio/volume (in assenza di centro) Manodopera diretta n. operai/costo/ore MOD Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

62 Il ribaltamento dei centri di costo
Il ribaltamento dei centri di costo avviene su “basi multiple”, utilizzando coefficienti diversi secondo basi di ripartizione variamente definite. Coefficiente Costi attribuiti al Centro di costo di = allocazione Base di ripartizione La logica consiste nel rendere esplicite le relazioni causali tra i diversi centri individuati. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

63 Il ribaltamento dei centri di costo
Il ribaltamento dei centri di costo può presentare problemi nel caso in cui si rilevino dei rapporti reciproci. In tal caso i metodi sono i seguenti: metodo diretto (vengono ignorati tali rapporti); metodo a cascata (stabilendo la successione delle allocazioni); metodo di allocazione reciproca (attraverso un sistema di equazioni). Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

64 L’imputazione dei centri produttivi ai prodotti
Si tratta di esplicitare le relazioni attraverso le quali i singoli prodotti concorrono ad assorbire la capacità produttiva dei centri di costo finali. Le basi di ripartizione devono rappresentare le diverse intensità con cui ciascun prodotto contribuisce ad occupare la capacità disponibile. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

65 L’imputazione dei centri produttivi ai prodotti
In riferimento ai centri produttivi: Se le operazioni si riferiscono ad un prodotto omogeneo (produzione a flusso continuo), allora le relative unità rappresentano una base adeguata. Se i prodotti sono sottoposti a differenti intensità e tempi di esecuzione, allora è necessario impiegare coefficienti di utilizzo ( es. ore macchina o ore lavoro); Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

66 Il quadro analisi costi
Centri di costo Voci di costo Costi di competenza CENTRI PRODUTTIVI A B C D E CENTRI AUSILIARI CENTRI DI SERVIZIO F G H I Manodopera Stipendi Energia Spese commerciali ….. TOTALE (4) (3) (2) (1) TOTALE FINALE Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

67 Basi multiple per centri di costo: un caso
Prodotto A Prodotto B Prodotto C Consumo unitario materiale 0,2 kg 0,5 kg 1 kg Costo materiale 2 euro/kg MOD (ore) 0,4 ore 0,2 ore 0,5 ore MOD (tariffa oraria) 18 euro/ora Ore macchina reparto A 0,1 0,3 0,2 Ore macchina reparto B 0,5 Quantità prodotta Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

68 A B C Costo MP 0,4 1 2 Costo MOD 7,2 3,6 9 CVD 7,6 4,6 11
A B C Costo MP 0,4 1 2 Costo MOD 7,2 3,6 9 CVD 7,6 4,6 11 Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

69 Ammortamenti reparto A 180.000,00 Ammortamenti reparto B 240.000,00
Importi Rep a Pep b Magazz Serv. Ind Stipendi tecnici 90.000,00 24.631,58 33.868,42 9.000,00 22.500,00 Energia elettrica ,00 42.857,14 57.142,86 Ammortamenti reparto A ,00 Ammortamenti reparto B ,00 Manodopera indiretta ,00 56.000,00 32.000,00 16.000,00 Spese generali industriali ,00 25.714,29 34.285,71 60.000,00 Materiale di consumo ,00 39.073,68 53.726,32 23.200,00 TOTALE ,00 ,69 ,31 64.200,00 98.500,00 Servizi industriali 41.473,68 57.026,32 0,00 Magazzino 25.680,00 38.520,00 ,38 ,62 Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

70 TOT UNIT. PRODOTTO A 36.285,86 69.159,95 105.445,82 1,05446 PRODOTTO B
,19 ,14 1,43438 PRODOTTO C 181429,3233 432249,7152 ,04 2,45472 ,38 ,62 Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

71 A B C MP 0,40 1,00 2,00 MOD 7,20 3,60 9,00 CVD 7,60 4,60 11,00 C INDIRETTO 1,05 1,43 2,45 COSTO UNIT. COMPLESS. 8,65 6,03 13,45 Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

72 I bisogni informativi in tema di analisi e contabilità dei costi
Supporto alle politiche di prezzo; valutazioni di bilancio; scelte di convenienza economica; Giudizi di efficienza e produttività. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

