Empowerment Paula Benevene
Empowerment E’ un concetto che si è diffuso nella seconda metà degli anni ’80, nell’ambito di diverse discipline: nell’area medica e psicoterapeutica, in politica, nell’educazione degli adulti. In letteratura con il termine empowerment si intende a volte un processo, altre volte il risultato di un processo.
Alcune definizioni di empowerment Processo di aumento dell’auto-efficacia tra i membri di un’organizzazione attraverso l’identificazione delle cause alla base della condizione di powerlessness e attraverso la loro eliminazione, attuando modifiche sia organizzative sia informali. Condizione organizzativa nella quale ognuno gestisce se stesso in modo autonomo e può interagire con chiunque altro nel sistema. Processo di utilizzazione totale della potenzialità insita nella dinamica degli scambi intersoggettivi degli attori organizzativi, a tutti i livelli. È l’opposto della learned powerlessness.
Learned powerlessness o passività appresa (Maier e Seligman, 1976) Sentimento di impotenza acquisita che nasce quando un soggetto non riesce a fronteggiare esperienze frustranti ma al tempo stesso da lui ritenute importanti. Il soggetto apprende a lasciarsi andare alla propria impotenza, rinunciando a mettere in atto ogni iniziativa personale anche quando la situazione si presenta con caratteristiche di novità rispetto a quelle precedentemente vissute. L’elaborazione cognitiva tra il nuovo stimolo (o situazione ) e la risposta attivata dal soggetto consiste in una valutazione erronea di totale dipendenza da fattori esterni, indipendenti dalla propria situazione (Piccardo, 1995)
Riferimenti teorici dell’empowerment Teoria della self-efficacy di Bandura A parità di capacità oggettive, le persone che pensano di essere in grado di realizzare in modo efficace un compito, ottengono risultati migliori di coloro che pensano di non poterlo fare bene. Teoria dell’attribuzione causale di Heider I comportamenti individuali sono in relazione agli stili attributivi. L’individuo che attribuisce la propria condizione a cause ambientali esterne (“è la situazione che ha fatto in modo che le cose andassero così”) e permanenti (“va sempre a finire così”), tende ad assumere un atteggiamento più passivo rispetto a un individuo che attribuisce al propria condizione a cause personali-interne (”quello che è successo è dipeso da me”) e transitorie (“questa volta è andata così”). Le persone depresse o con bassa autostima tendono ad attribuzioni stabili, interne e globali.
Alcuni approcci all’empowerment Empowerment come sviluppo individuale Attivazione di un processo attraverso cui le persone vivono situazioni percepite come svantaggiose, demotivanti, frustranti, limitanti la propria autostima e la propria contribuzione all’organizzazione riducono i propri sentimenti di sfiducia in sé e nell’organizzazione e acquistano la sicurezza di poter influenzare in modo positivo il corso degli eventi. Empowerment come sviluppo organizzativo Analisi e rimozione dei fattori individuali e organizzativi che possono aver creato la situazione di svantaggio. Leadership empowering Lo stile di leadership del capo promuove l’empowerment trai collaboratori.
Empowerment e sviluppo individuale (Piccardo, 1995) Il processo di empowerment prevede la ricostruzione del livello di auto-efficacia percepito. Il superamento della learned helplessness messo a punto dagli psicologi cognitivo - comportamentali si sviluppa in tre fasi: 1. Intervento sul processo di attribuzione promovendo l’esame della realtà da parte del soggetto, in modo da rimettere in discussione le attribuzioni esclusivamente interne, stabili e globali a favore di quelle contingenti, specifiche ed esterne. 2. Avvio di un nuovo processo di autovalutazione. Nell’individuo si attivano credenze sulle proprie capacità di mobilitare risorse cognitive e comportamenti idonei a soddisfare le attese. Si correggono distorsioni cognitive ed errori di valutazione. (ad esempio può essere necessario rimuovere una richiesta di perfezione assoluta, disfunzionale perché crea sentimenti di impotenza, inadeguatezza, frustrazione). 3. Processo di prefigurazione del futuro. Le immagini mentali dei soggetti che raggiungono risultati eccezionali sono connotate da aspetti positivi, mentre quelle degli individui che falliscono sono connotate da aspetti negativi. La prefigurazione del futuro in termini positivi è correlata all’aumento di aspettative elevate rispetto a sé. Si interviene dunque affinché il soggetto rappresenti il futuro in termini più positivi.
Empowerment e sviluppo individuale (Piccardo, 1995) Prevede quattro fasi: Fattori cognitivo-affettivi che generano la condizione di empowerment: 1. Impatto della propria prestazione sul risultato finale 2. Sentimento della propria competenza personale 3. Significatività e la rilevanza della propria azione $. Possibilità di scelta e autodeterminazione.
