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Scenari in rapida trasformazione per le politiche regionali

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Presentazione sul tema: "Scenari in rapida trasformazione per le politiche regionali"— Transcript della presentazione:

1 LA RIFORMA DELLA POLITICA DI COESIONE: IL NUOVO CICLO DI PROGRAMMAZIONE 2007 - 2013

2 Scenari in rapida trasformazione per le politiche regionali
“L’allargamento condurrà ad un ampliamento dei divari di sviluppo, ad uno spostamento verso est del problema delle disparità e ad una più difficile situazione occupazionale: i divari socioeconomici raddoppieranno e la media comunitaria del PIL per abitante si ridurrà del 12,5%. Inoltre, l’Unione dovrà fronteggiare la più rapida ristrutturazione economica derivante dalla globalizzazione, l’ulteriore apertura dei mercati internazionali, la rivoluzione tecnologica, lo sviluppo dell’economia e della società della conoscenza, l’invecchiamento della popolazione e la crescita dei flussi migratori”.

3 La nuova geografia delle disparità
PIL per abitante (2001), Media UE = 100 < 50 >= 125 Assenza dati

4 Crescita e convergenza delle regioni italiane dell’Obiettivo 1
Dal 1995, le regioni italiane dell’Obiettivo 1 sono cresciute un po’ al di sopra della media nazionale ma con un ritmo comunque basso. Quindi l’obiettivo della convergenza è ancora molto lontano Numeri indici (1995=100) del PIL a prezzi costanti

5 Documenti analizzati per fornire un quadro di riferimento dell’avvio della riforma della politica di coesione e del relativo processo di programmazione - 1 Natura e titolo dei documenti Soggetto responsabile Data di pubblicazione Sito 1. Un nuovo partenariato per la coesione: convergenza, competitività e cooperazione Bruxelles III Relazione sulla coesione economica e sociale Commissione Europea 18/02/2004 2. Proposta di regolamenti comunitari per la politica di coesione 14/07/2004 - Proposta di regolamento del Consiglio recante disposizioni generali sul FESR, FSE e sul Fondo di coesione - Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al FESR – COM 2004 – 495 – Final - Proposta di regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio sul FSE – COM 2004 – Final - Proposta di regolamento del Consiglio che istituisce il Fondo europeo di coesione – COM 2004 – 494 definitivo - Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all’istituzione di gruppi europei di cooperazione tranfrontaliera (GECT)– COM 2004 – 496 – def. 3. Agenda Lisbona Agenda Goteborg Consiglio europeo Marzo 2000 Giugno 2001 4. Intesa sulla nota tecnica relativa alla definizione del Quadro Strategico nazionale per la politica di coesione recante in allegato Linee guida per l’elaborazione del Quadro strategico nazionale per la politica di coesione Presidenza del Consiglio dei Ministri – Conferenza unificata Febbraio 2005

6 Documenti analizzati per fornire un quadro di riferimento dell’avvio della riforma della politica di coesione e del relativo processo di programmazione - 2 Natura e titolo dei documenti Soggetto responsabile Data di pubblicazione Sito 5. Nota informativa concernente l’attuazione delle Linee guida per l’impostazione del Quadro strategico nazionale per la politica di coesione Presidenza del Consiglio dei Ministri Aprile 2005 6. Proposta di percorso per la realizzazione coordinata dei Documenti strategici regionali in ob. 1 e definizione del documento Linee per un nuovo Programma Mezzogiorno Dipartimento per le politiche di sviluppo e coesione Marzo 2005 7. Il negoziato sulla riforma della politica di coesione nell’Unione Europea. Dossier per la Conferenza dei Presidenti Conferenza Stato – Regioni “gruppo di contatto” Febbraio 2005 8. Costruire il nostro avvenire comune. Sfide e mezzi finanziari dell’Unione allargata Commissione Europea Febbraio 2004 9. Prospettive finanziarie – COM (2004) 487 definitivo Luglio 2004 10. Memorandum italiano sulla riforma della politica regionale di coesione comunitaria MEF - DPS Giugno 2001 Dicembre 2002 11. Prime simulazioni sulle aree ob. 2 – I principali risultati MEF – Gruppo di contatto e ISTAT Dicembre 2004 12. Obiettivo “competitività regionale e occupazione” – Aggiornamento e nuove simulazioni 13. Bozza degli “Orientamenti strategici ” Non paper delle Direzioni generali:Regio e Occupazione Maggio 2005 14. Communication De La Commission “Une Politique de Cohésion pour souvenir la croissance et l’emploi. Orientations stratégiques communautaires 2007 – 2013” Luglio 2005

