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Sorveglianza epidemiologica regionale delle malattie cardiovascolari

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Presentazione sul tema: "Sorveglianza epidemiologica regionale delle malattie cardiovascolari"— Transcript della presentazione:

1 Sorveglianza epidemiologica regionale delle malattie cardiovascolari
Andrea Bianchi U.O. Cardiologia Ospedali Riuniti della Valdichiana Senese AUSL 7 SIENA Siena, 9 Febbraio 2008

2 Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare
Nasce nel 1998 per una collaborazione tra l’ISS e l’ Area Prevenzione dell’ANMCO ed ha come obiettivi principali: - descrizione della distribuzione dei fattori di rischio cardiovascolare nella popolazione italiana. - stimare la prevalenza delle condizioni ad alto rischio: ipertensione art.; fumo; inattivita’ fisica; obesita’; diabete mellito. - stimare la prevalenza delle forme maggiori delle malattie cardiovascolari aterosclerotiche come l’angina pectoris; Ima, Tia; claudicatio intermittens

3 Manifestazioni cliniche Aterosclerosi
Malattia coronarica Angina pectoris, infarto miocardico, morte cardiaca improvvisa Malattie cerebrovascolari TIA, Ictus Malattia vascolare periferica Claudicatio intermittente, gangrena……….

4 Centri ospedalieri afferenti OEC
51 centri ospedalieri afferenti distribuiti in maniera omogenea su tutto il territorio italiano

5 Sorveglianza epidemiologica regionale delle malattie cardiovascolari
1. Conoscenze su frequenza ed andamento diverse forme morbose 2. Conoscenze su distribuzione ed andamento fattori di rischio 3. Stima del rischio cardiovascolare nel singolo paziente 4. Impatto della prevenzione Vs terapia I dati raccolti dall’oec ci servono per conoscere:

6 Sorveglianza epidemiologica regionale delle malattie cardiovascolari
1. Conoscenze su frequenza ed andamento diverse forme morbose 2. Conoscenze su distribuzione ed andamento fattori di rischio 3. Stima del rischio cardiovascolare nel singolo paziente 4. Impatto della prevenzione Vs terapia I dati raccolti dall’oec ci servono per conoscere:

7 International CHD Mortality Trends in Men: 1968-2003
Dati raccolti dall’organ mondiale sanita ci dimostrano la rid

8 Mortalità per Cardiopatia Ischemica
La differenza fra Nord e Centro-Sud, evidente negli anni ’70, si è ridotta, in particolare negli uomini

9 Mortalità per Accidente Cerebrovascolare
Nelle donne gli accidenti cerebrovascolari sono maggiori al Sud, tanto che in questa area hanno recentemente scavalcato la mortalità degli uomini al Nord.

10 Tassi per 100.00 abitanti, standardizzati per età. Toscana
Conoscenze su frequenza ed andamento diverse forme morbose Incidenza infarto miocardico acuto Tassi per abitanti, standardizzati per età. Toscana ARS – Registro regionale Infarto Miocardico Acuto

11 Tassi per 100.00 abitanti, standardizzati per età . Toscana
Conoscenze su frequenza ed andamento diverse forme morbose Incidenza infarto miocardico acuto Femmine Maschi Tassi per abitanti, standardizzati per età . Toscana ARS – Registro regionale Infarto Miocardico Acuto

12 ARS – Registro regionale Infarto Miocardico Acuto
Conoscenze su frequenza ed andamento diverse forme morbose Incidenza infarto miocardico acuto Numero medio eventi per anno ( ) ASL Toscana IMA ospedalizzati Morti coronariche senza ricovero Totale eventi ARS – Registro regionale Infarto Miocardico Acuto

13 Tassi per 100.00 abitanti, standardizzati per età. Toscana 2003-2005
Conoscenze su frequenza ed andamento diverse forme morbose Incidenza infarto miocardico acuto Tassi per abitanti, standardizzati per età. Toscana ARS – Registro regionale Infarto Miocardico Acuto

14 Tassi per 100.00 abitanti, standardizzati per età. Toscana 2003-2005
Conoscenze su frequenza ed andamento diverse forme morbose Incidenza infarto miocardico acuto Maschi Femmine Tassi per abitanti, standardizzati per età. Toscana ARS – Registro regionale Infarto Miocardico Acuto

