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ARTE ROMANA arch. Bianca Vitale.

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Presentazione sul tema: "ARTE ROMANA arch. Bianca Vitale."— Transcript della presentazione:

1 ARTE ROMANA arch. Bianca Vitale

2 un po’ di storia… Secondo la leggenda, la città di Roma venne fondata il 21 aprile nell'anno 753 a.C. dal leggendario Romolo sul colle Palatíno. Alle origini della città ebbe grande importanza il guado sul Tevere, che costituì per molto tempo il confine tra Etruschi e Latini. Gli storici confermano la nascita di questa nuova città fra gli insediamenti dei Latini, antichi abitatori della regione grosso modo corrispondente all'attuale Lazio. Dal colle Palatino Roma si estese ben presto ai sei colli vicini (Aventino, Campidoglio, Celio, Esquilino, Quirinale e Viminale), divenne sempre più forte e riuscì a conquistare in breve anche i territori confinanti. Per i primi due secoli della sua storia Roma fu governata, secondo la tradizione, da sette re i primi quattro (Romolo, Numa Pompilio, Tullo Ostilio, Anco Marzio) di origine latina, gli ultimi tre (Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo) di origine etrusca. Fu in quest'ultimo periodo della monarchia che la città venne sottoposta all’egemonia degli Etruschi, assorbendone gran parte della loro civiltà. Dalla fondazione e per i due secoli successivi l'arte romana ha dunque caratteristiche italiche, ma con notevoli influssi etruschi di cui il più importante è certamente l'uso in architettura di archi che permettevano lo sviluppo in altezza degli edifici.

3 Durante il periodo monarchico tutto il potere era nella mani del re, assistito dal Senato, assemblea formata da soli nobili. Erano infatti proprio i nobili, detti patrizi, i soli a partecipare al governo della città. Il resto della popolazione comprendeva i plebei, anch'essi cittadini liberi, ma privi di ogni potere politico e gli schiavi, ai quali era negato qualsiasi diritto, fino a ridurli al ruolo di cose. Con la cacciata di Tarquinio il Superbo, nel 509 a.C., si instaura a Roma la Repubblica, che durerà fino all’avvento dell’impero, con Augusto, nel 27 a.C. La Repubblica era un sistema di governo caratterizzato dalla divisione dei poteri, affidati a più persone dette magistrati, di estrazione esclusivamente patrizia. Si trattava,dunque, di un tipo di governo aristocratíco. I plebei, infatti, continuavano comunque a essere esclusi da ogni partecipazione politica. Fu solo molto lentamente e dopo anni e dure lotte che i plebei riuscirono a migliorare la loro posizione e a comparire sulla scena politica della città. Durante il periodo repubblicano ci furono molte guerre di conquista, soprattutto nell’ultimo secolo, per estendere il dominio di Roma dalla penisola italiana a molti altri territori che si affacciavano sul Mediterraneo e che furono chiamati province. Augusto riuscì a riportare la pace in tutto il territorio, ormai di notevoli dimensioni, sottoposto al dominio di Roma. Dopo di lui, fino alla fine del II secolo, l'impero - il più grande che l'Occidente abbia mai avuto - ebbe un periodo di relativa tranquillità, guidato da imperatori equilibrati e intelligenti. arch. Bianca Vitale

4 I Romani ebbero con l'arte un rapporto molto problematico.
Essi, infatti, erano più interessati alle questioni concrete che non a quelle astratte. La loro indole, dura e sobria, si era definita nel corso di secoli di guerre quasi ininterrotte, prima per la conquista del Lazio, poi dell'Italia e, infine, dei Paesi mediterranei e dell'Europa nord-occidentale (sino all'Inghilterra) e nord-orientale (fino al Danubio). Le discussioni artistiche e filosofiche, tanto care ai Greci, erano pertanto ritenute perdita di tempo e oziosità. Esse non portavano che al rilassamento e alla mollezza dei costumi, all'abbandono delle tradizioni e degli usi praticati dagli antenati i quali avevano fatto grande la patria. Gli stessi oggetti di cui i Romani - specie quelli di età repubblicana - si circondavano, erano costituiti da materiali poveri. L’arte romana si manifestò prevalentemente nelle seguenti forme: Il ritratto, che trasmetteva ai posteri le fattezze degli antenati; Le grandi opere pubbliche per l’utilità comune e dello stato; I rilievi e le architetture onorarie per celebrare eventi o personaggi FONDAMENTALMENTE L’ARTE ROMANA FU UN’ARTE ANONIMA Ricordiamo infatti le opere con il nome del console o dell’imperatore che ne promossero la realizzazione arch. Bianca Vitale