73 A) supporto alle politiche di prezzo
In genere la configurazione più idonea alla fissazione dei prezzi (ove possibile) è quella di costo pieno economico-tecnico, inclusivo degli oneri figurativi. Aspetti particolari: Distinzione produzione a ciclo continuo e su commessa; Problema della scelta dell’orizzonte temporale; Possibilità di impiego del costo diretto in specifiche circostanze. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

74 B) Valutazioni di bilancio
Un impiego fondamentale dei sistemi di analisi e contabilità dei costi concerne il concorso alla valorizzazione di taluni elementi del capitale ai fini dell’assegnazione di un risultato economico all’esercizio concluso. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

75 Direct Cost e Full Cost (esempio)
Si consideri una impresa che produce tre diversi beni (Alfa, Beta e Gamma) utilizzando due materie prime (Mp) differenti. Nel periodo considerato la produzione dei tre beni ammonta, complessivamente, a , e unità. Il Prezzo Unitario di Vendita è fissato, rispettivamente, in € 9,20, € 13,50 ed € 34,00. Le quantità d’uso delle materie prime sono riportate nella tabella seguente: Mp1 Mp2 Alfa 0,2 0,5 Beta 1 Gamma 2

76 Direct Cost e Full Cost (esempio)
Il Costo Unitario Standard della materia 1 è stato fissato ad € 6,00, mentre quello della materia 2 ad € 8,00. I tempi standard di lavorazione vengono riportati nella tabella che segue: Tempo Alfa 0,3 Beta 0,2 Gamma 0,5

77 Direct Cost e Full Cost (esempio)
Considerato un costo standard orario della manodopera pari ad € 18,00, il Costo Variabile Unitario dei tre beni risulta allora: Alfa Beta Gamma Mp 1 1,20 6,00 3,00 Mp 2 4,00 1,60 16,00 Manod. 5,40 3,60 9,00 CVU 10,60 11,20 28,00

78 Direct Cost e Full Cost (esempio)
I Costi Fissi Speciali ammontano ad € e riguardano: Importo Ammortamento macchinari produzione Alfa 24.000 Ammortamento macchinari produzione Beta 91.000 Ammortamento macchinari produzione Gamma 36.000 Responsabile marketing prodotto Beta 26.000 Capo reparto Alfa 18.000 Capo reparto Beta 22.000 Capo reparto Gamma 12.000 Oneri di distribuzione prodotto Beta 21.000 Totale

79 Direct Cost e Full Cost (esempio)
I Costi Fissi Comuni, pari ad € , sono relativi a: Direttore generale 30.000 Pubblicità 8.000 Ammortamento fabbricato 16.000 Spese generali amministrative 21.000 Totale 75.000

80 Direct Cost e Full Cost (esempio)
Alfa Beta Gamma Quantità prodotta 40.000 60.000 50.000 Prezzo unitario di vendita 9,20 13,50 34,00 C.V. unitario 10,60 11,20 28,00 C.V. totali C.F. specifici 42.000 48.000 C.F. comuni 30.000 20.000 25.000 Costo totale Ricavi di vendita Quantità venduta 28.000 37.000 32.000 Rimanenze (Q) 12.000 23.000 18.000

81 Direct Cost e Full Cost (esempio)
I Costi Fissi Comuni sono stati ripartiti sulla base dei metri quadri occupati dalle diverse produzioni. In particolare: - 40% prodotto A - 27% prodotto B - 33% prodotto C La Valutazione del Beni in Rimanenza può avvenire, alternativamente, sulla base: del Costo Variabile Diretto di produzione (direct cost I livello); dell’insieme dei Costi Direttamente Riferibili al prodotto (direct cost II livello); del Direct Cost con l’aggiunta di elementi di Costo Indiretto per la quota ragionevolmente imputabile ai prodotti (full cost).

82 1. Direct cost I livello (costo primo variabile)
Alfa Beta Gamma Prezzo unitario di vendita 9,20 13,50 34,00 C.V. unitario 10,60 11,20 28,00 Valutaz. unit. (V) Rimanenze (Q) 12.000 23.000 18.000 Valutazione Rim. (VxQ) In genere, la scelta del Direct Cost di primo livello rappresenta il limite minimo delle possibilità estimative. Costituisce l’ipotesi più vicina alla logica prudenziale e può arrivare a collidere con gli interessi degli azionisti.

