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Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

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Presentazione sul tema: "Corso di Storia delle Relazioni Internazionali"— Transcript della presentazione:

1 Corso di Storia delle Relazioni Internazionali
A.A. 2012/2013 Giovanni Bernardini

2 Terza settimana di lezione
I nuovi imperi: dimensioni geopolitiche come condizione di un ruolo preponderante nel sistema internazionale La lenta agonia dell’ordine di Versailles… … e della Società delle Nazioni Ipotesi sulle ragioni dell’ “appeasement” Le prove generali del conflitto La nuova “guerra civile europea” vista da Washington e da Mosca

3 Il Giappone e il suo impero

4 Il Giappone e il suo impero
Dal 1925 governo civile e sostanziale bipartitismo Liberali favorevoli al commercio e all’apertura Conservatori legati alla grande proprietà e favorevoli a una politica imperialistica tradizionale Questo non significa democrazia: ruolo dell’imperatore e autonomia delle forze armate

5 Il Giappone e il suo impero
Crescita forzata della produzione e soprattutto della produttività (progresso tecnologico): nel 1930 la produzione industriale è cresciuta del 300% rispetto al 1914 Impatto pesante della crisi economica: contrazione delle esportazioni Sopravvento degli interessi nazionalisti e imperialisti Conflitto di interessi in Manciuria 1931: intervento “a protezione” di km di ferrovia transmanciuriana

6 Il Giappone e il suo impero
Ricorso della Cina alla Società delle Nazioni Reazione lenta della SdN: appello al buonsenso dei contendenti e commissione d’inchiesta Lytton Quando il rapporto arriva alla SdN, il Giappone ha già creato lo stato fantoccio del Manzhou Guo sotto protettorato Nel febbraio del 1933 l’Assemblea della SdN fa proprie le conclusioni estremamente critiche della commissione, il Giappone si ritira dalla SdN

7 Il Giappone e il suo impero
Il disinteresse e la crisi economica impedirono qualunque reazione significativa degli europei; gli Stati Uniti sono in preda a una combattutissima campagna presidenziale Le autorità giapponesi scambiarono l’impunità per tacito consenso europeo e per ridotta capacità d’intervento statunitense

8 Il Giappone e il suo impero
Ben presto, il Giappone avrebbe identificato nel crescente revisionismo hitleriano un interlocutore europeo, più per ragioni pragmatiche che per affinità ideologiche Nel frattempo, la SdN perdeva di credibilità di fronte al primo conflitto tra due paesi membri. Un altro sarebbe seguito a breve

9 Il Giappone e il suo impero
Nel 1935 viene creato un governo autonomo della Mongolia interna Truppe giapponesi verso Pechino e Tien Tsin senza particolari reazioni del governo di Chang Kaishek. La Cina dal 1927 è in preda alla guerra civile Patto in chiave anticomunista e antisovietica con la Germania (11/1936) 1937: incidenti militari presso Pechino fanno da pretesto a un’intensificazione dell’invasione giapponese (senza dichiarazione di guerra)

10 Il Giappone e il suo impero
1938: proposte giapponesi di subordinazione della Cina alla “comune politica anticomunista”. Rifiuto di Chang Kaishek Nasce e si insedia a Nanchino il governo collaborazionista di Wang Jingwei, presto riconosciuto da Germania, Italia, Spagna, Romania e tutti i paesi progressivamente caduti nell’area di influenza tedesca

11 Il Giappone e il suo impero
Da quel momento, l’ulteriore espansione del Giappone si legherà a filo doppio alle vicende europee (crollo della Francia); per il momento, non sembra esserci conflitto con i sovietici, nonostante un passato di rivalità e interessi contrastanti Ma il nodo fondamentale rimane: quale rapporto con gli Stati Uniti? Questo dipende dall’assetto che il Giappone vuole dare al proprio predominio nel Pacifico e nell’Asia orientale

12 Hitler al potere

13 Hitler al potere Alcuni punti fermi sul nazismo:
non fu soltanto la follia di un uomo trasse alimento dalle deficienze dell’ordine di Versailles e dalla crisi economica per una valutazione complessiva è necessario tenere presente il corso degli eventi e la sua stessa conclusione MA: nella disamina è necessario tenere presente che per i contemporanei il nazismo era un fenomeno nuovo e, a lungo, difficilmente decifrabile

