ANTIPARASSITARI - RESIDUI IVERMECTINA ANTIPARASSITARI - RESIDUI Sono stati recensiti gli studi effettuati dal 2002 al 2005 sul permanere di residui di Ivermectina nel latte e nel formaggio ovino, farmaco comunemente usato come antiparassitario negli ovini in lattazione. Dopo il trattamento monodose per via subcutanea sono state ritrovate tracce di Ivermectina per 23 giorni nel plasma e per 35 giorni nel latte. La trasformazione casearia non rappresenta un'efficace via di eliminazione della sostanza, in quanto la concentrazione del farmaco aumenta con la stagionatura, fino ad un picco registrato dopo 60 giorni. Al momento né la Comunità Europea né l'Italia hanno stabilito una quantità massima residuale di Ivermectina riscontrabile nel latte ovino perché questo possa essere commercializzato. La Slovenia proibisce l'uso di questa negli animali in lattazione. World Healt Organization e Food and Drug Administration nel 2004 l'hanno inserita in una bozza di regolamentazione sui residui dei Farmaci Veterinari negli alimenti.
IVERMECTINA IMPIEGO NELL'ALLEVAMENTO OVINO Nell'ambito degli antiparassitari per la zootecnia, l'Ivermectina è un presidio sanitario comunemente impiegato nell'allevamento ovino. Dal 2002 al 2005 sono stati compiuti studi per definire i tempi di ritenzione del farmaco nell'organismo animale e quindi il potenziale pericolo di trasferimento dei residui nei prodotti lattiero - caseari. Sono stati diffusamente osservati anche effetti della presenza di tracce di Ivermectina nel processo di caseificazione. Farmaci come l'Ivermectina rappresentano un sistema realmente efficace per il controllo delle parassitosi degli animali al pascolo e vengono pertanto largamente utilizzati dagli allevatori. In Italia il veterinario somministra il farmaco attenendosi alle modalità previste dalle case farmaceutiche produttrici, le quali prescrivono di "impiegare il prodotto soltanto nelle femmine in asciutta e comunque non nei 50 giorni antecedenti la data prevista del parto". Le legislazioni europea e italiana, in questo momento , non impongono analisi per verificare l'effettiva presenza di ivermectina nel latte ovino. Le implicazioni sanitarie conseguenti all'ingerimento di una quantità eccessiva di residui da parte dell'uomo non sembrano avere seguiti tossicologici, sebbene sia stata stabilita una dose giornaliera accettabile per il consumo, pari a 1µg * kg di peso corporeo.
IVERMECTINA RICERCA DEI RESIDUI Gli studi recensiti adottano uniformemente un'analoga suddivisione dei gruppi sperimentali in sottogruppi in modo da armonizzare le modalità di campionamento. La ricerca dei residui nel plasma animale e nel latte per il prelievo dei campioni, (somministrata in soluzione iniettabile all'1% nella dose di 200 µg * kg-¹), viene effettuata mediante la tecnica dell'HPLC a fluorescenza diretta. L'Ivermectina viene di norma somministrata in via subcutanea, per sfruttare il potenziamento della sua biodisponibilità. La presenza di H2B1a, fino ad oggi rappresenta l'elemento di riferimento per il rilevamento di questa sostanza in analisi effettuate su fegato, rene e muscolo di bovini, ovini e suini. Nel plasma se ne rilevano tracce da 8 h fino a 23-25 giorni dopo il trattamento. Negli studi recensiti, la concentrazione di Ivermectina nel latte è risultata essere da due a quattro volte superiore di quella nel plasma, reperibile da 1h dopo il trattamento fino a 22-30-35 giorni . Durante la maturazione del formaggio, si assiste a un incremento della concentrazione del farmaco che tende ad aumentare con la maturazione, raggiungendo un picco dopo 40-60 giornil. , tre volte maggiore di quella misurata nel latte. Comunità Europea e Italia ad oggi non hanno stabilito un limite massimo residuo (MRL) relativo alle concentrazioni di Ivermectina nel latte ovino, mentre la Slovenia ha posto un divieto sull'uso del farmaco negli ovini in lattazione.
EPRINOMECTINA RESIDUI NEI TESSUTI 50 μg/kg Muscolo 1 500 μg/kg Fegato Nella tabella 1 dell'allegato del regolamento (UE) n. 37/2010, la voce riguardante la sostanza «eprinomectina» è sostituita dalla seguente: Sostanze farmacologicamente attive EPRINOMECTINA Residuo marcatore EPRINOMECTINA B1a Specie animaleTutti i ruminanti e equidi LMR Tessuti campione 50 μg/kg Muscolo 1 500 μg/kg Fegato 300 μg/kg Rene 20 μg/kg Latte Pesce 50 μg/kg Muscolo e pelle in proporzioni naturali Conigli 50 μg/kg Muscolo 250 μg/kg Grasso 250 μg/kg Grasso 1 500 μg/kg Fegato 300 μg/kg Rene 20 μg/kg Latte Classificazione terapeuticaarassitari/Agenti attivi contro gli endo- ed ectoparassiti»
FIPRONIL FIPRONIL -RESIDUI I limiti massimi di residui (LMR) del Fipronil sono fissati dal reg.CE 396/2005 a 0,005 mg/Kg nelle uova e nella carne di pollame (somma di Fipronil e del metabolita solfone espressa in Fipronil). Il risultato analitico deve prevedere l’incertezza di misura per la valutazione di conformità del campione, a meno che non vengano superati 0,72 mg/Kg e 0,77 mg/Kg di Fipronil, rispettivamente nelle uova e nella carne di pollame (tali valori rappresentano un pericolo di tossicità acuta per il consumatore a causa del superamento della dose acuta di riferimento).
RESISTENZA AI PARASSICIDI Diversi parassiti sviluppano resistenza all'uso frequente dei farmaci antiparassitari. Le pulci dei cani e dei gatti, le mosche dalle corna dei bovini e coccidi dei polli possono diventare insensibili alla terapia. I meccanismi sono diversi : -conversione del farmaco nei metaboliti inattivi -modificazione del sito di bersaglio del farmaco -modificazione del comportamento (la mosca va lontano)... Programmi razionali dell'uso delle diverse classi dei farmaci antiparassitari, rotazione dei pascoli, controllo epidemiologico costante e vaccinazione sono strumenti per ottenere beneficio nei allevamenti intensivi.