83 2. Direct cost II livello C.V. totale 424.000 672.000 1.400.000
Alfa Beta Gamma Quantità prodotta 40.000 60.000 50.000 Prezzo unitario di vendita 9,20 13,50 34,00 C.V. unitario 10,60 11,20 28,00 C.V. totale C.F. specifici 42.000 48.000 Direct cost totale Direct cost unit. 11,65 13,87 28,96 Valutaz. unit. (V) 9,20 13,50 Rimanenze (Q) 12.000 23.000 18.000 Valutazione Rim. (VxQ)

84 2. Direct cost II livello La valutazione al Costo Diretto rappresenta una soluzione intermedia tra il “variable cost” ed il “full cost”. Nel caso specifico si evidenzia per i prodotti Alfa e Beta una differenza positiva tra valore di mercato e figura di costo prescelta che impone, nella stima delle giacenze, l’utilizzo del primo dei due valori.

85 3. Full cost o costo pieno Alfa Beta Gamma Quantità prodotta 40.000
60.000 50.000 Prezzo unitario 9,20 13,50 34,00 C.V. unitario 10,60 11,20 28,00 C.V. totale C.F. specifici 42.000 48.000 C.F. comuni 30.000 20.000 25.000 Costo totale Full cost unit. 12,40 14,20 29,46 Valutaz. unit. (V) 9,20 13,50 Rimanenze (Q) 12.000 23.000 18.000 Valutazione Rim. (VxQ)

86 3. Full cost o costo pieno La valutazione avviene al Costo Pieno. Il risultato è l’imputazione di una minore quota di costi all’esercizio in chiusura. L’analisi dei prodotti Alfa e Beta pone in evidenza una differenza positiva tra il valore di realizzo diretto ed la configurazione di costo prescelta facendo propendere per il primo dei due. La scelta del Costo Pieno rappresenta il limite massimo delle possibilità estimative e l’approccio meno prudenziale tra quelli consentiti.

87 IL CONFRONTO TRA I METODI
Alfa Beta Gamma Prezzo unitario 9,20 13,50 34,00 Quantità venduta 28.000 37.000 32.000 Ricavi di vendita 1. Variable cost o costo primo variabile Ricavi di vendita Costo del venduto Al costo primo var. Utile/perdita ( ) (94.900) Costo totale prod. Rimanenze Utile/perdita complessivo ( ) Valore Rimanenze complessivo

88 IL CONFRONTO TRA I METODI
2. Direct cost Ricavi di vendita Costo del venduto Al costo diretto Utile/perdita ( ) (42.000) Costo totale prod. Rimanenze Utile/perdita complessivo (33.720) Valore Rimanenze complessivo

89 IL CONFRONTO TRA I METODI
3. Full cost Ricavi di vendita Costo del venduto Al costo pieno Utile/perdita ( ) (42.000) Costo totale prod. Rimanenze Utile/perdita complessivo (24.720) Valore Rimanenze complessivo

90 B) Scelte di convenienza economica
Il costo diretto Rappresenta la dimensione più adatta ad affrontare la scelta tra alternative praticabili in un orizzonte di breve periodo (analisi per margini di contribuzione di primo livello), ma anche di medio/lungo periodo (analisi incrementale). Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

91 Tipiche scelte di convenienza economica:
Dismissione o meno di produzioni; accettazione o meno di commesse produttive; Analisi di make or buy; Scelte di mix produttivo. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

92 I margini di contribuzione
RICAVI UNITARI - COSTI VARIABILI UNITARI = MDC UNITARIO X Q VENDUTA = MDC PRIMO LIVELLO - COSTI FISSI SPECIFICI = MDC SECONDO LIVELLO TOTALE MDC - COSTI FISSI COMUNI = RISULTATO OPERATIVO Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

