Psicopatologia Secondo Jaspers, l’oggetto della psicopatologia è l’accadere psichico, reale e cosciente dell’esperienza umana, non quello normale, ma quello.

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Transcript della presentazione:

Psicopatologia Secondo Jaspers, l’oggetto della psicopatologia è l’accadere psichico, reale e cosciente dell’esperienza umana, non quello normale, ma quello patologico. Quindi, la psicopatologia è una branca a cavallo tra psicologia e psichiatria e si occupa dei fenomeni psichici, della loro esperienza soggettiva e della loro manifestazione obiettiva nell’uomo afflitto da un disagio psichico.

Definizione della Psichiatria È una branca della medicina che ha come oggetto la patologia della “vita di relazione” e quello che ostacola l’autonomia e l’adattamento dell’uomo alle condizioni della propria esistenza Pertanto, la Psichiatria non va confusa con la Psicologia (che studia la relazione dell’individuo normale con il suo ambiente), né con la Neurologia, che ha come oggetto la patologia di vita di relazione strumentale, né con la Sociologia, in quanto quest’ultima non tratta l’uomo nella sua autonomia, ma lo inquadra nell’ambito di un gruppo e di una cultura Ey et al., 1978

Nella psicopatologia descrittiva l’analisi non avviene sui contenuti dell’esperienza ma sulla forma. L’obiettivo è definire concetti immutabili, sistematizzabili, comunicabili per garantire rigore scientifico. Per accedere all’esperienza psichica del soggetto è necessario capire come essa sia vissuta. La metodologia include l’osservatore nelle sue capacità di immedesimarsi, commovuersi, partecipare e valutare.

Dopo il movimento cibernetico ogni osservazione è detta da un osservatore ad un altro osservatore. Qui assistiamo all’ingresso della persona nell’osservazione con diversi limiti. Uno per tutti è la distinzione tra incomprensibile e comprensibile, tra mondo psicotico e mondo nevrotico.

Il comportamento nella cibernetica Secondo la teoria generale dei sistemi, un sistema si “comporta” quando modifica il suo stato di fronte ad un osservatore Il comportamento è una serie di trasformazioni cui il sistema va incontro: queste trasformazioni determinano una specie di percorso che definisce il comportamento osservabile Esso viene indotto da stimoli interni o esterni ed è adattativo È finalizzato ad ottenere in risposta il raggiungimento di uno stato ottimale per il sistema Quindi, il comportamento può essere funzionale rispetto allo scopo, oppure disfunzionale

Il comportamento in medicina Se il comportamento ha un significato adattativo è sia funzionale che finalizzato In tal caso si dice normale o fisiologico Un comportamento è “abnorme” quando non è fisiologico o quando non è teso ad ottenere una risposta ottimale o migliorativa rispetto ad uno stato instabile tendente al peggioramento (comportamen-to disfunzionale) È patologico quando per suo effetto lo stato dell’organismo peggiora o se viene mantenuto uno steady state che porta all’insufficienza (fallimento) La classificazione di un comportamento dipende dalla forma mentis di un osservatore (medico)

Il comportamento in psichiatria Mentre il medico è “costretto” a classificare il comportamento secondo criteri ristretti, la classificazione dello psichiatra ha una maggiore varianza Un comportamento in psichiatria viene valutato come finalizzato, normale o adattativo su più dimensioni rispetto alla medicina In psichiatria, il fatto che lo stato ottimale varia per ogni sottosistema è amplificato, per cui può esservi maggiore conflittualità tra fini da perseguire Ne consegue che vi è una maggior tolleranza per considerare un comportamento come abnorme o per presupporre l’esistenza di un disturbo A prescindere dall’efficacia del comportamento rispetto alla finalità prefissata, un comportamento è normale sulla base di una norma statistica (cioè, si rileva ampiamente nella popolazione cui appartiene l’individuo)