7 Integrare le politiche di coesione e la strategia di Lisbona
La strategia di Lisbona : la ridefinizione delle politiche per la crescita e l'occupazione per far fronte all’esigenza di riorientare tutte le politiche di sviluppo . La strategia di Lisbona è stata recentemente rilanciata dalla Commissione. Gli Assi fondamentali: Conoscenza e innovazione – motori di una crescita sostenibile Infrastrutture e servizi alle imprese, caratterizzato da adeguate strutture di trasporto e di gestione della logistica dei beni La crescita e l’occupazione al servizio della coesione sociale

8 ELEMENTI INNOVATIVI DEL CICLO DI PROGRAMMAZIONE
Concentrazione, tematica e finanziaria, sui tre obiettivi strategici (Convergenza, Competitività e Occupazione, Cooperazione territoriale europea) Riduzione del numero dei Fondi: FESR, FSE e Fondi di Coesione Programmi monofondo Integrazione nei programmi regionali di azioni dedicate allo sviluppo urbano (possibilità di sub-delega agli enti locali) Riserva di risorse aggiuntive a zone con handicap geografici o demografici (isole, zone rurali, zone di montagna, zone dipendenti dalla pesca, zone a bassissima densità abitativa, zone frontaliere) Semplificazione del processo di programmazione Possibilità di intervento sull’intero territorio regionale anche per l’ob. Competitività e Occupazione (a differenza di quanto normato nel per l’ob.2) Semplificazione e decentralizzazione della gestione, del controllo e della programmazione dei Fondi strutturali Istituzione di riserve nazionali per far fronte a crisi settoriali o locali Istituzione di un nuovo organismo per la gestione della programmazione transfrontaliera (GECT)

9 Semplificazioni nel sistema strategico e di programmazione
Documento strategico globale: è adottato dal Consiglio (su proposta della Commissione) per impostare la nuova programmazione [Titolo 2, Cap. I, artt. 23 – 24]. Quadro strategico nazionale: è adottato da ciascun Paese membro per impostare la propria strategia e la programmazione operativa globale [Titolo 3, Cap. II, artt. 25 – 26]. Programmi operativi nazionali e regionali: sono PO monofondo [art. 33], gestiti a livello globale e di priorità [art. 36], quindi non più specificati dai CdP [c. 41]. I fondi sono ridotti a tre (FESR, FSE, FdC) [art. 4]. Le IC scompaiono e sono assorbite nei PO.

10 Modifiche nella regolamentazione:
Progetti generatori di entrate: la loro nozione è introdotta esplicitamente [RG art. 54] come elemento che consente di modulare la partecipazione dei fondi. Stabilità delle operazioni: questo concetto viene introdotto per evitare modifiche sostanziali (entro sette anni) alla destinazione delle operazioni cofinanziate [RG art. 56]. Autorità: viene in parte riformulato il sistema delle autorità prevedendo, accanto all’AdG, un’Autorità di certificazione e un’Autorità di audit [RG art. 58]. Assistenza tecnica: nella “Convergenza”, l’AT può essere realizzata attraverso PO specifici, entro i limiti del 4% della dotazione globale [RG art. 44].

11 Una diversa destinazione delle riserve comunitarie
Riserva di qualità ed efficacia (3%): premia i progressi degli Stati membri rispetto alla situazione di partenza in termini di prodotto, occupazione e innovazione [artt. 20 e 48]. Riserva per imprevisti (1% e 3%): è assegnata a ciascuno Stato membro per affrontare crisi impreviste, locali o settoriali, legate alla ristrutturazione economica e sociale o alle conseguenze dell’apertura degli scambi [art. 49].

12 Riprovare con le sovvenzioni globali?
L’AdG può concludere un accordo con organismi intermedi per la realizzazione di uno o più operazioni. Gli organismi possono includere enti locali, organismi di sviluppo regionale ed ONG. L’organismo intermedio deve essere solvibile, competente e “localizzato”. L’accordo precisa le operazioni, i criteri per la scelta dei beneficiari, i tassi di intervento dei Fondi, le modalità di sorveglianza, valutazione e controllo, il ricorso ad una garanzia finanziaria. Il Regolamento cita un esempio di applicazione facendo riferimento ai progetti urbani [art. 36].

