Visita “Centro Enrico Avanzi”

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Transcript della presentazione:

Visita “Centro Enrico Avanzi” Pasquale Cichello Scienze Agrarie

Introduzione Questa è un’azienda dell’università e quindi a disposizione degli studenti. In questo allevamento ci sono frisone in produzione e un gruppo di vacche pisane. Si contano 120 capi di frisona, di cui 73 in lattazione e le altre sono destinate alla rimonta e suddivise in vitelline, vitelle, manze, giovenche e vacche in asciutta. In questo allevamento mediamente le manze vengono fecondate a 18 mesi, in altri invece anche prima, in modo tale che l’attività produttiva inizia prima come anche l’affinità di guadagno, ma la carriera dell’animale finisce prima per il maggiore sfruttamento.

Poi ci sono più di 100 capi di mucca pisana, destinate alla produzione della carne. Questi animali erano prima divisi in due gruppi, ma ora poiché era diventata troppo onerosa la loro gestione, si sta cercando di riunirli in un unico gruppo composto da 30 fattrici scelte e un toro.

La selezione sulle vacche, si fa ovviamente per utilizzare solo le fattrici migliori in modo da ottenere una prole migliore.

Alimentazione Tutto questo bestiame comporta un investimento di: almeno un centinaio di ettari a medicaio; 18 ettari di insilato di mais; e 18 ettari di insilato di triticale (cereale ibrido tra il mais e la segale). Per distribuire l’acqua per l’irrigazione, ci sono condutture per pompare l’acqua da un laghetto in profondità, a circa 70 metri. Siccome quest’acqua è ricca di argilla e sospensioni terrose, viene fatta decantare e distribuita tramite tubature. Il mais destinato alla produzione di insilato si semina alla fine di aprile, il triticale si semina invece in autunno.

Un ettaro di coltura di mais destinata all’insilato produce 500q di sostanza tal quale, mentre la medica arriva a 150q tal quale. Con il triticale invece si arriva a ottenere 100q di sostanza tal quale. Una vacca sui 550Kg consuma al giorno mediamente 12kg tal quale di insilato, 10kg tal quale di fieno ripartito in primo taglio e secondo taglio e altri 10kg tal quale di concentrato. Tutto amalgamato con l’acqua.

Meccanica L’azienda possiede tutti i macchinari utili alla lavorazione della terra. Troviamo trattori di diversa potenza: dai 60 ai 180 cv; una seminatrice; più di una fresa e attrezzi utili a qualsiasi lavorazione richieda l’azienda. Inoltre è presente un’officina per la manutenzione di queste macchine.

In questo carro ci sono delle cocle con delle lame che servono per trinciare il fieno. Prima a macchina vuota si carica il fieno, perché questo ha la fibra lunga che deve essere trinciata per ottenere l’unifeed (piatto unico); poi si aggiunge dell’acqua e il concentrato pellettato e infine si carica l’insilato di mais in modo da ottenere un piatto unico indistinguibile dall’animale

Il carro ha un sistema computerizzato e una pesa Il carro ha un sistema computerizzato e una pesa. Si imposta il numero di animali e il peso della razione e si fa la proporzione, quindi si inizia a caricare, quando arriva al peso adeguato viene emesso un suono che indica che bisogna passare all’alimento successivo; così si passa all’acqua e così via. Per fare un campionamento bisogna aprire la rotoballa. Per apprezzare la qualità del fieno va aperta, perché la parte più esterna essendo la più esposta, tende a perdere le foglie.

Il fieno non deve essere bruno, perché potrebbe aver subito dei riscaldamenti con conseguente reazione fra zuccheri e alcuni residui amminoacidici che rendono il foraggio meno digeribile. Bisogna quindi osservare il colore, il rapporto steli-foglie, la composizione botanica, l’odore, presenza o assenza di muffe e presenza di polvere, terra ecc…

In questo allevamento vengono usati solitamente tre tipi di concentrati: un misto farina di mais e grano; il pellettato “manza vigor” per la razione degli animali giovani che devono andare in produzione o per le vacche in asciutta. Nella corsia di alimentazione é facile vedere i nidi di rondine, buchi che gli animali fanno andando a scartare degli alimenti e prediligendone altri; l’unico accorgimento da avere è quello di riunire a metà giornata l’unifeed.

