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Rischi fisici nell’ambiente di lavoro: illuminazione e microclima

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Presentazione sul tema: "Rischi fisici nell’ambiente di lavoro: illuminazione e microclima"— Transcript della presentazione:

1 Rischi fisici nell’ambiente di lavoro: illuminazione e microclima

2 Microclima e illuminamento
Disturbi respiratori Disagio visivo Rischio di infortuni Lesioni da calore Discomfort termico Neoplasie Malattia dell’edificio malato Lesioni da freddo

3 Illuminazione

4 art cod. civ. Obbligo per il datore di lavoro di "adottare le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l'esperienza e la tecnica sono necessarie a tutelare l'integrità fisica e la personalità morale dei lavoratori" DPR 547/55 (prevenzione infortuni sul lavoro) Gli ambienti di lavoro devono essere illuminati in modo sufficiente in caso di particolari rischi di infortunio deve essere prevista una particolare illuminazione diretta devono essere previsti sistemi di illuminazione sussidiaria di emergenza art. 9 Legge 864/70 I locali utilizzati dai lavoratori devono essere illuminati in modo sufficiente ed opportuno; per i locali di lavoro l’illuminazione per quanto è possibile, deve essere naturale art. 7.1 lettera a) D.M. 26 agosto 1992 L’illuminazione garantita dai sistemi di sicurezza lungo i percorsi di esodo d'emergenza deve essere non inferiore a 5 lux art. 10 DPR 303/56 modificato dal D.Lgs. 626/94 e dal D.Lgs. 242/96   (in analogia con quanto previsto dall’All. I par. 8 direttiva CEE 89/654) I luoghi di lavoro, a meno che non si tratti di locali sotterranei o per particolari esigenze tecniche, devono disporre di sufficiente luce naturale ed essere dotati di dispositivi che consentono un’illuminazione artificiale adeguata per salvaguardare la sicurezza, la salute e il benessere di lavoratori. Gli impianti di illuminazione dei locali di lavoro e delle vie di circolazione devono essere installati in modo che il tipo d’illuminazione previsto non rappresenti un rischio di infortunio per i lavoratori. I luoghi di lavoro nei quali i lavoratori sono particolarmente esposti a rischi in caso di guasto dell'illuminazione artificiale, devono disporre di un'illuminazione di sicurezza di sufficiente intensità. Le superfici vetrate illuminanti ed i mezzi di illuminazione artificiale devono essere tenuti costantemente in buone condizioni di pulizia e di efficienza.

5 D.lgs 626 / 1994, art. 33, Titolo II, comma 8
I luoghi di lavoro devono disporre di sufficiente luce naturale ed essere dotati di dispositivi che consentano una illuminazione artificiale per salvaguardare la sicurezza, la salute e il benessere dei lavoratori

6 Una illuminazione carente può essere causa di infortunio

7 Analisi economiche dimostrano che passando da un'illuminazione carente ad una confortevole possono realizzarsi aumenti del rendimento fino al 10% e che è sufficiente un incremento di appena un 1% del rendimento a compensare un raddoppio delle spese d'illuminazione. Un lavoro effettuato con un certo comfort visuale è eseguito con maggiore velocità e destrezza, gli errori si riducono e la velocità è migliorata

8 Obbiettivi dell’ergonomia della visione nei posti di lavoro
realizzare un ambiente luminoso idoneo a soddisfare le esigenze fisiopsicologiche dell’uomo, assicurando, ove possibile, il ricorso all’illuminazione naturale rendere ottimale la percezione delle informazioni visive, al fine di assicurare agli operatori le migliori condizioni di lavoro

9 Parametri che influenzano la prestazione visiva
“Prestazione visiva” = capacità di rilevazione e attitudine a reagire manifestate da un individuo quando i dettagli del “compito visivo” entrano nel “campo visivo”. Tale attitudine viene definita in termini di velocità, precisione, e qualità della percezione. Caratteristiche del compito visivo Condizioni d’illuminazione Altri fattori Dimensioni, forma, posizione, colore, fattore di riflessione entità dell’illuminamento e delle luminanze, caratteristiche spettrali della luce uniformità dell’illuminazione, natura dello sfondo, abbagliamento, riflessi