5 L’ARCHITETTURA Mentre l’architettura greca basa le proprie tecniche costruttive su un principio semplice e intuitivo: quello trilitico (tre elementi: uno orizzontale e due verticali di sostegno) cioè dell’architrave che poggia sui piedritti, quella romana, invece, basa i suoi schemi costruttivi sul principio dell’arco e della volta: in tal modo i sostegni si fondono con la copertura creando un insieme uniforme, continuo e solido. arch. Bianca Vitale

6 L’ARCO E LA VOLTA Poiché le volte e gli archi, a causa di ben precise leggi fisiche, spingono i propri sostegni verticali verso l'esterno, con il rischio di farli crollare, è necessario opporre una forte resistenza a questa grande spinta. A tale esigenza la tecnica romana fa fronte grazie al grande spessore delle murature. L'uso sistematico dell'arco e della volta permise ai Romani di coprire spazi immensi. In ciò i Romani furono aiutati anche dall'abilità nel servirsi di nuove e potenti macchine da cantiere quale, ad esempio, la gru del tipo di quella mostrata nel diapositiva successiva Tale apparato, infatti, ingegnosamente azionato da una grande ruota di legno, messa in movimento dalla forza di alcuni uomini che camminavano al suo interno, consentiva di sollevare grandi pesi facilitando la costruzione. arch. Bianca Vitale

7 La linea di intradosso si chiama anche sesto
Si chiama freccia o saetta la distanza verticale fra il piano di imposta e il punto più elevato della linea dì intradosso, mentre luce o corda è la distanza fra i sostegni o piedritti arch. Bianca Vitale

8 L’arco si inizia a costruire dai due estremi del piano di imposta e termina con il concio di chiave che chiude la struttura. Dal punto di vista geometrico nell'arco a tutto sesto (cioè semicircolare) la freccia corrisponde al raggio della semicirconferenza, mentre la luce è pari al diametro. Durante le fasi della costruzione si ricorreva a una struttura in grado di sostenerlo, la cèntina. L’insieme delle centine si chiama armatura Essa, solitamente di legno, si costruisce prima dell’arco e ha la funzione di dargli la forma desiderata. Una volta sistemato il concio di chiave la centina viene smontata. L’operazione di smontaggio si chiama disarmo arch. Bianca Vitale

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10 Si dice ancora archivòlto o ghiera la parte esterna
arch. Bianca Vitale

11 Il materiale più importante per la costruzione di archi e muri è la malta formata da un legante (la calce), dalla sabbia e dall’acqua. Unendo alla malta la ghiaia o piccole scaglie irregolari di pietra o si otteneva il calcestruzzo (dal latino calx, calce* e strùere ammassare) un materiale non molto diverso da quello che anche oggi si usa in edilizia e che dopo la le­ta evaporazione dell'acqua, a seguito di reazioni chimiche, si trasformava in un unico blocco con la resistenza della pietra. arch. Bianca Vitale

12 Quindi il materiale più impiegato dai Romani nella costruzione delle volte e delle cupole fu il calcestruzzo (acqua, sabbia, ghiaia, malta). Esso si usa anche per costruire le murature a sacco. arch. Bianca Vitale

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14 per i Romani l’interesse della comunità precede sempre quello del singolo e, su tutti si pone quello dello Stato. Nella società romana assumono importanza soprattutto le grandi opere pubbliche di utilità comune e politico-militare: le strade ( via,viae) i porti (pòrtus. Portus) i ponti (pòns, pòntes) gli acquedotti (aquaedùctus, aquaeductì) le fognature (cìoaca,cloàcae) e anche vari edifici di interesse collettivo come: gli archivi (tàbulàrium, tabularii) i magazzini (hòrreum, horrea) i mercati (macèllum, macèlla) le terme (solo plur. thermae) le basiliche (Basilica, basilicae) adibite all'amministrazione della giustizia, a trattare gli affari e alle pubbliche riunioni. arch. Bianca Vitale

15 La città romana veniva fondata dapprima tracciando i due assi principali fra loro perpendicolari, detti cardo (nord-sud) e decumano (est-ovest), in seguito dividendo i quattro settori così ottenuti in centurie (il cui nome deriva dal fatto di essere formate da cento appezzamenti più piccoli), tramite un reticolo di strade parallele e perpendicolari alle strade principali (cardo e decumano). Questa operazione viene detta centuriazione Questa disposizione deriva da quella degli accampamenti militari (in latino castra) a pianta quadrata e divisi in quattro settori da due strade fra loro ortogonali» arch. Bianca Vitale

