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PSICOLOGIA DELL’ADOLESCENZA

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Presentazione sul tema: "PSICOLOGIA DELL’ADOLESCENZA"— Transcript della presentazione:

1 PSICOLOGIA DELL’ADOLESCENZA
Corso di Psicologia dello Sviluppo.

2 LO SVILUPPO COGNITIVO

3 Lo sviluppo La chiave dell’intelligenza e dello sviluppo mentale sta nelle prime relazioni e nelle esperienze emotive vissute attraverso l’eccitante reciprocità con la madre e non nella acquisizione di capacità isolate dal contesto relazionale.

4 Le emozioni Le emozioni hanno lo scopo fondamentale di creare organizzare e orchestrare molte delle funzioni principali della mente. Intelletto, capacità scolastiche, senso di Sé, coscienza e moralità hanno tutti radici comuni nelle primissime esperienze emotive. Le emozioni sono le artefici di una vasta gamma di operazioni cognitive nel corso di tutta la vita e rendono possibile il pensiero creativo in ogni sua forma.

5 Ricerche in campo neurologico
Stretto legame Tra Sviluppo Affettivo e cognitivo Studi di imaging del cervello Ricerche sulle prime fasi dello sviluppo

6 Prime esperienze relazionali
Sensazione Emozione Mappa Cognitiva Percezione Memoria

7 I processi basilari dello sviluppo
Reciprocità- ossia il ruolo che il bambino gioca in una sequenza interattiva. Intenzionalità- quando il bambino si rende conto che il suo comportamento ha valore comunicativo e può essere usato intenzionalmente per influenzare il comportamento degli altri e ottenere dei risultati desiderati Sintonia- ossia le esperienze di interazione che si devono manifestare con una connotazione di regolarità, stabilità e disponibilità.

8 Cosa è l’intelligenza Intelligenza è la capacità di dare una struttura coerente ad un insieme di dati di conoscenza, o di cambiare la struttura d’insieme con cui certi dati ci appaiono già collegati dando origine ad un’altra struttura che risulti più adeguata. Nel primo caso l’intelligenza si manifesta come capacità di capire; nel secondo caso l’intelligenza si manifesta come capacità di risolvere problemi. Noi possiamo risolvere problemi nel presente, nel passato attraverso ricostruzioni e nel futuro attraverso previsioni.

9 Il modello di Piaget Teoria stadiale:
Periodo senso-motorio da 0 a 2 anni Periodo preoperazionale da 2 ai 6 anni Periodo operazioni concrete dai 7 agli 11 anni Periodo operazioni formali dai 11 fino ai 15 anni

10 Sviluppo intellettuale
Fra gli 11 ed i 13 anni vi è la terza evoluzione nelle capacità intellettive: Questa terza fase assume due forme: pensiero ipotetico- deduttivo: l’atto di intelligenza avviene di soluzione di un problema e generalmente di previsione. Il pensiero ha una possibilità più ampia di muoversi nell'ambito del futuro, Acquisizione della capacità di sviluppare procedimenti induttivi. Scoperta induttiva di un rapporto di dipendenza fra due eventi o nella dimostrazione rigorosa dell'esistenza di un tale rapporto pensiero complesso: si manifesta come comprensione di elementi “complessi” che richiedono appunto coordinazione di più eventi che si influenzano a vicenda.

11 Il modello di Piaget Le operazioni mentali del ragazzino non sono più limitate a concetti concreti ma anche a ragionamenti astratti, ad affermazioni puramente verbali o logiche, al possibile come al reale, al futuro come al presente (Freeman, 1993). In questa fase l’adolescente può utilizzare i risultati ottenuti dalle operazioni per formulare ipotesi facendo riferimento alle relazioni logiche tra le diverse preposizioni proprio come uno scienziato.

12 Il modello di Piaget La caratteristica del pensiero formale è l’uso di un metodo che si potrebbe definire sperimentale nel trovare la soluzione che consiste nel valutare ogni singola variabile tenendo costanti le altre formulando un piano mentale che riesce a prevedere alcune possibili conseguenze. A questo punto le conoscenze che egli costruirà saranno il frutto di un lavoro deduttivo. In sintesi, il pensiero formale è un pensiero: intuitivo, ipotetico, flessibile, logico e astratto.

