Definizioni di utopia
Alberto Andreatta Il progetto della ragione, espresso nelle forme fantastiche del romanzo oppure in quelle severe del trattato o del codice, che è orientato all’azione – differita o imminente -, attuativa di un ordine sociale nuovo: a) profondamente migliore, rispetto all’ordine esistente, in forza della sua alterità così radicale da farlo apparire, quantomeno, irrealizzabile nel breve-medio periodo; oppure b) perfetto, rispetto a qualunque altro ordine pensabile e, perciò, impossibile (voce Utopia, in A. d’Orsi Alla ricerca della politica, p. 102)
Herbert Marcuse È utopia solo ciò che non è realizzabile, ciò che entra in contrasto con le leggi scientificamente determinabili o determinate. (La fine dell’utopia, 1967)
Bronislaw Baczko (1) 1. l’utopia non può giudicarsi in relazione alla sua realizzabilità; 2. in ogni caso, questa può essere considerata reale o possibile; 3. le utopie sono il segno dell’immaginario collettivo; 4. indica l’insofferenza per il presente; 5. l’utopia deve poter essere modificata e “moltiplicata”
Bronislaw Baczko (2) Le utopie sono altrimenti realizzabili. Sociologicamente e storicamente è nella sua esistenza stessa, nella diversità delle funzioni da esso esercitate, come pure nell’intensità di tale esercizio. Le utopie guadagnano in «realtà» e «realismo» in quanto si iscrivono nell’ambito delle attese di un’epoca o di un gruppo sociale, e soprattutto i quanto si impongono come idee-guida e idee-forza capaci di orientare e mobilitare le speranze e di sollecitare le energie collettive.
Enciclopedia Einaudi L’altrove delle utopie è […] sognato e immaginato, ma il sogno stesso elaborato dal sapere è situato in uno spazio-tempo inventato e costruito, così come la felicità sottintende una programmazione razionale (p. 868)
Luigi Firpo l’utopista non è affatto un sognatore […] anzi dev’essere considerato un personaggio dotato di estremo realismo […]. L’utopista è un riformatore, ma un riformatore così profondamente consapevole del carattere prematuro avveniristico, extratemporale del suo progetto, che egli sa di non poterlo redigere in forma di programma concreto e si induce perciò a escogitare una forma diversa di comunicazione e di proposta (L’utopia e le sue forme, p.12)