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LEZIONE 2 RISCHI SUL LAVORO.

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1 LEZIONE 2 RISCHI SUL LAVORO

2 7 PASSI PER PROTEGGERE LA SALUTE DEI LAVORATORI
LEZIONE 2 7 PASSI PER PROTEGGERE LA SALUTE DEI LAVORATORI IDENTIFICARE IL PERICOLO VALUTARE IL RISCHIO PROVARLO AD ELIMINARLO … … OPPURE TROVARE UN SOSTITUTO … ….OPPURE CERCARLO DI CONTENERLO …. OPPURE USARE I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE …. OPPURE SCAPPARE!!!!

3 PERICOLO (DEFINIZIONE)
LEZIONE 2 PERICOLO (DEFINIZIONE) Pericolo: Proprietà o qualità intrinseca di una determinata entità o condizione che ha la potenzialità di causare danni. Concetto generale: molte cose (impianti, materiali, attrezzi di lavoro, sostanze, metodi e pratiche di lavoro, rumore, ecc.) rappresentano un pericolo.

4 RISCHIO (DEFINIZIONE)
LEZIONE 2 RISCHIO (DEFINIZIONE) Rischio: Probabilità che sia effettivamente raggiunto il limite potenziale che determina il danno. L’uso degli agenti pericolosi può determinare un rischio concreto o meno. Dipende dalle condizioni di uso.

5 IL RISCHIO È LA MISURA DEL PERICOLO
LEZIONE 2 IL RISCHIO È LA MISURA DEL PERICOLO R = P x M Misure di prevenzione Misure di protezione Dove: R= Rischio P= Probabilità di accadimento di un evento M= magnitudo dell’evento cioè le conseguenze

6 MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE
LEZIONE 2 MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE Misure di prevenzione Misure organizzativo-gestionali e di tipo tecnico che determinano la riduzione della probabilità di accadimento (P) di un evento dannoso Misure di protezione Misure tecniche che determinano la riduzione della gravità e dell’intensità degli effetti dannosi (M) 6

7 LEZIONE 2 DANNO Pericolo (potenziale): potrebbe succedere Il danno è l’evento che può chiudere il circuito tra il pericolo (forse succede) e il rischio (sta succedendo). Rischio (quanto potrebbe succedere): Condizioni d’uso, esposizione, ecc. Danno (è successo): Alle persone, alle cose, agli impianti ecc.

8 PRINCIPALI TIPOLOGIE DI RISCHIO
LEZIONE 2 PRINCIPALI TIPOLOGIE DI RISCHIO RISCHI DI NATURA IGIENICA ESPOSIZIONE ED AGENTI CHIMICI, MICROCLIMA ESPOSIZIONE ED AGENTI CANCEROGENI ESPOSIZIONE A RADIAZIONE ESPOSIZIONE AD AGENTI BIOLOGICI CARICO DI LAVORO FISICO E MENTALE ESPOSIZIONE A RUMORE LAVORO A VIDEORTERMINALI ESPOSIZIONE A VIBRAZIONE 8

9 RISCHI PER LA SICUREZZA E L’INCOLUMITA’ FISICA
LEZIONE 2 RISCHI PER LA SICUREZZA E L’INCOLUMITA’ FISICA I rischi per la sicurezza, o rischi di natura infortunistica, sono quelli responsabili del potenziale verificarsi di incidenti o infortuni, ovvero di danni o menomazioni fisiche subite dalle persone addette alle varie attività lavorative, in conseguenza di un impatto fisicotraumatico di diversa natura (meccanica, elettrica, chimica, termica, etc.) 9

10 RISCHI IGIENICO AMBIENTALI
LEZIONE 2 RISCHI IGIENICO AMBIENTALI I rischi igienico ambientali per la salute dei lavoratori, sono quelli responsabili della potenziale compromissione dell’equilibrio biologico del personale addetto ad operazioni o a lavorazioni che comportano l’emissione nell’ambiente di agenti inquinanti ambientali, di natura chimica, fisica e biologica, con seguente esposizione degli addetti. 10

11 LEZIONE 2 RISCHI TRASVERSALI Questi rischi sono essenzialmente individuabili all’interno della complessa articolazione che caratterizza il rapporto tra l’operatore e l’organizzazione del lavoro in cui è inserito. Tale rapporto può comportare problemi di natura psicologica ed organizzativa che possono determinare eventi di natura infortunistica o problemi per la salute degli operatori. 11

12 LEZIONE 2 RISCHIO INCENDI 12

13 LEZIONE 2 FUOCO E INCENDI Quello degli incendi è uno dei rischi principali di ogni ambiente di lavoro, la relativa normativa è molto approfondita e dettagliata Gli interventi di lotta antincendio si dividono tra azioni volte a: Evitare l’innesco dell’incendio Limitarne la propagazione 13