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17 Le terme Contrariamente all'uso moderno» per cui tale parola si riferisce soprattutto a impianti che sfruttano acque dai poteri curativi, i Romani chiamavano terme i grandi complessi dei bagni pubblici. In uso a Roma sin dall'età repubblicana, la loro tipologia fu definita in età imperiale a seguito della costruzione a Roma delle grandiose Terme di Traiano

18 IL TEMPIO L’architettura templare romana si ispira a quella greca e a quella etrusca. Tra gli schemi greci quelli preferiti dai romani furono: Il circolare periptero Il periptero su alto podio Il prostilo Il prostilo pseudoperiptero arch. Bianca Vitale

19 Del primo grande edificio templare costruito sul Campidoglio nel 509 a
Del primo grande edificio templare costruito sul Campidoglio nel 509 a. C., l'anno della cacciata dell'etrusco Tarquinio il Superbo, l'ultimo dei sette re, non abbiamo che testimonianze. Il tempio era era dedicato a Giove Ottimo Massimo, Giunone e Minerva (divinità equivalenti a Zeus, Hera e Athena), la cosiddetta «Triade Capitolina», e ricordava i templi etruschi. Si elevava, infatti, su un alto podio con ampie scale su uno dei lati brevi. Ogni divinità aveva una propria cella la cui parete di fondo proseguiva sull'esterno fino a occupare l'intera larghezza del podio. Il tempio di tipo esastilo, era circondato su tre lati da una fila di colonne, mentre l'ampio pronao aveva colonne disposte su tre file. arch. Bianca Vitale

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21 Frontone, acroterio e antefisse erano in terracotta come quelle di qualunque tempio etrusco e, anzi, la tradizione vuole che la stessa statua di Giove Capitolino fosse dovuta all’abilità del più grande degli artisti etruschi, Vulca. arch. Bianca Vitale

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23 All'età repubblicana (509-27 a. C
All'età repubblicana ( a.C.) risalgono i due tempietti di gusto ellenistico eretti nel Foro Boario: quello di Ercole Vincitore, detto anche di Vesta e quello di Portuno, detto della Fortuna Virile. Il primo è un tempio circolare periptero di ordine corinzio, l’ordine preferito dai Romani per l'architettura templare interamente in marmo. La cella cilindrica è circondata da una peristasi di 20 colonne scanalate. arch. Bianca Vitale

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25 Il Tempio di Portuno, detto della Fortuna Virile è un prostili tetrastilo pseudoperiptero, con mezze colonne che circondano l’intera pianta e con una gradinata solo davanti arch. Bianca Vitale

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27 PANTHEON Dedicato a tutti gli dei, costruito per volontà di Marco Agrippa, amico e genero di Augusto nel 27 a.C. ma poi distrutto da un incendio e ricostruito sotto Adriano nel 128 d.C. arch. Bianca Vitale

28 il pronao è in pietra e trabeato; la rotonda, in muratura e opus caementicium, voltata.
Una cornice mediana e una in sommità legano esternamente la rotonda e l'avancorpo arch. Bianca Vitale

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31 La facciata è octastila
La facciata è octastila. Il pronao è formato da tre file di colonne corinzie monolitiche di granito egizio: le otto frontali grigie e le altre otto rosse, disposte su due file di quattro colonne ciascuna. Il pronao è unito alla rotonda (il naos) da un elemento intermedio a forma di parallelepipedo. All’interno vi sono 7 nicchie (4 rettangolari e 3 circolari) intervallate da 8 edicole timpanate arch. Bianca Vitale

32 nicchie edicole arch. Bianca Vitale

33 Il pronao risulta diviso in tre navate, con due nicchie ai lati dell’ingresso principale
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35 La cupola è realizzata in calcestruzzo, nella cui composizione, via via che ci si avvicina alla sommità, intervengono materiali sempre più leggeri. Un oculo, del notevole diametro di quasi 9 metri, rappresenta l’unica fonte di luce per il grande vano rotondo arch. Bianca Vitale

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37 All'interno la cupola ha cinque anelli concentrici di 28 cassettoni quadrangolari ciascuno, che alleggeriscono la struttura (sono infatti degli incavi nello spessore della cupola stessa), ma hanno anche lo scopo di renderla più resistente tramite la maglia di nervature che si viene a formare arch. Bianca Vitale


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