Afragola: storia e prodotti tipici

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Afragola: storia e prodotti tipici Agro-alimentare Afragola: storia e prodotti tipici

Il territorio afragolese Afragola è un comune di 65 mila abitanti. Il territorio di Afragola era abitato dai Sanniti, dei quali sono state ritrovate diverse tombe. Secondo la tradizione, la città è stata fondata nel 1140 dal re Ruggero II di Sicilia. La prima menzione del nome (Afraore o Afraora) risale alla prima metà del XII secolo; il nome sarebbe stato collegato all'esistenza delle fragole, che compaiono infatti nello stemma comunale. Afragola si trova nel cuore dell'antica Campania felix, ovvero l'area più fertile della penisola italica per quanto riguarda l' agricoltura, grazie ai terreni vulcanici i terreni sono maggiormente fertili.

Le coltivazioni La coltivazione di frumento è notevole, non tanto per le quantità raccolte ma per la qualità dei grani duri, molto adatti per fare la pasta. Molto diffusa è la produzione di ortaggi e frutta , che vengono esportati dando lavoro a molte industrie alimentari locali. Notevoli sono la coltivazioni di canapa, tabacco e patate: di quest'ultimo prodotto la Campania detiene il primato nazionale regionale. L'irrigabilità costituisce il gran segreto per la vitalità di queste terre. Le acque che arrivano dai pozzi vengono convogliate insieme a quelle tratte dai fiumi, e durante l'estate, nei periodi di siccità, esse diventano di primaria importanza per l'irrigazione dei terreni.

Le industrie alimentari Le industrie di Afragola erano all’incirca 642 nel 1990. Nel 2000 queste sono diminuite a 373 fino agli ultimi anni, in cui si sono riscontrate solo 232, delle quali 38 riguardano il settore alimentare.

Le fragole Il termine «Afragola», come già detto, dipende dal fatto che nella città numerose e vistose sono le coltivazioni di questo frutto. I frutti degli ecotipi locali hanno la forma leggermente allungata, aroma e profumo marcati, un elevato ed equilibrato contenuto in zuccheri ed acidi. Gli impianti prevedono la coltura in pieno campo con sistemazione del terreno a porche; in entrambi i casi viene utilizzata per migliorare la colorazione dei frutti ed aumentarne la precocità di maturazione la pacciamatura e quindi l'irrigazione con manichette forate. La fragolina afragolese è una specie diploide spontanea; da sempre è in uso la raccolta del prodotto spontaneo del sottobosco. E' inoltre praticato da tempo immemorabile il trapianto di stoloni radicati prelevati dal sottobosco delle estese foreste dei monti circostanti, principalmente castagneti e faggete, negli orti di ogni abitazione, che ha portato così allo sviluppo, su base familiare, di una vera e propria coltivazione della fragolina, che veniva poi utilizzata nella preparazione di dolci tradizionali o per la «fragolata».

Il fagiolo zolfariello Ecotipo locale ad habitus indeterminato con seme di forma ovoidale-allungato, di piccole dimensioni, di colore paglierino chiaro, con una caratteristica nota zolfigna nel sapore. Il baccello è di dimensioni medie, giallo crema a maturazione cerosa e giallo paglierino a maturazione piena, coltivato su file, tipicamente consociato a mais i cui steli rappresentano un ottimo sostegno allo sviluppo della leguminose, in alternativa i sostegni sono sostituiti da paletti di legno e reti di nylon. In questo secondo caso si effettua "la semina a postarelle", in una buca di 30 cm di diametro sono posti 5-7 semi a cerchio, con al centro un sostegno in legno che fa da appiglio per le piante; la semina si effettua in contemporanea a quella del mais. Generalmente la coltura avviene in piccoli orti familiari. La semina viene effettuata tra il mese di maggio e l’inizio del mese di giugno, a postarelle. Una prima raccolta viene effettuata quando i baccelli sono ancora verdi per il consumo fresco; la sgranatura avviene dopo la completa essiccazione dei baccelli sulla pianta e quindi per 2-3 giorni su teloni, al sole. Quindi avviene la battitura con bastoni di legno e la successiva esposizione alla ventilazione naturale per allontanare i residui di baccelli. I semi vengono essiccati all'aria; la conservazione avviene in sacchetti di tela o lino, in luoghi freschi e ventilati.. Il fagiolo zolfariello