15 Tassi per 100.00 abitanti, standardizzati per età. Toscana
Conoscenze su frequenza ed andamento diverse forme morbose Incidenza ictus cerebrale L’ictus rappresenta la 3 causa di morte dopo malattie cav e neo, prima causa di invalidità nelle comunità occidentali. Dati su popolazione indicano una riduzione di circa il 30% rispetto a venti anni fa dell’incidenza del primo ictus (in particolare disabilitanti e fatali) nonostante un indice di invecchiamento della popolazione >75aa sia del 33%. E’ plausibile ritenere che la riduzione di incidenza sia da addebitare ad un incremento delle strategie preventive ed ad un miglior controllo dei fattori di rischio cv in particolare alla tao in paz in fa stenosi mitralica e pregresso episodio embolico.Linee guida spread stroke Unit Tassi per abitanti, standardizzati per età. Toscana ARS – Registro regionale Eventi cerebrovascolari acuti

16 Tassi per 100.00 abitanti, standardizzati per età. Toscana
Conoscenze su frequenza ed andamento diverse forme morbose Incidenza ictus cerebrale Tassi per abitanti, standardizzati per età. Toscana ARS – Registro regionale Eventi cerebrovascolari acuti

17 ARS – Registro regionale Eventi cerebrovascolari acuti
Conoscenze su frequenza ed andamento diverse forme morbose Incidenza ictus cerebrale Numero medio eventi/anno ( ) ASL Toscana Ictus ospedalizzati Decessi senza ricovero Totale eventi ARS – Registro regionale Eventi cerebrovascolari acuti

18 Tassi per 100.00 abitanti, standardizzati per età. Toscana 2003-2005
Conoscenze su frequenza ed andamento diverse forme morbose Incidenza ictus cerebrale Maschi Femmine Tassi per abitanti, standardizzati per età. Toscana ARS – Registro regionale Eventi cerebrovascolari acuti

19 Sorveglianza epidemiologica regionale delle malattie cardiovascolari
1. Conoscenze su frequenza ed andamento diverse forme morbose 2. Conoscenze su distribuzione ed andamento fattori di rischio 3. Stima del rischio cardiovascolare nel singolo paziente 4. Impatto della prevenzione Vs terapia I dati raccolti dall’oec ci servono per conoscere:

20 Fattori di rischio in Toscana
Il 28% degli U e il 26% delle D è iperteso; il 20% degli U e il 11% delle D è in una condizione a rischio (PAS compresa fra 140 e 159 mmHg o PAD compreso fra 90 e 95 mmHg). Il 19% degli U e il 21% delle D ha una ipercolesterolemia (valore ≥240 mg/dl); il 36% degli U e il 32% delle D ha una colesterolemia compresa fra 200 e 239 mg/dl. 

21 Fattori di rischio in Toscana (2)
Sedentarietà Borderline: glicemia:

22 ISTAT – Indagini multiscopo
Conoscenze su distribuzione ed andamento fattori di rischio Abitudine al fumo Toscana: % fumatori MASCHI FEMMINE Toscana Italia Toscana Italia Fumatori correnti % % % % Ex fumatori % % % % Mai fumato % % % % ISTAT – Indagini multiscopo

23 ISTAT – Indagine multiscopo - 2005
Conoscenze su distribuzione ed andamento fattori di rischio Attività fisica maschi femmine ISTAT – Indagine multiscopo

24 ISTAT – Indagine multiscopo – 2005
Conoscenze su distribuzione ed andamento fattori di rischio Indice massa corporea maschi femmine ISTAT – Indagine multiscopo – 2005 > 18 anni

25 Sorveglianza epidemiologica regionale delle malattie cardiovascolari
1. Conoscenze su frequenza ed andamento diverse forme morbose 2. Conoscenze su distribuzione ed andamento fattori di rischio 3. Stima del rischio cardiovascolare nel singolo paziente 4. Impatto della prevenzione Vs terapia Questo è importante perché la stratificazione dei pazienti in classi di rischio ci aiuta ad individuare i sottogruppi nei quali noi otterremo i migliori risulatti in termini di costo beneficio

