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Fedeltà e fragilità nel mistero di Dio e della coppia umana

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Presentazione sul tema: "Fedeltà e fragilità nel mistero di Dio e della coppia umana"— Transcript della presentazione:

1 Fedeltà e fragilità nel mistero di Dio e della coppia umana
Riflessione biblico-teologica e antropologica-rituale (da un intervento di F.G. Brambilla, del 2004, in occasione del Convegno CEI di presentazione del nuovo Rito del Matrimonio)

2 Il mistero grande dell’amore
Nel sacramento del Matrimonio prende forma e carne concreta nella coppia umana il mistero dell’amore di Dio. Dio, nella sua vita trinitaria, è la fonte e il modello di chi si sposa in Cristo. «Il mistero grande dell’amore»: così si intitola la nota CEI del 2006 che dà le Indicazioni per la valorizzazione pastorale del nuovo Rito del matrimonio. Questa espressione viene dalla Bibbia (qualconuno l’ha trovata questa lettura nel Lezionario….): Ef 5: «Questo mistero è grande…». Qual è questo mistero grande? Paolo dice esplicitamente: «Lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa, ma parlava di marito e moglie… Dunque il mistero grande è quello dell’amore di Dio, precisamente di quell’amore che si è rivelato in Cristo e che si manifesta concretamente, trova una concretizzazione nell’amore e nella comunione esistenziale di due sposi cristiani. Leggere…

3 La ricchezza del Lezionario
82 testi che illuminano: il «mistero grande» dell’amore di Dio rivelato in Cristo e il suo «segno paradigmatico» nella vita della coppia Il documento «celebrare il mistero grande dell’amore» dei Vescovi mostra tutta la ricchezza del nuovo Rito del matrimonio e raccomanda, oltre che di celebrare bene i matrimoni cristiani, di utilizzare il testo del Rito per aiutare gli sposi a capire il mistero del loro matrimonio, tutta la ricchezza teologico, antropologica, biblica, liturgica, presente in quel rito. E non solo nel Rito, ma anche nel Lezionario che accompagna il Rito che è stato decisamente ampliato e a partire dal quale si può fare una catechesi efficace per le coppie. Leggere…

4 Il Mistero dell’Alleanza
L’amore di Dio, fin dall’inizio della storia dell’Alleanza, si è manifestato con tutte le caratteristiche dell’ «amore nuziale» e ha svelato che proprio nella storia d’amore della coppia trova il suo paradigma più luminoso. La storia della salvezza è il contesto e l’orizzonte più adeguato per interpretare la propria vita coniugale. Che cosa emerge dai numerosi testi del Lezionario? Non sono solo testi che parlano esplicitamente del matrimonio, dell’amore tra un uomo e una donna, dei doveri tra marito e moglie. Certo ci sono anche questi, ma la ricchezza, rispetto al Lezionario precedente sta soprattutto nelle letture che ci parlano dell’amore di Dio per l’umanità, amore che si è manifestato attraverso la storia di salvezza che Dio ha voluto costruire a partire dal popolo di Israele e che poi, negli ultimi tempi ha portato a compimento con l’incarnazione di Gesù. Questa storia nella Bibbia si chiama «Storia dell’Alleanza. Leggere…

5 Il mistero della coppia da Genesi all’Apocalisse
Il desiderio d’amore della coppia è iscritto nella natura umana, fatta a immagine di Dio (Gen 1-2), e il suo perseguimento nella fedeltà, anche se non sempre consapevolmente, è risposta alla chiamata divina alle nozze eterne con lui (Ap 19-22). L’incontro uomo-donna, voluto da Dio, è il luogo di una grazia promettente e di una cura amorevole di Dio. Tutta la storia dell’Alleanza è racchiusa tra due libri, quello della Genesi e quello dell’Apocalisse che inquadrano la storia tra le sue origini e il suo compimento o destino ultimo, tra il Paradiso creato da Dio e il Paradiso, Regno di Dio in cui si compirà la storia. Ebbene sia nel racconto paradisiaco delle origini che in quello del Regno futuro protagonista, oltre a Dio, naturalmente è una coppia: in Gen Adamo ed Eva, personaggi simbolici e rappresentativi di tutta l’umanità creata da Dio e nell’Apocalisse l’Agnello e la sua sposa, la Gerusalemme celeste, figure che rappresentano Cristo e la Chiesa nel loro rapporto di comunione sponsale. E’ in questa luce che dobbiamo leggere i racconti della creazione dell’uomo e della donna… Leggere prima frase…. La creazione dell’U-d è la creazione di una coppia umana pensata come un’unità (creiamo L’uomo al singolare), ma fatta distinguendo questa unità in due persone (sesso= scisso), con una propria autonomia, libertà e responsabilità (cfr. peccato originale), che però sono chiamate a vivere nell’unità e a realizzarsi attraverso una comunione d’amore che risponde al progetto divino. Leggere seconda frase… Perché alla fin fine Dio ha creato l’umanità per rendere concreto, storico, il suo amore (che già viveva nell’eternità della Trinità); ha creato l’ «altro da sé», quale è appunto l’uomo, per coinvolgerlo nel suo amore, renderlo partecipe della sua vita d’amore eterno.