I disturbi del comportamento Sono disturbi caratterizzati da una persistente modificazione dei comportamenti osservabili nella direzione opposta a quella della norma Le alterazioni del comportamento sono l’unico modo che lo psichiatra ha per poter fare diagnosi e disturbi del comportamento possono quindi esistere in qualsiasi categoria diagnostica psichiatrica Il DSM-IV usa il termine di disturbo comportamentale in maniera non specifica, per definire sia comportamenti singoli (ad es., automutilazione, aggressività distruttiva) in Asse I e in Asse II, che interi disturbi in asse I (disturbo esplosivo intermittente, disturbo da comportamento dirompente) Classicamente, il termine di disturbo del comportamento è riservato per descrivere i disturbi della condotta in bambini e adolescenti (ad es., nel disturbo da deficit dell’attenzione/ iperattività) o in anziani (comportamento bizzarro negli stadi iniziali delle demenze)

LA COSCIENZA In termini psicologici la coscienza è intesa come consapevolezza di se stessi e del mondo oggettivo, cioè come esperienza psichica attuale che include la totalità dei fenomeni psichici vissuti in un dato momento La coscienza si configura come attività integrativa che organizza informazioni provenienti sia direttamente dai dati esperenziali attuali, sia dai dati mnesici di passate esperienze, al fine di usarle correttamente per formulare valutazioni immediate e future sulla realtà, per riconoscerla e orientarsi adeguatamente dentro di essa L’attività di coscienza garantisce la possibilità di processi di giudizio, di discriminazione, di scelta e la collocazione dell’esperienza nell’ambito di un corretto orientamento temporo-spaziale   

LA COSCIENZA DELL’IO SECONDO JASPERS Coscienza dell’attività: ogni evento psichico (percezione, pensiero ricordo etc.) è ascrivibile all’attività dinamica dell’Io. La personalizzazione è un’esperienza che connota come propri gli eventi psichici che hanno come soggetto l’Io Coscienza dell’unità: le diverse manifestazioni del soggetto sono l’espressione di un nucleo unitario fondamentale della personalità dell’Io Coscienza dell’identità: l’Io si sente lo stesso in tempi diversi perché esiste un continuum tra le sue varie esperienze Coscienza della delimitazione: l’Io si esperisce come entità delimitata dal mondo e dagli altri

L’attività di coscienza garantisce la possibilità di processi di giudizio, di discriminazione, di scelta, e la collocazione dell’”esperienza” nell’ambito di un corretto orientamento temporo-spaziale Condizione necessaria perché si realizzi l’esperienza cosciente è lo stato di veglia (rappresentando il sonno, in contrapposizione, una fisiologica sospensione o diminuzione dell’attività di coscienza), cioè quello stato di vigilanza con presenza di un’attenzione di base mobile, orientabile e concentrabile, di volta in volta, sia su temi interni sia su oggetti esterni L’attenzione (intesa come disponibilità a focalizzare e a indirizzare l’attività di coscienza verso specifici “argomenti”) è strettamente connessa con il livello di vigilanza, determinando l’ampiezza del campo di coscienza, cioè l’insieme di quei contenuti dell’esperienza (interna ed esterna) di cui si è al momento consapevoli

L’attività di coscienza è influenzata da: La condizione affettiva (ad es. l’ansia può produrre distraibilità e ridurre il livello di attenzione) L’orientamento del pensiero L’entità degli stimoli esterni afferenti

Il termine coscienza viene usato in ambito psichiatrico anche per indicare la coscienza o consapevolezza di malattia, intesa come capacità o meno del soggetto di riconoscere l’aspetto patologico e disturbato del suo funzionamento mentale rifiutandolo o accettandolo L’insight non è sovrapponibile alla coscienza di malattia, intendendo con tale temine uno stato di consapevolezza critica che consente la comprensione del significato, delle motivazioni, delle risonanze affettive e delle espressioni comportamentali della vita mentale La coscienza di malattia comporta il riconoscimento dell’alterato “funzionamento” psichico, l’insight corrisponde alla possibilità di coglierne il senso più profondo e più autentico acquisendo consapevolezza delle condizioni profonde che lo sottendono