10 Parametri che influenzano la visione
Caratteristiche del compito visivo Capacità visive del soggetto Caratteristiche dell’ambiente tempo di esposizione allo specifico compito visivo visus del microclima (Umidità Rel, velocità dell’aria) angolo sotteso motilità oculare degli inquinanti aerodispersi (polveri, vapori, gas ecc.) nitidezza dell’immagine senso cromatico della visione a distanza tempo di persistenza Funzione retinica del sistema di illuminazione (rapporti di luminanza, resa del contrasto, abbagliamento, caratteristiche spettrali delle sorgenti di luce artificiale, rapporto tra luce naturale e artificiale, ecc.) contrasto cristallino

11 Definizioni di illuminotecnica
Intensità luminosa quantità di energia luminosa emessa in una determinata direzione (unità di misura:candela) Flusso luminoso quantità di energia luminosa emessa da una sorgente di luce nell’unità di tempo (unità di misura: lumen) Illuminamento E’ la misura del flusso luminoso che investe una superficie. La luce può provenire dal sole, dalle lampade o da qualsiasi altra sorgente. (unità di misura: lux; 1 lux= 1lumen/m2) Luminanza esprime la luminosità che una superficie produce, sia essa una superficie luminosa (sorgente primaria es: lampada) o illuminata (sorgente secondaria, es: piano di una tavolo che riflette la luce). Nel caso di superfici illuminate, la luminanza è molto influenzata dal fattore di riflessione di queste superfici. (unità di misura: candela/m2)

12 Valori minimi di illuminamento riportati nel codice del lavoro
Locali destinati al lavoro e loro e loro dipendenze Valori minimi di illuminazione Vie di circolazione interna 60 lux Scale e depositi 40 lux Ambienti di lavoro, spogliatoi, sanitari 120 lux Locali ciechi destinati ad un lavoro permanente 200 lux

13 Vecchie disposizioni del DPR 303/56
Confronto con i nuovi standard europei (valori espressi in lux) Locali o tipo di lavoro Vecchie disposizioni del DPR 303/56 Standards europei Deposito 10 Aree di passaggio 20 Lavori grossolani 40 Lavori di media finezza (illuminazione generale) Lavori di media finezza (illuminazione localizzata) 100 Lavori fini (illuminazione generale) Lavori fini (illuminazione localizzata) 200 Lavori finissimi (illuminazione generale) 60 Lavori finissimi (illuminazione localizzata) 300

14 Rapporti di luminanza nel campo visivo
X: ambienti nei quali è possibile controllare le riflessioni Y: ambienti nei quali è possibile controllare le riflessioni solo nelle zone vicine alle aree di lavoro, ma non nelle superfici più lontane Z: ambienti nei quali il controllo delle riflessioni è impraticabile Rapporti limite X Y Z Tra il compito visivo e le superfici più scure ad esso adiacenti (max) 3/1 5/1 Tra il compito visivo e le superfici più chiare ad esso adiacenti (min) 1/3 1/5 Tra il compito visivo e le superfici lontane più scure (max) 10/1 20/1 Tra il compito visivo e le superfici lontane più chiare (min) 1/10 1/20 Tra gli apparecchi di illuminazione e le superfici ad esse adiacenti (finestre, lucernari, ecc.) (max) Ovunque entro il campo visivo (max) 40/1

15 Tipi di lampade Lampade ad incandescenza:
- temperatura di colore "calda" ( K) - resa dei colori eccellente Lampade alogene (incandescenza): idem c.s. vantaggi - efficienza luminosa più elevata - maggiore durata (2000 ore) stabilità di emissione svantaggi - costo più elevato - forte brillanza - delicatezza d'impiego Lampade fluorescenti: - risparmio di potenza (25% in meno) - maggiore durata (ameno 4 volte) - maggiore sicurezza (temp. minima) - irraggiamento calorico trascurabile

16 Lampade: caratteristiche
Tonalità di luce - luce diurna: K - luce bianchissima: K - luce calda: <3.300 K Gradi di resa dei colori - grado 1 (ottima, Ra = ) - grado 2 (buona, Ra = 70-84) - grado 3 (sufficiente, Ra = 40-69)

17 Tabella – suddivisione delle lampade in base all’aspetto cromatico
Gruppo Aspetto cromatico Temperatura di colore 1 caldo <3300 2 intermedio 3 freddo >5300 TABELLA – Gruppo di resa di colore (Ra’) e corrispondente indice di resa cromatica (Ra) Ra’ Ra 1A >90 1B 80-90 2 60-80 3 40-60 4 20-40