13 Che fine ha fatto lo sviluppo rurale?
E’ istituito un Fondo unico per lo sviluppo rurale, che assorbe i precedenti strumenti, con un sistema unico di programmazione, di gestione e controllo, nonché con l’estensione del sistema n + 2 La programmazione avviene partendo da Orientamenti strategici comunitari, segue la costruzione del Piano Strategico Nazionale e poi il Programma di Sviluppo Rurale I PSR sono articolati in quattro Assi: Competitività, Ambiente e gestione del territorio, Diversificazione e qualità della vita, Approccio Leader

14 Il Quadro degli obiettivi

15 Risorse comunitarie per obiettivo e popolazione
N.D. Non disponibile N.C. Non calcolabile Ricadono nel gruppo: Campania, Calabria, Puglia, Sicilia Ricade nel gruppo la Basilicata Ricadono nel gruppo tutte le altre regioni italiane Ricade nel gruppo la Sardegna Risorse totali aumentate del 35% rispetto al Bilancio comunitario proposto pari all’1,24% del PIL dell’UE a 25 Risorse totali corrispondenti allo 0,34 del Bilancio comunitario

16 Obiettivi Criteri/parametri
Criteri e parametri per la ripartizione delle risorse comunitarie a livello di Stati Membri Obiettivi Criteri/parametri Convergenza Le risorse complessive per l’obiettivo “convergenza” ammontano al 78,54% delle risorse totali e sono distribuite tra le varie componenti in base ai seguenti criteri: popolazione ammissibile prosperità regionale prosperità nazionale disoccupazione Competitività regionale ed occupazione Le risorse complessive per l’obiettivo “competitività regionale ed occupazione” ammontano al 17,22% delle risorse totali e sono distribuite tra le varie componenti in base ai seguenti criteri: popolazione totale tasso di occupazione livello di istruzione delle persone occupate densità della popolazione Cooperazione territoriale europea Le risorse complessive per l’obiettivo “cooperazione transfrontaliera” ammontano al 3,94% delle risorse totali e sono distribuite tra le varie componenti in base ai seguenti criteri:

17 Obiettivi strategici delle politiche comunitarie
Consiglio di Lisbona (23 – 24 marzo 2000) Rafforzamento delle politiche in materia di Società dell’Informazione (SI) verso “una società dell’informazione per tutti” e di R&ST verso “uno spazio europeo della ricerca”; Creazione di un ambiente favorevole all’avviamento e allo sviluppo di imprese innovative, specialmente di PMI per un’ “Europa imprenditoriale, innovativa e aperta”; Modernizzazione del modello sociale europeo, conferendo massima priorità agli interventi a sostegno della piena occupazione e degli interventi volti a garantire l’equilibrio dei sistemi; Politiche di crescita “sane”, attraverso il fine tuning degli strumenti di politica macroeconomica e il rispetto dei vincoli di bilancio pubblico. Consiglio di Göteborg (15 – 16 giugno 2001) Lotta ai cambiamenti climatici; Riduzione dell’impatto ambientale del sistema dei trasporti; Limitazione dei rischi per la salute pubblica; Gestione più responsabile delle risorse naturali.

18 Tavola comparativa obiettivi 2000 – 2006 / 2007 - 2013

19 Priorità di intervento per l’obiettivo “Convergenza”
A. FESR a. Ricerca e Sviluppo tecnologico, innovazione e spirito imprenditoriale; b. Società dell’informazione; c. Tutela dell’ambiente; d. Prevenzione dei rischi; e. Turismo e promozione del patrimonio naturale e culturale; f. Investimenti nei trasporti; g. Energia e reti transeuropee; h. Investimenti a favore dell’educazione; i. Investimenti a favore della sanità; l. Sostegno diretto agli investimenti nelle PMI B FSE - a. Espansione e miglioramento degli investimenti nel capitale umano; b. Rafforzamento della capacità istituzionale e dell’efficienza delle pubbliche amministrazioni e dei servizi pubblici a livello nazionale, regionale e locale

20 Priorità di intervento per l’obiettivo “Competitività regionale e Occupazione”
A. FESR a. Innovazione ed economia della conoscenza; b. Ambiente e prevenzione del rischio; c. Accessibilità ai servizi di trasporto e di telecomunicazione di interesse economico generale. B FSE - a. Accrescimento dell’adattabilità dei lavoratori e delle imprese; b. Miglioramento dell’accesso all’occupazione per le persone in cerca di lavoro e per quelle inattive, prevenzione della disoccupazione, prolungamento della vita lavorativa e accrescimento della partecipazione al mercato del lavoro delle donne e degli emigrati; Potenziamento dell’integrazione sociale delle persone con difficoltà e lotta alla discriminazione.