14 Hitler al potere Hitler nella storia tedesca: il “Mein Kampf”
Nel clima culturale dell’epoca, le idee di Hitler non erano così aliene come si può immaginare: retorica del “tramonto dell’Occidente” e dell’esaurimento della cultura europea: sostegno di parte del mondo culturale lotta di classe come elemento fratricida importato dai nemici dell’Europa (ebrei e asiatici) Necessità di riaffermare l’ordine gerarchico delle razze

15 Hitler al potere Sostegno di una parte sostanziale dell’apparato economico, non soltanto per la “pace” interna ma anche perché una politica di espansione territoriale e imperialista era considerata da molti imprescindibile e più attuale che mai (parallelo col Giappone) Mantenimento di un alto livello di consenso interno, giocando sui risentimenti ma anche assicurando uno “stato sociale razziale” di proporzioni mai viste

16 Hitler al potere Un certo consenso internazionale: dominio del nazifascismo in Europa come unica speranza di ripresa economica e di fine dello stato di guerra intestino al continente senza intervento esterno; “baluardo” contro il comunismo sovietico

17 Hitler al potere

18 Hitler al potere Per quanto sia ancora argomento di dibattito storiografico, il progetto di dominio di Hitler era contenuto nei suoi progetti sin dal principio. Paradossalmente, un piano talmente ambizioso rispetto al tradizionale equilibrio europeo che in molti semplicemente non vollero credere alla sua attuabilità, né alla reale volontà di Hitler di perseguirlo

19 Hitler al potere Gli sviluppi tattici furono scelti di volta in volta, ma sempre con una coerenza impressionante e sempre più terrificante per gli avversari Tra il 1933 e il 1934 l’azione politica del nazismo si risolse soprattutto nel suo consolidamento interno: annichilimento di qualunque opposizione e concentrazione di tutti i poteri nelle mani di Hitler

20 Hitler al potere Risanamento interno e creazione dello “stato sociale razziale”: nel 1938 gli investimenti pubblici raggiunsero il 33% degli investimenti complessivi Ma soprattutto Hitler dispone della capacità di orientare anche gli investimenti privati nella direzione scelta dal governo (infrastrutture e piano quadriennale di riarmo)

21 Hitler al potere Questo consente anche alla Germania di avvicinarsi al momento dello scontro bellico in condizioni di piena produzione Consenso interno cementato attorno al ritrovato benessere, al mito del “nemico interno”, alla fine delle controversie politiche che avevano dilaniato la Repubblica di Weimar, al revanscismo territoriale e politico, all’obiettivo della riunificazione di tutte le “tribù” germaniche in un solo stato

22 La politica estera di Hitler
Per quanto sia ancora argomento di dibattito storiografico, il progetto di dominio di Hitler era contenuto nei suoi progetti sin dal principio. Paradossalmente, un piano talmente ambizioso rispetto al tradizionale equilibrio europeo che in molti semplicemente non vollero credere alla sua attuabilità, né alla reale volontà di Hitler di perseguirlo

23 La politica estera di Hitler
Flessibilità tattica Tutto inizia alla Conferenza di Ginevra: principio dell’ “uguaglianza di diritti” Abbandono della conferenza e della SdN: libertà da qualunque vincolo istituzionale mutilaterale Volto “moderato” del regime: accordo di non aggressione con la Polonia (1934) cementato dall’anticomunismo

24 La questione austriaca
Situazione insurrezionale in Austria: il governo conservatore rafforza i rapporti economici e politici con l’Italia Propaganda per l’Anschluss da parte dei nazisti austriaci Primo incontro tra Mussolini e Hitler a Stra

25 La questione austriaca
Soltanto un mese dopo (luglio 1934), un tentativo di colpo di stato uccide il cancelliere Dollfuss Mussolini invia due divisioni dell’esercito al Brennero Hitler disconosce il colpo di stato e condanna l’iniziativa Ma l’episodio mette in allerta gli europei, spingendoli a discutere del problema del revisionismo hitleriano

26 La questione austriaca
Diversità di obiettivi: per Mussolini si tratta di legittimare un revisionismo concertato e limitato; per la Francia di contenere qualunque ipotesi di revisione; la Gran Bretagna mantiene una posizione defilata e poco incisiva

27 La questione austriaca
Domanda comune a molta storiografia: era possibile un fronte comune? Impossibile dare una risposta definitiva Certamente il comportamento dell’Italia ebbe un peso determinante: non per forza intrinseca, ma perché alcune scelte di Mussolini erano collegate ad alcuni punti critici dell’assetto europeo

