La Comunicazione Chi studia il comportamento umano passa dall’analisi deduttiva della mente all’analisi delle manifestazioni osservabili nella relazione:

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Transcript della presentazione:

La Comunicazione Chi studia il comportamento umano passa dall’analisi deduttiva della mente all’analisi delle manifestazioni osservabili nella relazione: il veicolo di tali manifestazioni è la comunicazione.

Lo studio della comunicazione umana si può dividere in tre settori: quello della sintassi, quello della semantica e quello della pragmatica La sintassi si riferisce alla struttura della comunicazione umana e più propriamente a tutti i problemi relativi alla trasmissione dell’informazione. Questo è elemento specifico del teorico dell’informazione, il quale si occupa della codificazione, dei canali, della capacità, della ridondanza etc, mentre non si interessa dei significati dei simboli del messaggio. L’interesse primario della semantica è il significato. Questo punto richiede, pertanto, l’intesa tra trasmettitore della comunicazione e ricevente della stessa circa il significato. La pragmatica è l’influenza (effetto) della comunicazione sul comportamento.

Seppure i tre concetti sono tra loro distinguibili, essi sono, comunque, interdipendenti.

Informazione e retroazione Informazione: Es: il calcio è qualcosa che comunica qualcosa al cane, e a questo qualcosa il cane reagisce con un’altra comunicazione-comportamento. Come si riscontra in tale esempio, non si può estendere il primo al secondo né il secondo si può dedurre dal primo: nel loro rapporto non c’è continuità concettuale. Retroazione: Questa può essere positiva o negativa. La retroazione positiva determina un cambiamento; quella negativa caratterizza lo stato omeostatico (stazionario).

I sistemi interpersonali possono essere considerati dei circuiti di retroazione poiché il comportamento di ogni persona influenza ed è influenzato dal comportamento di ogni altra persona. In un simile sistema i dati in ingresso si possono ampliare fino a produrre un cambiamento, o a neutralizzarlo, per mantenere la stabilità, a seconda che i meccanismi di retroazione siano positivi o negativi.

Ridondanza L’ omeostato di Ashby: Il congegno è costituito da quattro identici sottosistemi autoregolantesi ed interconnessi in modo tale che una perturbazione provocata in ciascuno di essi influenza gli altri. Nessun sottosistema può quindi ottenere il proprio equilibrio isolandosi dagli altri. “Per capire se stesso l’uomo ha bisogno di essere capito dall’altro; per essere capito dall’altro, ha bisogno di capire l’altro”.

La metacomunicazione è la comunicazione sulla comunicazione. È fondamentale che sull’interazione si possano fare delle asserzioni di metacomunicazione dotate di significato. Esiste un calcolo della pragmatica della comunicazione umana le cui regole vengono osservate nella comunicazione efficace e violate nella comunicazione disturbata.

Consapevolezza e non consapevolezza Attribuire significato è una nozione indispensabile per l’esperienza soggettiva della comunicazione con gli altri. Es: se a qualcuno viene pestato un piede, per lui è molto importante sapere se il comportamento dell’altro è intenzionale o involontario. L’opinione che si fa in proposito si basa necessariamente sulla sua valutazione dei motivi dell’altro e quindi su un’ipotesi di ciò che “passa dentro la testa dell’altro”.

Causa ed effetto In genere si ritiene che il sintomo sia un comportamento i cui effetti influenzano profondamente l’ambiente del malato. A questo proposito si può enunciare una regola empirica: dove resta oscuro il perché? di un comportamento, la domanda a quale scopo? è possibile che dia una risposta valida.

La circolarità dei modelli di comunicazione Nelle catene causali, che sono lineari e progressive, ha senso parlare del principio e della fine di una catena; tali termini sono però privi di significato in sistemi con circuiti con retroazione. In un cerchio, infatti, non c’è fine né origine.

