Ing. Marco Greco m.greco@unicas.it Tel.0776.299.3641 Organizzazione aziendale Lezione 7 Informazione, organizzazione e mercato– Cap. 3 Ing. Marco Greco.

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Ing. Marco Greco m.greco@unicas.it Tel.0776.299.3641 Organizzazione aziendale Lezione 7 Informazione, organizzazione e mercato– Cap. 3 Ing. Marco Greco m.greco@unicas.it Tel.0776.299.3641

La selezione avversa Conseguenza di un’asimmetria informativa pre-contrattuale o “pre-transazione” Una delle due parti è più informata dell’altra La paura di acquistare un bene del quale non si può capire del tutto la qualità può ridurne il valore per il potenziale acquirente, e ostacolarne quindi la vendita I venditori con beni di alta qualità potrebbero non trovare più conveniente vendere, mentre quelli di bassa qualità potrebbero sostenere i prezzi bassi, con il risultato che ci troveremmo sempre e solo con beni di bassa qualità (appunto, una «selezione avversa»)!!! Conseguenza di un’asimmetria informativa pre-contrattuale o “pre-transazione” Una delle due parti è più informata dell’altra a riguardo del bene da scambiare La paura di acquistare un bene del quale non si può capire del tutto la qualità può ridurne il valore per il potenziale acquirente, e ostacolarne quindi la vendita I venditori con beni di alta qualità potrebbero non trovare più conveniente vendere, mentre quelli di bassa qualità potrebbero sostenere i prezzi bassi, con il risultato che ci troveremmo sempre e solo con beni di bassa qualità (appunto, una «selezione avversa»)!!! Marco Greco 12/10/2015

La selezione avversa Es. mercato assicurativo Le entrate (premio) precedono le uscite (indennità)! A quanto fissare il premio? Non tutti i casi sono uguali, occorre capire qual è davvero il caso che ho davanti …ma le informazioni sono spesso private, quindi si potrebbe puntare ad un premio «medio» I soggetti a basso rischio potrebbero però ritenere di pagare un premio troppo alto, non sottoscrivendo la polizza, e lasciando soltanto quelli ad alto rischio… Marco Greco 12/10/2015

Selezione avversa: modello di Rothschild e Stiglitz (1976) Esistono solo due classi di rischio (alto e basso). Se il premio pagato dalle due classi è lo stesso non esiste alcun equilibrio «di aggregazione» (pooling equilibrium). Le compagnie di assicurazione possono cercare di aggirare il problema della selezione avversa differenziando le polizze e gli assicurati attraverso meccanismi di auto-selezione (Es. offrire premi più bassi a chi accetta franchigie più elevate). L’eventuale equilibrio che si stabilisce in questo caso viene detto di separazione (separating equilibrium). Tuttavia, può non esistere alcun equilibro di separazione se la proporzione degli individui ad alto rischio è particolarmente elevata. Il potenziale acquirente della polizza assicurativa è caratterizzato da un reddito W1=W nel caso in cui non si verifichi alcun incidente e W2=W-d in caso di incidente (d rappresenta il danno economico subito). L’evento avverso si verifica con una probabilità p che cambia da individuo ad individuo. Ogni individuo si può assicurare pagando un premio a1 che gli garantisce un risarcimento in caso di incidente. Nel modello l’individuo può trovarsi in uno dei due stati (“non incidente”, “incidente”) ed il suo reddito è (W1,W2) se non ha acquistato un contratto di assicurazione e (W1-a1,W2+a2) nel caso in cui si sia assicurato. Con è indicata la differenza tra il risarcimento ed il premio. Il vettore a=(a1,a2) descrive il contratto di assicurazione e l’utilità dell’acquirente risulta essere pari a: dove U rappresenta l’utilità dell’individuo nei due stati, in funzione del reddito. L’acquirente sceglierà il contratto che massimizza la sua utilità V(p,a) e acquisterà un contratto di assicurazione solo se: . Tutti gli individui sono identificabili in base alla loro probabilità p di incorrere in un incidente e sono avversi al rischio. Le compagnie di assicurazione, dall’altro lato, sono neutrali verso il rischio ed interessate al solo profitto. Il profitto per la vendita di un contratto a ad un individuo caratterizzato da probabilità di incidente p è pari a: Marco Greco 12/10/2015