26 L’identificazione delle persone ad alto rischio cv è uno degli obiettivi della prevenzione primaria ed è la premessa per l’attivazione di azioni finalizzate alla riduzione dei frc modificabili, intervento farmacologico Rischio globale assoluto= probabilità che un individuo manifesti un evento in un dato periodo di tempo. Valore espresso in % Rischio relativo =rapporto tra il rischio assoluto di un soggetto e il rischio assoluto medio di una popolazione di riferimento*(popolazione di pazienti senza f.rischio e di pari età al soggetto valutato)

27 Rischio assoluto L’effetto di un intervento preventivo è di solito valutato come capacità di ridurre il rischio relativo ; nel momento in cui viene messo in atto tale intervento in una popolazione di assistiti, il numero reale di eventi prevenuti sarà dipendente dal rischio assoluto medio pre-trattamento. In altre parole, anche interventi capaci di ridurre il rischio relativo del 50% possono ridurre di poco il numero assoluto di eventi se applicati a una popolazione a rischio molto basso. Ecco quindi la necessità di identificare il rischio cardiovascolare globale (e quindi il rischio assoluto) della popolazione come metodo per effettuare interventi preventivi

28 Riduzione del rischio assoluto (ARR) e del rischio relativo (RRR)
Incidenza di eventi Gruppo placebo Gruppo trattato 14,5% 9,5% 5% ARR L’effetto di un intervento preventivo è di solito valutato come capacità di ridurre il rischio relativo (RRR, riduzione del rischio relativo); nel momento in cui il medico o il decisore sanitario mette in atto tale intervento nella sua popolazione di assistiti, il numero reale di eventi prevenuti sarà dipendente dal rischio assoluto medio pre-trattamento. In altre parole, anche interventi capaci di ridurre il rischio relativo del 50% possono ridurre di poco il numero assoluto di eventi (ARR) se applicati a una popolazione a rischio molto basso. Ecco quindi la necessità di identificare il rischio cardiovascolare globale (e quindi il rischio assoluto) della popolazione come metodo per utilizzare gli interventi preventivi, farmacologici e non. Riduzione del rischio relativo (RRR) = 35%

29 Riduzione del rischio relativo (RRR) = 35%
Riduzione del rischio assoluto (ARR) e del rischio relativo (RRR) Incidenza di eventi Gruppo placebo Gruppo trattato 14,5% 9,5% 5% ARR Incidenza di eventi Gruppo placebo Gruppo trattato 29% 19% 10% ARR L’effetto di un intervento preventivo è di solito valutato come capacità di ridurre il rischio relativo (RRR, riduzione del rischio relativo); nel momento in cui il medico o il decisore sanitario mette in atto tale intervento nella sua popolazione di assistiti, il numero reale di eventi prevenuti sarà dipendente dal rischio assoluto medio pre-trattamento. In altre parole, anche interventi capaci di ridurre il rischio relativo del 50% possono ridurre di poco il numero assoluto di eventi (ARR) se applicati a una popolazione a rischio molto basso. Ecco quindi la necessità di identificare il rischio cardiovascolare globale (e quindi il rischio assoluto) della popolazione come metodo per utilizzare gli interventi preventivi, farmacologici e non. Riduzione del rischio relativo (RRR) = 35%

30

31 Reduction of risk (lives saved?) by reducing SBP from 160 to 120 mmHg
Coronary mortality in relation to arterial pressure in men in different parts of the world Reduction of risk (lives saved?) by reducing SBP from 160 to 120 mmHg High risk The benefit for the same cost is very different ! Low risk Van den Hoogen, N Engl J Med 2000

32 Rischio Cardiovascolare Globale SCORE (Systematic Coronary Risk Evaluation)
Si passa dalla prevenzione della coronaropatia alla prevenzione delle malattie cardiovascolari. L’etiopatogenesi dell’infarto miocardio, dell’ictus ischemico e dell’arteriopatia periferica è comune. Il rischio è ora definito come probabilità assoluta di sviluppare un evento cardiovascolare fatale a 10 anni

33 Carta italiana del Rischio Cardiovascolare ISS Donne
Valutazione del rischio per eventi coro e CV maggiori – Fatali e Non Fatali - specifico per uomini e donne e fasce di età – con validazione diagnostica degli eventi