6 Tra promessa e compimento
L’incontro originario uomo-donna contiene una «promessa» che apre un cammino di comunione per un comune destino. La promessa chiede «fiducia e affidamento», il cammino comune è soggetto al «vaglio del tempo» L’amore che l’uomo e la donna vivono dentro la loro storia di coppia è scintilla di quello stesso amore nuziale di Dio che egli ho posto nelle singole persone perché si riconoscessero amate e fatte per amore e dessero inizio ad una vita personale orientata al proprio compimento nell’amore. Quando dunque inizia una storia di coppia, lì c’è una promessa d’amore che attende di essere compiuta…. Leggere….

7 Il paradigma dell’Esodo
Il cammino della coppia conosce, come quello del popolo di Dio, il «deserto», cioè quel tempo e quel luogo dove la meraviglia dell’inizio deve passare attraverso il prezzo della fedeltà. Fedeltà = prestar credito alla promessa, non solo sulla base dell’esperimento, ma sulla fiducia della parola scambiata e della Parola di Dio che invita a procedere nel cammino (contro ogni tentazione di tornare indietro!) Non è un caso che la storia della salvezza inizia con il libro della Genesi che racconta le promesse di Dio ai Patriarchi e continua con il libro dell’Esodo che racconta l’Alleanza di Dio con il suo popolo che inizia con una liberazione e prosegue con il necessario cammino di libertà richiesto al popolo perché quella libertà sia «storica» vera concreta sperimentata esistenzialmente. In questa storia dell’Esodo c’è dentro la storia nuziale tra Dio e il suo popolo, ma anche la storia nuziale di ogni coppia. Leggere la prima frase… Quando la promessa si fa cammino inizia l’esperienza della fedeltà che mette in gioco la libertà delle persone in relazione Che cos’è la fedeltà secondo Dio, il suo progetto di alleanza-coppia? Leggere la seconda frase…

8 L’esperienza del deserto
«deserto»= momento in cui i beni offerti dall’altro ci sono e non ci sono, non ne posso far conto e disporre come voglio. L’uomo (la coppia) è saggiato nel suo cuore, nella verità della sua libertà e decisione, è messo alla prova nella verità della sua dedizione all’altro. Tempo «educativo» per non cullarsi sui beni (sperimentati ma indisponibili) e continuare ad affidarsi ad una promessa più grande (l’altro e la sua ricchezza ancora sconosciuta). Prima abbiamo visto che la fedeltà è messa in gioco soprattutto nel momento del «deserto». Torniamo su questo «tempo» particolare: Leggere …

9 La fedeltà e la legge Nel «deserto» la fedeltà del cammino è duramente messa alla prova, perché il cuore dell’uomo fatica a restare attaccato alla promessa (l’amore-donazione dell’altro) e aderisce più facilmente ai beni disponibili (quello che l’altro mi dà o non mi dà ora). Per questo viene data la legge che protegge il carattere di promessa contenuto nei doni, perché ad esso ci si affidi sempre nella fedeltà del cammino. La legge rivela la fragilità del cuore dell’uomo, anche di fronte al credito prestato alla Parola di Dio. Leggere prima e seconda frase… La legge ha la funzione di non consentire di vivere questi beni semplicemente come soddisfazione del proprio desiderio insaziabile; essa impone di non mettere alla prova ogni cosa, anche lo stesso rapporto u-d nella sua capacità di saziare il desiderio smodato dell’uomo. Leggere terza frase… La legge «rivela»… questo è il vero senso della Legge che anche Gesù ha dovuto recuperare di fronte al fraintendimento dei capi religiosi del suo popolo. La legge non riesce a liberare dal peccato, dalla fragilità del cuore umano, ma riesce solo a rivelare questa fragilità: è una Parola che mostra e ricorda continuamente all’uomo che non è Dio, che non è perfetto, adeguato alle sue aspirazioni e desideri più profondi e, proprio per questo ha bisogno della sua fonte di vita, di Dio, perché senza il suo amore, la sua cura continua, non riesce a realizzare la sua storia d’amore, la sua aspirazione a compiersi nell’amore. La Legge rende consapevoli della propria fragilità e del bisogno estremo dell’uomo di affidarsi continuamente a Dio, per non perdere inesorabilmente la bussola e la meta a cui è destinato.