Selezione avversa Devo davvero cambiare il braccetto dell’ammortizzatore? Mah, mi fido del meccanico (io «principale», ho meno informazioni dell’agente, e poche speranze di chiarirmi le idee) Se non stiamo parlando del mio meccanico di fiducia (vedi giochi ripetuti) allora ha tutto l’incentivo ad approfittarsi delle mia asimmetria informativa Marco Greco 12/10/2015

Selezione avversa: modello di Akerlof (i «lemons») Mercato auto, acquirenti non informati, quattro categorie di prodotti: nuovo/usato, buone/scadenti Con probabilità q è una buona macchina, 1-q macchina scadente Prezzo minimo lemon PL=1000, prezzo alta qualità PQ=2000 Prezzo di riserva degli acquirenti per una lemon RL= 1500, per una di qualità RQ= 2300 In un mercato con informazione perfetta, i prezzi finali delle lemon sarebbero compresi tra 1000 e 1500, quelli delle macchine di qualità tra 2000 e 2300 Akerlof (1970) è stato probabilmente il primo a suggerire che il meccanismo della selezione avversa non riguarda esclusivamente il mercato assicurativo, ma può verificarsi in tutti quei mercati ove i beni ed i servizi non sono omogenei e la qualità di ciò che viene scambiato è nota solo ad uno dei due lati del mercato. Il modello di Akerlof ha per oggetto lo studio delle asimmetrie informative nel mercato delle auto. Gli acquirenti rappresentano la parte non informata ed esistono solo quattro tipologie di prodotto. Le macchine possono essere nuove oppure usate e si differenziano per buona e cattiva qualità (negli Stati Uniti le macchine scadenti, i bidoni, sono conosciute come “lemons”). In generale è molto difficile conoscere ex-ante le condizioni effettive di un’automobile di seconda mano, anche se esistono vari espedienti pratici per distinguere una buona auto da un bidone (il modo in cui si presentano l’auto o chi la vende, l’offerta di una garanzia, ecc.). Akerlof considera uno scenario estremamente semplificato nel quale il compratore potenziale non dispone di nessuno strumento per osservare, sia pure indirettamente, la qualità dell’automobile: l’acquirente non è in grado di stabilire ex-ante a quale delle due categorie appartenga l’auto della quale deve valutare l’acquisto. Il venditore, viceversa, conosce la qualità effettiva dell’automobile. Questa circostanza genera una situazione di asimmetria informativa tra i due lati del mercato. Gli acquirenti comprano un’auto senza sapere se essa sia di buona qualità oppure un bidone. Tuttavia, essi sanno che q è la probabilità che si tratti di una buona macchina e (1-q) la probabilità che non lo sia. I proprietari delle lemon fissano un prezzo minimo di vendita di 1.000,00€ e quelli delle auto di alta qualità di 2.000,00€. Gli acquirenti sono disposti a pagare fino a 1.500,00€ per le prime e 2.300,00€ per le seconde. Nel caso in cui l’acquirente fosse in grado di riconoscere la qualità del prodotto il prezzo dei bidoni si collocherebbe tra 1.000,00€ e 1.500,00€ e quello delle vetture migliori tra 2.000,00€ e 2.300,00€. Queste informazioni, però, non sono note agli acquirenti, che sono, quindi, “vittime” della selezione avversa. In condizioni di informazione completa tutti i proprietari di auto usate che valutano la propria auto meno del valore attribuitole dai compratori la immetterebbero sul mercato. L’auto verrebbe acquistata al prezzo corrispondente alla sua qualità. In questo modo, il mercato delle auto usate funzionerebbe in modo socialmente efficiente. Marco Greco 12/10/2015

