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FISIOLOGIA DI ALTA MONTAGNA

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Presentazione sul tema: "FISIOLOGIA DI ALTA MONTAGNA"— Transcript della presentazione:

1 FISIOLOGIA DI ALTA MONTAGNA
A cura di Fabio Beolchi

2 % Casi di “Mal di Montagna” Composizione aria fino a 90 Km di altezza.
EVEREST = 33% aria disponibile FISIOLOGIA DI ALTA MONTAGNA Altitudine Respirazione Temperatura Pressione aria 8500 m -40° 250 mmHg 7000 m % Casi di “Mal di Montagna” in relazione alla quota raggiunta. 12 Lt /min -30° 310 mmHg Composizione aria fino a 90 Km di altezza. Azoto 78% Ossigeno 21% altri gas 1% 54 % 6000 m 5000 m -20° 380 mmHg 59% Cefalea 44% Insonnia 40% Astenia 12% Nausea Sintomi riscontrati 4000 m -11° 460 mmHg 13 % 3000 m -3,5° 530 mmHg 9 % 2000 m 2,7° 600 mmHg 1000 m 660 mmHg 0 m 6 Lt /min 15° 760 mmHg A cura di Fabio Beolchi

3 FISIOLOGIA DI ALTA MONTAGNA
Insorgenza di A.M.S (Acute Mountain Sickness) FISIOLOGIA DI ALTA MONTAGNA Altitudine 8500 m IPOSSIA - Diminuzione della quantita’ di ossigeno a disposizione per i processi metabolici. Edema Celebrale (HACE): cefalea, ottundimento coscienza, incoordinamento motorio, allucinazioni, disturbi del giudizio e di valutazione ZONA DELLA MORTE 7000 m Grave Edema Polmonare (HAPE): mancanza di fiato a riposo (dispnea), respiro frequente e rumoroso, liquido negli alveoli polmonari, emissione con tosse di muco rosato (sangue) 6000 m % Casi di “Mal di Montagna” in relazione alla quota raggiunta. 54 % 5000 m 59% Cefalea 44% Insonnia 40% Astenia 12% Nausea 4000 m Lieve Sintomi riscontrati Inappetenza, nausea, insonnia, vertigini e stordimento 13 % 3000 m Altre conseguenze letali. - Ritenzione di sodio e acqua - Scarsa emissione urine - Emoconcentrazione (Picnemia) 9 % 2000 m 1000 m Altri fattori favorenti l’insorgere di A.M.S. -Freddo -Esercizio fisico eccessivo 0 m A cura di Fabio Beolchi

4 FISIOLOGIA DI ALTA MONTAGNA
FENOMENI FISIOLOGICI DI ADATTAMENTO ALLA QUOTA OLTRE I 5000 mt – PRIMA FASE Punto 1: all’insorgere dell’Ipossia (riduzione di ossigeno dovuta alla quota), il nostro organismo, nella necessità di sopravvivere, aumenta l’apporto di ossigeno aumentando primariamente la frequenza cardiaca e gli atti respiratori. Contemporaneamente si prepara a far funzionare i nostri organi e ormoni in maniera differente, innescando, poco dopo, regolazioni più fini a livello biochimico e bioumorale. Punto 2: l’aumento della frequenza respiratoria garantisce un maggiore apporto di ossigeno tramite la proteina dell’emoglobina.contenuta nei globuli rossi. Con l’aumento della quota, questa proteina diminuisce via via la sua capacità di trasportare ossigeno in termini volumetrici. Punto 3: viene quindi stimolato il midollo osseo, organo deputato alla produzione di globuli rossi (Produzione Emopoietica), a produrne, non senza stress, una quantità maggiore. L’incremento dei globuli rossi comporta la variazione del valore di Ematrocrito, costituito dal rapporto tra la parte corpuscolata del sangue (globuli) e la parte liquida dello stesso. Punto 4: L’eccessiva veloce produzione e relativa concentrazione di globuli rossi nel sangue (Picnemia), non corrisponde ad un’altrettanto aumento della componente liquida del sangue (anche in conseguenza dell’eccesso di sudorazione e perdita di vapore acqueo con la respirazione dovuto alla fatica e alla difficoltà di ingerire liquidi in quota), provocando un aumento di viscosità del sangue, con conseguente fatica del cuore per garantirne la sua circolazione (perdita di fluidità). Punto 5: Quindi, l’aumento del battito cardiaco, dell’iperventilazione e del valore dell’Ematocrito, costituiscono i meccanismi primari di adattamento che determinano, purtroppo, scompensi in altri meccanismi fisiologici. L’iperventilazione provoca la perdita eccessiva dell’anidride carbonica (gas), residuo della respirazione, che, in termini di pressione e concentrazione nel sangue, contribuisce al mantenimento dell’equilibrio tra le molecole acide ed alcaline. Il sangue ha caratteristiche fisico-chimiche ben precise ed equilibrate (equilibrio idroelettrolitico), che consente variazioni di proporzione molto limitati. Punto 6: al diminuire del gas di anidride carbonica disciolto nel sangue, il nostro organismo cerca di riequilibrare il bilancio idroelettrolitico facendo subentrare i reni stimolandone la diuresi. L’eliminazione delle molecole alcaline, attraverso l’urina, ristabilisce la normale proporzione fra le sostanze (acide ed alcaline) ripristinando il valore corretto del Ph. A cura di Fabio Beolchi

