La mente relazionale Intersoggettività, teoria evoluzionistica e sistemica di Alberto Cortesi Psicologia dello sviluppo 2 anno 1 21 maggio 2017 Bibliografia: Liotti G. e Monticelli F. (a cura di) (2008), I Sistemi Motivazionali nel dialogo clinico, Cortina
La dimensione intersoggettiva dell’essere umano L’essere umano è un animale sociale, continuamente immerso in un flusso comunicativo di cui non può farne a meno. Non si può non comunicare è il 1° assioma della comunicazione umana (Waztlavick, 1971) Gli esperimenti di deprivazione sensoriale dimostrano che l’uomo compensa la mancanza di stimoli esterni con stimoli autoprodotti (tra cui allucinazioni visive) Rizzolatti e Gallese (1996) scoprono il meccanismo neurofisiologico che permette agli essere umani di entrare in relazione con gli altri, ovvero i neuroni a specchio (mirror)
I neuroni a specchio
Il meccanismo dei neuroni mirror soggetto 1 = osservato, ovvero chi compie l’azione o manifesta un’emozione soggetto 2 = osservatore dell’azione e dell’emozione del soggetto 1 - L’esecuzione di un’azione, o la manifestazione di un’emozione, coincide nel soggetto 1 con I’attivazione di un determinato gruppi di neuroni - L’osservazione di queste azioni o manifestazioni coincide nel soggetto 2 con l’attivazione dello stesso gruppo di neuroni (per questo vengono detti mirror) del soggetto - L'attività neurale, innescata dai segnali provenienti dai neuroni mirror, consente di empatizzare,ovvero di vivere le emozioni e i movimenti di chi si osserva.
Intersoggettività: la simulazione incarnata Gallese e Rizzolatti Esiste un meccanismo neurofisiologico capace di spiegare molti aspetti della nostra capacità di entrare in relazione con gli altri, quali la nostra capacità di comprendere il significato delle azioni altrui, di imitarle, e di afferrare le intenzioni che ne sono alla base. Grazie ai neuroni mirror, l’osservazione di un’azione induce nell’osservatore l’attivazione dello stesso circuito nervoso che ne controlla l’esecuzione. Osservare un’azione induce quindi nell’osservatore l’automatica simulazione di quella stessa azione: questo meccanismo consente una forma implicita di comprensione delle azioni altrui. Vari studi hanno dimostrato che questo vale non solo per azioni dirette verso oggetti come afferrare una tazza o calciare un pallone, ma anche per azioni comunicative. E stato inoltre dimostrato che l’ascolto o la lettura di frasi che descrivono azioni determina l’attivazione degli stessi centri motori che normalmente presiedono all’esecuzione di quelle stesse azioni.
Intersoggettività e psicoterapia Lo psicoterapeuta necessita di comunicare con l’individuo, la famiglia. In che modo lo psicoterapeuta comprende l’individuo, la famiglia? attraverso la relazione che stabilisce, ovvero attraverso la dimensione intersoggettiva Che cosa è la dimensione intersoggettiva, che cosa accade all’interno della dimensione intersoggettiva?
Teoria evoluzionistica-cognitiva della motivazione Primo livello (Complesso R o Cervello rettiliano) – individualità Motivazioni omeostatiche, predazione, raccolta Motivazioni territoriale, esploratoria e sessuale Motivazione difensiva (attacco-fuga) Secondo livello (Sistema Limbico o Paleocortex) socialità • Motivazioni sociali (attaccamento; accudimento; dominanza- subordinazione = rango; accoppiamento sessuale; cooperazione fra pari; gioco sociale come variante alla cooperazione e al rango) Terzo livello (Neocortex) Intersoggettività • Motivazioni conoscitive superiori ( costruzione di significati)
Intersoggettività e motivazioni sociali
“Into the wild” metafora della Mente relazionale Percorso del protagonista Rifiuto della famiglia e della dimensione intersoggettiva Storia di una famiglia Crisi di una famiglia Tentativo di soluzione 1 2 b) Rifugio nella cervello rettiliano c) Scoperta dell’intersoggettività e di nuovi significati
Rifugio nel cervello rettiliano Motivazioni individuali: difensiva (attacco-fuga) omeostatiche di raccolta Predatoria sessuale territoriale esploratoria
Rifiuto della dimensione intersoggettiva (sistema limbico) • Attaccamento richiesta di cura Attivazione: percepita vulnerabilità personale per minacce ambientali, solitudine, sofferenza Sequenze emozionali tipiche: paura di separazione, protesta, tristezza da perdita, distacco emozionale; conforto ricevuto, gioia di ricongiungimento, sicurezza
Rifiuto della dimensione intersoggettiva (sistema limbico) • Accudimento offerta di cura Attivazione: Separation cry emesso da un membro del gruppo sociale, altri segnali di richiesta di aiuto/conforto Sequenze emozionali tipiche: ansiosa sollecitudine, tenerezza protettiva sicurezza, gioia per la protezione/cura offerta; colpa per non aver risposto alla richiesta