10 La fedeltà di Dio, l’infedeltà dell’uomo
I profeti descrivono la storia di alleanza nei termini di un rapporto nuziale, nelle sue ore splendide e nelle sue infedeltà (Is 54;62; Ez 16; Os 2). In particolare la storia dell’alleanza nuziale di Dio con il suo popolo rivela: La fedeltà di Dio: la sua cura inesauribile, la sua ricerca appassionata, la sua tenera volontà di riaccoglierlo L’infedeltà dell’uomo: il peccato come adulterio, tradimento, rottura della relazione, perdita della relazione vitale. Infatti la storia dell’Alleanza ci racconta che anche con la Legge, il popolo non ha saputo essere fedele all’Alleanza e ha tradito Dio e le sue promesse continuamente. La rilettura di tutta questa storia da parte dei Profeti è significativa, perché i profeti… Leggere… Se la storia d’Alleanza è andata avanti nel tempo e non si è sgretolata del tutto di certo non è per «merito» (fedeltà) dell’uomo, ma di Dio che ha continuato ad amare il suo partner infedele con un amore eccedente, inesauribile perché fondato sulla proprie risorse appunto non limitate e umane ma assolute e divine. Questo all’uomo non è possibile e infatti l’uomo non si salva da solo, non raggiunge il suo destino d’amore da solo, non riesce ad amare come vorrebbe a partire dalle sue sole forze. Se riesce ad essere «fedele» al suo amore, mostrando nei confronti del partner un amore eccedente, come quello di Dio, è solo perché sostenuto dall’amore di Dio, perché si affida a quell’amore come alla sua fonte. E questo è possibile a partire da Gesù, da quando il mistero grande dell’amore di Dio si è compiuto in Gesù.

11 Gesù e la nuova immagine nuziale
Gesù riconduce il matrimonio al suo originario splendore di «chiamata divina» all’amore e alla vita eterni, e si propone come sorgente dell’amore divino, a cui attingere per superare le fragilità dell’amore umano e camminare nella fedeltà a se stessi e al proprio destino comune nelle nozze eterne. Così l’immagine è capovolta: non più l’amore sponsale umano che rimanda alla comunione con Dio, ma l’amore con cui Gesù ama tutti noi che diventa sorgente, misura e criterio dell’amore che i due sposi si promettono liberamente. Anche nei testi evangelici del Lezionario non ci sono solo le parole di Gesù sul matrimonio, ma molto di più. C’è la Rivelazione dell’amore di Gesù, come di un amore sponsale che si offre tutto all’umanità, come alla sua sposa e che proprio grazie a questo amore, che non viene dall’uomo dal suo essere Figlio di Dio, riesce a sconfiggere i più grandi nemici dell’amore, ovvero il peccato e la morte. Gesù, che vive un’esperienza d’amore tutta umana, ma con la potenza dell’amore in Dio (in quanto Figlio di Dio) restituisce alla coppia creata da Dio il suo originario splendore: le mostra quelle potenzialità che aveva prima del peccato, ora come potenzialità reali, non perché l’uomo oggi è diverso da quello di un tempo, ma perché l’uomo oggi può affidarsi al suo amore dall’interno, come scoprirlo come sorgente viva dentro di sé. Leggere….

12 Il «mistero grande» dell’amore
Ora il «mistero grande» ha raggiunto la sua pienezza nell’amore di Cristo-sposo per la Chiesa, sua sposa (Ef 5). E il sacramento del matrimonio è diventato un «segno efficace», perché in esso si rende presente l’amore di Cristo per la sua Chiesa: un amore unico, di donazione totale e senza ritorno. L’esperienza pasquale (l’amore di Cristo per la Chiesa fino al dono totale di sé) è l’origine ultima in rapporto alla quale si può dire e compiere il «mistero grande» dell’amore uomo-donna. Torniamo allora all’inizio del nostro discorso, recuperando l’espressione di san Paolo e dei Vescovi: «Il mistero grande dell’amore» : non è più solo quello dell’amore di Dio per una umanità corrotta che non riesce a corrispondere e dunque non riesce a realizzarsi e a raggiungere il suo destino, ma è l’amore di Cristo per la Chiesa sua sposa, un amore che si è realizzato pienamente, ha già raggiunto il suo destino con la Pasqua, anche se questo destino attende di essere condiviso da tutta l’umanità, quella che ancora cammina nella storia. Adesso questo amore è reale, realissimo, ed è anche possibile, almeno in parte, per tutte le coppie che si sposano nel Signore e cioè che affidano il loro amore e il loro progetto d’amore all’amore di Dio. Leggere…