5 FISIOLOGIA DI ALTA MONTAGNA
FENOMENI FISIOLOGICI DI ADATTAMENTO ALLA QUOTA OLTRE I 5000 mt – SECONDA FASE Punto7: con il passare del tempo e della permanenza in quota, l’organismo rileva che le attuali strategie impiegate per la corretta ossigenazione non sono sufficienti a garantire la corretta “alimentazione” della macchina umana. Si predispone quindi a “ridurre i consumi” eliminando o riducendo quello che è superfluo e che consuma ossigeno. E’ infatti necessario, per garantirne la sopravvivenza, un adeguato apporto di ossigeno agli organi nobili, cervello, cuore, polmoni. Il nostro organismo, sceglie quindi di demolire parte della sua struttura muscolare attraverso l’aumento del lavoro di alcuni ormoni deputati al lavoro di distruzione rispetto agli ormoni della ricostruzione (Tiroide, ormoni della crescita) della fibra muscolare. Si determinerà, quindi, oltre ad una perdita della massa grassa, anche una sensibile riduzione della massa muscolare in tutte le parti del corpo. A cura di Fabio Beolchi

6 FISIOLOGIA DI ALTA MONTAGNA
SCHEMA DELLA TOLLERABILITA’ DELL’ALTA QUOTA DA PARTE DI SOGGETTI SANI E DA SOGGETTI PORTATORI DI PATOLOGIE CRONICHE 0 – m Definita “zona indifferente”, non si avverte sensibilmente la mancanza di ossigeno da parte di soggetti sani. Individui affetti da broncopneumopatie, cardiopatie, anemia, ipertiroidismo, possono non tollerare anche altitudini inferiori a 2000 m. 3.000 – m Altitudine ben tollerata soltanto da soggetti allenati. E’ comunque necessaria l’acclimatazione. 5.000 – m Altitudine tollerabile con difficoltà e soltanto dopo l’acclimatazione, raggiungibile solo dopo aver soggiornato in precedenza ad altitudini inferiori. > “Zona critica”, dove soltanto individui ben allenati, sani ed acclimatati possono soggiornare per un tempo limitato A cura di Fabio Beolchi

7 FISIOLOGIA DI ALTA MONTAGNA
SCHEMA CONDIZIONI DI SALUTE CHE CONTROINDICANO IL SOGGIORNO AD ALTITUDINI ELEVATE Malattie cardiache coronariche, infarto nelle 4 settimane precedenti, angina, ipertensione Insufficienza celebrovascolare Malattie respiratorie, asma, enfisema, pneumotorace ricorrente, pneumonectomia Malattie del sangue, anemia, drepanocitosi Epilessia Diabete insulino dipendente Precedenti episodi di intolleranza all’altitudine A cura di Fabio Beolchi