Selezione avversa: modello di Akerlof (i «lemons») Tutti i venditori di auto usate che valutino la loro macchina meno di RQ o RL la immetterebbero nel mercato Supponiamo che q=50% Ratteso=1500*0.5+2300*0.5=1900 Poiché PQ=2000>1900, il cliente non è disposto a pagare 2000, quindi il venditore propone soltanto lemons!! Nonostante il RQ sarebbe sufficiente a garantire un mercato per le auto di qualità, l’incertezza le porta a scomparire Akerlof (1970) è stato probabilmente il primo a suggerire che il meccanismo della selezione avversa non riguarda esclusivamente il mercato assicurativo, ma può verificarsi in tutti quei mercati ove i beni ed i servizi non sono omogenei e la qualità di ciò che viene scambiato è nota solo ad uno dei due lati del mercato. Il modello di Akerlof ha per oggetto lo studio delle asimmetrie informative nel mercato delle auto. Gli acquirenti rappresentano la parte non informata ed esistono solo quattro tipologie di prodotto. Le macchine possono essere nuove oppure usate e si differenziano per buona e cattiva qualità (negli Stati Uniti le macchine scadenti, i bidoni, sono conosciute come “lemons”). In generale è molto difficile conoscere ex-ante le condizioni effettive di un’automobile di seconda mano, anche se esistono vari espedienti pratici per distinguere una buona auto da un bidone (il modo in cui si presentano l’auto o chi la vende, l’offerta di una garanzia, ecc.). Akerlof considera uno scenario estremamente semplificato nel quale il compratore potenziale non dispone di nessuno strumento per osservare, sia pure indirettamente, la qualità dell’automobile: l’acquirente non è in grado di stabilire ex-ante a quale delle due categorie appartenga l’auto della quale deve valutare l’acquisto. Il venditore, viceversa, conosce la qualità effettiva dell’automobile. Questa circostanza genera una situazione di asimmetria informativa tra i due lati del mercato. Gli acquirenti comprano un’auto senza sapere se essa sia di buona qualità oppure un bidone. Tuttavia, essi sanno che q è la probabilità che si tratti di una buona macchina e (1-q) la probabilità che non lo sia. I proprietari delle lemon fissano un prezzo minimo di vendita di 1.000,00€ e quelli delle auto di alta qualità di 2.000,00€. Gli acquirenti sono disposti a pagare fino a 1.500,00€ per le prime e 2.300,00€ per le seconde. Nel caso in cui l’acquirente fosse in grado di riconoscere la qualità del prodotto il prezzo dei bidoni si collocherebbe tra 1.000,00€ e 1.500,00€ e quello delle vetture migliori tra 2.000,00€ e 2.300,00€. Queste informazioni, però, non sono note agli acquirenti, che sono, quindi, “vittime” della selezione avversa. In condizioni di informazione completa tutti i proprietari di auto usate che valutano la propria auto meno del valore attribuitole dai compratori la immetterebbero sul mercato. L’auto verrebbe acquistata al prezzo corrispondente alla sua qualità. In questo modo, il mercato delle auto usate funzionerebbe in modo socialmente efficiente. Marco Greco 12/10/2015

Selezione avversa: modello di Akerlof (i «lemons») Se il prezzo diminuisce, la qualità media diminuisce per l’uscita dei prodotti migliori, viceversa se il prezzo aumenta la qualità aumenta Per quanto concerne la quantità venduta, essa dipende da prezzo (al crescere diminuisce la domanda) e qualità (al crescere aumenta la domanda) B Prezzo 𝛿𝐷 𝛿𝑝 predominante Il primo termine è negativo (la quantità domandata scende al crescere del prezzo) II secondo termine è positivo: la quantità cresce al crescere della qualità e la qualità cresce al crescere del prezzo Quando predomina il secondo termine la curva è inclinata positivamente tratto OA, altrimenti è inclinata negativamente (tratto AB) 𝐷 𝑝, 𝑄 𝑚𝑒 𝑝 A 𝛿𝐷 𝛿 𝑄 𝑚𝑒 ∗ 𝑑 𝑄 𝑚𝑒 (𝑝) 𝑑𝑝 predominante Marco Greco 12/10/2015 O Quantità