18 Tabella – illuminamento di esercizio, tonalità di colore e gruppo di resa del colore (uni 10380)
Tonalità di colore: W=luce bianco-calda (<3.300°K); I=luce bianco-neutra ( °K); C=luce bianco-fredda (>5.300°K) ACCIAIERIE E SIMILI Impianti di produzione senza intervento manuale W, I 3 Impianti di produzione con intervento manuale Postazioni di lavoro fisse in impianti di produzione Controllo piattaforme di ispezione ASSEMBLAGGIO Macchinario pesante Motori e telaio veicoli I, C Macchinario elettronico e per ufficio 2 Strumenti ed oggetti di piccole dimensioni C

19 CARTIERE Produzione carta e cartone W, I 3 Processi automatici Ispezione, classificazione W, I, C 2 CEMENTIFICI Frantumazione e cottura CENTRALI ELETTRICHE Locale caldaia Locale alternatore Ausiliari, pompe, serbatoi, compressori, ecc. Sala comunicazione e telefonia W, C Sala controllo (tavoli, quadri verticali, ecc.) COLORIFICI Verniciatura grossolana 1B Verniciatura ordinaria Verniciatura fine

20 INDUSTRIA AERONAUTICA
segue COLORIFICI Ritocchi e controllo colore I, C 1A FONDERIE Vasche di fusione W, I 3 Preparazione stampi e stampaggio per lavorazioni pesanti Preparazione stampi e stampaggio per lavorazioni fini ed ispezioni W, I, C INDUSTRIA AERONAUTICA Ispezione e riparazione Prova motori INDUSTRIA ALIMENTARE Aree di lavoro in genere 2 Processi automatici Controllo, decorazione manuale 1B

21 INDUSTRIE ELETTROTECNICHE ED ELETTRONICHE
INDUSTRIA CHIMICA Processi automatici W, I 3 Impianti di produzione con interventi occasionali Aree interne destinate alla pianificazione Sale controllo, laboratori Produzione farmaceutica W, I, C 2 Ispezione I, C Controllo colore C 1A Produzione pneumatici INDUSTRIE ELETTROTECNICHE ED ELETTRONICHE Produzione cavi Assemblaggio macchine per uffici, telefoni, ecc. Assemblaggio radio-video Assemblaggio di precisione, componenti elettronici

22 INDUSTRIA LAVORAZIONE DELLE PELLI OFFICINE MECCANICHE E DI MONTAGGIO
Aree generiche di lavoro W, I 3 Pressatura, taglio, cucitura produzione di calzature W, I, C 2 Classificazione, controllo qualità e colore 1A INDUSTRIA TESSILE Sballaggio, cardatura, stenditura Filatura, bobinatura, tintura Tessitura, cucitura, stampaggio tessuti 1B OFFICINE MECCANICHE E DI MONTAGGIO Lavori occasionali Banchi per lavorazioni grosse, saldatura Banchi per lavorazioni medie Banchi per lavorazioni fini Macchine automatiche Macchine automatiche sofisticate

23 PRODUZIONE ABBIGLIAMENTO Taglio e cucitura 500-750-1000 I, C 2
Controllo e ispezione Stiratura W, I, C PRODUZIONE VETRO E CERAMICA Fornaci W, I 3 Miscelazione, stampaggio, forni Finitura, vetrificazione, smaltatura Verniciatura, decorazioni Molatura vetri e cristalli TIPOGRAFIE E LEGATORIE Locali attrezzati per le macchine da stampa composizione 1B Ritocchi, incisioni 1A Stampa e riproduzione del colore C

24 segue TIPOGRAFIE E LEGATORIE TRATTAMENTO E LAVORAZIONE DEL LEGNO
Incisione su acciaio e rame C 1B Legatura W, I 2 Lavorazioni ornamentali I, C TRATTAMENTO E LAVORAZIONE DEL LEGNO Segatrice Banchi di lavorazione, assemblaggio Lavorazioni fine W, I, C Finiture e controllo UFFICI Uff. generici, dattilografia, sale computer Uff. per disegnatori e per progettazione Sale per riunioni 1A

25 Valori di riferimento 200-500 lux 750 lux 500 lux
Uffici di dattilografia e contabilità Sale di riunione (sui tavoli) lux Per uffici tecnici e tavoli da disegno Per uffici generici IES americana IES britannica Norme UNI Valori di illuminamento

26 Illuminamento Valori di riferimento :
UNI per uffici generici, dattilografia, sale computer: valori compresi tra 300 e 750 lux Norma DIN 5035 per ambienti di lavoro con VDT (per limitare l’abbagliamento diretto): valori compresi tra 200 e 500 lux e max 200 cd/m2