28 La questione austriaca
Si tratta di un elemento talvolta sovrastimato dalla storiografia italiana e che acquista valore soprattutto a posteriori Di certo un peso anche maggiore sulla coesione di una simile coalizione europea lo ebbe l’indisponibilità britannica a un coinvolgimento efficace

29 Mussolini e Hitler Ripresa in mano la condotta della politica estera italiana, Mussolini cerca di evitare una scelta tra i due schieramenti, ricavando per sé una posizione di mediazione Dal 1933 proposta di “Patto a Quattro” per sbloccare la conferenza di Ginevra: direttorio europeo Ma l’impegno doveva andare di pari passo con l’adozione del principio della revisione dei trattati nelle situazioni passibili di sfociare in conflitti (di fatto sarebbe esautorata la SdN)

30 Mussolini e Hitler Gabbia giuridica per contenere e regolamentare il revisionismo tedesco, affidata alla volontà dei singoli governi più che a statuti multilaterali Il progetto di Mussolini non fu mai ratificato Impossibilità francese di accettare e sottoscrivere il principio del revisionismo; mancata convergenza di vedute tra Francia e Gran Bretagna; scetticismo sul “peso determinante” dell’Italia

31 La Francia Crisi economica ritardata e instabilità politica
Ipotesi di rilancio della sicurezza collettiva crollano di fronte all’avanzata giapponese in Cina e al ritiro della Germania dalla SdN Nuovo governo di unità nazionale e svolta impressa dal ministro Barthou: Rinuncia a perseguire il negoziato con la Germania Riconoscimento della convergenza di interessi tra Francia e Unione Sovietica

32 La Francia Dal 1933 è in corso una vasta offensiva diplomatica sovietica verso occidente, provocata anche dal riconoscimento del pericolo nazista. Accordi economici e politici con la Francia. Accordi con tutti i paesi limitrofi. Firma di un patto di non aggressione con l’Italia. Nel settembre 1934 ingresso alla SdN. Questo non significa che in Europa fossero finiti i sospetti nei confronti della natura del potere sovietico

33 La Francia Freddezza da parte britannica: l’idea di doversi proteggere da un pericolo tedesco era giudicata “insensata” Dopo gli eventi austriaci, convinzione di Barthou che l’Italia possa essere recuperata al fronte antitedesco. In programma una visita a Roma per il novembre 1934 Un mese prima Barthou viene ucciso a Marsiglia insieme al re Alessandro I di Jugoslavia

34 La Francia Il successore Laval sembra inizialmente perseguire la stessa strada Incontro con Mussolini a Roma: via libera tacito alle aspirazioni italiane in Etiopia come ricompensa per l’arruolamento dell’Italia nel fronte antirevisionista europeo La controversa che ne sarebbe nata avrebbe prodotto esattamente l’effetto contrario

35 La fine dell’ordine di Versailles
Marzo 1935: Hitler annuncia la reintroduzione della coscrizione obbligatoria Incontro tra Mussolini, Laval e Mac Donald si incontrano a Stresa: reazione debole al gesto hitleriano. Promessa di collaborazione Contemporaneamente, Francia e Unione Sovietica firmano uno storico accordo di reciproca assistenza

36 La fine dell’ordine di Versailles
Il governo britannico sceglie un’altra strada: ripresa delle conversazioni bilaterali sul “disarmo navale” con il governo tedesco 6/35: accordo che consente alla Gerania di costruire una flotta da guerra pari al 35% di quella britannica, e che il limite fosse ancora più alto per la flotta sottomarina La sottovalutazione britannica del pericolo nazista sancisce la morte prematura del “fronte di Stresa”.

37 La fine dell’ordine di Versailles
La difesa dell’impero nel Mediterraneo ha la preminenza su tutto: pressioni sulla Francia perché vengano ritirate le aperture fatte all’Italia Seconda, enorme violazione dei trattati di Versailles: nel marzo 1936 Hitler ordina la rimilitarizzazione della Renania L’assenza di reazioni apprezzabili persuase Hitler che non esisteva un fronte contro di lui Di lì a poco, due eventi lo avrebbero confermato

38 L’aggressione italiana all’Etiopia
Inizia nell’ottobre 1935 l‘ultima guerra coloniale scatenata da una potenza europea; un anacronismo. Eppure assume il carattere di un ponte tra due epoche I vantaggi per l’Italia erano quasi esclusivamente d’ “immagine” Mussolini affermava che, dopo la conquista, l’Italia sarebbe entrata nel novero delle “nazioni soddisfatte”

