CORSO DI STUDIO LINGUE E COMUNICAZIONE A.A

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Transcript della presentazione:

CORSO DI STUDIO LINGUE E COMUNICAZIONE A.A. 2017-2018 PSICOLOGIA Sociale II anno - II semestre 6 CFU (h.30) Marina Mura Ricevimento: mercoledì dalle ore 15.30 alle 17.30 presso lo studio (n.18, I piano Via Sant’Ignazio 78) o per appuntamento Recapiti: mamura@unica.it - tel. 0706753675 - Skype: cagliari134 1

Conformismo e obbedienza all’autorità Individui normali in particolari condizioni possono partecipare a comportamenti estremamente aggressivi Paradigma sperimentale dell’obbedienza all’autorità (Stanley Milgram, 1963) n.40 Reazione a distanza Reazione vocale Vicinanza Contatto Soggetti obbedienti 65% 62,5% 40% 30% Media massimo livello scossa 27,0 24,5 20,8 17,9 405 v. 360 v. 300 v. 260 v. 2

L’obbedienza all’autorità L’obbedienza diminuisce: Quanto più la vittima diventa saliente Quanto più il soggetto si percepisce sotto gli occhi della vittima Quanto più il soggetto si sente responsabile delle sue azioni Sperimentatore a m. 1 Ordini tramite citofono Soggetti obbedienti 65% 20,5% Media max. livello scosse 24,6 18,2 Max livello scosse 360 v. 265 v. 3

L’obbedienza all’autorità: critiche Tra soggetto e sperimentatore si crea un sistema di gruppo fatto di complicità e obblighi che isola ulteriormente la vittima ( Bauman, 1989) Il Paradigma di Milgram non riflette la situazione dell’Olocauso: i soggetti sono contrari e vengono indotti al comportamento l’autorità scientifica e quella militare sono diverse, lo scienziato è un esperto (Cialdini, Goldastain, 2004) Problemi etici: legittimità dell’inganno, conseguenze psico-psichiatriche sui soggetti sperimentali La vittima chiede le scosse Uno qualunque dà gli ordini La vittima è l’autorità Soggetti obbedienti 20% Media max. livello scosse 150 v. 240 v. Il rapporto d’autorità è la variabile determinate 4

L’obbedienza all’autorità: varianti Due autorità: ordini contradditori Due autorità: una come vittima Due colleghi ribelli Un collega somministra la scossa Soggetti obbedienti 0% 65% 10% 92,5% Media max. livello scossa 151 v. 352 v. 245 v. 430 v. 5

L’obbedienza all’autorità Condizioni favorevoli: La maggiore distanza tra il soggetto e la vittima (conflitto tra norma sociale di responsabilità e norma di ubbidienza all’autorità) La minore distanza tra il soggetto e lo sperimentatore Costituzione di una situazione di delega della responsabilità allo sperimentatore in quanto autorità scientifica: il soggetto è in «stato di agente» Adesione alla norma sociale di rispetto dell’autorità Rispetto del contratto con lo sperimentatore 6

Influenza sociale e conformismo Una forma specifica di conformismo: l’obbedienza all’autorità (Milgram, 1981) L’autorità è una figura associata all’obbedienza: è esperto (influenza informazionale) e può comminare sanzioni (influenza normativa) I soggetti resistono al cambiamento di un comportamento messo in atto (continuano a seguire una norma anche contro-attitudinale) se sono sotto stress e per effetto della dissonanza cognitiva e bisogno di coerenza: escalation di comportamenti negativi 7

I gruppi sociali La centralità del gruppo nella vita di tutti (influenza l’individualità e il comportamento), è alla base della difficoltà di definirlo tutte le discipline che se ne sono occupate e hanno cercato di identificarne il referente 8

I GRUPPI Il GRUPPO è una categoria o «insieme sfocato» in relazione al fatto che gli attributi di appartenenza non sono sempre del tutto chiari Il GRUPPO è l’ancora di salvezza degli individui nelle moderne società dove rischiano la solitudine e si sentono spersi: esso offre sostegno psicologico e fa diventare molti, uno (Durkeim, 1893) 9

I GRUPPI Il GRUPPO è la scena dell’autorappresentazione individuale: l’individuo presenta immagini di sé che presume saranno apprezzate tanto più il gruppo è significativo e queste sono all’origine del Self (James, 1890) anche perché il gruppo è lo «specchio» dal quale traiamo le caratteristiche della nostra immagine, Looking-glass Self (Cooley, 1909) Il GRUPPO è uno spazio linguistico-semantico in cui si costruiscono, si scambiano e condividono tutti i significati individualmente (il Sé e l’Altro) e socialmente significativi (Interazionismo simbolico, Mead, 1934) 10

I GRUPPI Il GRUPPO è una totalità dinamica di elementi interdipendenti per effetto di un compito o del destino: è una soggettività (Lewin, 1951) I gruppi sociali si differenziano per il grado di «entitatività» ossia perché appaiono un’unità coerente e distinta 11