La relatività delle nozioni di “normalità” e “anormalità” Una volta accettato il principio di comunicazione secondo cui un comportamento si può studiare soltanto nel contesto in cui si attua, i termini “sanità” e “insania” perdono praticamente il loro significato in quanto attributi di individui. La nozione di “anormalità” diventa molto discutibile dal momento che si è concordi nel ritenere che la condizione del paziente non sia statica ma vari al variare della situazione interpersonale e nell’ottica preconcetta dell’osservatore.

Assiomi della comunicazione

L’impossibilità di non comunicare Il comportamento non ha un suo opposto. Non è possibile non avere un comportamento. Se si accetta che l’intero comportamento in una situazione di interazione ha valore di messaggio, vale a dire è comunicazione, ne consegue che comunque ci si sforzi, non si può non comunicare. L’attività o l’inattività, le parole o il silenzio hanno tutti valore di messaggio (influenzano gli altri e gli altri, a loro volta, non possono non rispondere a queste comunicazioni e in tale modo comunicano anche loro).

Livelli comunicativi di contenuto e di relazione Una comunicazione non soltanto trasmette informazioni, ma al tempo stesso impone un comportamento. Quanto più una relazione è spontanea, tanto più l’aspetto relazionale della comunicazione recede sullo sfondo. Viceversa, le relazioni malate sono caratterizzate da una costante lotta per definire la natura della relazione, mentre l’aspetto di contenuto della comunicazione diventa sempre meno importante. Ogni comunicazione ha un suo aspetto di contenuto e un aspetto di relazione di modo che il secondo definisca il primo ed è quindi metacomunicazione.

La punteggiatura della sequenza degli eventi Altra caratteristica fondamentale della comunicazione riguarda l’interazione – scambi di messaggi tra comunicanti. Un osservatore esterno può considerare una comunicazione come una sequenza ininterrotta di scambi. In una lunga sequenza di scambio, gli organismi coinvolti, soprattutto se si tratta di persone, stabiliranno tra loro modelli di scambio (su cui possono concordare o no) e questi modelli, in realtà saranno regole contingenti che concernono lo scambio di rinforzo. La punteggiatura organizza gli eventi comportamentali ed è quindi vitale per le interazioni in corso. Le convenzioni della punteggiatura servono ad organizzare sequenze comuni ed importanti (Es: leader – seguace).

Es: Incapacità di metacomunicare in base ai rispettivi modelli di interazione. Legenda: 1) Lei brontola 2)Lui si chiude in se stesso Il risultato è un limite di verso per la serie a seconda di come si sceglie di punteggiare la sequenza dei suoi elementi. La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti.

Comunicazione numerica ed analogica L’uomo è il solo organismo che si conosca che usi moduli di comunicazione sia analogici che numerici. Il linguaggio numerico serve a scambiare informazioni sugli oggetti ed ha la funzione di trasmettere le informazioni di epoca in epoca. Ogni volta che la relazione è il problema centrale della comunicazione, il linguaggio numerico è pressoché privo di significato. La comunicazione analogica è ogni comunicazione non verbale.

Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto ed uno di relazione; è lecito aspettarsi che i due moduli di comunicazione non soltanto coesistano ma siano reciprocamente complementari in ogni messaggio. L’aspetto di contenuto ha più probabilità di essere trasmesso con un modulo numerico, mentre in natura il modulo analogico avrà una netta predominanza nella trasmissione dell’aspetto relazionale.

Interazione complementare e simmetrica Schismogenesi (Bateson): Processo di differenziazione delle norme del comportamento individuale derivante dall’interazione cumulativa tra individui. La schismogenesi può essere simmetrica (il comportamento dell’uno tende a rispecchiare quello dell’altro) o complementare (il comportamento del partner completa quello dell’altro). Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari, a seconda che siano basati sull’uguaglianza o sulla differenza.

La comunicazione patologica

L’impossibilità di non comunicare Comunicazione schizofrenica: Negazione di stare comunicando e necessità di negare che anche il diniego è comunicazione

Lo “schizofrenese” può essere considerata, dunque, una lingua che lascia all’ascoltatore la scelta tra i molti significati possibili (possono essere diversi ma anche incompatibili). È per tale ragione, dunque, che diviene possibile negare parzialmente o totalmente gli aspetti di un messaggio.