LA SUGGESTIONABILITÀ La suggestionabilità è intesa come la capacità di essere influenzati da argomenti, idee, affetti, sensazioni, etc. di altre persone in modo da accettarli totalmente e farli propri, di solito senza sufficiente consapevolezza critica di tale induzione. La suggestionabilità, al di là di variabili normali connesse alla globale sfera emotivo-affettiva individuale, si presenta aumentata e morbosa in svariate condizioni psicopatologiche

DISTURBI DELLO STATO DI COSCIENZA Le alterazioni dello stato di coscienza sono rilevabili nelle psicosi secondarie a intossicazioni croniche, nelle malattie infettive, febbrili, nelle lesioni cerebrali traumatiche, vascolari, degenerative, nella epilessia. Turbe della lucidità della coscienza o della vigilanza (alterazione ipnoide della coscienza) Restringimento del campo della coscienza (stato crepuscolare) Turbe della funzione strutturante o del controllo della coscienza (alterazione onirica della coscienza)

ALTERAZIONE IPNOIDE DELLA COSCIENZA Sono rappresentate dagli stati di obnubilamento o di offuscamento caratterizzati da un deficit quantitativo della vigilanza e da una riduzione globale del livello funzionale e delle attività psichiche Coscienza normale Obnubilamento Sonnolenza Sopore Coma morte

STATO CREPUSCOLARE Condizione in cui, per un restringimento del campo fenomenico, la coscienza è circoscritta su un limitato numero di contenuti psichici. La realtà è percepita e elaborata in maniera non corretta; il soggetto è totalmente assorto nelle sue esperienze da precludere ogni rapporto con l’ambiente Esordio e fine improvvisi Variabilità di durata (da poche ore a diverse settimane) Manifestazioni di atti violenti inattesi o “scoppi emotivi” nel corso di un comportamento tranquillo Non rimane alcun ricordo di quanto accaduto si riscontra nell’epilessia temporale, in alcuni gravi eventi emotivi e in alcune forme di “isteria”

La richiesta di terapia è incentrata su due problemi: 1) momenti in cui Maria non si sente presente a se stessa che chiama “le assenze”; 2) episodi in cui avverte perdita di equilibrio accompagnata dalla sensazione che le gambe stiano per cedere. Invitata a spiegare meglio cosa intenda per “assenze”,Maria descrive episodi in cui giunge nei posti con l’auto senza sapere come ci è arrivata o momenti della giornata in cui perderebbe il normale riferimento al contesto in cui è immersa, come se si sentisse un’altra. Questo sentirsi un’altra viene esteso anche a momenti della relazione con il marito.

Nella prima seduta la paziente viene invitata a ricostruire l’inizio della sintomatologia, per far ciò si renderebbe necessario rievocare momenti del passato in cui avrebbe esperito sensazioni simili. La paziente però si rifiuta manifestando sentimenti di disperazione all’idea di parlarne in terapia. Appare invece disponibile a lavorare sul suo “essere un’altra con il marito” e sui momenti in cui le gambe cederebbero, tutto ciò solo in riferimento al momento attuale. Pur consapevole di avere un’anamnesi incompleta T3 accetta la richiesta ed assegna dei compiti di autosservazione in cui la paziente deve annotare nel corso della giornata i momenti in cui avverte i sintomi ed i contesti in cui si verificano. Ciò ha lo scopo di effettuare in seduta un’attenta ricostruzione degli episodi riportati, analizzati nella sequenza narrata per focalizzare singoli momenti dell’esperienza immediata. Questa modalità di ricostruzione degli eventi sintomatici permette di lavorare in interfaccia tra il fluire dell’esperienza immediata ed il suo riordinamento esplicito (modalità di attribuzione a sé dell’esperienza stessa e spiegazioni) al fine di elaborare ulteriori inferenze sul punto di vista soggettivo esperito in quelle situazioni ed in generale.