27 Illuminazione Valori e condizioni ottimali: fra i 200 e i 400 lux
pareti, pavimenti, soffitti, porte, piani di lavoro devono essere di colore chiaro e opaco le tende devono consentire la regolazione della luce naturale (es. veneziane) plafoniere anti-abbagliamento

28 Illuminazione del locale
illuminazione generale sufficiente ma contenuta finestre schermate con “veneziane” tende adeguate (di tessuto spesso, chiare e a tinta unica) davanti e dietro lo schermo non devono esserci finestre le postazioni VDT distano almeno 1m dalle finestre schermi posti a 90° rispetto alle finestre la direzione principale dello sguardo deve trovarsi parallela al fronte delle finestre illuminazione in forma a strisce e disposta parallela rispetto al fronte delle finestre pareti tinteggiate in colore chiaro non bianco e non riflettente STRISCIA DI LUCE ARTIFICIALE POSTI DI LAVORO AI VDT TENDE VENEZIANE

29 Illuminazione artificiale
IDONEITA’ DI DIVERSI TIPI DI LAMPADE LAMPADA A IRRAGGIAMENTO LIBERO LAMPADA CON SCHERMO A VETRO OPACO LAMPADA CON GRIGLIA 45° INADEGUATA ADEGUATA IN DETERMINATE CIRCOSTANZE BUONA

30 Sorgenti artificiali Utilizzo di lampade fluorescenti "bianche a tonalità calda" che emanano una luce tendente al giallo e resa dei colori ottima. Per minimizzare i riflessi devono essere montate a soffitto, con paraluce a lamelle anti-abbagliamento, in file parallele alla direzione dello sguardo dell’operatore, ma non sopra la testa dello stesso.

31 Le lampade devono essere poste in modo che siano al di fuori del campo visivo degli operatori
> 60° In caso di lampade a soffitto non schermate, la linea tra l’occhio e la lampada deve formare con l’orizzonte un angolo non inferiore a 60°

32 Varianti di illuminazione
DIRETTA SCHERMO VIDEO FOGLIO TASTIERA COMBINAZIONE DIRETTA RIDOTTA E INDIRETTA

33 Posizione dello schermo in presenza di finestre poco o male schermate
SBAGLIATO: finestra nel campo visivo, elevate differenze di intensità luminosa GIUSTO: differenza equilibrata dell’intensità luminosa, nella zona di riflessione dello schermo video non esistono superfici luminose SBAGLIATO: le finestre si riflettono sullo schermo video

34 Modalità per la determinazione dell’illuminamento medio degli ambienti di lavoro e dell’uniformità dell’illuminamento Stabilizzazione delle lampade durata minima di funzionamento: - 1 ora per lampade fluorescenti o lampade a scarica ad alta intensità (vapori di mercurio, sodio alta e bassa frequenza,ad alogenuri); - nessun periodo di stabilizzazione per lampade ad incandescenza o alogene. Schermatura della luce naturale Le misurazione di illuminamento devono essere effettuate senza alcun contributo dovuto alla luce naturale; pertanto da eseguire nelle ore notturne o in quelle diurne dopo aver schermato finestre e lucernai con coperture aventi fattori di riflessione del 10% circa. Posizione dei punti di misurazione Quelle orizzontali vanno eseguite all’altezza di 0,85 m dal pavimento o a 0,2 m dal pavimento per le vie di passaggio.

35 Numero minimo dei punti di misura in ambienti vuoti
Posto K = a x b / h x (a+b) K= a x b / h x (a + b) 25 >3 16 Da 2 a 3 9 Da 1 a 2 4 <1 Numero K A, b e h = dimensioni ambiente

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40 Microclima

41 Microclima D. Lgs. 626, art. 33, Titolo II (ex art. 9 DPR 19/3/56, n. 303) La temperatura nei locali di lavoro deve essere adeguata all' organismo umano durante il tempo di lavoro, tenuto conto dei metodi di lavoro e degli sforzi fisici imposti ai lavoratori Nel giudizio sulla temperatura adeguata per i lavoratori si deve tener conto della influenza che possono esercitare sopra di esso il grado di umidità ed il movimento dell'aria concomitanti

