BUONE PRATICHE DI METODOLOGIA DIDATTICA

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Transcript della presentazione:

BUONE PRATICHE DI METODOLOGIA DIDATTICA Formazione docenti neoassunti a.s.2018/2019 Marzo-aprile 2019, Iis spinelli, Sesto San Giovanni Lo Jacono Sara, CREMIT (UCSC), sara.lojacono@unicatt.it

Agenda Presentazione Aspettative e prassi in atto Qualche spunto teorico Attività Debriefing

I tre verbi dell’agire didattico Progettare Valutare Documentare

Progettare «La complessità dell’azione didattica nell’aula attuale richiede in modo esplicito il rafforzamento della competenza progettuale del docente in quanto la maggiore ampiezza e frammentarietà dei saperi, l’ampia scelta di mediatori e di linguaggi, e le diversità sociali, culturali e di conoscenze che manifestano gli studenti non permettono di affrontare la trasposizione didattica in modo improvvisato e con un’ottica da bricoleur. Tale complessità impone anche un ripensamento sulle forme di programmazione annuale, settimanale e giornaliera a scuola e, quindi, richiede di elaborare in modo appropriato e spesso sempre diverso l’artefatto progettuale» (Rossi - Giaconi, 2016).

Tre parole chiave Trasposizione didattica Regolazione didattica Mediatori didattici

Trasposizione didattica Il processo di ristrutturazione attraverso cui il sapere «sapiente» diviene sapere insegnato e, poi, sapere appreso (Chevallard, 1985). Problema della conversione: come far acquisire il modo di pensare proprio della disciplina? (Bruner) Scelta dell’oggetto da insegnare, cronogenesi (Chevallard) Soggettività dell’insegnante (Develay)

Regolazione L’attività di regolazione (Rossi, 2011) si riferisce alla necessità di trovare un equilibrio tra differenti logiche e tensioni, e riguarda il modo in cui l’insegnante accoglie e gestisce gli eventi che si producono per via dell’incontro di diverse soggettività nella situazione didattica.  adattamento tra gli atti dell’insegnante e la sua comunicazione da un lato, e le risposte degli allievi dall’altro. La regolazione si sviluppa su quattro piani: cognitivo, pedagogico, della comunicazione, affettivo (Altet, 2003).

Trasposizione come mediazione Processo di «metaforizzazione» dell’oggetto culturale attraverso i mediatori didattici. Messa in relazione di una conoscenza ingenua (quotidiana) con una conoscenza esperta o scientifica: decostruzione e ricostruzione (Damiano) Mediatori didattici: attivi: l’esperienza diretta di un contesto o di un oggetto iconici: disegni, foto, carte geografiche, modellini e plastici, ma anche film e videotape analogici: giochi di ruolo, simulazioni, riproduzione di processi ed eventi simbolici: lettere, numeri e altri tipi di simboli per definire e rappresentare le variabili e le loro relazioni

Valutare «Disciplina finalizzata ad emettere giudizi sulle azioni formative e di insegnamento (o complesso di azioni organizzate come programmi o corsi), intenzionalmente progettate o svolte per guidare e sviluppare apprendimenti (individuali, collaborativi, organizzativi) nei destinatari, con effetti sui sistemi formativo, economico e sociale, e fondata sull’uso di metodi e strumenti propri della ricerca empirica e sperimentale in educazione» (Galliani, 2009).

Valutazione educativa Nella valutazione educativa innanzitutto vanno resi trasparenti e condivisi i criteri e gli strumenti per osservare e giudicare reciprocamente le prestazioni da parte degli allievi. Categorie-funzioni della valutazione: iniziale-diagnostica in itinere-formativa finale-sommativa/certificativa

Strumenti di rilevazione guide per la valutazione dei temi (Calonghi - Boncori 2006) griglie osservative e per la gestione dei colloqui orali rubriche di valutazione check list di processo o di prodotto mappe concettuali riassunti (Domenici 2001) saggi brevi (Vertecchi 2000) portfolio

Valutare per stimare e apprezzare Veridical Decision Making: problema che prevede sicuramente una soluzione vera Adaptive Decision Making: problema che non ha una soluzione vera, ma una maggiormente efficace. Richiede un agire strategico, capace di previsione Goldberg, "La sinfonia del cervello" (2010)

Documentazione «La documentazione non è l’atto conclusivo del processo didattico, momento amministrativo/burocratico di scarso significato per gli attori. È invece la «terza vita» dell’artefatto progettuale (Rossi - Toppano 2009), l’operazione con cui alla fine dell’attività il professionista «riflette sul percorso attuato e rivede l’artefatto progettuale iniziale alla luce dell’azione conclusa»»

Perché documentare? L’insegnante ritorna sulle pratiche in modo consapevole e riflessivo Ri-progettare Comprendere come è avvenuto il processo di trasposizione didattica Comprendere come è avvenuto il processo di regolazione Comprendere il livello di apprendimento degli alunni (ad es. dai verbatim degli scambi comunicativi)

Momenti e strumenti della documentazione Documentazione della fase progettuale: progetto/sceneggiatura Documentazione dell’azione: appunti, diario di bordo Documentazione della conclusione del percorso: documentazione come revisione. Tiene conto dei passaggi precedenti e del momento valutativo, configurandosi essa stessa come riflessione/valutazione/autovalutazione.

Una proposta di metodo: il Metodo EAS

Definizione «Attività di insegnamento e apprendimento che attraverso un compito circoscritto, uno sviluppo temporale ridotto e un agire contestualizzato si propone in forma di insegnamento efficace e opportunità di apprendimento significativo». Rivoltella, 2015, p. 13

Caratteri distintivi e presupposti teorici Mira a promuovere apprendimento significativo (Ausubel) Episodicità: porzione circoscritta di sapere e/o attività Carattere situato Freinet e la “scuola del fare”, la didattica laboratoriale e il learning by doing Flipped teaching: la lezione rovesciata (Mazur, 1991) «Principio del significato situato: i significati dei segni (parole, azioni, oggetti, artefatti, simboli, testi) sono sempre situati all’interno di esperienze incarnate. Non esistono significati generali o decontestualizzati. Significati di qualsiasi livello di generalità devono essere conquistati sempre dal basso attraverso esperienze incarnate» Gee, 2007

L’EAS: concetto e struttura Fasi EAS Azioni insegnante Azioni studente Logica didattica Preparatoria Assegna compiti Espone framework concettuale Fornisce uno stimolo Dà una consegna Svolge i compiti Ascolta, legge, comprende Problem setting Operatoria Definisce i tempi dell’attività Organizza il lavoro individuale e/o di gruppo Produce e condivide un artefatto Learning by doing Ristrutturativa Esamina gli artefatti Corregge le misconceptions Fissa i concetti (lezione a posteriori) Analizza criticamente gli artefatti Sviluppa riflessione sui concetti attivati Reflective learning

Per ricapitolare: una mappa concettuale

Testi di riferimento #1 2014 2017

Testi di riferimento #2 2013 2015 2016

Un consiglio di lettura: la Rivista EAS

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