Disuguaglianze globali. GRANDI DISUGUAGLIANZE CRESCONO una ristretta élite di ricchi individui La ricchezza globale si sta sempre più concentrando nelle.

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Transcript della presentazione:

Disuguaglianze globali

GRANDI DISUGUAGLIANZE CRESCONO una ristretta élite di ricchi individui La ricchezza globale si sta sempre più concentrando nelle mani di una ristretta élite di ricchi individui che hanno generato e sostenuto i loro ingenti averi grazie ad interessi ed attività in alcuni importanti settori economici, tra i quali la finanza e il settore farmaceutico e sanitario. Le imprese appartenenti a questi settori spendono milioni di dollari all’anno per attività di lobby volte a favorire un ambiente politico che possa proteggere e rafforzare ulteriormente i loro interessi. Le più fruttuose attività di lobby negli Stati Uniti riguardano il bilancio e il fisco, ovvero gli ambiti di gestione delle risorse pubbliche che dovrebbero essere indirizzate a beneficio dell’intera popolazione, piuttosto che rispondere ad interessi di potenti lobby. (Fonte: Oxfam 2015)

1. LA RICCHEZZA GLOBALE E’ SEMPRE PIU’ CONCENTRATA NELLE MANI DI UNA RISTRETTA ELITE DI SUPER-RICCHI. Nel 2014, l’1% più ricco della popolazione mondiale possedeva il 48% della ricchezza globale, lasciando appena il 52% da spartire tra il restante 99% di individui sul pianeta. La quasi totalità di quel 52% è posseduto da persone che rientrano nel 20% più ricco, lasciando quindi solo il 5,5% al restante 80% di persone. Si prevede che entro il 2017, l’1% più ricco possiederà più del 50% della ricchezza globale. (Fonte: Oxfam 2015)

Dal 2000 al 2014 i super ricchi che rientrano in quell’1% si sono arricchiti ancora più velocemente che in passato. Nel 2014, la ricchezza degli 80 individui più ricchi è la stessa di quella posseduta dal 50% più povero della popolazione globale. Questo vuol dire che 3,5 miliardi di persone spartiscono tra loro un ammontare di ricchezza equivalente a quello degli 80 super-ricchi. (Fonte: Oxfam 2015)

Le enormi ricchezze non sono un’esclusiva dei Paesi ricchi: l’uomo più ricco del mondo è il messicano Carlos Slim, che ha sottratto il primato a Bill Gates nel luglio Nell’Africa subsahariana ci sono oggi 16 miliardari insieme ai 358 milioni di persone che vivono in estrema povertà. (Fonte: Oxfam 2015)

Nel 2010, ci volevano 388 miliardari per raggiungere un volume di ricchezza equivalente a quella della metà più povera della popolazione mondiale; nel 2014, questo numero è drasticamente sceso a soli 80 miliardari (Fonte: Oxfam 2015)

Ma ciò che conta di più per i cittadini è la disuguaglianza all’interno dei singoli Paesi, laddove i più poveri lottano per la sopravvivenza mentre i loro vicini prosperano, e nella maggior parte dei casi questa situazione è in rapida espansione. Sette persone su dieci vivono in Paesi dove il divario tra ricchi e poveri è maggiore di quanto non fosse 30 anni fa, e nei Paesi di tutto il mondo le minoranze più ricche si appropriano di una quota sempre crescente del reddito nazionale. (Fonte: Oxfam 2015)

Tassare adeguatamente le ricchezze

L’eventualità di poter trarre potenziali vantaggi dal taglio anche minimo di queste ricchezze sfrenate apre scenari avvincenti: Oxfam calcola che una tassazione di solo 1,5% sui patrimoni dei miliardari del mondo, se praticata subito dopo la crisi finanziaria, avrebbe potuto salvare 23 milioni di vite nei 49 Paesi più poveri fornendo loro il denaro da investire in cure sanitarie. Il numero di miliardari e la loro ricchezza totale sono aumentati tanto rapidamente che nel 2014 una tassa del 1,5% potrebbe creare gettito sufficiente a coprire i gap annuali nei finanziamenti necessari per permettere ad ogni bambino di andare a scuola e per erogare i servizi sanitari nei paesi più poveri.