Soluzioni al problema della selezione avversa Leggi che impongano la responsabilità del produttore/venditore e che riducono la possibilità di un decadimento qualitativo del mercato (es. garanzia del concessionario); Imposizione di standard qualitativi e licenze (es. albi professionali); Politiche di diffusione delle informazioni (es. la protezione dei marchi) al fine di ridurre l’asimmetria informativa causa della selezione avversa; Creazione e sviluppo di mercati “incompleti” per compensare le mancanze dovute alla selezione avversa (es. i mercati assicurativi). Marco Greco 12/10/2015

Segnalazione vs Screening Meccanismi di «segnalazione» Es. certificazione di qualità, garanzia Se il soggetto i possiede informazioni che j ignora, i può: Nascondere le sue informazioni aggiuntive o rivelarle in modo ingannevole Rivelare una parte delle sue informazioni aggiuntive Dall’altra parte, j può: Analizzare le informazioni cercando di riconoscere quelle vere e quelle false Rimanere ignorante Marco Greco 12/10/2015

Segnalazione vs Screening Il soggetto i usa la propria azione come segnale per il soggetto j, che a questo punto può proporre un contratto Nel caso dello screening, invece, j induce la parte più informata i a inviare un segnale. Nel caso dello screening, invece, j induce la parte più informata i a inviare un segnale successivamente alla sua adesione al contratto Marco Greco 12/10/2015

Segnalazione vs Screening j definisce contratti orientati ad indurre i a rivelare le proprie informazioni Es. una compagnia assicurativa può proporre contratti differenti orientati a mettere in luce il tipo di cliente che ha davanti, attraverso una «auto-selezione» basata su effetti di separazione Nello screening il costo del segnale viene imposto dalla parte meno informata alla più informata (Es. l’università richiede al ricercatore il certificato medico) Nella segnalazione il costo è volontariamente sostenuto dalla parte con maggiore informazione (Es. adozione di una certificazione di qualità) Il segnale non è efficace se non è sufficientemente costoso Marco Greco 12/10/2015

Il modello di Spence (1973) Segnali: caratteristiche modificabili dagli individui (Es. istruzione) Indici: caratteristiche non modificabili (Es. sesso, età…) Modificare i segnali deve essere costoso Due classi di produttività: alta o bassa Ognuno è consapevole della propria produttività, quantomeno più dei datori di lavoro Retribuzione potenziale produttivi = 80€/h Retribuzione potenziale meno produttivi = 30€/h Supponiamo che i lavoratori più produttivi siano il 30% Wmedio=0.3*80+0.7*30=45€/h Marco Greco 12/10/2015

Il modello di Spence (1973) I lavoratori più produttivi vorrebbero però avere la giusta ricompensa! (mentre ricevono -35€/h) E anche il datore di lavoro vorrebbe evitare di strapagare i lavativi (+15€/h) L’impresa paga la stessa cifra nel complesso, ma di fatto incentiva i lavativi… Supponiamo che l’istruzione sia un segnale della produttività Marco Greco 12/10/2015

Il modello di Spence (1973) I lavoratori più produttivi vorranno acquisire un livello di istruzione maggiore per segnalarsi A tal fine, i lavoratori a bassa produttività non devono trovare conveniente acquisire un maggiore livello di istruzione La mancanza di un maggiore livello di istruzione deve essere un segnale credibile per evidenziare un lavoratore a bassa produttività CA e CB costi per acquisire un’unità di istruzione per i lavoratori caratterizzati da alta e bassa produttività, ed EA ed EB il livello di istruzione scelto 80− 𝐶 𝐵 𝐸 𝐴 <30− 𝐶 𝐵 𝐸 𝐵 80 − 𝐶 𝐴 𝐸 𝐴 >30− 𝐶 𝐴 𝐸 𝐵 deve valere CA < CB Il primo vincolo afferma che se i lavoratori a bassa produttività imitassero quelli ad alta produttività, scegliendo il livello di istruzione EA e ricevendo il salario 80,00€/h (primo termine della disequazione), andrebbero incontro ad un peggioramento della loro situazione rispetto al caso in cui scegliessero un livello di istruzione EB e percepissero un salario pari a 30,00€/h (secondo termine). Il secondo vincolo afferma che i lavoratori a più alta produttività ottengono una utilità maggiore se segnalano la propria abilità ed il proprio livello di istruzione in modo adeguato. Affinché il livello di istruzione costituisca un segnale credibile deve essere verificata la condizione CA<CB: in caso risultasse CA≤CB le due disequazioni non potrebbero essere contemporaneamente soddisfatte. La condizione CA<CB implica che esiste un livello di istruzione che consente ai lavoratori più produttivi di segnalare la loro informazione privata. Possiamo, quindi, concludere che nel modello di segnalazione di Spence l’istruzione è correlata con differenze (in termini di produttività) che erano presenti negli individui già prima che le scelte sul livello di istruzione fossero effettuate. Marco Greco 12/10/2015