Un circolo vizioso Autostima bassa Attese negative Fallimento Scarso impegno Ansia elevata Fallimento
Il locus of control Un soggetto con locus of control "interno" è orientato a considerare il futuro come un effetto delle proprie azioni e quindi una variabile su cui è possibile intervenire per modificare il corso degli eventi.la persona considera se stessa come causa del comportamento e sente di poterne controllare le circostanze. Un soggetto con locus of control ”esterno" attribuisce prevalentemente le cause di quanto accade al destino o agli altri o comunque a forze esterne a sè.
Effetti del locus of control Locus of control esterno: atteggiamento passivo di fronte agli eventi; percezione di imprevedibilità degli eventi; scarsa autonomia, dipendenza dagli altri o da forze esterne nella ricerca delle soluzioni ai problemi incontrati; mancanza di una valutazione oggettiva delle possibilità di successo nella risoluzione di un problema percezione che le variabili esterne da controllare siano al di fuori delle proprie capacità; sensazione di una forte o totale impotenza rispetto agli eventi; attribuzione dei propri esiti negativi al destino o agli altri; rapida perdita della motivazione. Locus of control interno: proattività nella ricerca di soluzioni ai problemi; fiducia nella possibilità di affrontare e risolvere le difficoltà; sostanziale fiducia nella possibilità di raggiungere obiettivi impegnativi e ambiziosi; fiducia nelle proprie capacità e nella possibilità di accrescere le proprie competenze; costanza e tenacia nel perseguire i propri obiettivi.
Autoefficacia (o self efficacy) L’auto-efficacia è la convinzione di possedere le capacità necessarie per raggiungere un certo livello di prestazione. Deriva dalle convinzioni che la persona possiede a proposito delle proprie abilità di produrre le azioni e di mettere in atto le competenze necessarie per gestire adeguatamente le situazioni, in modo da raggiungere risultati prefissati e desiderabili. L’auto-efficacia non è una caratteristica stabile e generale della personalità. 12 12
L’autoefficacia ha tre dimensioni: Generalità: ovvero il grado di estendibilità delle aspettative ad altri contesti; fa riferimento a quanto l’ autovalutazione di efficacia rispetto a prestazioni specifiche sono in grado di influenzare le credenze di autoefficacia in altri compiti, azioni e situazioni, simili ai precedenti; Ampiezza: intesa come numero di compiti che una persona ritiene di poter affrontare per gestire le situazioni problematiche; Forza: ossia il livello di fiducia nelle propria capacità di raggiungere con successo un determinato obiettivo, nonostante le difficoltà. Aspettative forti sopravviveranno più a lungo a feed-back negativi e aspettative deboli porteranno l’individuo a desistere in un compito o in un’attività. 13 13
L’autoefficacia influenza: il livello di motivazione con cui si affrontano compiti e obiettivi; Il livello di performance; la scelta delle situazioni e degli obiettivi, perchè il soggetto che si percepisce capace investe maggiore energia nel loro raggiungimento. Chi si valuta incapace di raggiungere determinati obiettivi, tenderà ad evitarli, per prevenire il fallimento e la conseguente percezione negativa di sè 14 14
Fattori che infuenzano l’autoefficacia: 1. esperienze dirette dell’individuo; 2. esperienze indirette (o vicarie); 3. input verbali; 4. stati di tensione emotiva. Il fattore principale della formazione dell’auto-efficacia è costituito dal conseguimento di un esito positivo nell’attività intrapresa. Si realizza solo nel caso in cui il soggetto è convinto che le sue abilità non sono degli attributi fissi ma delle capacità organizzate per raggiungere specifiche finalità. 15 15
Persone con basso senso di autoefficacia: Sono intimidite da attività difficili e se ne allontanano sentendosi minacciate; Hanno basse aspirazioni e scarso impegno nel raggiungere gli obiettivi scelti; Di fronte agli ostacoli riducono il proprio impegno e rinunciano facilmente; Attribuiscono le prestazioni scadenti alla propria incapacità e dopo pochi insuccessi perdono fiducia; Sono facili preda dello stress e della depressione. 16 16
Persone con alto senso di autoefficacia: Affrontano compiti difficili come sfide, sono motivate e partecipi di ciò che fanno; Nelle difficoltà intensificano il loro impegno appoggiandosi alle difficoltà positivamente superate in passato; Recuperano velocemente la propria auto-efficacia dopo gli insuccessi; Attribuiscono l’insuccesso all’impegno insufficiente o alla mancanza di conoscenze; Hanno maggiori successi personali che riducono lo stress e la vulnerabilità. 17 17