2. IMPRESE DEI SETTORI FINANZIARIO E FARMACEUTICO HANNO SPESO NEL 2013 MILIONI DI DOLLARI PER ATTIVITA’ DI LOBBY La più grandi e affermate società del settore finanziario e assicurativo e di quello farmaceutico e sanitario raggiungono profitti estremamente elevati e perciò dispongono di imponenti risorse che usano per retribuire i loro proprietari e investitori, aiutandoli ad accumulare le loro ricchezze personali. Queste risorse possono anche essere usate per esercitare una certa influenza economica e politica. Una modalità a cui le imprese ricorrono per esercitare il loro potere di influenza è attraverso l’attività di lobby diretta sui governi, specialmente su questioni e politiche che hanno delle ripercussioni sui loro interessi aziendali. (Fonte: Oxfam 2016)

Spesa per attività di lobby Stati Uniti SettoreMilioni di dollari Finanziario400 Farmaceutico e sanitario 487 Europa SettoreMilioni di dollari Finanziario150 Farmaceutico e sanitario 50

3. LE PIU’ FRUTTUOSE ATTIVITA’ DI LOBBY NEGLI STATI UNITI RIGUARDANO IL BILANCIO E IL FISCO I miliardi spesi dalle imprese per fare lobby, così da avere accesso diretto ai legislatori a Washington e Bruxelles, sono considerati un investimento. L’aspettativa è che questi miliardi contribuiscano a politiche volte a creare margini di profitto più favorevoli per il business aziendale, così che il costo sostenuto per fare lobby sia più che compensato. Negli Stati Uniti, le questioni su cui si registra una maggiore attività di lobby sono il bilancio federale, gli stanziamenti e le tasse. Si tratta di risorse del pubblico, che le imprese vogliono influenzare per averne dei benefici, avvalendosi di ingenti risorse proprie. Fare lobby su questioni fiscali può essere particolarmente pericoloso per la tutela del pubblico interesse, in quanto una riduzione del carico fiscale sulle imprese determina meno fondi per i servizi pubblici essenziali. (Fonte: Oxfam 2016)

Un indicatore sintetico delle disuguaglianze all’interno di un paese è il cosiddetto indice di Gini, che varia tra 0 e 1, a indicare, quando il valore è 0, una perfetta distribuzione di una determinata variabile (nel nostro caso la ricchezza) e, quando il valore è 1, una totale disuguaglianza (una sola persona, ricchissima, che detiene tutto).indice di Gini

L’1% più benestante della popolazione della Penisola detiene il 14,3% della ricchezza nazionale netta Il 40% più povero detiene solo il 4,9 per cento degli attivi totali. (Fonte: OCSE 2015)

Nel 2013 il 10% più ricco della popolazione guadagnava undici volte di più del 10% più povero. Tra il 2007 e il 2011, la perdita di reddito disponibile è stata del 4% per il 10% più povero della popolazione e solo dell’1% per il 10% più ricco. (Fonte: OCSE 2015)

Disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza Il 20% più ricco (il cosiddetto “primo quintile”) detiene infatti il 61,6% della ricchezza e il 20% appena al di sotto (secondo quintile) il 20,9%. Il restante 60% si deve accontentare del 17,4% della ricchezza nazionale, di cui appena lo 0,4% per il 20% più povero. (Fonte: OCSE 2015) Quintili della popolazione % ricchezza prodotta Primo61,6 Secondo20,9 Terzo Quarto Quinto0,4 17,1

Il vertice della piramide, cioè 5% più ricco della popolazione, detiene infatti il 32,1% della ricchezza nazionale netta, ovvero oltre la metà di quanto detenuto del primo quintile, e di questa quasi la metà è in mano all’1% più ricco. (Fonte: OCSE 2015) 5%=32,1% ricchezza