93 Dismissione o meno di produzioni
A B C Ricavi di vendita 10.000 15.000 25.000 Costi variabili 10.500 12.000 20.000 MdC I livello (500) 3.000 5.000 Quota costi fissi (7.000) 1.000 4.000 2.000 Reddito operativo per prodotto (1.500) (1.000) Reddito operativo complessivo 500 Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

94 Tra i metodi più significativi per assumere scelte di convenienza economica va sottolineata la logica incrementale. Tale metodo implica la distinzione tra costi rilevanti/irrilevanti e costi evitabili/costi non evitabili. Occorre confrontare costi cessanti/ricavi emergenti con costi emergenti/ricavi cessanti. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

95 Un esempio: Scelte di make or buy
L’impresa, che realizza i semilavorati internamente in unità deve scegliere se accettare una fornitura che le garantirebbe lo stesso quantitativo di semilavorati ad un costo di euro. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

96 Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

97 A) Giudizi di efficienza e produttività
Nella formazione dei giudizi di efficienza e produttività assume particolare rilievo la comparazione tra costi consuntivi e “costi standard”. I costi standard rappresentano valori prospettici relativi a condizioni produttive stabili e ripetitive, generalmente utilizzati nella formazione dei budget. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

98 La fissazione di costi standard
La fissazione di valori “standard” di consumo (prezzi o quantità) può concernere: Valori ideali, raggiungibili nelle circostanze migliori. Non contemplano disfunzioni né interruzioni e si fondano su una occupazione della forza lavoro al 100%; Valori pratici, considerati “rigidi ma raggiungibili”. Prevedono normali disfunzioni o interruzioni e sono raggiungibili mediante sforzi “ragionevoli”. Valori programmati, che rispecchiano le previsioni compiute. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

99 L’analisi delle varianze
Le “varianze” (o scostamenti) rilevate a consuntivo rispetto ad un valore standard (preventivo) evidenziano i livelli di inefficienza interna od esterna. In riferimento al costo della materia prima è possibile rilevare scostamenti di quantità o di prezzo; In riferimento alla manodopera diretta, si possono manifestare scostamenti di quantità o di tariffa; In riferimento ai costi generali possono venire rilevati scostamenti di volume o di spesa. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

100 Pianificazione, Programmazione e Controllo
L’attività imprenditoriale si configura essenzialmente come un’attività di scelte che possono essere compiute nell’ambito di due distinti orientamenti direzionali: uno volto a produrre le decisioni necessarie soltanto al momento del verificarsi degli eventi; l’altro teso ad anticipare l’evoluzione futura dell’ambiente per evitare di trovarsi impreparati di fonte al manifestarsi di fenomeni che condizionano l’attività d’impresa

101 Pianificazione, Programmazione e Controllo
Solo nella seconda ipotesi la direzione aziendale effettua le sue scelte consapevolmente. Tutto ciò viene fatto dotando l’organizzazione aziendale di meccanismi operativi di fondamentale importanza quali sono i sistemi di PIANIFICAZIONE PROGRAMMAZIONE E CONTROLLO.

102 Pianificazione, Programmazione e Controllo
Sia alla pianificazione che alla programmazione va affiancato un sistema di controllo che verifichi costantemente: la correttezza della scelta circa i metodi e gli strumenti approntati per il raggiungimento dei fini prestabiliti, alla luce dei mutamenti delle condizioni interne ed esterne; analizzi le cause di un loro mancato raggiungimento. 102

103 La pianificazione Deve intendersi come quel processo, di natura strategica, con cui si indaga il futuro nel lungo andare, per fissare gli obiettivi strategici da perseguire e per predisporre e/o valutare i mezzi necessari al loro raggiungimento. La pianificazione è il risultato dell’esame di possibili comportamenti alternativi d’impresa. Essa consiste nel prevedere il futuro per decidere le proprie azioni onde provocare attivamente dei cambiamenti.

104 La programmazione Alla pianificazione va affiancata l’attività di
programmazione, che consiste: nella formalizzazione delle azioni da intraprendere in tempi brevi in funzione degli obiettivi delineati; Nella fissazione di obiettivi di breve periodo di livello inferiore (quantitativi e/o qualitativi) che siano coerenti con la strategia prescelta.