42 art cod. civ. Obbligo per il datore di lavoro di "adottare le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l'esperienza e la tecnica sono necessarie a tutelare l'integrità fisica e la personalità morale dei lavoratori" art.10 Legge 864/70 Nei locali utilizzati dai lavoratori deve essere mantenuta la temperatura più confortevole e più stabile possibile in relazione alle circostanze Allegato I, punto 7.1 direttiva CEE 89/654 La temperatura dei locali di lavoro dev’essere adeguata all'organismo umano durante il tempo di lavoro, tenuto conto dei metodi di lavoro applicati e degli sforzi fisici imposti ai lavoratori Allegato, punto direttiva CEE 92/104 Nei luoghi di lavoro chiusi occorre provvedere affinché, in relazione ai metodi di lavoro in uso ed all'entità delle sollecitazioni fisiche a carico dei lavoratori, questi ultimi dispongano di sufficiente aria fresca art. 7 comma 1 DPR 303/56 modificato dal D.Lgs. 626/94 A meno che non sia richiesto diversamente dalle necessità della lavorazione, è vietato adibire a lavori continuativi i locali chiusi che non abbiano le seguenti caratteristiche:  buona difesa contro gli agenti atmosferici isolamento termico sufficiente (tenuto anche conto del tipo di impresa) aperture sufficienti per un rapido ricambio d'aria ben asciutti e ben difesi contro l'umidità art. 9 DPR 303/56 modificato dal D.Lgs. 626/94 Nei luoghi di lavoro chiusi i lavoratori devono disporre di aria salubre in quantità sufficiente e l’eventuale impianto di aerazione deve essere sempre mantenuto efficiente e si devono evitare correnti d'aria fastidiose (in analogia con quanto previsto dall’art. 6 direttiva 89/654/CEE) art.11 DPR 303/56 modificato dal D.Lgs. 626/94 Quando non è conveniente modificare la temperatura di tutto l'ambiente, si deve provvedere alla difesa dei lavoratori contro le temperature troppo alte o troppo basse mediante misure tecniche localizzate o mezzi di protezione individuali

43 Microclima preferibile impianto di climatizzazione
nella stagione calda la temperatura non dovrebbe essere inferiore di oltre 7°C da quella esterna nelle altre stagioni tra i 18 e i 20°C umidità fra il 40 e il 60% ricambio 32 mc per persona all’ora in assenza di fumatori

44 Benessere termico Il comfort climatico è definibile come uno stato mentale che esprime soddisfazione per l'ambiente Il benessere termico, dunque, esprime una condizione di neutralità, con dispersione integrale del calore prodotto senza aumento della temperatura corporea e senza evidente intervento del sistema termoregolatore

45 Il soddisfacimento del bilancio termico, attraverso l'evidente intervento del sistema termoregolatore per evitare l'innalzamento della temperatura corporea, esprime invece una condizione di equilibrio Infine, laddove il meccanismo di regolazione non è sufficiente alla dissipazione del calore prodotto, si ha una condizione di squilibrio termico che rappresenta un reale rischio da stress calorico

46 Bilancio termico La temperatura interna del corpo umano (37°C) può essere mantenuta costante solo se il bilancio tra il calore prodotto dai processi metabolici e quello disperso nell'ambiente risulta in pareggio S = M + W ±R ± C ± K - E - RES dove: S = bilancio termico M = metabolismo W = lavoro muscolare esterno R = scambi calorici per radiazione C = scambi calorici per convezione K = scambi calorici per conduzione E = perdita di calore per evaporazione RES = perdita di calore per respirazione

47 M - metabolismo Esempi di valori del metabolismo:
È quantità di energia chimica che, all’interno del corpo umano, si trasforma in energia termica. Si misura in met: 1 met = 58,2 W/m2 = 50,0 kcal/hm2 Nel metabolismo energetico si possono distinguere tre livelli: metabolismo basale legato esclusivamente al mantenimento dell’attività cellulare e al funzionamento degli organi principali (cuore, cervello ecc.) metabolismo di riposo, valutato in assenza di lavoro muscolare metabolismo di lavoro legato all’attività muscolare L’energia metabolica può essere convertita in lavoro meccanico esterno, ma è principalmente sviluppata come calore interno del corpo: rendimento meccanico < 20% Esempi di valori del metabolismo: a riposo  45 W/m2 (circa 40 kcal/h m2 ) in movimento= max 500 W/m2 (circa 430 kcal/h m2 )

48 W - lavoro muscolare esterno
Rappresenta l’energia che nell’unità di tempo l’uomo scambia con l’ambiente esterno sotto forma di lavoro R – Scambi calorici per radiazione Sono una funzione di: area effettiva sviluppata da un corpo vestito temperatura superficiale del vestiario temperatura radiante media C – Scambi calorici per convezione È una funzione di: temperatura dell’ambiente fattore “area del vestiario” temperatura del vestiario ventilazione (solo in caso di ventilazione elevata)