Equilibri di pooling e separating Tipologia Percentuale della popolazione Rischio di malattia Premio di riserva Individui sani 90% 1/1000 200€ Individui a rischio 10% 1/100 1500€ Costo di assicurazione 100€ 1000€ Supponiamo che 100k sia il risarcimento previsto per una grave malattia Non potendo distinguere a priori tra le due tipologie, la compagnia stabilisce un premio medio Marco Greco 12/10/2015

Equilibri di pooling e separating Il premio è «attuarialmente equo» se coincide con il costo medio sostenuto dall’assicurazione Se il premio fosse davvero così basso, tutti i clienti sarebbero disposti a pagarlo (pooling equilibrium) Qualora la percentuale di individui sani dovesse scendere all’80%, le cose cambierebbero Marco Greco 12/10/2015

Equilibri di pooling e separating Gli individui sani non acquisterebbero la polizza, causando un grave danno alla compagnia, che immaginando tale reazione fisserebbero un diverso premio In un mercato con informazione completa il problema potrebbe essere aggirato differenziando i premi in funzione della tipologia di assicurato Marco Greco 12/10/2015

Equilibri di pooling e separating Tipologia Percentuale della popolazione Rischio di malattia Costo per assicurazione Premio di riserva Individui sani 50% 1/1000 100,00€ 140,00€ Individui a rischio 1/500 200,00€ 250,00€ Costo dell’esame clinico 40,00€ 150,00€ Anche in questo caso, gli individui sani rifiuterebbero, e il nuovo premio basato solo su quelli a rischio sarebbe di 200€ L’assicuratore potrebbe a questo punto proporre due polizze, una con premio 240 e una con premio di 100 e l’obbligo di sottoporsi ad una visita Marco Greco 12/10/2015

Equilibri di pooling e separating Possiamo ipotizzare che gli individui ad alto rischio possano comunque superare la visita corrompendo un medico, pagandolo 150€, che aggiungendosi al premio di 100€ renderebbero il totale di 250€ svantaggioso rispetto al premio da 240€ Esiste quindi un equilibro che consente di separare le due tipologie di clienti (separating equilibrium) Marco Greco 12/10/2015

Certificazione di qualità Ottimo modo per distinguere gli «experience good» Intervento di un operatore esperto che riesce ad eliminare l’imperfezione informativa Dare enfasi alle caratteristiche osservabili Marco Greco 12/10/2015

La garanzia del prodotto La promessa con cui il venditore si impegna a sostituire o riparare gratuitamente il proprio prodotto nel caso in cui si rivelasse non conforme La lunghezza della garanzia segnala la qualità del prodotto Offrire una garanzia è tanto più costoso tanto peggiore è la qualità del bene Rischio di moral hazard (tratto male la macchina perché tanto è in garanzia) Rischio di selezione avversa (tanto più il prodotto è garantito, tanto più attraggo clienti rischiosi) Marco Greco 12/10/2015

Moral hazard vs selezione avversa Selezione avversa: asimmetria informativa prima di aver firmato il contratto Moral hazard: asimmetria informativa o azione nascosta dopo aver firmato il contratto Nel campo assicurativo si ha quando l’assicurato aumenta la probabilità che si verifichi un sinistro ad insaputa dell’assicuratore Marco Greco 12/10/2015

Moral hazard ex ante (negligenza) Una delle parti altera le conseguenze della relazione contrattuale attraverso azioni non osservabili, successive alla stipula del contratto ma precedenti all’evento che determina la sua esecuzione. Es. una volta pagata l’assicurazione per il furto, l’assicurato non presta più attenzione alla macchina come prima Clausole di franchigia Marco Greco 12/10/2015