13 Il sacramento del matrimonio
E’ la buona notizia che pervade il «libero legame» degli sposi, sostenendolo e rafforzandolo perché il loro amore possa superare la sfida della fedeltà. E’ «mistero di salvezza» : è sorgente di grazia, antidoto al peccato, all’infedeltà dell’amore umano, alla debolezza del cuore e della carne umani. Fin qui, molto velocemente abbiamo dato le coordinate del Lezionario del Matrimonio, mostrando il quadro biblico entro cui leggere e interpretare il mistero nuziale in cui Dio ha coinvolto l’uomo e in modo particolare la coppia. Adesso riprendiamo il discorso da un altro punto di vista, attraverso cioè una riflessione più antropologica-rituale e vedremo che arriveremo alle stesse conclusioni con però un contributo riflessivo in più. Partiamo da una riflessione sul Sacramento del Matrimonio: Leggere : «E’ la buona notizia…». Naturalmente non il sacramento inteso come rito magico celebrato il tal giorno, ma come rito cristiano, cioè azione di Dio che crea «una cosa nuova (l’unità dei due)» e dà avvio ad una storia di salvezza che, proprio come il matrimonio vissuto, chiede un continuo atto di affidamento all’altro (qui il partner, ma anche l’Altro che è Dio), per mantenere viva la promessa di vita. Intravvedete qui gli elementi del sacramento: l’annuncio della Parola di Dio sull’amore nuziale che abbiamo visto prima (Buona notizia) , il consenso degli sposi fatto con tutta la loro libertà e responsabilità davanti a Dio e alla Chiesa (il libero legame) e come ci dice la seconda frase: , la benedizione di Dio come sorgente d’amore divino che può sopperire al peccato dell’uomo.

14 La grammatica dell’amore umano
L’incontro d’amore tra uomo e donna è dato da due movimenti che si devono integrare a vicenda: il desiderio/bisogno e l’incontro/comunicazione. Il primo movimento (il desiderio/bisogno) nasce spontaneo come un evento fatale che «stordisce» la libertà e deve quindi maturare, facendo evolvere il secondo movimento (l’incontro/comunicazione), che permette alla libertà di ritrovarsi e realizzarsi. Adesso sviluppiamo anche la riflessione antropologica, cercando di capire come è fatto l’amore umano: Leggere…

15 L’amore come desiderio/bisogno
Il desiderio di stare con l’altro, l’attrazione per l’altro che non è solo fisica, ma anche psicologica e spirituale, nasce come bisogno di sottrarsi alla solitudine mortale. Questo primo movimento dell’amore si muove secondo una dinamica molto schematica che riproduce indefinitamente il circolo di desiderio-appagamento-sazietà. Se l’amore fosse solo così, sfiorirebbe presto, perché si stancherebbe, non saprebbe rinnovare i tratti della sua bellezza, assorbirebbe l’altro nel cerchio del proprio bisogno. Cominciamo ad approfondire il primo movimento, quello dell’amore come desiderio, attrazione che mi spinge verso l’altro e che nasce da un bisogno… Leggere… Questo primo movimento dell’amore è per così dire spontaneo, non è difficile riscontralo nelle persone; è naturale. Potremmo anche definirlo come la «dimensione affettiva» dell’amore. Ma come abbiamo visto l’amore non è tutto qui, ha bisogno di evolversi in un secondo movimento che è …

16 L’amore come incontro/comunicazione
Il bisogno e l’attrazione sono occasione di incontro e dialogo interpersonale, che a poco a poco evolvono nella comunicazione di sé: essa coinvolge tutte le facoltà corporee e diventa luogo di una scelta, ovvero la propria decisione consapevole e responsabile di donazione di se stessi. Questo secondo movimento è più complesso e profondo del primo ed esige un lungo apprendistato, richiede di superare l’idea romantica dell’amore come evento fatale che capita. Meno male che all’interno di questo movimento ne nasce un altro: nell’incontro con l’altro la persona si accorge che nell’esperienza dell’amore si può comunicare, parlare, dirsi anche con il linguaggio del corpo, si può diventare l’uno per l’altro messaggio, parola comunicazione… E a poco a poco si può imparare a dire se stessi, diventando donazione di se stessi. (prima frase) Leggere seconda frase…