49 K – scambi calorici per conduzione
Scambio di calore con gli oggetti che vengono a contatto con il corpo. Esempio: col pavimento attraverso la pianta dei piedi, con sedie o con tavoli, con oggetti tenuti in mano. Per la presenza del vestiario questo termine è spesso trascurabile. E – Perdita di calore per evaporazione È una funzione di: temperatura cutanea pressione parziale del vapor d’acqua Le perdite di calore dovute a sudorazione sono invece una funzione del carico metabolico (M) RES – Perdita di calore per respirazione È una funzione del metabolismo (M) e della temperatura ambiente

50 Stress termico

51 Lavoro in ambienti molto freddi
Per lavoro a t. ≤ -12°C il lavoratore deve essere tenuto a costante controllo a vista. TLV (parziali) per tempi di lavoro (t.lav.)/pause (10 min. in ambiente caldo) di riscaldamento per un turno di 4 ore. Lavoro moderato e pesante. Temp. aria °C Con vento trascurabile da a t. lav. max (minuti) n. pause normale normale in poi solo emergenza

52 Stress e danni da freddo
La temperatura corporea (t.c.) non deve scendere sotto i 36°C. Occorre proteggere le estremità (mani, piedi e testa). Una t.c. <36°C riduce la vigilanza, la capacità decisionale e può portare alla perdita di coscienza. Sintomi da freddo: forte tremito, sensazione di freddo pungente, eccessivo affaticamento, irritabilità, euforia Per t.c. <35°C: forti brividi=segnale di pericolo = interrompere l'esposizione Solo danni a mani, piedi e testa possono manifestarsi senza la comparsa di segni iniziali di ipotermia Eseguire rilevazioni termometriche in posti di lavoro con temperature ambientali <16°C Proteggere tutto il corpo per temperature ambientali <4°C

53 Protezioni delle mani contro il freddo
In lavori a mani nude per più di min. con temp. amb. <16°C mettere a disposizione mezzi per mantenere calde le mani (termoventilatori, piastre elettriche, ecc.) Uso di guanti per temperatura: < 16 °C lavoro sedentario < 4 °C lavoro leggero < -7 °C lavoro moderato A temp. < -1°C ricoprire con materiale isolante termico le impugnature metalliche di utensili Informare i lavoratori di non venire a contatto nemmeno accidentalmente con la pelle nuda con superfici fredde a t. < -7 °C

54 Fattori che influenzano la sensibilità della singola persona al calore
a) Individuali Peso Stato di preparazione fisica Grado di acclimatazione Metabolismo Uso di alcool e di droghe Patologie particolari (es.: ipertensione) Tipo di vestiario Precedenti colpi di calore b) Ambientali Temperatura dell’aria Temperatura radiante Movimento dell’aria Umidità relativa dell’aria

55 Effetti del calore sulla salute
Colpo di calore (è un emergenza medica) Primi sintomi Confuzione Comportamento irrazionale Perdita di coscienza Convulsioni Mancanza di sudorazione (non sempre) Pelle calda e secca Temperatura del corpo abnorme Trattamenti da praticare: Porre il soggetto in zona ombreggiata e rimuovere i vestiti esterni Inumidire la pelle Incrementare la ventilazione intorno al soggetto Reintegrare i liquidi dispersi il prima possibile Abbassare la temperatura corporea con metodi professionali

56 Effetti del calore sulla salute
Esaurimento di calore (è un emergenza medica) Primi sintomi (condizioni che rispondono rapidamente ad un tempestivo trattamento) Mal di testa Nausea Vertigini Debolezza Sete Capogiri Interventi sul soggetto Rimuoverlo dall’ambiente caldo Dissetarlo