Moral hazard ex post (frode) Una delle parti altera le conseguenze della relazione contrattuale attraverso azioni non osservabili, successive alla stipula del contratto e contemporanee o successive all’evento che da luogo alla sua esecuzione. Es. approfitto di un piccolo incidente per far riparare un graffio che avevo fatto parcheggiando, incrementando opportunisticamente l’entità del danno (build up) Potrei anche denunciare un sinistro inesistente per trarre beneficio! (non existent loss claim) (Es. falsi invalidi) Clausole di franchigia meno efficaci, perché l’evento si è già verificato Tecniche di auditing: controlli incrociati Se ho concorso alla creazione dell’incidente potrebbe configurars anche del moral hazard ex ante. Marco Greco 12/10/2015

Possibili soluzioni al moral hazard Contratti di assicurazione con franchigie: compartecipazione dell’assicurato alla spesa Controllo diretto e sanzioni: investire nel monitoraggio (attenzione ai costi, potrebbero essere maggiori dei benefici!) Punizioni: meccanismo di minaccia, molto legato all’intensità del controllo (in caso di alto controllo basta una minaccia moderata) Reputazione: l’agente meno informato è portato a fidarsi di un agente con buona reputazione Contratti di assicurazione con franchigie: prevedono la compartecipazione dell’assicurato alla spesa e sono molto usati nel campo delle assicurazioni sanitarie. In questi contratti viene ridotto il livello di copertura del rischio dell’individuo (livello di assicurazione): l’individuo paga in parte il costo delle sue azioni. Sono ipotizzabili, in questo senso, contratti a copertura parziale con risarcimento inferiore al danno effettivo. Attraverso la partecipazione al rischio si riduce l’incentivo dell’agente (assicurato) ad adottare comportamenti di tipo opportunistico. Questo strumento può avere elevati costi sociali come nel caso delle assicurazioni sanitarie.   Controllo diretto e sanzioni: il modo più immediato per eliminare o ridurre il rischio di moral hazard consiste nell’incrementare le risorse dedicate ai controlli ed alle verifiche dei comportamenti opportunistici. Per esempio, il datore di lavoro può aumentare le risorse investite nel monitoraggio dei dipendenti sul posto di lavoro, mentre la compagnia di assicurazione può cercare di rendere più efficaci le verifiche per la concessione dei rimborsi. Un controllo più accurato, inoltre, può rappresentare la base per la costituzione di un adeguato sistema di premi e sanzioni che scoraggi futuri comportamenti opportunistici. Tuttavia, non è conveniente utilizzare questi strumenti se il costo per ottenere un miglioramento del controllo è troppo elevato o se è troppo difficile sanzionare i comportamenti opportunistici. In questa categoria di strumenti ricadono le visite mediche per gli assicurati, il controllo dei lavoratori che devono timbrare il cartellino, ecc. Punizioni: questo meccanismo consiste nell’inserire nel contratto un sistema di punizioni che si attivi in caso di mancato raggiungimento di alcuni obiettivi. Le punizioni possono funzionare in maniera indiretta come meccanismi di minaccia. Il datore di lavoro è libero di decidere di volta in volta se applicarle o meno, tenendo in considerazione anche il fatto che, se non vengono applicate, possono diventare minacce non credibili. Esiste una stretta relazione tra la frequenza dei controlli e la severità delle punizioni. Quando i controlli sono effettuati con frequenza elevata l’agente avrà meno incentivi a deviare dal corso ottimale di azione e la punizione potrà essere modesta. Viceversa, se i controlli sono svolti in maniera sporadica, l’agente avrà interesse ad allontanarsi dal livello di sforzo ottimale e la punizione dovrà essere severa. Reputazione: il dipendente può essere promosso sulla base dello sforzo e della sincerità dimostrati nel passato. In generale la reputazione può rappresentare un meccanismo endogeno di enforcement contrattuale: l’agente meno informato sarà portato a “fidarsi” di un agente che ha una buona reputazione, percependo un rischio minore associato alla transazione. L’efficacia del meccanismo