I GRUPPI Il GRUPPO è un’aggregazione sociale caratterizzata da consapevolezza e potenziale reciproca interazione: i gruppi devono essere relativamente piccoli, strutturati e organizzati (McGrath, 1984) 12

I gruppi (McGrath, 1984) Il gruppo è un’aggregazione di individui (non vale l’inverso) e le aggregazioni sociali possono essere: artificiali (statistici): nessuna relazione non organizzate (aggregati spazio-temporali): nessuna relazione caratterizzati da modelli di relazione più o meno laschi e complessi (culture, subculture, parentele) intenzionalmente progettate (organizzazioni, gruppi di lavoro): occorrono relazioni e struttura poco intenzionalmente progettate (associazioni, gruppi informali): relazioni più o meno strette, poco strutturato. A G 13

Gli aggregati e i gruppi Non è facile distinguere gruppo/non-gruppo L’individuo partecipa a più aggregati (gruppo per la Sociologia) e gruppi La tipologia dei gruppi si organizza su due dimensioni: il driver delle relazioni (intenzionalità, ragion d’essere e strutturazione) la grandezza: oltre 20 soggetti l’interazione interpersonale è debole e influenza le dinamiche interpersonali, inter-gruppi (differenze «micro»- »macro») Il gruppo è caratterizzato da consapevolezza e potenziale reciproca interazione per cui funziona come «gruppo» quando è relativamente piccolo, strutturato e organizzato: cambiano le dinamiche Non è facile distinguere gruppo/non-gruppo 14

I gruppi: tipologia Primari: interazioni dirette influenzate da vincoli affettivi forti, è presente un forte senso di appartenenza e lealtà interna Secondari: si formano su scopi (compito) e hanno ruoli differenziati e formali Essendo difficile applicare la tipologia nella realtà è meglio parlare di “primarietà” e “secondarietà” come modalità dinamiche che si possono alternare anche nello stesso gruppo nel tempo (De Grada, 1969) Formali: strutturati con regole e obiettivi precisi dati da qualche istituzione Informali: non strutturati, spontanei 15

I gruppi (Sherif, 1967) L’interazione di soggetti con problemi, interessi e motivazioni comuni è la condizione fondante Il g. è una struttura in cui le relazioni sono legate ai ruoli e allo status dei membri e generano norme e valori condivisi I ruoli si formano perché non tutti i membri sperimentano lo stesso grado di adeguatezza rispetto alle attività: l’iniziativa è un indice sociale di potere Il g. è inserito in un contesto: le dinamiche interne hanno significato in relazione ai g. esterni 16

I gruppi (Tajfel, 1981) Il g. esiste perché gli individui si sentano parte di esso I senso di appartenenza ha 3 dimensioni Cognitiva o sociocognitiva: l’individuo sa di appartenere (autocategorizzazione), secondo criteri sociali condivisi Valutativa: il gruppo e/o l’appartenenza sono connotate positivamente o negativamente Emozionale: sentimenti ed emozioni correlati all’appartenenza (piacere - dispiacere; orgoglio - vergogna; odio – amore, ecc.) E’ sufficiente dare agli individui una categorizzazione minima perché questi agiscano in modo favorevole al proprio gruppo e discriminatorio nei confronti dell’out group (Teoria dell’identità sociale, TIS, Tajfel, 1981) 17

L’entitatività (Campbell 1958; Hamilton e Sherman, 1996) Entitatività: grado in cui un aggregato sociale è percepito dagli osservatori come un’entità reale o gruppo Un aggregato è un’entità, se i suoi membri sono percepiti come prossimi, simili, organizzati ed aventi un destino comune: interdipendenti (principi percettivi gestaltici) I g. sociali si differenziano per il grado di entitatività I gruppi hanno minore entitatività degli individui e su tale percezione si basano le aspettative L’entitatività è una percezione d’interconnessione tra i membri di un gruppo, tra sé e gli altri: il fenomeno del favoritismo in-group dipende dal fatto che si percepiscono gli altri interconnessi a sé I gruppi si formano anche in mancanza di confronto inter-gruppo (e precedentemente alla formazione di pregiudizi e stereotipi) per effetto dell’interdipendenza positiva 18

Cognizione di Sé e identità sociale e socializzazione La “locomozione sociale” (Lewin, 1951) o passaggio da un gruppo ad un altro è un’esperienza più o meno facile a seconda del gruppo e dell’individuo, dell’obbligatorietà o dell’inevitabilità Gli etnologi ed antropologi, a tale proposito, parlano di “riti di passaggio” (iniziazione) per le transazioni di locomozione sociale nelle società tradizionali I rituali associati alle transizioni sociali definiscono e riaffermano le relazioni sociali, (status, gerarchia, sistema socio-economico); danno identità definite agli individui contribuendo a radicarli in un sistema sociale; regolano e permettono l’espressione dell’individualità (Werner, 1988) 19