57 Effetti del calore sulla salute
Blocchi di calore Causati da lavoro fisico molto intenso in ambiente caldo Sono dovuti allo sbilanciamento della concentraione dei Sali minerali causato dalla sudorazione Sono causati dalla mancanza di rifornimento di acqua Non fare affidamento alla sete come guida per la necessità di acqua In ambienti caldi l’acqua andrebbe bevuta ogni minuti L’utilizzo di bevande con alti contenuti di carboidrati e Sali minerali minimizza i disturbi fisiologici durante il recupero Collasso da calore (svenimento) Il cervello non riceve abbastanza ossigeno poiché il sangue si accumula alle estremità Questa reazione è simile a quella dell’esaurimento da calore, ma non ha conseguenze sul bilancio termico del corpo L’inizio del collasso da calore è rapido ed imprevedibile Per prevenire il collasso il soggetto dovrebbe essere gradualmente acclimatato all’ambiente caldo Esantema da calore Si manifesta con papule rosse in aree dove gli indumenti sono stretti Con incremento della sudorazione queste papule danno origine a prurito Si verificano nella pelle che costantemente umida per sudore non evaporato e possono diventare infetti se non trattati Gli esantemi scompaiono di solito quando un individuo colpito torna in ambiente fresco. Affaticamento da calore Diminuisce la capacità in lavori che richiedono doti sensitivomotorie, mentali o di vigilanza

58 Stress da calore WBGT = 0,7 twn + 0,3 tg in °C twn = temperatura del termometro a bulbo umido naturalmente ventilato tg = temperatura del globotermometro TLV-ACGIH in gradi WBGT per esposizione al calore

59 Stress da calore L’ACGIH precisa che i TLV suggeriti sono basati sul presupposto che l’indice WBGT del posto di riposo sia uguale o molto simile a quello del posto di lavoro. Quando il WBGT del posto di lavoro è diverso da quello del posto di riposo, si dovrà usare un valore medio ponderato nel tempo sia per il WBGT sia per il calore metabolico (carico di lavoro). Per esposizioni continuative nell’arco della giornata lavorativa a condizioni ambientali calde, le medie ponderate rispetto al tempo si calcolano come media ponderata in un’ora, se invece le esposizioni sono intermittenti la media ponderata si esegue su 2 ore.

60 Possibilità di calcolo del tempo di permanenza continuativa massimo
Quando l’indice WBGT calcolato nell’ora di massima esposizione supera il corrispondente valore del TLV si può calcolare il tempo massimo che l’operatore non deve superare nella postazione calda. L’elaborazione analitica consiste nell’eguagliare la media ponderata dei valori WBGT misurati nelle diverse postazioni frequentate con la media ponderata dei relativi TLV.

61 Valutazione delle condizioni microclimatiche
Confronto con i valori limite dello stress termico (da freddo o da caldo). Il superamento di questi valori può determinare un concreto danno alla salute Confronto con indici del "benessere termico". Permette di valutare l'esistenza o meno di condizioni microclimatiche confortevoli

62 Fattori fisici dell'aria
temperatura (°C) umidità relativa (%) ventilazione (m/s) si misurano con più termometri e con un anemometro (in totale 5 misure)

63 Centralina della LSI con cinque sensori (da sinistra):
velocità dell’aria umidità relativa temperatura temperatura radiante

64 Centralina della innova con cinque sensori (da sinistra):
velocità dell’aria temperatura asimmetrica radiante “dry heat loss” e temperatura operativa temperatura dell’aria umidità dell’aria

65 Anemometro a filo caldo con acquisitore della LSI BABUC M

66 Fattori fisici: registrazione sulle 24 ore

67 Fattori individuali Dispendio energetico (W/m2) si stima con l’aiuto di valori tabellati Resistenza termica del vestiario (m2C/W) si calcola sommando valori tabellati per singoli indumenti

68 Dispendio energetico Fattori Individuali

69 Fattori Individuali Vestiario

70 Dispendio energetico e resistenza termica del vestiario
0,5 clo 1,2 met 0,8 clo 2,2 met 1,7 clo 2,5 met

71 ECT: equivalent chill temperature (temperatura equivalente di sensazione di freddo)
A basse temperature la velocità del vento determina una sensazione di freddo pari a quella che si avrebbe ad una temperatura inferiore a quella misurata con il termometro Ad esempio Velocità vento m/s -1 °C -7 °C Minima -1 ETC -7 ETC 2,2 -3 ETC -9 ETC 4,4 -16 ETC

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73 Benessere termico Diagramma ASHRAE: campi di condizioni termicamente accettabili per persone con abbigliamento tipico invernale o estivo, per attività sedentaria o leggera e per velocità dell’aria < 0,15 m/s Temperatura di rugiada: temperatura alla quale l’aria diventa satura La temperatura efficace tiene conto della umidità della cute come fattore favorente gli scambi di calore con l’ambiente

74 Benessere termico temperatura operativa
La temperatura operativa tiene conto anche del contributo dell’energia radiante radiante (a basse velocità di aria)