39 L’aggressione italiana all’Etiopia
Forte movimento di protesta in Gran Bretagna e in parte anche in Francia (l’Etiopia ERA membro della SdN!) Ricorso etiope alla SdN: sanzioni economiche sostanzialmente inefficaci, ma che servono soltanto ad aumentare il consenso interno del fascismo Accordo Hoare-Laval per una soluzione di compromesso: cessione all’Italia di gran parte dell’Etiopia ma mantenimento di una sovranità nazionale

40 L’aggressione italiana all’Etiopia
Il piano trapela alla stampa e viene condannato dall’opinione pubblica (Hoare costretto a dimettersi) Operazioni militari disastrose, ma nel maggio 1936 l’Italia conquista Addis Abeba e Mussolini proclama l’Impero Soprattutto: il corso della vicenda rendeva ormai pressoché irreversibile l’avvicinamento alla Germania. Una visione miope degli interessi nazionali spingeva verso la nuova guerra civile europea

41 La guerra civile spagnola
Dal 1931 una repubblica, seppur dominata da forze fortemente autoritarie e filofasciste Nel 1936 storiche elezioni che danno la vittoria al Fronte popolare Quattro mesi dopo esplode una rivolta militare contro il governo, lungamente preparata, dal Marocco spagnolo Si stabilisce un governo alternativo a Burgos La guerra sarebbe durata tre anni e avrebbe insanguinato la Spagna e coinvolto l’Europa

42 La guerra civile spagnola
Entrambi gli schieramenti necessitano di aiuti immediati In Francia c’è un governo di Fronte popolare, il più sensibile alle ragioni del governo repubblicano Ma i rischi di una crisi di governo spinsero i francesi a promuovere una linea di “non intervento” internazionale Brigate internazionali “volontarie”, fortemente sponsorizzate da Mosca

43 La guerra civile spagnola
Intervento di Hitler: test per armamenti in vista della guerra. Soprattutto invio di aerei Dall’Italia volontari

44 La guerra civile spagnola
Aspetto ideologico diventa predominante, ma non va enfatizzato per parte britannica e francese La guerra civile si concluse nel febbraio del 1939 con la vittoria di Franco.

45 Espansione della Germania e appeasement
La Gran Bretagna persegue una ricerca unilaterale di garanzie presso Italia e Germania Scambio di note con Mussolini per il mantenimento dello status quo nel Mediterraneo (riconoscimento di fatto della conquista dell’Etiopia) Dal maggio 1937 diventa premier Neville Chamberlain

46 Espansione della Germania e appeasement
Hitler cerca la collaborazione con Londra: “mano libera” tedesca verso est; rifiuto britannico ma le discussioni proseguirono Perché l’appeasement? Non era una politica di mera rinuncia, ma piuttosto di coscienza dei limiti che pure la potenza britannica era in grado di coprire: scarsa disponibilità della periferia dell’impero a lasciarsi trascinare in questioni interne Europee; pacifismo dell’opinione pubblica; impreparazione militare.

47 Espansione della Germania e appeasement
Rimaneva un problema: fino a che punto tollerare? Esisteva un limite invalicabile? Hitler ne sarebbe stato cosciente e avrebbe limitato le pretese?

48 L’ “Asse” e la questione austriaca
Nel frattempo, si prepara il passaggio successivo del piano continentale hitleriano. Accordo con l’Austria nel 1936: garanzia della sovranità austriaca ma riconoscimento del carattere di “stato tedesco”. Il partito nazista entra al governo Col beneplacito di Mussolini: la politica estera nelle mani degli esponenti più filotedeschi del regime. Nell’ottobre 1936 Italia e Germania stipulano una serie di protocolli che definiscono l’ “asse Berlino-Roma”

49 L’ “Asse” e la questione austriaca
Visita di Mussolini in Germania in settembre: profezia di un “domani fascista per l’Europa” 11/37 l’Italia aderisce al “Patto anti-Comintern” siglato da Germania e Giappone Per quanto alcuni si siano sforzati di dimostrare il contrario, non c’era più alcun margine di libertà per Mussolini rispetto all’ “abbraccio mortale” col nazismo

50 L’ “Asse” e la questione austriaca
Entro i primi mesi del 1938 i piani di Hitler sono talmente manifesti che le gerarchie del partito e dello stato tedesco vengono “ripulite” di chi mostra esitazioni Forte di dichiarazioni private favorevoli fatte da diplomatici britannici, il nazismo preparava l’annessione dell’Austria