34 Carta italiana del Rischio Cardiovascolare ISS Uomini

35 Punteggio individuale
Applicabile a uomini e donne esenti da eventi precedenti cv età 35-69aa Tale punteggio indica quante persone su 100 con le stesse caratteristiche si ammaleranno di un primo evento cardiovascolare Sito web progetto cuore

36 Carte del Rischio vs Punteggio individuale
Oltre ai fattori di rischio considerati nelle carte (sesso, età, diabete, fumo, PAS, colesterolemia), il punteggio tiene conto anche del valore della colesterolemia HDL e della terapia ipotensiva. Il punteggio individuale considera valori continui per colesterolemia, età e PA (non a intervalli). La valutazione del rischio offerta dal punteggio è più precisa rispetto a quella delle carte di rischio.

37 Sorveglianza epidemiologica regionale delle malattie cardiovascolari
1. Conoscenze su frequenza ed andamento diverse forme morbose 2. Conoscenze su distribuzione ed andamento fattori di rischio 3. Stima del rischio cardiovascolare nel singolo paziente 4. Impatto della prevenzione Vs terapia Uno degli scopi della sorveglianza epidemiologica è quello di darci informazioni sulla efficacia degli interventi preventivi con quella dei presidi terapeutici

38 Decline in Coronary Heart Disease Mortality
Between 1981 and 2000, coronary heart disease mortality rates in England and Wales decreased by 62% in men and 45% in women: fewer deaths in 2000. Some 42% of this decrease was attributed to treatments in individuals and 58% to population risk factor reductions (Unal, Circulation 2004)

39 Better Primary Prevention
Compared with secondary prevention, primary prevention achieved a fourfold larger reduction in deaths. Future CHD policies should prioritise population-wide tobacco control and healthier diets. (Unal, BMJ 2005)

40 Explaining the Decrease in US Deaths from Coronary Artery Disease
The greatest treatment-related effects were related to secondary prevention efforts, (-11% of the reduction of mortality or 35,800 fewer deaths in 2000). The next largest contributing factor was treatments for ACS (-10% or 35,145 fewer deaths), followed by treatment for HF and hypertension, statin therapy for primary prevention, and treatment for chronic angina. Ford, N Engl J Med 2007

41 Explaining the Decrease in US Deaths from Coronary Artery Disease (2)
Risk factor-related effects: decrease in total cholesterol concentration (by 0.34 mmol per liter), lowered SBP (by 5.1 mm Hg), and smoking (-11.7%); respectively , and Increase in BMI accounted about additional deaths in 2000 and an increased prevalence of diabetes was responsible for about additional deaths. Ford, N Engl J Med 2007

42 Sovrastima della terapia farmacologica?
Riduzione di rischio relativo mortalità dopo IMA: -15% aspirina, -23% BB, 20% ACE-I, -22% statine e -26% RC. In un P trattato già con aspirina, l’aggiunta di un BB può ridurre solo il rischio residuo (1 – 0.15: 0.85); la successiva somministrazione di un ACE-I riduce il rimanente rischio 1 – [(1 – 0.15) X (1 – 0.23)]. La riduzione del rischio relativo è del 34% invece che della semplice somma (106%).

43 European guidelines on CVD prevention

44 Conclusioni 1. La malattia cardiovascolare aterosclerotica è ancora oggi un problema di sanità pubblica (40% di tutte le morti) 2. La mortalità per cardiopatia ischemica si è ridotta nei paesi industrializzati negli ultimi trenta anni 3. Trend incidenza “favorevoli” (al netto dell’invecchi amento della popolazione) 4.Siamo in grado di monitorare sufficientemente bene le malattie 5.Insufficienti conoscenze differenze distribuzione principali fattori di rischio nelle diverse aree della regione

45 Conclusioni Utile potenziare la prevenzione data l’efficacia dimostrata in termini di riduzione della mortalità: Ambulatori interdisciplinari per l’alto rischio cardiovascolare; Interventi sulla popolazione;scuole Ottimizzazione della collaborazione con il medico di famiglia con condivisione linee guida

46 (wolk, President’s Page JACC 2004)
È tempo di essere aggressivi con la prevenzione cosi’ come lo siamo con la terapia interventistica (wolk, President’s Page JACC 2004)


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