17 Il lungo apprendistato dell’amore
L’amore nasce come accadimento sorprendente non voluto, ma dischiude davanti a sé il cammino della nostra libertà, che deve assoggettarsi all’esperienza del tempo, entrare nella dinamica della fedeltà, distendersi in un «libero legame», che avviene nel gioco delle libertà. L’incontro amoroso dei due esige di diventare una scelta di vita consapevole e responsabile. Il secondo movimento esige «un lungo apprendistato»: non è un movimento naturale spontaneo, ma è qualcosa che bisogna imparare e che si può imparare solo attraverso l’esperienza di vita, vivendo secondo una direzione ben precisa, al di là di tutti i possibili errori e cadute. Leggere … Ecco qui la seconda dimensione dell’amore che permette all’amore di rigenerarsi e compiersi: è la dimensione etica che chiama in causa una scelta di vita consapevole e responsabile. Quando appunto, per decisione libera della persona, anzi delle due persone in gioco, la relazione interpersonale affettiva diventa volontà di comunicazione di tutto se stessi, impegno-promessa di donarsi tutto all’altro, rispondendo così alla natura stessa dell’amore, ma in fondo anche di se stessi come creature fatte per amare.

18 L’amore luogo di una decisione etica
L’amore è il luogo di una decisione «etica», che ha a che fare con il bene: il bene dei due, il bene della vita (non solo del momento), il Bene che precede e chiama (la volontà di Dio). Il secondo movimento dell’amore è dunque quello che fa diventare l’amore il luogo di una decisione etica… Leggere E’ qui che si inserisce la sfida delle due libertà. Quella dell’uomo e della donna alla fedeltà, che è prima di tutto fedeltà a se stessi, cioè quella di persone chiamate dall’Amore di Dio e chiamate a realizzarsi nell’amore dentro nella storia umana. Vedi prossima dia

19 L’amore, un tesoro in vasi di creta
Nell’esperienza sorprendente dell’amore, la coppia scopre il «tesoro» che la vita dona all’uomo perché venga custodito: un tesoro che ciascuno porta in vasi di creta, fragili e deboli, affidati alle mani incerte della libertà, ma che non potrebbe essere portato senza responsabilità, senza il sì personale che si decide continuamente per il Bene, e che si realizza nella decisione di affidarsi giorno per giorno a quei beni che fanno della vita a due un dono da riscoprire e ricreare continuamente. Leggere…. Proviamo a decodificare l’immagine che è usata da San Paolo in 2 Cor 4,7: Il tesoro = l’Amore di Dio dentro nell’uomo fatto a sua immagine e che l’uomo è chiamato a custodire dentro di sé e a portare all’altro perché diventi storia d’amore in vasi di creta = il corpo umano, la creatura umana fragile e debole; un tesoro « a rischio continuo» di rompersi…. C’è una discrepanza tra La ricchezza del tesoro e la povertà del vaso, ma è la realtà: questa è la scommessa di Dio! Offrire all’uomo questa possibilità di riuscire a custodire il tesoro nella fragilità della sua libertà, ma con il suo «sostegno» fondamentale. Dunque la coppia può custodire il tesoro d’amore che ha scoperto dentro di sé solo affidandosi alla fonte di questo Bene-tesoro che è Dio: L’affidamento è duplice: All’Amore di Dio riconosciuto come il Bene originario, attraverso la scelta sacramentale, dal Battesimo, Matrimonio, Eucaristia, Penitenza…) All’amore ricevuto e dato dal proprio partner che si riconosce sempre nuovo e promettente grazie i beni concreti sperimentati giorno per giorno seppur limitati. L’amore dunque chiama in gioco le singole libertà: chiede alla libertà di giocarsi nell’amore, di affidarsi all’Amore che certamente la porterà lontano verso il suo destino ultimo di eternità e chiede di farlo attraverso la fedeltà, attraverso un rinnovato sì all’esperienza d’amore con il proprio partner, pur nei limiti, fatiche, delusioni, fragilità, di questa esperienza, perché comunque non ce n’è una esente.