51 L’ “Asse” e la questione austriaca
Imposizione di nuovi ministri austriaci “collaborativi” Nel marzo viene favorito un colpo di stato rapido e non violento da cui emerge un governo interamente filonazista Il suo primo atto è la richiesta di intervento delle truppe tedesche, già pronte sul confine All’Italia veniva fornita soltanto la rassicurazione che la questione altoatesina non avrebbe subito contraccolpi

52 L’ “Asse” e la questione austriaca
Il 14 marzo, senza che un colpo fosse sparato, Hitler entra a Vienna

53 L’ “Asse” e la questione austriaca
Se pure in molti la davano per possibile o persino per inevitabile sin dagli anni ’20, l’Anschluss costituiva la prima modifica territoriale in Europa rispetto ai trattati di pace

54 La questione dei Sudeti
Dopo l’Austria, fu la volta della Cecoslovacchia

55 La questione dei Sudeti
Nella regione dei Sudeti vivevano circa tre milioni e mezzo di tedeschi. La storia aveva lavorato a fondo contro un’applicazione netta del principio di nazionalità: popolazioni miste, territori storicamente parte dell’Impero asburgico, appartenenza storica alla Boemia e quindi alla Cecoslovacchia. Ma questo per la propaganda nazista è irrilevante Diffusione di un movimento autonomistico sempre più prossimo al nazismo

56 La questione dei Sudeti
Dopo l’Anschluss il movimento diventa un’arma fondamentale per Hitler Iniziale richiesta di autonomia regionale, poi di annessione alla Germania In maggio la preparazione dell’operazione militare è in corso Chamberlain visita per due volte Hitler in Germania, ma qualunque margine di negoziato è ormai ristretto a zero da Hitler: entro il 1° ottobre Oraga doveva accettare la cessione dei Sudeti e accogliere le rivendicazioni territoriali di Polonia e Ungheria.

57 La questione dei Sudeti
Conferenza di Monaco il settembre: sembra rivivere il “Patto a Quattro”, ma soltanto in apparenza Non c’è più spazio per mediazioni, e Francia e Gran Bretagna si accontentano di garantire l’integrità territoriale di ciò che rimaneva della Cecoslovacchia Governo di Praga informato solo alla fine dei lavori della propria sorte. Costretto ad accettare

58 La questione dei Sudeti
In un incontro separato con Chamberlain, Hitler firma un documento che ribadiva l’importanza delle buone relazioni con la Gran Bretagna e confermava l’impegno alla soluzione pacifica di qualunque ulteriore controversia. Il “principio di nazionalità” che doveva costituire il fondamento dell’ordine postbellico è ormai ridotto ad alibi per giustificare le azioni di Hitler

59 La fine della Cecoslovacchia
…ma il principio di nazionalità non poteva giustificare la mossa successiva di Hitler Marzo 1939: promozione del dissidio tra cechi e slovacchi; due protettorati sottoposti a controllo tedesco

60 Polonia, ultimo atto Prima dell’occupazione di Praga, il regime nazista ha ormai stabilito le priorità: Eliminazione della Polonia come fattore politico in Europa utilizzando il pretesto di Danzica Guerra lampo a occidente contro la Francia, che sarebbe sicuramente intervenuta a difesa della Polonia Presentata ai polacchi una lista di richieste irricevibili

61 Polonia, ultimo atto Nel caso della Polonia, una vera guerra è inevitabile Quali reazioni internazionali? Chamberlain impegna la Gran Bretagna e la Francia alla difesa dell’ “indipendenza” polacca: offerto un estremo margine di appeasement Le possibilità di una reale scelta per l’Italia erano esaurite ormai da tempo: firma in aprile del “Patto d’Acciaio”. In cambio, mano libera alla conquista dell’Albania

62 Polonia, ultimo atto Cosa avrebbe fatto l’Unione Sovietica?
A Mosca si apre il “Bazar di Stalin”: conteso tra le potenze occidentali e la Germania Da parte occidentale continua a pesare il sospetto nei confronti del comunismo, e soprattutto la diffidenza polacca. Trattative estenuanti Da parte tedesca, invece, l’azione diplomatica è fulminante e il 23 agosto viene firmato il patto Ribbentrop-Molotov di non aggressione

63 Polonia, ultimo atto Protocollo segreto: annessione degli stati baltici e di parte della Polonia da parte sovietica Il 1° settembre, senza alcuna dichiarazione di guerra, le truppe tedesche iniziavano l’invasione della Polonia, definita “operazione di polizia” L’Italia si dichiara “non belligerante” Il 3 settembre Gran Bretagna e Francia rispettavano gli impegni e dichiaravano guerra alla Germania

