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Classi IV A e B Progetto Storia-Informatica SCUOLA PRIMARIA

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Presentazione sul tema: "Classi IV A e B Progetto Storia-Informatica SCUOLA PRIMARIA"— Transcript della presentazione:

1 Classi IV A e B Progetto Storia-Informatica SCUOLA PRIMARIA
“ARONNE CAVICCHI” Classi IV A e B Ins. Merli Patrizia Valentino Erminia Viccarone Marta Progetto Storia-Informatica a.s. 2005/2006 Lavoro multimediale realizzato con gli alunni dall’ins. Torlai Paola

2 Figline e l'Arno

3 In tempi lontanissimi, in alcuni luoghi attraversati da fiumi, nacquero le prime grandi civiltà fluviali. Abbiamo riflettuto quindi sull’importanza che questi hanno avuto per quei popoli.

4 Anche il nostro paese è attraversato dall’Arno quindi abbiamo voluto capire l’importanza che ha avuto nel suo sviluppo e ci siamo domandati:

5 Anche Figline è nato come civiltà fluviale?
(disegno dal vero del fiume) Anche Figline è nato come civiltà fluviale?

6 Intervista agli abitanti del nostro paese

7 SECONDO TE, È STATO IMPORTANTE L’ARNO PER LO SVILUPPO DEL PAESE?

8 PER CHE COSA?

9 COM’ERA L’ARNO 30 ANNI FA?

10 DURANTE IL PERIODO DELLE PIOGGE, IL FIUME STRARIPAVA?

11 Il nostro lavoro si è articolato attraverso:
Ricerca da fonti storiche Testimonianze orali Osservazione del percorso del fiume Visita alla foce dell’Arno

12 CONCLUSIONI Per verificare la nostra ipotesi iniziale, abbiamo condotto ricerche su documenti reperibili presso la biblioteca comunale e raccolto testimonianze attraverso indagini fra la popolazione. Siamo così arrivati alla conclusione che Figline non nacque come civiltà fluviale. Tuttavia abbiamo capito che il fiume è stato importante per il suo sviluppo. Infatti in origine l’Arno, essendo navigabile, fu sfruttato per trasportare le merci a Firenze come via di comunicazione più veloce. Successivamente è stato utilizzato negli anni sia nel lavoro che per le necessità dei paesi sorti lungo il suo percorso.

13 Nel trascorrere degli anni l’Arno si è in parte trasformato.
I RAPPORTI CON L’ ARNO Nel trascorrere degli anni l’Arno si è in parte trasformato. In passato il fiume aveva una grande importanza, infatti circa quaranta anni fa lungo le rive dell’Arno lavoravano molte persone come i “renaioli” che, con le barche, prendevano dal fiume la rena che serviva per le costruzioni. Sulle sponde del fiume c’erano uomini che, con il carro, portavano la rena al luogo di destinazione.

14 RENAIOLI AL LAVORO

15 Le donne andavano a lavare i panni nel fiume ed era l’occasione per scambiare qualche chiacchiera.

16 L’ Arno era ricco di pesci e non c’era difficoltà a pescare; molti ci facevano il bagno.
All’ Arno si andava in gita durante l’estate: si partiva al mattino con la cesta delle provviste e dei panni da lavare. La mamma lavava i panni su un sasso liscio, il babbo pescava e i bambini giocavano e facevano il bagno.

17 “ QUELLO CHE NON SERVE SI BUTTA IN ARNO” dicevano.
Per lunghissimo tempo, i fiorentini hanno considerato il fiume come la loro pattumiera. “ QUELLO CHE NON SERVE SI BUTTA IN ARNO” dicevano. Si racconta che, in passato, in certi tratti, era pericoloso fare il bagno: sul fondo, sopra la ghiaia, c’era di tutto. Negli anni sessanta le condizioni di vita migliorarono, ma non si rispettava l’ambiente.

18 L’Arno così si ammalò e rischiò di morire.
Lungo il percorso dell’Arno vennero costruite le prime fabbriche e ciò portò ad un primo inquinamento. I composti chimici sono veleni mortali per i pesci e per tutta la vita che nasce e si sviluppa nell’acqua. L’Arno così si ammalò e rischiò di morire.

19 Qualcuno fece addirittura un necrologio:
“A Firenze è deceduto l’ Arno” e tappezzò di manifesti tutta la città.

20 DALLA SORGENTE ALLA FOCE
Il fiume Arno nasce sul monte Falterona, a Capo d’Arno.

21 Scende a valle limpido ma poco più che torrente, ingrossandosi via via grazie agli affluenti che lo alimentano e arriva a Stia.

22 Bagna poi Pratovecchio.

23 Arriva a Subbiano e prosegue verso il Valdarno.

24 Prosegue poi scendendo sempre più a valle dove riceve i primi scarichi sia delle abitazioni che delle numerose fabbriche presenti in queste zone.

25 Arriva quindi a Firenze e prosegue la sua corsa verso Pisa.
Continua il suo percorso attraversando S. Giovanni e Figline Valdarno, dove compie una serie di curve, per poi continuare verso Pontassieve. Arriva quindi a Firenze e prosegue la sua corsa verso Pisa.

26 Passa da S. Croce sull’Arno.

27 e finalmente giunge al mare!
Attraversa Pisa e finalmente giunge al mare!

28 A conclusione del nostro lavoro abbiamo realizzato un plastico.
IL PLASTICO A conclusione del nostro lavoro abbiamo realizzato un plastico.

