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L’ACCOGLIENZA DELLE VITTIME DI REATO

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Presentazione sul tema: "L’ACCOGLIENZA DELLE VITTIME DI REATO"— Transcript della presentazione:

1 L’ACCOGLIENZA DELLE VITTIME DI REATO
FRANCESCA BORGOGNO Operatrice RETE DAFNE DSM “MACCACARO” ASL TO 2

2 Le vittime di reato... La questione “vittime” viene affrontata, ancora, quasi esclusivamente da un punto di vista giudiziario che, essendo esclusivamente incentrato sulla figura del reo nella prospettiva della pena e/o della rieducazione, non si occupa delle questioni emotive e pratiche connesse al reato, lasciando inascoltate le sofferenze e le difficoltà della persona offesa. Sofferenze e difficoltà che evidenziano come non sia esaustiva una risposta prevalentemente o esclusivamente socio-assistenziale e/o socio-sanitaria, ma che mettono in luce la possibilità di esplorare nuove risposte e nuove strategie di intervento.

3 La Direttiva Europea del 25 Ottobre 2012
Propone un cambiamento culturale… No gerarchizzazione delle vittime (prima servizi generali e poi specifici) Servizi gratuiti Alcuni articoli che ci interessano particolarmente: Art 1 Informazione Assistenza Protezione Art 2 Nozione di vittima legata al danno Giustizia riparativa

4 Alcuni diritti delle vittime
Il diritto a essere trattati con rispetto e considerazione Il diritto di essere affidati a servizi di sostegno adeguati Il diritto di ricevere informazioni in merito ai progressi compiuti sul caso Il diritto di avvalersi di consulenza legale Il diritto a ricevere risarcimento, sia da parte di chi ha commesso il reato che da parte dello Stato Il diritto ad aver accesso alla giustizia e ad un giusto trattamento ....

5 Le vittime di reato... Da qui la necessità di sviluppare una specifica attenzione alle persone offese, in modo che possano trovare “una o più risposte” alla loro domanda di giustizia. Le vittime quando chiedono aiuto domandano di essere ascoltate, accolte, credute e comprese! Offrire un sostegno sia ai loro vissuti emozionali sia ai loro bisogni materiali, può produrre benefici per l’intera collettività, rafforzando i legami sociali ed il senso di appartenenza di ciascun cittadino.

6 Le vittime di reato... Il più delle volte, infatti, le vittime si attendono tale esperienza già al momento della denuncia, luogo in cui però le necessità giudiziarie, la mancanza di tempo e di spazi, e la diversa formazione degli agenti non garantiscono sempre soddisfazione. In questo senso è importante che anche gli agenti possano fare una formazione in tal senso... Tramite una “buona” accoglienza si evita il rischio di vittimizzazione secondaria e si limita la possibilità che si sviluppino sintomi dello spettro post-traumatico.

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8 Convegno Nazionale Rete Dafne 5 giugno 2014 ore 9. 00/17
Convegno Nazionale Rete Dafne 5 giugno 2014 ore 9.00/17.00 Corso Inghilterra 7, Sala Auditorium Provincia di Torino Il sostegno alle vittime. Attuazione e prospettive della Direttiva Europea: l’esperienza della Rete Dafne Per iscriversi: entro 3 giugno scrivere mail

9 Le vittime di reato... Un reato infatti rappresenta nella maggior parte dei casi un evento stressante a cui si deve far fronte. Esso può dar luogo a una sofferenza soggettiva più o meno significativa, che però non necessariamente coincide con un disturbo psicopatologico conclamato che può, invece, manifestarsi qualora la persona non riesca a mobilitare le proprie capacità di resilienza. Le conseguenze di un’esperienza traumatica non riguardano, inoltre, solo le persone direttamente coinvolte. Vi è anche chi è colpito dalle conseguenze indirette di un trauma, le cosiddette vittime secondarie (i partner o i familiari, i soccorritori, il personale ospedaliero che ha curato le vittime, etc…).

10 REATO = EVENTO STRESSANTE
FALLIMENTO STRATEGIE PER AFFRONTARE L’EVENTO TRAUMA DISAGIO PATOLOGICO Frattura: l’evento stressante non viene integrato FUNZIONAMENTO DELLE STRATEGIE PER AFFRONTARE LO STRESS SOFFERENZA SOGGETTIVA RISOLUZIONE SPONTANEA Integrazione dell’evento stressante nella storia di vita

11 Lo stress e il trauma sono due fenomeni distinti: possono coesistere ma hanno effetti differenti sull’uomo

12 STRESS: reazione fisiologica aspecifica a diversi stimoli (stressor) che possono essere di varia natura (fisica, chimica, biologica, emotiva, etc.). SE LO STRESS SI PROTRAE NEL TEMPO: danni reversibili e irreversibili sia sul piano fisico che psichico IMPORTANTE E’ L’ATTEGGIAMENTO CON CUI UNA PERSONA AFFRONTA LA SITUAZIONE DI STRESS: coping (strategie per affrontare la situazione); helplessness (mancanza di possibilità di aiuto, abbandono); hopelessness (mancanza di speranza)