14 Effetti del fuoco su persone e strutture
LEZIONE 2 Effetti del fuoco su persone e strutture L’effetto principale sull’uomo è l’asfissia e l’intossicazione ad opera dei fumi La diminuzione della visibilità può ostacolare l’evacuazione dal locale Le ustioni dirette sono abbastanza improbabili come effetto primario Dopo un certo periodo di stress termico c’è il collasso con conseguente crollo delle strutture. 14

15 Classificazione dei tipi di fuoco
LEZIONE 2 Classificazione dei tipi di fuoco Tipo Natura A Fuochi di materie solide B Fuochi di liquidi o solidi che possono liquefarsi C Fuochi di gas D Fuochi di metalli E Fuochi di natura elettrica 15

16 ATTIVITÀ SOGGETTE A CPI
LEZIONE 2 ATTIVITÀ SOGGETTE A CPI Il D.M. 16 febbraio 1982 indica 97 tipologie di attività, locali e depositi, soggetti ai controlli dei VVF per il rilascio del certificato di prevenzione incendi. In questo caso viene presentato un progetto ai VVF che verificano la coerenza tra la VDR e le misure proposte. 16

17 Attività soggette a regole tecniche
LEZIONE 2 Attività soggette a regole tecniche Per alcuni ambienti e attività particolari (uffici, locali di spettacolo, autorimesse ecc.) sono stati emanati dei decreti che indicano nel dettaglio le misure specifiche da adottare per l’antincendio. In questo caso viene presentato i VVF verificano che il progetto sia coerente con la regola tecnica. 17

18 Attività non soggette a CPI
LEZIONE 2 Attività non soggette a CPI Nelle attività non soggette al rilascio del CPI: Il DL valuta i rischi con le procedure del DM 13/3/1998 e adotta le conseguenti misure (senza esame da parte dei VVF) Il DL applica la regola tecnica nelle attività soggette (per esempio autorimessa con meno di 9 posti macchina) 18

19 Gestione delle emergenze
LEZIONE 2 Gestione delle emergenze Il DL deve prevenire gli incendi e adottare i sistemi di protezione. Il piano di emergenza è una procedura di gestione da applicare per la difesa di persone e cose qualora si verifichino incendi o altre emergenze (si applica quando non è più ragionevolmente possibile ridurre il rischio con interventi di prevenzione) 19

20 Gli scenari di emergenza
LEZIONE 2 Gli scenari di emergenza Il piano di emergenza non si applica solo all’antincendio ma a ogni possibile scenario quali: Terremoto Altra emergenza naturale Contaminazione naturale o artificiale Attacco terroristico 20

21 Contenuti del piano di emergenza
LEZIONE 2 Contenuti del piano di emergenza Possibili scenari di emergenza Procedure da adottare Procedure di coordinamento con terzi Procedure per l’allontanamento dal luogo di lavoro Procedure per assicurare l’efficienza dei presidi antincendio Intervento dei VVF Assistenza ai disabili Planimetrie Esercitazioni annuali. 21

22 Nominativi e recapiti presenti
LEZIONE 2 Nominativi e recapiti presenti I nominativi e recapiti presenti nel piano di emergenza e visibili ai lavoratori devono essere: Datore di lavoro RSPP Lavoratori addetti alla gestione delle emergenze Centralinisti e portiere Addetti al pronto soccorso Addetti all’assistenza dei disabili Medico Competente Servizi di pronto intervento locali 22

23 Numero addetti emergenze
LEZIONE 2 Numero addetti emergenze I lavoratori addetti alla gestione delle emergenze devono essere scelti in base alle loro capacità e attitudini e non possono rifiutare (se non in maniera motivata) l’incarico. Il loro numero è fissato dal DM 10/3/1998 ma deve essere comunque tale da coprire ogni turno e ogni ambiente di lavoro considerando il n° di lavoratori e l’eventuale presenza di portatori di handicap. 23

24 Formazione addetti emergenza
LEZIONE 2 Formazione addetti emergenza Gli addetti alle emergenze partecipano a corsi di formazione specifici con contenuti dettati dalla normativa antincendio. Se la gestione aziendale dei rischi è idonea, i loro nominativi devono essere a conoscenza di tutti i lavoratori … 24

25 LEZIONE 2 AGENTI FISICI 25

26 Elenco di agenti fisici soggetti a regolamentazione:
LEZIONE 2 ELENCO AGENTI FISICI Elenco di agenti fisici soggetti a regolamentazione: Radiazioni ionizzanti Rumore Ultrasuoni e infrasuoni Vibrazioni meccaniche Campi elettromagnetici Radiazioni ottiche artificiali Microclima Atmosfere iperbariche. 26

27 LEZIONE 2 Obblighi generali Gli obblighi generali sono quelli derivati dal 2087 CC e hanno priorità rispetto alle misure specifiche Tenuto conto del progresso tecnico e della disponibilità di misure per controllare il rischio alla fonte, i rischi derivanti dall'esposizione agli agenti fisici sono eliminati alla fonte o ridotti al minimo […] In nessun caso i lavoratori devono essere esposti a valori superiori ai valori limite di esposizione […] Allorché, nonostante i provvedimenti presi dal datore di lavoro […] i valori limite di esposizione risultino superati, il datore di lavoro adotta misure immediate per riportare l'esposizione al di sotto di questi […] 27

