Cura e Giustizia
La giustizia nella riflessione femminile sul concetto di “cura” Ci si pone il seguente interrogativo: esiste un rapporto fra giustizia e cura? La tematizzazione del concetto di cura: significato ristretto: curare, nel senso di guarire (cure)/combattere la malattia con opportuni mezzi terapeutici, ripristinando lo stato di salute del malato. In questo contesto, la cura coincide con l’intervento terapeutico sul paziente significato ampio: curare, nel senso di “prendersi cura” (care)/occuparsi e preoccuparsi per gli altri/entrare in relazione con gli altri/manifestare attenzione, con atteggiamento di sollecitudine e servizio
Etica della cura: contesto C. Gilligan “In a different voice: psychological theory and women’s development” (1982) prima riflessione sistematica sulla cura come concetto studio dello sviluppo psicologico-morale di maschi e femmine: da rilevazione empirica trae alcune considerazioni generali (in contrapposizione agli studi psicologici tradizionali, che sostenevano che lo sviluppo femminile fosse inferiore allo sviluppo maschile) Esito di questo nuovo studio: diversità (non gerarchia) di approcci morali (modo di ragionare etico)
teorizzazione sviluppata da C. Gilligan “approccio morale maschile”: individualità/ autonomia/autoreferenzialità atteggiamento di rispetto formale/distacco impersonale (astrazione) imparzialità (gerarchia di valori) metodo razionale: logico-deduttiva giustizia (principi universali, regole di simmetria, razionalità)
teorizzazione sviluppata da C. Gilligan “approccio morale femminile”: relazionalità (legami, contesto)/ responsabilità atteggiamento di coinvolgimento interiore/ personale (concreto, particolare, contestuale, narrativo) Predisposizione al vincolo affettivo Metodo induttivo-esperienziale cura (attenzione, ascolto, empatia, preoccupazione e sollecitudine, compassione)
teorizzazione sviluppata da C. Gilligan Tuttavia: la differenza di approcci morali è indipendente dalla differenza sessuale frequenza statistica (empirico, psicologico, sociale), non deve condurre ad una radicalizzazione ontologica In quanto: esistono donne che agiscono secondo giustizia/ uomini con atteggiamenti di cura La “voce differente” non identifica la “voce di donna”: il fatto che la cura sia un modo di agire moralmente frequente nelle donne, non implica che l’uomo non possa vivere l’ “agire etico femminino”
il concetto di cura in C. Gilligan relazione: prendersi cura è un atteggiamento strutturalmente relazionale (eteroreferenzialità) vs. autoreferenzialità (individualismo) assume una valenza universale (ogni essere umano è costitutivamente ed ontologicamente relazionale) Caratteristiche della relazionalità: relazione asimmetrica: prendersi cura significa riconoscere che il rapporto che posso stabilire con l’altro non è paritetico/simmetrico (chi ha bisogno della cura è in una condizione di debolezza, vulnerabilità) vs. contrattualismo (rapporto simmetrico fra soggetti/scambio di interessi individuali) relazione a-reciproca: sollecitudine/ responsabilità (obbligo etico verso l’altro), indipendentemente da quanto si ottiene in cambio vs. utilitarismo (oltre la logica “efficientista”)
il concetto di cura in C. Gilligan La cura non viene intesa come un concetto astratto/impersonale Scaturisce da un’attitudine interiore (vissuta in modo razionale o emotivo) che si traduce in comportamento nella esperienza quotidiana (manifestandosi in situazioni e contesti particolari) obbligo che proviene (spontaneamente) dall’interno (non imposto coercitivamente da regole esterne): una prassi interiore che coinvolge il sentimento/l’empatia (partecipazione al vissuto dell’altro)/la compassione (identificazione di sé nell’esperienza altrui) compito, impegno attivo, motivazione personale (il volere il bene dell’altro, con la capacità di trascendere i propri interessi individuali/connotata da gratuità-dis-interesse, nel rispetto dell’alterità) “Prendersi cura” o “care”: attitudine interiore e impegno attivo di attenzione reponsabile/gratuita verso chi è vulnerabile
Etica della cura E’ la condizione dell’etica: chi non si prende cura dell’altro non agisce eticamente E’ la condizione antropologica: comprensione della vulnerabilità umana (nascita, malattia, morte), la consapevolezza del limite (esperienza di non autosufficienza dell’io) L’ indigenza è condizione strutturale dell’essere umano (nel senso di manchevolezza/dipendenza dall’altro): L’io scopre se stesso e la sua identità attraverso “lo sguardo dell’altro” l’etica della cura nasce dall’uomo e si rivolge all’uomo (maschio/femmina): L’essere umano è sia soggetto (ha la possibilità di prendersi cura dell’altro eticamente) sia oggetto della cura (ha bisogno della cura dell’altro ontologicamente)
Etica della cura- Principali obiezioni Rischi (usi inappropriati della cura): cura di sé come narcisismo autoreferenziale o cura dell’altro per se stesso cura come affermazione di potere eccesso di cura degli altri porta a trascuranza di sé (esaurimento fisico/emozionale) e dipendenza degli altri (l’adagiarsi passivamente di chi è accudito) curare “ad ogni costo” (oppressione/ invadenza nei confronti dell’altro, accanimento terapeutico)
Etica della cura- Controbiezioni ma se l’etica della cura è umana queste obiezioni cadono etica della cura è importante: se si dissocia dal femminile in quanto tale se si usa concetto appropriato (non uso distorto del concetto che, comunque, non ne invalida il senso proprio)
rapporto fra cura e giustizia integrazione cura/giustizia (M. Nussbaum) giustizia: uguaglianza, simmetria, reciprocità cura: diseguaglianza (differenza), asimmetria e areciprocità tesi: la cura non sostituisce la giustizia, ma la integra e la invera Prospettive applicative: cura/care: medicina cooperazione internazionale
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