8 FISIOLOGIA DI ALTA MONTAGNA
Grassi e Zuccheri Presso l’Ospedale Austriaco “Feldkirch”, nel corso del 2004, su richiesta della American Heart Association, sono state effettuate delle ricerche in merito allo svolgimento di attività di montagna. Sono esaminati, nel dettaglio, i livelli di colesterolo, glucosio e trigliceridi su di un campione di 45 adulti che per 2 mesi hanno svolto attività di salita e discesa in montagna. Dai risultati presentati risulta che il salire ed arrampicarsi libera velocemente il sangue dai grassi, mentre l’azione di scendere brucerebbe rapidamente gli zuccheri. A cura di Fabio Beolchi

9 FISIOLOGIA DI ALTA MONTAGNA
Assideramento L'assideramento consiste nel raffreddamento globale dell'organismo umano causato da vari possibili fattori come la permanenza prolungata in un ambiente freddo con inefficace protezione, in particolare se si è stanchi, si indossano indumenti umidi e se ci si trova in alta quota. EFFETTI - abbassamento della temperatura corporea - stanchezza - intorpidimento - rallentamento del polso e del respiro INTERVENTO - riscaldamento graduale dell'infortunato sostituendo gli indumenti bagnati con nuovi asciutti avendo cura di coprire soprattutto tronco e capo - massaggi - somministrazione di bevande calde zuccherate - trasporto dell'infortunato in un ambiente asciutto al riparo dal vento ma non troppo caldo A cura di Fabio Beolchi

10 FISIOLOGIA DI ALTA MONTAGNA
Congelamento Il congelamento è una lesione localizzata a cui sono sottoposte le estremità del corpo (piedi, mano, naso, orecchio) quando sono esposte per lungo tempo ad un freddo intenso. Il congelamento può essere di tipo superficiale: quando interessa solo la pelle; o profondo quando sono interessati anche i tessuti sottostanti (scala da I a III grado). EFFETTI - dita dure e rigide - pelle color bianco cereo o blu marmorizzato - sensibilità minima o assente - Visto che la parte colpita perde progressivamente di sensibilità, chi ne è colpito difficilmente se ne accorge per tempo INTERVENTO - togliere tutto ciò che potrebbe impedire la circolazione del sangue e slacciare eventuali indumenti troppo stretti - Non sfregare o massaggiare le parti congelate - Non bucare le eventuali vesciche - Non porre la zona congelata a contatto diretto con una fonte di calore - Se possibile immergere le parti lese in acqua a temperatura di 10° riscaldandola poi gradualmente nell'arco di mezz'ora fino a 40° A cura di Fabio Beolchi

11 FISIOLOGIA DI ALTA MONTAGNA
Colpo di sole Il colpo di sole è conseguente all'aumento della temperatura corporea provocata dall'azione del sole con un riscaldamento eccessivo della cute e un'imponente sudorazione che può portare ad una gravissima disidratazione. EFFETTI - mal di testa - vertigini - febbre - vomito - polso piccolo e frequente - sudorazione INTERVENTO - abbassamento graduale della temperatura dell'infortunato - trasporto dell'infortunato in un luogo fresco, asciutto e semibuio - areare l'infortunato con un giornale o un altro oggetto - applicare compresse fredde sulla testa - somministrare bevande fredde senza alcool né sale A cura di Fabio Beolchi

12 FISIOLOGIA DI ALTA MONTAGNA
Oftalmia L'oftalmia è una lesione agli occhi causata dall'irraggiamento solare quando ci si espone per lungo tempo alla luce senza protezione degli occhiali da sole in alta montagna, soprattutto se su terreno innevato. EFFETTI - lacrimazione degli occhi - arrossamento degli occhi - bruciore e dolore agli occhi - cecità temporanea INTERVENTO - portare l'infortunato nell'oscurità - applicare impacchi di acqua fresca - collirio - occhiali a protezione A cura di Fabio Beolchi


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