Rifiuto della dimensione intersoggettiva (sistema limbico) •Rango definizione della dominanza o subordinazione attraverso l’aggressività competitiva Attivazione: percezione che una risorsa ambientale è limitata; segnali di sfida emessi da un membro del gruppo sociale. Sequenze emozionali tipiche: vincente: collera, paura, vergogna, resa (umiliazione), tristezza per la sconfitta. perdente: collera senso di orgoglioso trionfo, disprezzo per la sconfitto
Rifiuto della dimensione intersoggettiva (sistema limbico) • Accoppiamento formazione di coppia sessuale durevole nel tempo Attivazione: segnali interni (assetti ormonali) segnali esterni (feromoni, comportamenti di seduzione) Sequenze emozionali tipiche: desiderio erotico, eccitamento da contatto, orgasmo sentimento di progressivo legame al partner, gelosia
Rifiuto della dimensione intersoggettiva (sistema limbico) • Cooperazione fra pari obiettivo comune perseguito congiuntamente, condivisione dell’attenzione Attivazione: invito a condividere l’interesse per qualche aspetto della realtà Sequenze emozionali tipiche: sentimento piacevole di condivisione, di interesse, fiducia, gioia per il raggiungimento congiunto di un obiettivo, sentimento di lealtà colpa per averlo tradito oppure dolore mentale e collera per aver subito il tradimento
Rifiuto della dimensione intersoggettiva (sistema limbico) Gioco sociale e affiliazione al gruppo come varianti di cooperazione e rango
Scoperta dell’intersoggettività e di nuovi significati • Motivazioni conoscitive superiori ( costruzione di significati) Intersoggettività
Psicoterapeuta sistemico e livelli di conoscenza ed intervento FUNZIONE COSCIENZA RELAZIONE STRUMENTI DEL TERAPEUTA Comportamento mancanza di coscienza non riconoscimento del’altro agire Emozioni coscienza primitiva comunicazione non verbale ascoltare e osservare le emozioni Linguaggio e pensiero coscienza di ordine superiore comunicazione verbale ascoltare, parlare, pensare; costruire significati condivisi
La relazione terapeutica: ovvero l’alleanza terapeutica L’alleanza terapeutica è la relazione che si stabilisce tra paziente e terapeuta L’alleanza terapeutica è unanimemente riconosciuta come il fattore aspecifico più influente nel determinare l’esito della psicoterapia Non tutti gli approcci teorici attribuiscono la stessa rilevanza all’alleanza terapeutica: ad es.l’approccio strategico e quello comportamentale puntano molto sul fattore specifico, ovvero quello di tipo tecnico
La relazione terapeutica: quale sistema motivazionale si attiva? Secondo Liotti tutti i sistemi motivazionali interpersonali possono attivarsi nel contesto della relazione terapeutica E’ naturale che possa attivarsi il sistema motivazionale di accudimento/attaccamento: in effetti il paziente si rivolge al terapeuta per essere curato In alcuni casi può attivarsi il sistema motivazionale di rango: basta pensare a quando non c’è sintonia rispetto l’intervento del terapeuta (ad es. il contesto tutela minori, il TSO) Non è impossibile che si attivi il sistema motivazionale sessuale: la psicoanalisi, in particolare, ha dedicato una significativa letteratura sulle possibilità che si attivi una relazione seduttiva in contesto terapeutico L’attivazione del sistema motivazionale più appropriato è quello cooperativo: Liotti sostiene che: “Alla comparsa della motivazione collaborativa corrisponde un funzionamento metacognitivo (capacità di mentalizzare) più flessibile ed articolato rispetto a quelli permessi da altri assetti motivazionali interpersonali”
Limiti e potenzialità dei sistemi motivazionali interpersonali Il sistema motivazionale di rango si caratterizza per un’attenzione allo stato emotivo dell’interlocutore, ma anche dalla difficoltà nel produrre interpretazioni della realtà in modo non egocentrico (ciò è fisiologico in quanto l’elaborazioni delle informazioni deve essere rapida, rigida e inflessibile: occorre identificare rapidamente i segnali di aggressione proveniente dall’antagonista) Il sistema motivazionale di attaccamento si caratterizza per la capacità di di integrare i dati emotivi nella costruzione di ipotesi plausibili sullo stato di disagio ovvero di costruire nessi causali tra elementi dei propri stati mentali e comportamenti attuati o tra stati mentali e contesti ambientali. Il sistema motivazionale di accudimento si caratterizza per la capacità di cogliere gli elementi costitutivi dello stato mentale dell’altro sia dal punto di vista cognitivo che quello emotivo. Il sistema motivazionale cooperativo si caratterizza per la capacità di produrre narrazioni coerenti riflettendo in modo integrato e articolato su stati emotivi e contenuti mentali tanto propri quanto dell’interlocutore.