75 Benessere termico equazione di fanger
PMV=[0,303exp(–0,036M/Ab)+ 0,028]·{M/Ab(1-h)- 3,05·10–3 [5733–6,99(M/Ab)(1–h)–jpa]–0,42 [(M/Ab)(1–h)–58,15]–1,7·10–5 (M/Ab)(5867–jpa)–0,0014(M/Ab) (34–ta)–fclhc(t*cl–ta)–3,96·10–8fcl[(t*cl+273)4–(tr+273)4]}

76 PMV (predicted mean vote): esprime un voto medio previsto per la sensazione di benessere termico
PPD (predicted percentage of disatisfied): è la percentuale prevista delle persone insoddisfatte PMV PPD sensazione di freddo sensazione di caldo totale insoddisfatti -2,0 76,4 % -- -1,0 26,8 % -0,5   9,9 %   0,4 % 10,3 % -0,1   3,4 %   1,8 %   5,2 %   2,5 %   5,0 % 0,1 0,5   9,8 % 10,2 % 1,0 26,4 % 2,0 75,7 %

77 LIMITI (ISO DIS 7730) - 0.5 < PMV < +0.5 PPD < 10%
+ 3 molto caldo + 2 caldo + 1 leggermente caldo 0 neutralità termica o benessere - 1 leggermente freddo - 2 freddo - 3 molto freddo

78 Correnti d’aria: indici di disturbo
E' da tener presente che la velocità dell'aria non può esser variata a piacimento in quanto, per velocità troppo basse, minori di 0,05 m/s l'aria diventa stagnante e non c'è nell'ambiente una sufficiente diluizione degli inquinanti aerodispersi. Per contro, anche con velocità dell'aria troppo elevate, un soggetto, anche se in condizioni termiche neutrali, può aver problemi di discomfort. Le raccomandazioni ISO 7730 e ASHRAE , facendo riferimento alla velocità media dell'aria, indicano per le attività sedentarie i seguenti valori: V ≤ 0,15 m/s durante il periodo invernale con temperature tra i 20 e i 24 °C; V ≤ 0,25 m/s durante il periodo estivo, con temperature tra i 23 e 26 °C.

79 Correnti d’aria: indici di disturbo
Gli impianti di immissione d’aria, soprattutto se condizionata, possono creare disuniformità di temperatura e di velocità dell’aria sia nelle varie zone dello stesso ambiente sia sulla verticale della stessa zona. Per tali situazioni è stato messo a punto un particolare indice q (Effective Draft Temperature) che tiene conto, nella valutazione del benessere microclimatico, soltanto della temperatura e della velocità dell’aria, ed è quindi indipendente dall’umidità relativa dell’aria. L’equazione che permette di calcolare tale indice è (ASHRAE, 1985): q = (tx – tc) – a(vx – b) dove: tx = temperatura locale, °C tc = temperatura media del locale, °C vx = velocità locale dell’aria, m/s a = 8 b = 0,15 Un’elevata percentuale di persone in occupazioni sedentarie (uffici) considera ancora accettabile una situazione in cui q è compresa tra -1,7 e +1,1 °C e la velocità media dell’aria non supera 0,25 m/s.

80 PD = (34 - ta) (va- 0,05)0,62 (0,37 va Tu + 3,14)
Correnti d’aria: indici di disturbo Altro indice di disturbo è quello proposto da Fanger ed altri nel Tale indice tiene conto delle fluttuazioni della velocità dell’aria nell’ambiente: PD = (34 - ta) (va- 0,05)0,62 (0,37 va Tu + 3,14) dove: PD =percentuale degli insoddisfatti, % ta = temperatura dell’aria, °C va = velocità media dell’aria, m/s Tu = intensità di turbolenza, % [= deviazione standard delle misure di velocità dell’aria diviso il valore medio della velocità dell’aria: SDv/va] L’ indice vale per attività leggera sedentaria, per le parti del corpo scoperte (mani, collo, testa) e per ta compresa tra 20 e 26 °C. Per va<0,05 porre va=0,05, per PD>100 porre PD=100.

81 Differenze soggettive
Le equazioni del comfort non soddisfano mai la totalità delle persone, ma forniscono combinazioni di variabili in grado di dare il comfort alla maggioranza delle persone. Per ogni persona esistono intervalli di temperature ambientali all’interno dei quali si sente in condizioni di comfort. Tuttavia non esistono degli intervalli comuni per gruppi numerosi di persone, in grado di soddisfare tutti. Ci sarà una temperatura ambientale in grado di lasciare insoddisfatto il 5% delle persone.

82 Esempio di presentazione dati

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