105 La programmazione E’ la scelta di un programma in base alle prospettive ed alle previsioni di fatti aziendali futuri fondati in parte su circostanze probabili ed indeterminate ed in parte su circostanze aventi sufficiente grado di certezza e determinabilità. Per prospettiva deve intendersi la stima tendente ad interpretare i risultati di un complesso di operazioni future d’impresa. La previsione è la congettura quantitativa dell’evolversi degli accadimenti futuri di gestione. 105

106 Il Budget Il budget, nella sua forma più operativa, costituisce in bilancio preventivo costruito sulla base delle previsioni circa i riflessi patrimoniali, finanziari ed economici delle azioni da intraprendere. 106

107 I possibili ruoli assegnati al budget
Coordinamento tra organi; Motivazione; Segnalazione di aree critiche; Valutazione delle prestazioni; La funzione svolta può, in generale, assumere una valenza tecnico-operativa od organizzativa. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

108 Il Budget La costruzione del budget costituisce la prima fase del
Processo di controllo, caratterizzato dai seguenti momenti: fissazione degli obiettivi e redazione di un programma relativo al loro conseguimento; valutazione delle azioni intraprese; confronto delle azioni effettive con i risultati desiderati; analisi degli scostamenti; introduzione di eventuali correttivi all’attività operativa o variazione degli obiettivi preventivati.

109 Il Budget Dott. Fabio Santini – Università di Perugia B. COSTI DI
DISTRIBUZIONE BUDGET ECONOMICO B. COSTI AMMINISTRATIVI B. VENDITE B. COSTI INDUSTRIALI BUDGET COSTO DEL VENDUTO B. SCORTE MATERIALI DIRETTI B. MATERIALI DIRETTI B. APPROVVIGIONAMENTI BUDGET AZIENDALE B. PRODUZIONE B. MANODOPERA DIRETTA BUDGET REDDITO OPERATIVO BUDGET REDDITO NETTO ANTE IMPOSTE BUDGET FINANZIARIO BUDGET ONERI FINANZIARI BUDGET PATRIMONIALE BUDGET ONERI E PROV. ATIPICI BUDGET IMPOSTE SUL REDDITO BUDGET INVESTIMENTI BUDGET REDDITO NETTO BUDGET ONERI E PROVENTI STRA. Dott. Fabio Santini – Università di Perugia

110 Il lotto economico Il budget degli approvvigionamenti si costruisce ricercando il valore del lotto economico. Questo rappresenta la quantità di scorte da acquisire ogni volta che si va sul mercato in modo da minimizzare il costo annuo totale degli approvvigionamenti.

111 Il lotto economico Costo annuo di acquisto delle scorte:
Cap = k x = k b/y (1) Costo annuo di immobilizzo e di mantenimento delle scorte: Cis = t c y/ (2) Costo totale dell’approvvigionamento: Cta = Cap + Cis = k b/y + t c y/ (3) y = lotto economico b = quantità annua x = numero delle ordinazioni annue c = costo unitario di acquisto k = costo di approvvigionamento per ogni ordine t = costo di immobilizzo delle scorte

112 Il lotto economico Il Lotto economico è dato dalla quantità di scorte che minimizza il costo totale dell’approvvigionamento. Pertanto tale grandezza può determinarsi calcolando e ponendo pari a zero la derivata prima di Cta. C’ta = -k b/y² + t c/2 = 0 Da cui: y = k ∙ b ∙ 2 c ∙ t

113 Il lotto economico MODELLO DI GESTIONE DELLE SCORTE
DETERMINAZIONE DELLA VARIABILE OGGETTO DI DESCRIZIONE MISURAZIONE DELLE VARIBILI AMBIENTALI CONFIGURAZIONE DI COSTI QUANTITA’ DA ORDINARE QUANTITA’ ANNUA N° ORDINAZIONI ANNUE COSTO UNITARIO DI ACQUISTO COSTO DI APPROVVIGIONAMENTO PER OGNI ORDINE COSTO DI IMMOBILIZZO PER OGNI LIRA DI GIACENZA MEDIA b = x y b 2 b k x = 2 k x y K b t c y c = Cis = y = Cap = t y 2 C t y


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