13 TRAUMA: lacerazione improvvisa, violenta ed imprevedibile dell’integrità psichica, capace di provocare un’alterazione permanente delle capacità di adattamento dell’individuo. LA COMPARSA DEI SINTOMI DIPENDE DA: resistenza della barriera protettiva dell’Io; capacità di adattamento; RESILIENZA; FATTORI DI RISCHIO E FATTORI PROTETTIVI PTSD: insieme di sintomi che seguono all’esposizione a un evento traumatico esterno che implichi morte, minaccia di morte, gravi lesioni, minaccia all’integrità fisica propria o altrui. In seguito a questo il soggetto potrà provare paura intensa, sentimenti di impotenza e di orrore. Sintomi: la ripetizione dell’evento tramite sogni, flash back,ricordi intrusivi; evitamento per tutto ciò che può ricordare l’evento; attenuazione reattività generale; aumentato arousal (modificazioni del sonno, del tono dell’umore e della concentrazione). La sintomatologia deve durare almeno un mese e creare disagio significativo nella vita del soggetto.

14 UN EVENTO STRESSANTE, carico di valenze emotive e di potenziale o reali conseguenze dirette sull’integrità e la sopravvivenza della persona, può non essere necessariamente seguito dal manifestarsi della sindrome di PTSD in almeno 50% dei soggetti (Mc Farlane, 1990)

15 FATTORI DI RISCHIO Traumaticità dell’evento : gravità durata
prossimità (vittime dirette/vittime indirette) Fattori soggettivi : biologici psicologici e personologici Rete sociale e di supporto

16 FATTORI PROTETTIVI Rete sociale di supporto Fattori soggettivi
Resilienza: capacità di una persona di far fronte, resistere, integrare, costruire e riuscire a riorganizzare positivamente la propria vita dopo aver vissuto situazioni particolarmente stressanti Intervento tempestivo: riduce il rischio di sviluppare un disturbo psichico e l’eventuale cronicizzazione

17 Conseguenze di un reato...
Frequentemente vengono riferiti dalle vittime disturbi di natura psichica e di sofferenza psicologica, che possono essere però molto sfumati e variegati. Importante sarà allora prestare particolare attenzione ai principali sintomi, sintetizzati qui di seguito in modo da poter essere utilizzata come una mappa da coloro che entrano in contatto con la vittima, per un eventuale segnalazione e invio:

18 Conseguenze di un reato...
A livello psichico: Alterazioni del tono dell’umore con reazione depressiva o ansiosa Polarizzazione del pensiero sulle tematiche relative all’evento stressante Riduzione del senso di autostima A livello comportamentale: Facile irritabilità (litigi col partner, in famiglia, sul lavoro) Senso di nervosismo generale Disturbi del sonno Mancanza di iniziativa e apatia A livello fisico: Cefalea Senso di costrizione al torace Sudorazione intensa Secchezza della bocca Disturbi gastrointestinali (nausea, inappetenza, diarrea, vomito, dolore addominale)

19 Conseguenze di un reato...
L’insorgenza delle risposte reattive all’evento stressante e/o traumatico possono variare d’intensità e di durata: in una forma acuta si sviluppano entro le 4 settimane dall’evento, in una forma più cronica possono apparire anche a un mese di distanza dall’accaduto e protrarsi per 3 mesi e più. ► Quanto più è tempestivo l’intervento di sostegno alla vittima quanto più è possibile ridurre il rischio di sviluppare un disagio psichico e di cronicizzazione del disturbo stesso.

20 Quindi... ► Innanzitutto sarà fondamentale il momento dell’accoglienza della vittima: l’obiettivo è quello di creare un clima in cui l’utente si senta accolto e possa instaurarsi la fiducia e la sicurezza indispensabili per poter comprendere la sua domanda ed eventualmente accogliere la storia del trauma, senza rischi eccessivi di ritraumatizzazione. ► Saranno perciò accolti i vissuti del soggetto, riconoscendone l’importanza, l’unicità e il grado di sofferenza soggettiva, insieme con una manovra di normalizzazione di tali vissuti, che ricollega il soggetto al resto della società e permette rassicurazioni.