Il finocchio palettone Il finocchio bianco palettone è una produzione della provincia di Napoli, in particolare nell’area afragolese. Questa coltura è molto legata alla tradizione culturale della zona: la semina, infatti, avviene il 15 di luglio il giorno della festa della Madonna del Carmine, per rendervi omaggio. In realtà la data è motivata anche da ragioni tecniche: è il momento migliore dell'anno per seminare sventando il rischio di una fioritura precoce che comprometterebbe lo sviluppo completo delle brattee, la parte commestibile del finocchio. Inoltre, per rendere il prodotto più pregiato, viene applicata da secoli una tecnica di coltivazione particolare: i grumoli, cioè le foglie centrali del crespo, vengono interrate, in modo tale che il finocchio diventi bianco: infatti la sua caratteristica principale è il colore bianco uniforme, insieme al suo sapore particolarmente croccante. Il finocchio bianco palettone viene raccolto nell'arco dell'intero mese di ottobre.

Il kaki vaniglia Il kaki vaniglia o vainiglia napoletano è una varietà di antichissima coltivazione in Campania, anche se oggi la sua coltura risulta ridimensionata a vantaggio della produzione dei loti "ammezziti", quelli cioè resi eduli dopo un processo di detannizzazione. Tuttavia, le piante di kaki vaniglia resistono ancora nei frutteti di tipo tradizionale concentrati fra Napoli e Salerno, soprattutto nell'area afragolese. E’ una pianta di medio vigore, particolarmente resistente alle basse temperature, che produce un frutto di forma leggermente appiattita, dalla buccia sottile di colore giallo-arancione alla maturazione di raccolta, che diventa rossastra alla maturazione fisiologica. La polpa del kaki vaniglia è color bronzo scuro, talora rossastra, molto succosa e ricca di semi, dal sapore molto gustoso e zuccherino.

La patata ricciona o riccia Il territorio interessato alla coltivazione di questa patata è quello dell'intera regione, in particolare nell’area afragolese. Si tratta di una pianta a portamento alto, con corolla del fiore media, ed epoca di maturazione molto tardiva. Il tubero è di forma arrotondata di colore beige chiaro con polpa color crema, il colore alla base degli occhi (numerosi) è di colore giallo. Per ciò che concerne i metodi di lavorazione, condizionamento e stagionatura c’è da dire che il lavoro di impianto non è molto precoce (fine febbraio- inizi di marzo), l' investimento non è superiore a 5-5,5 tuberi/m2 (ottenuto disponendo tuberi-seme interi distanziati di almeno 25 cm su file semplici a 75 cm). Si tratta di una patata molto diffusa in passato, oggi in declino per la presenza di numerosi "occhi".

Il territorio interessato alla produzione della zucca napoletana,è principalmente quello occupato dalle zone afragolesi e nolane. Essa è costituita da: una forma tondeggiante, costoluta, con buccia spessa di colore arancio con incisioni verdi a maturità; una polpa color arancio, soda, più compatta e farinosa della lunga, con sapore più deciso. Raggiunge dimensioni medio-grandi, spesso oltre i 10 - 15 Kg; al taglio la fetta si presenta cava, con presenza di grandi quantità di semi che, abbrustoliti, vengono venduti sotto il nome di "spasso". Il prodotto viene consumato sostanzialmente per preparazioni di cucina, nelle quali viene esaltata la compattezza della polpa, meno acquosa e dolce della lunga napoletana. Il prodotto viene utilizzato nella cucina tradizionale napoletana, soprattutto per conserve e marmellate, nonché in zuppe con gherigli di noce e funghi porcini. La zucca napoletana

Le varietà di melone In tutto il Napoletano, con particolare concentrazione nell'area compresa tra Afragola e Nola, si coltivano da secoli due varietà di melone: quello giallo, detto "capuaniello", è, per l'appunto, di colore giallo ed è caratterizzato da un'elevata capacità di conservazione: pur raccogliendosi fra settembre ed ottobre, infatti, si consuma prevalentemente durante l'inverno ed in particolare nelle feste natalizie. L'altra varietà, il "rognoso" è verde e presenta frutti più grandi, con corteccia liscia o rugosa, di colore bianco, giallo o verde scuro e polpa bianca o verde chiaro. Entrambe le varietà sono particolarmente apprezzate per la loro dolcezza.

La papaccella I sinonimi e/o termini dialettali sono: papecchia, pupaccelle o papaccelle. E’ un peperoncino della tipologia topepo con frutti tondi rossi o verdi con polpa dolce e spessa che sono utilizzati per la conservazione dei sottaceto (con diverse varianti culinarie da zona a zona). Si coltivano anche tipologie piccanti. I frutti "conservati" rientrano in molte ricette tipiche campane.