E’ chiaro che Maria ha bisogno di gestire tempi e modi del racconto e quindi si continua a lavorare sul repertorio attuale tralasciando i momenti di “assenza”. Poi dopo aver trascorso “un pomeriggio di assenza” dopo aver scoperto che Luigi ha intestato a sé tutti i soldi che prima avevano in comune è possibile ricostruire l’accaduto. “Mi sono sentita come quando papà mi chiamava per mandarmi a comprare il gelato …era il segnale …io andavo nella sua stanza al piano di sopra…ma dove era mia madre?…avevo forse 5 o 6 anni…mia sorella 12, non credo sia iniziato prima di allora…era un segreto che mi faceva sentire speciale, ma quando accadeva io non mi sentivo, non c’ero, sapevo solo che se l’avessi detto sarebbe successo qualcosa di grave, non so cosa…però era come ora, ero assente… è durato fino ai dodici anni poi l’ho respinto…per lui era normale”. Alla fine del racconto Maria sente le gambe cedere e chiede di rimanere per un po’ ad occhi chiusi. Vediamo insieme come il suo sentirsi “come un’altra persona” le abbia permesso di non sentirsi in totale balia degli eventi, mentre rievocarli come Maria le abbia dato un senso di non protezione vissuto come gambe che cedono e sensazione di sbandamento.

ALTERAZIONI ONIRICHE DELLA COSCIENZA Stato crepuscolare onirico (stato crepuscolare disorientato): Restringimento del campo della coscienza Disorientamento spazio-temporale Turbe dei processi ideativi che appaiono frammentati e strutturati Viene meno la capacità di distinguere tra immaginario e realtà, tra soggettivo e oggettivo Stato confusionale (amenza): è il più grave e complesso tra i disturbi della coscienza; si associa sempre a gravi fenomeni vegetativi e alterazioni dell’equilibrio idroelettrolitico Disorientamento nel tempo, nello spazio e verso le persone Disturbi mnesici Compromissione delle funzioni percettive (illusioni, allucinazioni) Pensiero incoerente, frammentario, disarticolato Reazioni affettive abnormi, incongrue Inibizione, stupore, stati di eccitamento o manifestazioni motorie mutevoli Stato oniroide: florida produttività delirante fantastica e cangianti fenomeni allucinatori visivi mescolati alla percezione corretta della realtà e accompagnati da una intensa partecipazione affettiva. Il soggetto sembra vivere in un mondo di sogno

ALTERAZIONI DELLA COSCIENZA DELL’IO La depersonalizzazione è l’angosciante vissuto che gli eventi psichici non appartengano all’Io. Tale sentimento di estraneità si caratterizza nella perdita della “meità”, dei propri atti e stati psichici. Depersonalizzazione autopsichica: sentimento di estraneità, di non appartenenza all’Io dei contenuti di coscienza; si associa a sentimenti angosciosi, all’esperienza di automatismo mentale e delle proprie azioni o alla perdita del sentimento (depersonalizzazione affettiva) Depersonalizzazione somatopsichica: sentimento di estraneità del proprio corpo o di sue parti (può accompagnarsi a sensazioni di trasformazione o cambiamento degli organi. Il delirio nichilistico ne rappresenta l’estrema gravità) Depersonalizzazione allopsichica o derealizzazione: l’ambiente è vissuto come irreale, estraneo

ALTERAZIONI DELLA COSCIENZA DELL’IO La depersonalizzazione è l’angosciante vissuto che gli eventi psichici non appartengano all’Io. Tale sentimento di estraneità si caratterizza nella perdita della “meità”, dei propri atti e stati psichici. Depersonalizzazione autopsichica: sentimento di estraneità, di non appartenenza all’Io dei contenuti di coscienza; si associa a sentimenti angosciosi, all’esperienza di automatismo mentale e delle proprie azioni o alla perdita del sentimento (depersonalizzazione affettiva) Depersonalizzazione somatopsichica: sentimento di estraneità del proprio corpo o di sue parti (può accompagnarsi a sensazioni di trasformazione o cambiamento degli organi. Il delirio nichilistico ne rappresenta l’estrema gravità) Depersonalizzazione allopsichica o derealizzazione: l’ambiente è vissuto come irreale, estraneo