20 Non c’è fedeltà senza l’Altro
C’è sempre il rischio di ricadere nella logica del bisogno e di sottoporre il bene dell’altro all’esperimento immediato. L’esperienza dell’amore si apre dal di dentro all’invocazione di un Qualcosa che sostenga il sì dell’uomo e della donna scambiato il giorno del matrimonio. Il cammino della fedeltà ha bisogno della Parola di Dio (cfr. la legge nel deserto), che dà senso al dono d’amore dell’altro come qualcosa che è sempre «oltre» e «altro» e sollecita la libertà a risceglierlo sempre come nuovo. (leggere così come è scritto qui che amplia quello scritto sulle dia) C’è sempre il rischio di cadere (regredire) nella logica del bisogno (primo movimento) che rende l’altro puro strumento per l’appagamento-soddisfazione dei propri desideri, di sottoporre il bene dell’altro all’esperimento immediato. L’esperienza dell’amore si apre dal di dentro all’invocazione di un Qualcosa che sostenga il sì dell’uomo e della donna scambiato il giorno del matrimonio. Ed ecco che qui reincrociamo il discorso biblico teologico; ritroviamo l’esperienza dell’Esodo e del deserto con la Legge, parola di Dio che legge la verità dell’amore e dell’uomo nel profondo e aiuta così l’uomo a trovare la strada per compiersi. Il cammino della fedeltà ha bisogno della Parola di Dio (cfr la legge nel deserto), di quella Parola che ogni giorno dà senso a quel dono sorprendente che è l’amore dell’altro che è sempre «oltre» e «altro» rispetto a quello che dà a vedere e proprio per questo sollecita la libertà a risceglierlo sempre come nuovo e promettente e a non perderlo!

21 L’Amore sorgente dell’amore
Questo «Altro», irrinunciabile per essere fedeli all’amore, è l’Amore con cui Cristo ci ha amato nella sua Pasqua e ci ama nel suo Spirito. La forza della Pasqua di Gesù è necessaria al centro della vita matrimoniale, non alla sua periferia, non solo nel momento del bisogno e del fallimento, non solo quando il vaso si è rotto, ma per sostenere in positivo il cammino della libertà. Leggere…

22 Il Sacramento sorgente di fedeltà
E’ dunque il mistero pasquale di Cristo, presente nei Sacramenti, la sorgente di fedeltà all’amore coniugale. Il sacramento del Matrimonio, vissuto a partire dalla celebrazione del suo Rito, e sostenuto dall’Eucaristia e dalla Riconciliazione, è la possibilità autentica dell’amore di coppia non solo di vivere nella fedeltà, ma anche di compiersi nell’Amore eterno. Leggere prima frase: Vedete che siamo tornati all’inizio di questa riflessione antropologico-rituale. Siamo tornati ad affermare il Sacramento del matrimonio come la «buona notizia», che salva l’amore sponsale dal suo fallimento e anche solo dalle sue infedeltà e fragilità, dentro una globale fiducia nell’altro. Il sacramento del matrimonio non ti lega al palo, frustrando i tuoi desideri, non è la tomba dell’amore, ma la possibilità dell’amore di compiersi, la possibilità vera della tua libertà di amare fino in fondo, andando oltre i limiti umani, perché sostenuti dall’Amore di Dio che viene incontro a chiunque lo voglia. Leggere seconda frase… Nel matrimonio sacramento infatti il desiderio e la volontà di amarsi dei due si affida all’amore pasquale di Gesù che si rinnova ogni domenica nell’Eucaristia: quel sacramento è l’inizio di una vita sacramentale di coppia che costituisce la forza necessaria per sostenere il positivo il cammino della libertà umana verso il suo compimento.

23 Il Mistero grande dell’amore
Il contesto pasquale-sacramentale di Ef 5 ci dice che: il «mistero grande dell’amore» non è solo l’Amore di Cristo sposo per la Chiesa sua sposa, ma anche l’amore degli sposi cristiani, che si pongono in relazione con l’amore di Cristo. San Paolo chiede che le relazioni tra uomo-donna, culturalmente determinate dai ruoli di allora, devono essere vissute «nel Signore», nella sfera e nella forza del Risorto. Torniamo ora da dove siamo partiti all’inizio di tutta questo discorso: «Il mistero grande dell’amore» : Ecco che ora possiamo ridare un volto a questo mistero grande dell’amore che non è solo…. Leggere prima frase. Questo, però, è vero ed è possibile solo se la relazione di coppia è vissuta «nel Signore», nella sfera e nella forza del Risorto (cfr. seconda frase) e quindi se la coppia, giorno per giorno si affida alla potenza del Cristo Risorto che attraverso la sua Parola- Testimonianza di vita, la sua disponibilità ad accompagnare il nostro cammino di vita con il suo Pane Eucaristico domenicale, è fonte, criterio, norma di vita.