21 La fase di accoglienza.... L’intervento tempestivo riduce i rischi di sviluppare un disturbo psichico Instaurare un clima di fiducia e sicurezza per evitare il rischio di traumatizzazione secondaria La vittima chiede che le venga riconosciuto il danno subito e ha necessità di essere creduta e ascoltata senza pregiudizi Analisi della domanda e condivisione con la vittima delle risorse a disposizione

22 La fase di accoglienza.... Evidenziare le risorse soggettive e la rete sociale di riferimento non disconoscendo il vissuto di vittima, ma riattivando il senso di responsabilità soggettiva per la propria vita La valutazione dei fattori di rischio e di protezione guida la progettazione dell’intervento Fornire informazioni sul percorso giuridico e sulle rezioni psico- fisiologiche attese, in quanto la loro conoscenza riduce gli stati ansiosi Invio in centri specifici dove la vittima possa essere aiutata a dare un senso e un significato all’esperienza vissuta, potendo integrarla con la propria storia di vita

23 La fase di accoglienza.... Ci sono quindi dei denominatori comuni nella fase di accoglienza alle vittime Sicuramente ogni istituzione ha poi delle finalità e delle procedure specifiche che sono influenzate dal tipo di ruolo sociale che queste svolgono nella società: le forze dell'ordine sono spesso chiamate a intervenire a caldo nelle situazioni, e a ricevere le denunce; i servizi sociali sono invece chiamati in causa per fornire soluzioni anche a situazioni difficilmente gestibili in tempi brevi e per via delle risorse che a causa della crisi economica odierna sono sempre meno. Questo a volte porta gli operatori a provare un senso di frustrazione, impotenza... Cosa è utile fare nelle situazioni ambigue o che scatenano anche in chi accoglie le vittime dei sentimenti espulsivi?

24 Cosa abbiamo osservato ?
Durante il nostro operato abbiamo notato che la vittima è molto rincuorata dal fatto di trovare dei luoghi in cui essere “comunque” accolta e ascoltata E' risultato utile aiutare la persona a fare con l'operatore un'attenta analisi della domanda che stava portando... Durante questa fase è inoltre molto utile far capire alla persona che la situazione è complessa e che forse non ci sono risposte e soluzioni facili, ma che possiamo aiutarla e sostenerla nel momento in cui lei stessa può interrogarsi sul cosa fare (esplorando le sue risorse personali e sociali a disposizione), aiutandola a reperire - qualora ce ne siano - delle risorse sul territorio In questo senso crediamo nell'importanza di creare una vera e propria “rete”... che si estenda nel tessuto sociale e chiami in campo le diverse istituzioni che si occupano di vittime...

25 Discutiamo a partire dalle nostre esperienze su punti di contatto e divergenze che mettiamo in atto durante l'accoglienza alle vittime...

26 L’azione del Progetto Dafne

27 L’azione del Progetto Dafne: la fase di accoglienza....
offrire un primo ascolto, una risposta immediata alle eventuali urgenze mettere in forma la domanda di aiuto, valutando la possibilità di proseguire con una delle attività di sostegno, o percorsi specialistici offerti dalla Rete Dafne consentire una fruizione consapevole delle opportunità della Rete

28 L’azione del Progetto Dafne: la Rete
La prospettiva RIPARATIVA è uno dei tratti che contraddistinguono il nostro intervento. La MEDIAZIONE PENALE e L’INFORMAZIONE SUI DIRITTI vanno proprio in questa direzione, fornendo una dimensione di riparazione del danno non solo al singolo individuo, ma al nucleo sociale entro cui il reato si è consumato. L’INTERVENTO PSICOLOGICO e IL TRATTAMENTO MEDICO/PSICHIATRICO rappresentano la dimensione riparativa specifica del nostro contributo. E’ quindi per noi essenziale considerare la vittima non solo come una categoria giuridica, cui riconoscere diritti e protezioni specifiche, ma una persona, con tutto ciò che significa relativamente alla complessità e all’eterogeneità dei suoi problemi e delle sue esigenze.

29 ...La vittima ha bisogno di porsi come vittima.
L’identità di vittima, rappresentando il pretesto dell’incontro con il terapeuta, in quanto criterio indispensabile per accedere ai servizi della Rete, riteniamo sia elemento cruciale dell’intervento stesso, fin dai primi momenti. Infatti la validazione di tale identità, insieme con i relativi vissuti, è ciò che, a nostro avviso, consente la costruzione stessa dell’alleanza terapeutica.

30 ...La vittima ha bisogno di porsi come vittima.
La valutazione dei fattori di rischio e di protezione guida la progettazione dell’intervento, permettendo di orientarsi per un setting a breve termine qualora le risorse soggettive e le capacità di resilience lo permettano. Laddove, invece, emergano strutture più fragili l’intervento fin da subito è pensato sul lungo termine, in collaborazione con i servizi competenti sul territorio a cui la vittima è successivamente inviata. Il setting a breve termine, indipendentemente dall’orientamento psicoterapeutico di riferimento, costringe a un tipo di intervento focalizzato su obiettivi concreti, ben definiti e co-costruiti con il paziente.

31 Grazie dell'attenzione


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