Sistemi motivazionali e mentalizzazione Sistema motivazionale/attenzione sistema emotivo dell’altro sistema emotivo proprio sistema cognitivo dell’altro sistema cognitivo proprio cooperativo si rango no accudimento attaccamento
Limiti e potenzialità dei sistemi motivazionali interpersonali Il sistema motivazionale di attaccamento può, nei soggetti caratterizzati da un modello operativo interno (MOI) disorganizzato, comportare un collasso delle funzioni integratrici della coscienza (capacità di mentalizzazione) In questi soggetti il collasso delle funzioni integratrici della coscienza è legato al paradosso della figura d’attaccamento vissuta contemporaneamente fonte di pericolo e di cura/rassicurazione, determinando uno stallo motivazionale tra il desiderio di allontanamento/fuga e la spinta all’avvicinamento
La relazione terapeutica nell’ottica sistemica Nella prima cibernetica, ma anche in alcuni approcci attuali (es. quello strategico), il terapeuta (l’osservatore) si colloca all’esterno della famiglia. In altre parole, l’attenzione alla relazione terapeutica è molto scarsa, se non esistente Terapeuta Famiglia Nella seconda cibernetica il terapeuta (l’osservatore) si colloca all’interno della famiglia. Pertanto, presta una particolare attenzione alla relazione terapeutica, anzi ai tipi di relazione terapeutica) Terapeuta Famiglia
Tipologie di relazioni terapeutiche nell’ottica sistemica 1 Sintomo non problematizzato La famiglia pur seguendo le indicazioni dell’inviante, non problematizza il sintomo: “Per noi non c’è problema” (pur riconoscendo che l’inviante problematizza l’esistenza di un sintomo), oppure non lo addebita alle relazioni familiari: “Nella nostra famiglia va tutto bene” La famiglia si trova nel contesto terapeutico senza averlo davvero voluto e quindi intende definire che non è subordinata al terapeuta. La relazione terapeutica (terapeuta-famiglia-inviante) rischia di attivarsi nella cornice motivazionale dominanza-subordinazione = rango Il terapeuta si trova in un potenziale doppio legame: “Se mi schiero dalla parte della famiglia (cooperazione), mi metto contro l’inviante (rango) e non posso fare terapia” “Se mi schiero dalla parte dell’inviante (cooperazione) mi metto contro la famiglia (rango) e così vengono meno i requisiti motivazionali per intraprendere una terapia” In questi casi diventa importante riuscire a coinvolgere l’inviante
Tipologie di relazioni terapeutiche nell’ottica sistemica 2 Lotta per la definizione di chi è responsabile del sintomo La famiglia si suddivide in fazioni (rango) e ognuna di queste cerca una coalizione con il terapeuta contro le altre al fine di attribuire la responsabilità del sintomo: “E’ colpa tua…no è colpa tua” Il terapeuta si trova in una situazione di potenziale doppio legame: “Se mi schiero da una parte della famiglia (cooperazione), mi metto contro l’altra parte (rango) e non posso fare terapia della famiglia; se mi schiero dall’altra parte ugualmente non posso fare terapia” La posizione di neutralità del terapeuta viene fortemente sollecitata
Tipologie di relazioni terapeutiche nell’ottica sistemica 3 Sintomo problematizzato La famiglia problematizza il sintomo: “Ci aiuti” In questi casi si può attivare una relazione centrata sulla motivazione di attaccamento/accudimento Sta al terapeuta trasformare la relazione nella direzione della cooperazione, ovvero nel costruire le condizioni ottimali di relazione terapeutica.