13 Il modello di Piaget Anche in questa fase le nuove modalità di pensiero si riflettono anche nello sviluppo della personalità infatti l’adolescente inizia a considerare modi diversi di essere, pensa al proprio futuro si ispira a degli ideali e non più agli insegnamenti normativi forniti dai genitori. In questa fase il pensiero è particolarmente investito e l’adolescente trova un grande piacere nell’uso delle idee e della forza del ragionamento, questo aspetto non è solo legato alla maturazione delle funzioni cognitive ma ha una sua base emotiva e difensiva rispetto alla potenza delle emozioni che tentano di emergere dal profondo.

14 Sviluppo intellettuale
I riflessi in ambito scolastico sono relativi in particolare a: possibilità di accedere a contenuti più complessi Induzione e deduzione; sperimentazione e previsione Lo sviluppo di interessi epistemici Il desiderio di discutere

15 Lev S. Vygotskij Psicologo russo, il comportamento umano non può essere compreso se non si tiene conto del contesto in cui esso si sviluppa. Il contesto secondo l’autore è il tessuto socioculturale che circonda l’individuo. La cultura racchiude un insieme di credenze, valori, conoscenze, abilità modi convenzionali di entrare in relazione con l’altro e soprattutto la cultura è rappresentata da sistemi simbolici condivisi ossia il linguaggio parlato e scritto, il disegno, il calcolo.

16 Lev S. Vygotskij Lo sviluppo individuale è un processo attraverso cui un soggetto si appropria dei significati e degli strumenti della cultura a cui appartiene e li interiorizza in attività e comportamenti che favoriscono la socializzazione e lo scambio. Lo sviluppo si realizza in un contesto interattivo.

17 Lev S. Vygotskij La zona di sviluppo prossimale.
rappresenta la distanza tra il livello di sviluppo attualmente posseduto dal bambino e il livello potenziale più elevato che il bambino può raggiungere. In altre parole è la differenza tra ciò che il bambino sa fare e ciò che potrebbe fare. Lo sviluppo è garantito dalla guida di un adulto che assolve una funzione di scaffolding ossia di strutturazione del compito da eseguire.

18 TEORIE E STILI DI APPRENDIMENTO

19 Cosa insegniamo comportamenti o abilità mentali?
1- approccio comportamentista Apprendimento è la creazione di associazioni stabili tra le risposte dell’individuo agli stimoli del suo ambiente Come si creano le associazioni? Come si mantengono? Come si estinguono?

20 Approccio comportamentista: applicazioni educative
Istruzione programmata: Piccoli passi- il comportamento da apprendere viene scomposto in unità semplici organizzate in sequenza logica Partecipazione attiva- l’alunno non è solo recettivo, ma costituisce il suo repertorio di risposte con un obiettivo preciso Conoscenza dei risultati- feedback immediato dei risultati Adattamento dei tempi ai ritmi di apprendimento individuali- l’alunno deve avere a disposizione il tempo necessario

21 Cosa insegniamo comportamenti o abilità mentali?
2- Approccio cognitivista Oggetto di analisi diviene la mente ed i suoi processi- Interesse per i processi mentali ossia le operazioni di trasformazione dell’informazione. Conoscenze dichiarative (sapere) corrisponde ai saperi di un soggetto su un concetto,oggetto, strategia (es. so cosa è una operazione) Conoscenze procedurali (saper fare) cioè la conoscenza di un soggetto del modo con cui usa un oggetto un soggetto, una strategia (es. so applicare la procedura di calcolo di una operazione)

22 Approccio cognitivista: Metacognizione
E’ la conoscenza del proprio modo di conoscere. Conoscenza che il soggetto ha dei processi cognitivi 4 tipi di conoscenze metacognitive: Conoscenze su di sé (es. durante la lettura mi distraggo) Obiettivo del compito (leggo per sapere i prezzi ) Tipo di materiali (so che le informazioni sono descrittive) Strategie (so che devo leggere tra le righe)