24 Fragilità di Dio e fragilità dell’uomo
Riflessioni varie dal libro «La fragilità di Dio» a cura di B. Salvarani del 2013, che raccoglie interventi di vari autori (teologi, filosofi e letterati, cristiani cattolici e protestanti, ebrei, laici), a seguito del terremoto in Emilia-Romagna

25 La fragilità è un tabù «Questo lo sperimentiamo per quanto riguarda l’aspetto, il corpo, la parte materiale del nostro essere, ma anche per le fragilità della nostra anima. Non possiamo concederci la paura, l’incertezza, la disapprovazione dello sguardo altrui» Maria Pia Cavani, giornalista del «Nostro Tempo»

26 La fragilità della persona
«Ci sono fragilità diverse nella persona ma se ci si colloca al livello più profondo dell'esistenza, badando alle qualità della persona vista nell'esercizio del suo relazionarsi agli altri, la fragilità può diventare addirittura una qualità positiva, perchè dice che uno è capace di condivisione e di lasciarsi modificare. Dice anzi che egli non è insensibile, ma vulnerabile, cioè disposto a lasciarsi ferire. Per vivere e crescere in una relazione bella e giusta con l'altro e con gli altri, in effetti, bisogna mettere in conto la possibilità della “ferita dell'altro”» Piero Coda, teologo cattolico

27 La potenzialità della crisi
«Scorgere la possibilità, la potenzialità insita nella crisi non è facile, ma è l'unico modo per affrontare la vita in modo nuovo e creativo. Le crisi hanno la funzione di rompere un equilibrio per spingerci a un equilibrio superiore, che a sua volta dovrà essere messo in crisi, e così all'infinito. Tutto cambia, tutto si modifica e deve modificarsi; se così non è, non vi è vita. E questo vale a livello naturale, così come a livello spirituale ed esistenziale. La crisi è un duro, durissimo aiuto a uscire dai nostri schematismi, dai nostri attaccamenti, dalle nostre rigidità » Marco Valli/Osel Dorje, insegnante, psicoterapeuta e lama buddista

28 Dio è una rocca «Dio non è solo forte, stabile come una roccia, non è solo potente, ma onnipotente. Così lo confessa la fede cristiana nel primo articolo del suo Credo: è più potente di qualsiasi potenza umana e terrena, ma anche delle potenze del male. Tutto questo è vero e resta vero...eppure si può parlare anche del Dio biblico e cristiano come di un Dio “debole” o “fragile”, senza paura di contraddirci, perchè in Dio l'onnipotenza e la debolezza non sono alternativi, ma due facce della stessa medaglia.» Paolo Ricca, teologo e pastore valdese

29 La forza di Dio è nella sua debolezza
«Il Dio biblico è un Dio che parla: che crea con la sua Parola, che chiama, che invoca, che cerca qualcuno che lo ascolti. Il Dio che affida il suo essere alla fragilità della parola è il Dio che si espone all'alterità dell'uomo e cerca comunicazione e relazione con lui. Fin dal principio Dio è un mendicante di ascolto: chiede all'uomo di fargli la carità di un'accoglienza, di dargli vita entrando in relazione con lui. Perché Dio stesso vive di relazione. Senza l’uomo, egli non è. La forza di Dio è nella sua debolezza, nel coraggio di condividere la propria debolezza, di farsi prossimo all'uomo senza imporgli la propria prossimità, ma mendicando la sua vicinanza e accettando il suo rifiuto: “La Parola venne tra i suoi, ma i suoi non l'hanno accolta” (Gv 1,11). .» Luciano Manicardi, monaco di Bose

30 La fragilità di Dio «La fragilità di Dio è l'essenza stessa del Dio biblico che fin dall'inizio, nell'atto della Creazione, facendo essere l'altro da sé – il mondo e l'uomo - si autolimita e rinuncia al proprio potere; abbandona l'onnipotenza e si rende partecipe della fragilità umana. Fin dalle prime battute, il Dio biblico vive di relazione: tesse legami, sperimenta la dipendenza, il dover fare i conti con l'altro. Il racconto poetico della nascita del mondo ci rivela un Dio che cerca la relazione.» Lidia Maggi, teologa, pastora battista