I tentativi di non comunicare saranno relativi alle volte in cui si vorrà evitare l’impegno inerente ad ogni comunicazione. Es: Tra i passeggeri: A desidera parlare; B no. A non può andare via e non può non comunicare.

Le reazioni possibili possono essere: “Rifiuto” della comunicazione; Accettazione della comunicazione; Squalificazione della comunicazione; Il sintomo come comunicazione.

“Rifiuto” della comunicazione Es: A può far capire a B di non voler conversare (violando le regole della buona educazione), provocando un silenzio teso ed imbarazzato. NB: in questo caso, però, A non è riuscito ad evitare una relazione con B.

Accettazione della comunicazione Es: A si rassegna a conversare ma, probabilmente, lo farà ad un livello superficiale. Si può pensare che B, però, voglia approfondire maggiormente la conoscenza. A, a questo punto, troverà sempre più difficile fermarsi.

Squalificazione della comunicazione Es: A può comunicare in modo tale da invalidare le proprie comunicazioni o quelle di B. Invalidare: contraddizioni, spostamento o tangenzialità dell’argomento, incoerenza o incompletezza della frase, fraintendimenti, lettura letterale dei contenuti metaforici (o viceversa), manierismi.

Considerando il comportamento dal punto di vista clinico, dunque, si può affermare che: La comunicazione (comportamento) “folle” non è necessariamente la manifestazione di una mente malata, ma può essere l’unica reazione possibile ad un contesto di comunicazione assurdo e insostenibile.

Il sintomo come comunicazione Es: A può evitare la relazione con B attraverso manifestazioni quali: Fingere di essere sordo, ubriaco, assonnato, dolorante, etc. NB: Il messaggio proposto, in questi casi, rimane: Non mi dispiacerebbe parlare con te, ma c’è qualcosa più forte di me che me lo impedisce.

Il fatto che A adduca motivazioni non controllabili dalla sua volontà, lo pone nella condizione di doversi convincere che la situazione proposta sia vera, perché possa essere veritiero quanto sostiene. Ciò seda i sensi di colpa per quanto sostenuto (falso) e genera il biasimo di B.

La teoria della comunicazione, dunque, sostiene che il sintomo è un messaggio non verbale

La struttura di livello della comunicazione (contenuto e relazione) Es (marito e moglie): C invita a cena H. D è d’accordo sull’invito di C ma C e D litigano per l’invito a cena di H. NB: Vi è accordo sull’invito ma sembra non esserci accordo sullo stesso punto d’accordo.

Dietro l’accordo-disaccordo si celano 2 aspetti: Come agire rispetto all’invito (accordo); Relazione tra C e D (disaccordo). Gli aspetti relativi alla relazione non sono facilmente risolvibili perché si deve affrontare quanto accade a livello “meta”, non più attraverso il modulo numerico.

Definizione del Sé e dell’altro Es: P da la propria definizione di sé a O. P, in questo modo, dice a O “E’ così che mi vedo”. La comunicazione umana prevede 3 possibili risposte di O, in riferimento alla comunicazione di P: Conferma; Rifiuto; Disconferma.

Conferma O può accettare la definizione che P ha dato di Sé. La conferma (risposta) che O da a P rispetto all’immagine di Sé è il più grande fattore singolo che garantisce lo sviluppo e la stabilità mentale. Con scale di valori diversi, i membri della società umana si confermano reciprocamente le loro qualità personali; una società si può dire che è umana nella misura in cui i suoi membri si confermano tra loro.

Rifiuto O rifiuta la definizione che P ha dato di sé. In questo caso si ha riconoscimento, seppure limitato, di quanto si rifiuta, quindi, non si nega necessariamente la realtà dell’altro. Il rifiuto, seppure doloroso, implica sempre il riconoscimento dell’altro.

Disconferma Nella disconferma O nega la realtà di P come emittente di tale definizione. Mentre il rifiuto, a livello “meta”, dice “tu hai torto”, la disconferma, metacomunica “tu non esisti”.