23 Approccio cognitivista: Metacognizione
Possibili processi di controllo metacognitivo Previsione del livello di prestazione che il soggetto pensa di poter raggiungere Pianificazione abilità ad organizzare le azioni che portano all’obiettivo Monitoraggio controllo che si esercita sull’attività in svolgimento Valutazione capacità di giudicare l’adeguatezza della strategia utilizzata

24 Approccio cognitivista: applicazioni educative
Si propone di favorire lo sviluppo di processi cognitivi adeguati e l’acquisizione di strategie efficaci per affrontare i compiti scolastici. Interventi che tendono a potenziare abilità carenti Interventi che tendono, in presenza di una carenza, a sviluppare altre abilità che permettono di raggiungere lo stesso risultato

25 Approccio cognitivista: ruolo dell’insegnante
Possiamo individuare almeno tre condizioni: Fornire agli studenti compiti e problemi rappresentativi della diversità della situazione alle quali dovranno applicare le conoscenze (es. modi diversi di leggere un testo) Fornire occasioni per entrare in contatto e poter osservare degli esperti Organizzare situazioni di dialogo per identificare, analizzare e discutere strategie e processi di risoluzione messi in atto dagli studenti

26 STILI COGNITVI L’intelligenza è costituita da diverse abilità (verbale, visuo-spaziale, motoria, interpersonale, musicale, artistica, ecc) di cui alcune correlate tra loro e altre indipendenti. Ogni individuo sembra avere maggiori abilità in alcune aree ed avere più difficoltà in altre, in base alla naturale inclinazione nel prediligere alcune informazioni e alcune modalità di elaborazione vengono definiti diversi stili cognitivi, caratterizzati da polarità contrapposte.

27 STILI COGNITVI Visuale/verbale- a seconda se si ricordano più immagini o parole Globale/analitico- dare attenzione al dettaglio o ricercare una visione d’insieme Impulsivo/riflessivo- tempi veloci o lenti di elaborazione

28 LA MOTIVAZIONE AD APPRENDERE

29 LA MOTIVAZIONE La motivazione è quell’energia che spinge l’individuo verso il raggiungimento di un obiettivo. Nei processi di apprendimento scolastico occorre molta energia per prestare attenzione ad una lezione, per comprendere un compito, per esercitarsi, ecc. Affinché un’attività sia motivante essa deve essere piacevole e gratificante.

30 LA MOTIVAZIONE Si distinguono due tipi di motivazione: La motivazione estrinseca o esterna La motivazione intrinseca o interna La prima fa riferimento alla tendenza ad eseguire un compito solo in relazione ad un riconoscimento esterno (un premio, evitamento di una punizione o un vantaggio) e non per un reale interesse. La seconda fa riferimento alla disponibilità di una persona a svolgere un’attività solo per il gusto di farlo.

31 LA MOTIVAZIONE Un esempio di motivazione esterna in ambito scolastico è: studiare per avere un voto alto o un premio dai genitori. Il limite di questo approccio è il percepire lo studio solo come un’attività strumentale rivolta al conseguimento di un vantaggio, tra l’altro indipendente dal contenuto studiato, che mina il gusto di impegnarsi per scoprire la realtà. Un esempio di motivazione interna è: studiare una disciplina per il desiderio di soddisfare un proprio bisogno, ad esempio quello di sentirsi competente.

32 LA MOTIVAZIONE Tra i bisogni che spesso orientano la motivazione troviamo: il bisogno di autonomia: il poter scegliere un problema su cui lavorare, cercando da solo materiale sull’argomento; il bisogno di competenza: tendenza ad acquisire conoscenze e abilità in un ambito in cui vuole diventare esperto; il bisogno di legame con gli altri: tendenza a fare le cose perché si sta con altre persone. Il decidere autonomamente l’ambito o il problema da affrontare porta la persona a percepirsi come il padrone delle proprie azione e dei propri interessi.

33 LA MOTIVAZIONE Da quanto detto emerge che la motivazione verso alcune attività è determinata da tre fattori: Cosa voglio? O cosa voglio evitare? OBIETTIVI AUTOEFFICACIA EMOZIONI posso farcela? Provo piacere o dispiacere?


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