29 L'ALLUVIONE DEL 1966 DOCUMENTI TESTIMONIANZA ORALE FOTO

30 Gli aiuti, le pale meccaniche, ci misero sei giorni ad arrivare.
ALLUVIONE DEL ‘66 (documento scritto) Nei giorni precedenti il 4 novembre il tempo era stato cattivo, l’acqua veniva giù che sembrava il diluvio l’Arno cresceva. Così Firenze venne aggredita da una massa d’acqua. Il letto dell’Arno non poteva sopportarne tanto, così finì per le strade, nelle case, dentro le botteghe. Al carcere di Santa Teresa un’ottantina di detenuti sopraffatte le guardie, salirono sui tetti e si tuffarono in acqua. Qualcuno annegò sotto gli occhi della gente che, atterrita, guardava dalle finestre. Alcuni si arresero e tornarono in prigione. L’Arno colpì duramente dal Casentino al litorale pisano. Dappertutto allagamenti e distruzioni. Nel Valdarno gente sui tetti, cascinali sconvolti, mucche e pecore trascinate via dalla corrente. Quando l’Arno si riprese parte dell’acqua che aveva rovesciato su gran parte della Toscana, Firenze rimase avvolta in un acquitrino di fango e nafta, dal quale emergevano migliaia di carcasse d’automobili. Gli aiuti, le pale meccaniche, ci misero sei giorni ad arrivare. I danni al patrimonio artistico furono incalcolabili. I morti furono circa 38, tra cui 7 a Reggello. I fiorentini si rimboccarono le maniche.”Spala fratello, spala”. Piero Magi, cronista di quelle giornate scrisse: “ In quel 5 novembre accadde un miracolo. Il cielo si aprì e apparve un disco luminoso, il sole. In piazza Beccarla alcuni uomini lavoravano con i badili… Uno di loro alzò la pala e la puntò contro quel sole pallido, ma che sembrava a tutti scintillante. Non imprecò, al contrario, sorrise e gridò: “Vieni fori!”.

31 Una noce, germogliata nella melma, fu raccolta e messa in un vaso.
Mentre gli uomini toglievano il fango in una pozza di via Toselli, venne trovato un pesce che fu battezzato “Alluvio”, esposto per 4 mesi in un vetrina e riaccompagnato a casa dai pescatori sportivi. Una noce, germogliata nella melma, fu raccolta e messa in un vaso. Oggi a San Romolo, comune di Lastra a Signa, c’è un bell’albero. Tratto da: “Caro Arno” di Sandro Bennucci, Regione Toscana 1986

32 Venerdì 5 maggio, è venuto a scuola un signore di nome Pasquale che ci ha raccontato la sua esperienza sull’alluvione dell’Arno e le sue conseguenze. Quel giorno di novembre di 40 anni fa, stava piovendo ormai da parecchi giorni e Pasquale, che abitava a Leccio, si alzò come tutti i giorni per prendere il pullman e andare a lavorare a Firenze. Ma quando uscì, incontrò un amico il quale gli riferì che Firenze era allagata perché l’Arno era straripato.

33 A Firenze i morti furono 38.
Allora prese la moto e, insieme al suo amico, decise di andare a salvare gli animali di alcuni contadini suoi vicini di casa. Lungo il percorso c’era la melma, furono così costretti a lasciare la moto e proseguire a piedi. Dopo un lungo e faticoso percorso, intravidero in lontananza la casa di un contadino. L’acqua, intanto, stava portando via tutto. Presi dalla fretta, i due giovani salvarono solo due vitelli e un suino. Furono ritrovate mucche molto “grasse” per la troppa acqua che avevano bevuto. A Reggello, a causa del crollo di una casa, morirono due bambini della nostra età. A Firenze i morti furono 38.

34 Quando le acque del fiume si ritirarono il paesaggio attorno era molto triste: cataste di macchine trasportate dal fango, strade piene di “immondizia”, case abbandonate e tanta disperazione. “Sciacalli” che approfittarono della situazione per entrare nelle abitazioni e rubare tutto ciò che era possibile: cibo, coperte, gioielli e tanto altro. Ma, fortunatamente, c’erano anche tantissime persone buone chiamate “Angeli del fango” che, insieme all’esercito, ripulirono le strade dal fango. A Firenze l’acqua aveva superato i 6 m; alcuni monumenti furono completamente distrutti, la Biblioteca Nazionale fu allagata e alcuni documenti importanti furono persi.

35 Per sapere la risposta clicca sul fumetto.
Il signor Pasquale dopo averci raccontato questo triste evento, ci ha augurato di non vivere mai un’esperienza simile ed ha poi risposto a tutte le domande che noi gli abbiamo fatto. Per sapere la risposta clicca sul fumetto. 3 - La scuola per quanto tempo rimase chiusa? 1 - Quanto tempo è durata l’alluvione? 2 - Dove andavano le persone che avevano le case allagate? 6 - Con che cosa arrivarono i soccorsi? 4 - Quanto tempo impiegarono a ripulire? 5 - Le persone non si stancavano a lavorare sempre?

36 Un solo giorno. Le acque si sono ritirate subito, ma è rimasto il paese sporco per il fango.

37 Alcune erano ospitate presso alberghi, altre dai parenti.

38 Per circa dieci giorni. Passata l’emergenza, furono riaperte quelle dove c’erano stati meno danni e furono fatti i doppi turni per consentire a tutti i bambini frequentarla.

39 Si impiegarono cinque mesi per superare l’emergenza e due anni perché tornasse tutto come prima.

40 Anche se erano stanchi, continuarono a lavorare perché c’era la necessità di ricostruire per tornare alla “normalità”

41 I soccorsi, che erano costituiti dai Vigili del Fuoco provenienti da dodici città e dall’esercito, vennero con le zattere e salvarono migliaia di persone che si erano rifugiate sui tetti delle case, sugli alberi o che erano rimasti intrappolati nelle case.

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