reputazionale dipende in modo cruciale da alcuni fattori: la frequenza con cui transazioni simili si ripetono tra le parti; l’orizzonte temporale del rapporto tra le parti; la possibilità della reputazione di diffondersi nel mercato; la possibilità di rivolgersi ad altri contraenti (sufficiente concorrenza). Cauzioni: è un pegno che viene perso se un comportamento non conforme all’accordo viene scoperto. Per esempio, l’impegno di capitale proprio per un investimento cofinanziato garantisce da un comportamento opportunistico. La più nota forma di cauzione come strumento di prevenzione al moral hazard è la relazione età/retribuzione. Nel caso di un rapporto di lavoro subordinato i contratti dei dipendenti possono avere una struttura retributiva che prevede profili salariali crescenti nel corso della carriera lavorativa. Un dipendente con numerosi anni di lavoro alle spalle scoperto a comportarsi opportunisticamente rischia di perdere l’elevato salario pagato ai lavoratori “onesti” che abbiano una certa anzianità. Si tratta di una cauzione pagata all’azienda e che non verrebbe restituita in caso di moral hazard. Un dipendente non ha quindi interesse ad interrompere il suo rapporto lavorativo a causa di un comportamento opportunistico. Contratti di incentivazione: i contratti di incentivazione hanno l’obiettivo di rendere gli agenti responsabili delle loro azioni, facendo loro sostenere più rischi di quanto sarebbe desiderabile (vedere Paragrafo 8.2). I maggiori rischi sopportati sono compensati da maggiori benefici, derivanti dall’assunzione di comportamenti desiderati dal principale. Il contratto di incentivazione è costruito in modo che siano bilanciati i costi del sostenimento del rischio con i benefici ottenuti tramite il miglioramento degli incentivi. Attraverso il contratto di incentivazione si fa corrispondere un certo vantaggio in termini di avanzamento di carriera e di retribuzione agli agenti che intraprendono le azioni desiderate dal principale. Questa tipologia di contratti sarà ampiamente discussa nel Capitolo 8. Compartecipazione agli utili: questo strumento di prevenzione del moral hazard prevede l’incentivazione dei dipendenti associando la loro remunerazione al risultato dell’impresa e non ha bisogno di un sistema di controllo da parte del datore di lavoro. Tuttavia, questo meccanismo è soggetto ad un comportamento opportunistico da parte del dipendente: ciascun lavoratore è consapevole che l’apporto marginale del proprio impegno ai profitti totali dell’azienda è minimo, quindi non avrà incentivo ad esercitare il livello di impegno ottimale: esiste, perciò, un problema di free-riding, che può essere limitato dalla cosiddetta “pressione dei colleghi” (peer-pressure). Infatti, quando i compensi di ciascuno sono legati al risultato del gruppo, i lavoratori opportunisti danneggiano i loro stessi colleghi attraverso un peggioramento della performance complessiva. Tornei: è un gioco in cui molti agenti competono per raggiungere un risultato finale fissato dal principale. Il torneo è simile ad un’asta, ma, a differenza di quest’ultima, anche le azioni dei perdenti possono influire sulla soluzione del gioco. Il principale stabilisce una serie di premi e classifica le performance degli agenti in ordine decrescente, assegnando i premi in base alla posizione occupata nella graduatoria. Nei tornei, infatti, la remunerazione di ciascun dipendente non dipende dal valore assoluto della sua prestazione, ma dal suo valore relativo, ossia da come la sua performance si colloca rispetto a quella degli altri (da qui il nome di “torneo”). Attraverso questo meccanismo il principale può ottenere dagli agenti indicazioni sul salario che va loro corrisposto: il torneo offre, quindi, al principale la pietra di paragone per discriminare tra gli agenti. Una punizione estrema associata ad un torneo può incrementare l’efficienza di professioni con basse possibilità di controllo. È un sistema molto utilizzato per contrastare il moral hazard di manager che ricoprono elevate cariche aziendali. Questo argomento sarà approfondito nel Capitolo 8. Marco Greco 12/10/2015