21 AREE AMMISSIBILI AI FINANZIAMENTI
OBIETTIVO AREE AMMISSIBILI REGIONI ITALIANE Convergenza Regioni NUTS II con PIL pro capite < al 75% della media comunitaria (a 25) Calabria, Campania, Puglia, Sicilia Regioni NUTS II con PIL pro capite > al 75% della media comunitaria (a 25) ma < al 75% della media comunitaria (a 15) - Effetto statistico dell'allargamento (Phasing Out) Basilicata Competitività regionale e Occupazione Regioni NUTS II non coperte dall'ob. Convergenza Abruzzo, Bolzano, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Toscana, Trento, Umbria, Valled'Aosta, Veneto Regioni NUTS II coperte dall'ob.1 nel 2006 ma non ammesse alla Convergenza (Phasing In) Sardegna Cooperazione territoriale europea Regioni NUTS II situate lungo le frontiere terrestri interne ed alcune esterne - Regioni NUTS II situate lungo le frontiere marittime separate da un massimo di 150 km Zone transnazionali

22 E CRONOGRAMMA DELLE VARIE FASI DI ATTIVITA' - 1
PROCESSO DI PROGRAMMAZIONE PARTENARIALE (Commissione/Stato membro) pp E CRONOGRAMMA DELLE VARIE FASI DI ATTIVITA' - 1

23 La nuova Carta degli Aiuti
Il mantenimento di livelli di intensità di aiuto elevati per le sole aree della Convergenza (e cioè per le aree che si ricollegano alla classificazione introdotta nel Trattato ex art.87.3.a); L’esclusione delle aree 87.3.c per tutti i territori dell’obiettivo 2. In sostanza i livelli di intensità di aiuto piuttosto elevati, collegati alla accezione 87.3.c sono applicabili alle sole regioni del cd. “effetto statistico”, a quelle a bassa densità di popolazione e per i territori isolani; La generalizzazione di un livello di intensità costante di aiuto per tutte le altre aree non classificabili tra quelle della convergenza, che risulta superiore in termini ESL a quello dell’attuale periodo di programmazione; La Carta degli Aiuti proposta dalla Commissione definisce i livelli di intensità in termini di ESL; tale proposta non trova l’accordo degli Stati membri.

24 Proposta di revisione degli orientamenti in materia di aiuti di stato*
Aree ammissibili rientranti nel campo di applicazione dell’art a: Regioni in cui il PIL procapite ≤ 75% della media UE a 25. PIL ≤ 45% media UE 45% < PIL ≤ 60% 60% < PIL ≤ 75% Aree ammissibili rientranti nel campo di applicazione dell’art c: Regioni NUTS II attualmente 87.3.a con PIL > 75% UE 25 ma ≤ 75% UE Regioni “ad effetto statistico” - (per l’Italia la Basilicata) Regioni NUTS II attualmente 87.3.a con PIL > 75% UE Regioni di “crescita economica” – (per l’Italia la Sardegna) Regioni NUTS III con meno di 12,5 ab./kmq (a “bassa densità di popolazione”) * I livelli di intensità di aiuto sono espressi in ESL

25 Tabella delle intensità di aiuto proposte
(livelli di intensità d’aiuto espressi in ESL) Regioni Grandi imprese Medie imprese* Piccole imprese 87.3.A ≤ 45% 40% 50% 60% 87.3.A ≤ 60% 35% 45% 55% 87.3.A ≤ 75% 30% 87.3.C "effetto statistico" 1/1/07 1/1/10 1/1/12 22,5% 15% 32,5% 25% 42,5% 87.3.C "bassa densità di popolazione" 20% 87.3.C "crescita economica" Zone non assistite 0% 10% * La controproposta italiana prevede di equiparare il livello di intensità di aiuto delle Medie Imprese a quello delle Piccole Imprese, come conseguenza della proposta di accorpamento tra le due categorie (PMI)


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