64 La “guerra europea” Il 25 settembre cade Varsavia
Per mezzo dell’intervento militare e della sovversione interna, l’Unione Sovietica si prende quanto stabilito nel protocollo segreto Hitler tenta un’offensiva di pace sulla scia di quanto fatto durante il periodo dell’appeasement, aggiungendo la carta (poco credibile) di un fronte comune anticomunista Netto rifiuto di Francia e Gran Bretagna. Rimaneva solo la guerra a oltranza.

65 La “guerra europea” Azione diversiva nell’Europa del nord: occupazione in primavera del 1940 della Danimarca e della Norvegia Il 10 maggio le truppe tedesche attaccano la Francia secondo i piani del 1914 Il 14 giugno entrano a Parigi. Dimissioni del governo francese e il potere viene affidato al Maresciallo Pétain Il 22 giugno viene firmato l’armistizio. Occupazione della Francia del Nord, ma rimane un’entità statale a Vichy. Mossa per spezzare il fronte interno francese

66 La “guerra europea” L‘Italia cerca alternative all’intervento in guerra, per il quale non è pronta Spronato da Hitler e dai rapidi successi tedeschi, Mussolini decide l’ingresso in guerra il 10 giugno. Umiliazione per la Francia che non sarebbe rimasta senza conseguenze. Iniziativa belica contro la Grecia

67 La “guerra europea” La guerra in Europa sembra finita, mentre gli stati revisionisti si accodano all’opera distruttrice dell’ordine di Versailles I fronti extraeuropei per il momento languono Restava soltanto la Gran Bretagna. Dal 9 maggio al governo Winston Churchill, il più risoluto oppositore di qualunque appeasement

68 La “guerra europea” Rimaneva da decifrare il futuro comportamento degli Stati Uniti, soprattutto a fronte del rinnovato espansionismo giapponese. Da quell’elemento, anche per Hitler, sarebbero dipese le sorti del suo disegno complessivo. Ne erano ormai coscienti sia il governo di Londra che la “Francia Libera” di De Gaulle L’invocazione dell’aiuto statunitense è ormai evidente nelle chiamate alle armi di Churchill e De Gaulle

69 “I would say to the House as I said to those who have joined this government: I have nothing to offer but blood, toil, tears and sweat. We have before us an ordeal of the most grievous kind. We have before us many, many long months of struggle and of suffering. You ask, what is our aim? I can answer in one word: Victory. Victory at all costs — Victory in spite of all terror — Victory, however long and hard the road may be, for without victory there is no survival.”

70 “Even though large tracts of Europe and many old and famous States have fallen or may fall into the grip of the Gestapo and all the odious apparatus of Nazi rule, we shall not flag or fail. We shall go on to the end. We shall fight in France, we shall fight on the seas and oceans, we shall fight with growing confidence and growing strength in the air, we shall defend our island, whatever the cost may be. We shall fight on the beaches, we shall fight on the landing grounds, we shall fight in the fields and in the streets, we shall fight in the hills; we shall never surrender , and if, which I do not for a moment believe, this island or a large part of it were subjugated and starving, then our Empire beyond the seas, armed and guarded by the British Fleet, would carry on the struggle, until, in God's good time, the New World, with all its power and might, steps forth to the rescue and the liberation of the old.”

71 « La France n'est pas seule ! Elle n'est pas seule ! Elle n'est pas seule ! Elle a un vaste Empire derrière elle. Elle peut faire bloc avec l'Empire britannique qui tient la mer et continue la lutte. Elle peut, comme l'Angleterre, utiliser sans limites l'immense industrie des États-Unis. Cette guerre n'est pas limitée au territoire malheureux de notre pays. Cette guerre n'est pas tranchée par la bataille de France. Cette guerre est une guerre mondiale. Moi, Général de Gaulle, actuellement à Londres, j'invite les officiers et les soldats français qui se trouvent en territoire britannique ou qui viendraient à s'y trouver, avec leurs armes ou sans leurs armes, j'invite les ingénieurs et les ouvriers spécialistes des industries d'armement qui se trouvent en territoire britannique ou qui viendraient à s'y trouver, à se mettre en rapport avec moi. Quoi qu'il arrive, la flamme de la résistance française ne doit pas s'éteindre et ne s'éteindra pas. »


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