Possibili soluzioni al moral hazard Cauzioni: pegno che viene perso in caso di comportamento non conforme Contratti di incentivazione: sostieni dei rischi che compenso con degli incentivi Compartecipazione agli utili: remunerazione associata al risultato dell’impresa (occhio al free-riding, che potrebbe essere compensato dalla peer-pressure) Tornei: molti agenti competono per raggiungere un risultato finale fissato dal principale, valutazione relativa rispetto agli altri (Es. Video tratto da «Tutta la vita davanti»)   Cauzioni: è un pegno che viene perso se un comportamento non conforme all’accordo viene scoperto. Per esempio, l’impegno di capitale proprio per un investimento cofinanziato garantisce da un comportamento opportunistico. La più nota forma di cauzione come strumento di prevenzione al moral hazard è la relazione età/retribuzione. Nel caso di un rapporto di lavoro subordinato i contratti dei dipendenti possono avere una struttura retributiva che prevede profili salariali crescenti nel corso della carriera lavorativa. Un dipendente con numerosi anni di lavoro alle spalle scoperto a comportarsi opportunisticamente rischia di perdere l’elevato salario pagato ai lavoratori “onesti” che abbiano una certa anzianità. Si tratta di una cauzione pagata all’azienda e che non verrebbe restituita in caso di moral hazard. Un dipendente non ha quindi interesse ad interrompere il suo rapporto lavorativo a causa di un comportamento opportunistico. Contratti di incentivazione: i contratti di incentivazione hanno l’obiettivo di rendere gli agenti responsabili delle loro azioni, facendo loro sostenere più rischi di quanto sarebbe desiderabile (vedere Paragrafo 8.2). I maggiori rischi sopportati sono compensati da maggiori benefici, derivanti dall’assunzione di comportamenti desiderati dal principale. Il contratto di incentivazione è costruito in modo che siano bilanciati i costi del sostenimento del rischio con i benefici ottenuti tramite il miglioramento degli incentivi. Attraverso il contratto di incentivazione si fa corrispondere un certo vantaggio in termini di avanzamento di carriera e di retribuzione agli agenti che intraprendono le azioni desiderate dal principale. Questa tipologia di contratti sarà ampiamente discussa nel Capitolo 8. Compartecipazione agli utili: questo strumento di prevenzione del moral hazard prevede l’incentivazione dei dipendenti associando la loro remunerazione al risultato dell’impresa e non ha bisogno di un sistema di controllo da parte del datore di lavoro. Tuttavia, questo meccanismo è soggetto ad un comportamento opportunistico da parte del dipendente: ciascun lavoratore è consapevole che l’apporto marginale del proprio impegno ai profitti totali dell’azienda è minimo, quindi non avrà incentivo ad esercitare il livello di impegno ottimale: esiste, perciò, un problema di free-riding, che può essere limitato dalla cosiddetta “pressione dei colleghi” (peer-pressure). Infatti, quando i compensi di ciascuno sono legati al risultato del gruppo, i lavoratori opportunisti danneggiano i loro stessi colleghi attraverso un peggioramento della performance complessiva. Tornei: è un gioco in cui molti agenti competono per raggiungere un risultato finale fissato dal principale. Il torneo è simile ad un’asta, ma, a differenza di quest’ultima, anche le azioni dei perdenti possono influire sulla soluzione del gioco. Il principale stabilisce una serie di premi e classifica le performance degli agenti in ordine decrescente, assegnando i premi in base alla posizione occupata nella graduatoria. Nei tornei, infatti, la remunerazione di ciascun dipendente non dipende dal valore assoluto della sua prestazione, ma dal suo valore relativo, ossia da come la sua performance si colloca rispetto a quella degli altri (da qui il nome di “torneo”). Attraverso questo meccanismo il principale può ottenere dagli agenti indicazioni sul salario che va loro corrisposto: il torneo offre, quindi, al principale la pietra di paragone per discriminare tra gli agenti. Una punizione estrema associata ad un torneo può incrementare l’efficienza di professioni con basse possibilità di controllo. È un sistema molto utilizzato per contrastare il moral hazard di manager che ricoprono elevate cariche aziendali. Questo argomento sarà approfondito nel Capitolo 8. Marco Greco 12/10/2015