Per fare un silos ci vuole circa una settimana di lavoro con 4 operai che lavorano tutta la giornata. Praticamente viene trinciato con un carro, con delle lame basse che carica la pianta, la trincia e la spara dentro un camion con una cisterna, che a sua volta la raccoglie e la porta dove verrà stesa, ammassata e rullata con un cingolato che va avanti e indietro. Infine si stende sopra un telo, mettendo delle ruote di trattore ad appesantire ulteriormente tutta la massa. Il vantaggio di fare un insilato è riuscire a costipare una pianta verde , cosa che con il fieno non si può fare, perché si ottiene soprattutto sostanza secca.

I vitelli

I vitelli nati da una settimana sono tabulati in gabbie individuali in modo che non possono leccarsi a vicenda la zona ombelicale (ostacolando l’essiccazione del cordone), e che sia anche più facile somministrargli latte appena munto. Poi passano in box multipli. La lettiera di questi box viene tolta giornalmente a va alla letamaia. Con la crescita cominciano ad essere alimentati con il fieno ad libitum, di tipo grossolano per sviluppargli l’attività ruminale. Però continuano a ricevere il latte 2 volte al giorno. In questi box rimangono fino a 12 mesi, poi si spostano nell’ambiente degli adulti.

L’asciutta Ci sono anche box per le vacche in asciutta. La gravidanza dura 280 gg: quando mancano circa 60 gg dal parto, la vacca si mette all’asciutta, in quanto fegato, rene e rumine hanno bisogno di riposo per affrontare la nuova fase di lattazione. Il passaggio però deve essere graduale: se noi allontanassimo bruscamente l’animale dalla sala mungitura avremmo problemi stitici dovuti alla proliferazione di germi della mammella. Quindi si deve svuotare la mammella giorno per giorno fino a ridurre la produzione di latte. Si diminuisce anche l’acqua in modo tale che in una settimana cessi la produzione di latte. Infine le vacche in asciutta vanno isolate dal resto della mandria.

Sala mungitura

Le vacche entrano in sala mungitura in gruppi di otto e si vanno a posizionare con la testa dalla parte esterna, praticamente autocatturandosi. Quando si sono affiancate tutte, vengono chiuse e vengono attaccati i gruppi mungitori. La mungitura dura circa 2-3 minuti in media. Nella sala mungitura, l’unica accortezza per mantenere pulito il latte è quello di mettere un filtro di cellulosa: viene inserito all’interno del tubo che porta il latte alle cisterne e serve per togliere le parti più grosse, come i peli dell’animale o pezzi grossolani. Nella mungitura si procede in questo modo: I capezzoli vengono lavati con acqua tiepida; Avviene la spuntatura (mungitura manuale che viene fatta per ogni quarto); Mungitura vera e propria; Applicazione di un prodotto iodato sui quattro capezzoli per protezione. In questo allevamento ci sono bovine che hanno alle spalle 7-8 lattazioni: è logico che sono alla fine della carriera e destinate ad essere rinnovate.

Il latte Il latte appena munto viene raccolto in cisterne senza subire trattamenti se non la rifrigeratura. Nell’allevamento si fanno 2 mungiture al giorno: la mattina alle 4 e il pomeriggio alle 16.30. Il latte arriva nelle cisterne direttamente dalla sala mungitura. Nelle cisterne il latte viene mescolato di continuo con delle pale e viene raffreddato; la sua temperatura viene misurata da un termometro. Nell’ultimo periodo è stato installato un distributore automatico di latte bovino fresco al prezzo di 1 € \l.

La mucca pisana

In stalle vicine c’è il mucco pisano, animale da carne In stalle vicine c’è il mucco pisano, animale da carne. Nelle stalle essendo tutti maschi, dovrebbero essere isolati dal resto delle femmine, perché anche se c’è solo una femmina in calore, la sentono e tendono a montarsi tra di loro. I maschi hanno un mantello più scuro rispetto alle femmine. Le vacche pisane rispetto alle frisone sono più agitate e pericolose tra di loro perché hanno le corna.

Ecco perché alle frisone vengono levate le corna: per evitare problemi nelle sale di mungitura. Le mucche pisane necessitano di molte meno cure rispetto alle vacche da latte: partoriscono da sole senza bisogno del veterinario. Quando le femmine hanno raggiunto la fertilità vengono passate in un altro recinto per evitare fecondazioni indesiderate. Nel caso della pisana, destinata alla produzione di vitelli per l’ingrasso, la carriera riproduttiva è molto più lunga.