31 La potenza fragile del Dio biblico
La Parola di Dio, non accolta, non cessa tuttavia di parlare. Il Dio inascoltato, resta il Dio che parla. La forma del suo parlare, infatti, è il promettere. Il Dio che promette dà forma al futuro, impegna se stesso al futuro. Promettere è sempre promettere se stessi. Che altro è la storia del popolo di Israele se non la storia della promessa di Dio, fragile eppure sempre rinnovata? E dunque sempre risorgente dalle proprie ceneri? Dio come promessa: ecco la potenza fragile del Dio biblico. Ecco la parola che trae forza dalla propria fragilità. La parola che assume il negativo e il male della storia e dell'uomo e non se ne lascia scoraggiare, ma continua a dirsi al di là di ogni fine, risorgendo dopo ogni morte. .» Luciano Manicardi, monaco di Bose

32 La fragilità di Dio «Dio è fragile, è debole, perchè ama e l'amore rende vulnerabili, esposti al rischio di essere rifiutati. Dio è fragile. Non può contare sulla nostra adesione incondizionata. E' sottoposto alla severa verifica del suo operato, alle nostre valutazioni sui vantaggi della relazione con lui. E quando i conti non tornano, perchè Dio ci delude e risulta inadempiente, noi non gli rinnoviamo il contratto. Le ragioni di tale licenziamento in tronco possono essere serissime; e tuttavia il fatto di poter decidere di smettere di credere in lui e di poter recidere il patto, mette in chiara luce come sia inadeguata l'immagine classica di un Dio Onnipotente. Egli è piuttosto un lavoratore precario, costretto a rinegoziare continuamente il contratto stabilito con noi. Dio è fragile: la sua immagine in noi può esplodere in mille frammenti, quando attraversiamo le tempeste della vita » Lidia Maggi, teologa, pastora battista

33 Il Dio «debole» «Dio è tanto pazzo (d'amore) da sacrificare il Figlio, per riconciliare il mondo a sé. Dio non è mai tanto debole come quando nel suo Figlio muore sulla croce: la morte è per chiunque debolezza estrema e irrimediabile. Il “Dio debole” è il “Dio crocifisso” che costituisce, insieme alla risurrezione, il cuore della Rivelazione cristiana. Ma la debolezza di Dio si era già manifestata il giorno in cui Gesù nacque da una ragazza madre di nome Maria di Nazaret. Nulla al mondo, come sappiamo, è più fragile di un neonato. Così la debolezza di Dio non caratterizza solo la fase finale del mistero terreno di Gesù, ma anche quella iniziale.» Paolo Ricca, teologo e pastore valdese

34 I tratti del Dio «debole» in Gesù
«Gesù, in tutta la sua vita, dall'inizio alla fine, manifesta i tratti di un “Dio debole”: fa miracoli come Dio, ma nessuno in favore suo, soprattutto non fa quel miracolo risolutivo e decisivo che avrebbe fugato tutti i dubbi sull'identità divina... Il “Dio debole” appare anche nel fatto che Gesù non è un “sacerdote”, non occupa gli spazi della religione, quelli che lo renderebbero “evidente” nella sua “divinità”, ma un “laico” qualunque, che vive la sua identità nella profanità della vita di tutti i giorni, in maniera per così dire nascosta, lasciando che siano gli uomini a scoprirlo attraverso la relazione profonda con lui. Infine il Dio debole appare nel fatto che Gesù non cancella la debolezza degli uomini con la sua potenza, ma la condivide, vivendola lui stesso con noi, soffrendo con l'uomo che soffre, portando su di sé tutto il dolore del mondo .» Paolo Ricca, teologo e pastore valdese

35 Lo sguardo di Dio sulla nostra fragilità
«Lo sguardo di Dio sulla nostra fragilità (che noi non vogliamo accettare) è quello che Gesù rivolge all'adultera, alla samaritana al pozzo o al giovane ricco: uno sguardo d'amore, che accoglie la fragilità, che conosce anche nell'intimo ogni esitazione, ogni sbavatura, ogni errore e ogni deviazione e ama a partire da quelle stesse caratteristiche che noi vorremmo negare, in primo luogo a noi stessi. E' lo sguardo di un Dio-fratello che sceglie la via dello stare accanto e del mostrare, per insegnarci l'amore, la vita.» Maria Pia Cavani, giornalista del «Nostro Tempo»

36 La fragilità ci avvicina a Dio
«L'esperienza della fragilità, se la leggiamo con gli occhi di Gesù, ci avvicina a Dio. Anzi ci fa entrare nel mistero del suo amore, che è amicizia e libertà. E' questo, a ben vedere, che la fede cristiana esprime confessando che Dio è Trinità e cioè amore donato, accolto e a piene mani, senza distinzioni, ovunque, e in ogni caso testimoniato (Cfr.1 Gv 4, 9-12) .» Piero Coda, teologo cattolico


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