La socializzazione La dialettica individuo-gruppo si sviluppa sul bisogno del primo di appartenenza e del gruppo di impedire che la libera espressione dell’individualità metta in discussione valori e regole importanza della regolamentazione dei passaggi di status, condizione, ruolo ecc. (pubertà, matrimonio, genitorialità, ingresso nel mondo del lavoro, carriera, cambiamento o perdita del lavoro, pensionamento, perdita di persone amate familiari) 20

La socializzazione I rituali d’inserimento in un gruppo hanno una funzione simbolica relativa all’identità (Brown, 1989) l’individuo modifica la propria identità sociale il gruppo ribadisce e salvaguarda i propri confini garantendosi che il nuovo membro accetti i segni e i valori distintivi (norme, obiettivi, comportamenti, simboli ecc.) il gruppo e l’individuo attivano l’identificazione e quindi la lealtà e la fedeltà il gruppo fa pagare un “costo” al neofita (fasi di apprendistato): il soggetto risolve la dissonanza cognitiva (Festinger, 1957) creata dalle iniziazioni negative riducendola (valuta meno negativa l’iniziazione, accentua gli aspetti positivi del gruppo) 21

L’identità sociale (Tajfel, 1981) L’identità sociale è legata all’appartenenza di g. e caratterizzata dall’essere comparativa e relazionale Le identità sociali possono essere sicure (fisse e immutabili) o insicure (mutevoli): nella realtà non vi sono i.s. sicure né per gruppi su «inferiori» né per gruppi «superiori»: è sempre possibile la mobilità o il cambiamento sociale 22

Identità sociale (Tajfel, 1981) La scelta tra mobilità o cambiamento sociale deriva dal “sistema di credenze” a cui fa riferimento l’individuo che si muove nel continuum interpersonale-intergruppi Il sistema di credenze riguarda l’impermeabilità dei confini dei gruppo e l’aspettativa che altri gruppi soddisfino i propri bisogni L’individuo si può comportare come singolo (mobilità) o come membro di un gruppo (cambiamento): la protesta 23

L’identità sociale (Turner, 1981; 1984) La categorizzazione sociale: porta ad individuare le caratteristiche distintive tra i gruppi sociali Il confronto sociale e il bisogno di un’identità positiva inducono un’accentuazione selettiva delle differenze inter-gruppi e una diminuzione di quelle inter-gruppo o intra-gruppo Ci si può auto-categorizzare a diversi livelli di astrazione (prevale la componente cognitiva ): Human identity Social identity Personal identity La percezione di sé dipende da quale livello di astrazione è operativo: la salienza e l’accessibilità delle caratteristiche è alla base dell’identità nei diversi momenti 24

Far parte di gruppi negativi Effetto: diminuzione dell’autostima e del benessere fisico Strategie: Attribuzioni dell’ interazione negativa al fatto di appartenere ad un gruppo e non a sé: migliora l’autostima personale, ma diminuisce gli effetti dei feedback positivi (ambiguità dell’attribuzione) Confronto positivo con membri del proprio gruppo (aumenta l’autostima) 25

Far parte di gruppi negativi Strategie La critica per evitare il senso di fallimento riflesso L’evitamento di simboli d’appartenenza L’auto-considerazione di sè come un’eccezione nel gruppo La dissociazione e l’occultamento dell’appartenenza 26

I gruppi: relazioni ingroup, funzioni ed esiti Si appartiene a diversi gruppi con diverso valore per l’individuo, ma tutti più o meno importanti perché il gruppo risponde ad esigenze profonde che sostengono il benessere individuale Pratiche: bisogno adattivo della specie Di identità/ autostima: valori, norme, identificazioni (riduzione dell’incertezza) Cognitive: informazioni, credenze (riduzione dell’incertezza) Emotive: sostegno sociale (sino alla “depersonalizzazione” o de- individuazione); gestione del terrore della morte (Greemberg et al. , 1997)

Moreland e Levine, 1982: Modello della socializzazione di gruppo I processi psicologici alla base della group membership la valutazione l’ impegno /coinvolgimento la transizione di ruolo Sono messi in atto sia dall’individuo che dal gruppo

Moreland e Levine, 1982: Modello della socializzazione di gruppo La group membership si realizza in 5 fasi caratterizzate da 4 “transizioni di ruolo” ESPLORAZIONE: il gruppo cerca individui “adatti” al raggiungimento degli obiettivi e il soggetto gruppi che soddisfino i suoi bisogni (ricognizione individuale) Entrata nel gruppo SOCIALIZZAZIONE: l’apprendimento (per assimilazione e accomodamento) della cultura del gruppo (routine, resoconti, gergo, rituali e simboli) e la ridefinizione dell’identità Accettazione

Modello della socializzazione di gruppo MANTENIMENTO: il gruppo e l’individuo negoziano il ruolo Divergenza RISOCIALIZZAZIONE: nuova negoziazione (ostracismo, marginalità, cambiamenti) Convergenza Uscita (mobilità sociale, scissione) RICORDO