28 Radiazioni ionizzanti
LEZIONE 2 Radiazioni ionizzanti Alle radiazioni ionizzanti si applica un decreto (17 marzo 1995, n. 230, e sue modificazioni) che non è stato inserito nel D.Lgs. 81/2008. Controlli personali, dosimetrie, restrizioni d’uso e controllo da parte di fisici sanitari abilitati. 28

29 Radon e prodotti di decadimento
LEZIONE 2 Radon e prodotti di decadimento Si stima che l’esposizione al Radon sia la seconda causa di tumore polmonare dopo il fumo di sigaretta Il Radon tende ad accumularsi in locali sotterranei e poco aerati Il D. Lgs. 241/2000 ha imposto il controllo e la misura di esposizione dei locali di lavoro interrati 29

30 Esposizione professionale al rumore
LEZIONE 2 Esposizione professionale al rumore L’Esposizione professionale al rumore è causa ogni anno di circa il 50% delle denunce di malattia professionale all’INAIL Il danno da rumore più frequente è la sordità (ipoacusia) favorita dalla intensità e durata dell’esposizione L’incidenza di questa patologie è in costante diminuzione da anni a causa del miglioramento delle condizioni di lavoro. 30

31 Adempimenti per il rischio rumore
LEZIONE 2 Adempimenti per il rischio rumore La normativa sul rumore prevede (oltre che la riduzione al minimo del rischio): la misura dell’esposizione personale (fonometrie); visite mediche periodiche (audiometrie); adozione di DPI (cuffie, inserti auricolari ecc.); corsi di formazione e informazione; la delimitazione delle aree a rischio. Con procedure differenziate in funzione dei livelli. 31

32 VIBRAZIONI MECCANICHE
LEZIONE 2 VIBRAZIONI MECCANICHE Le vibrazioni meccaniche sono responsabili di patologie molto diffuse a carico dell’apparato musco-scheletrico. Il D.Lgs. 81/2008 impone un percorso di valutazione del rischio e adozione di misure analogo a quello previsto per il rischio rumore (VDR, limiti di esposizione, riduzione al minimo). 32

33 MICROCLIMA STRESS TERMICO
LEZIONE 2 MICROCLIMA STRESS TERMICO In alcune lavorazioni lo stress termico può diventare un rischio concreto per la salute Addetti ai forni di una fonderia, addetti alle celle frigorifere, lavori in esterno ecc. Esistono norme tecniche per la VDR e l’adozione delle misure più idonee Esistono indici di esposizione (WBGT, HSI ecc.) che suggeriscono l’adozione del vestiario più adatto o le turnazioni necessarie per abbassare il rischio 33

34 MICROCLIMA AMBIENTI MODERATI
LEZIONE 2 MICROCLIMA AMBIENTI MODERATI Negli ambienti moderati dal punto di vista termico non ci sono rischi concreti ma si valuta lo stato di disagio legato al microclima Uffici, scuole, terziario … Esistono norme tecniche per la misura e la definizione degli indici ottimali di comfort (PMV voto medio previsto, PPD percentuale degli insoddisfatti). 34

35 LEZIONE 2 ALTRI AGENTI FISICI Altri agenti sono stati inseriti recentemente nella normativa e sono soggetti ad adempimenti che entreranno progressivamente in vigore nei prossimi anni Ultrasuoni e infrasuoni Radiazioni ottiche artificiali Atmosfere iperbariche. I principi generali sono comunque applicabili. 35

36 PATOLOGIE DA AGENTI FISICI
LEZIONE 2 PATOLOGIE DA AGENTI FISICI La definizione delle cause (del nesso eziologico) delle patologie da agenti fisici necessita di valutazioni approfondite che spesso è difficile reperire nella ricostruzione di lavorazioni del passato. Ipoacusie Tumori da radiazioni (concause) Patologie scheletriche da vibrazioni Alterazioni da stress termico e da altri agenti fisici. 36

37 LEZIONE 2 AGENTI CHIMICI 37

38 AGENTE CHIMICO ( DEFINIZIONE)
LEZIONE 2 AGENTE CHIMICO ( DEFINIZIONE) Tutti gli elementi o composti chimici, sia da soli sia nei loro miscugli, allo stato naturale o ottenuti, utilizzati o smaltiti, compreso lo smaltimento come rifiuti, mediante qualsiasi attività lavorativa, siano essi prodotti intenzionalmente o no e siano immessi o no sul mercato (D.Lgs. 81/2008). 38

39 CONDIZIONI DI USO E RISCHI
LEZIONE 2 CONDIZIONI DI USO E RISCHI La pericolosità di un agente chimico è data: da caratteristiche chimico fisiche; dalle condizioni di uso; dalla suscettibilità individuale. Spesso le valutazioni sugli agenti chimici hanno una valenza statistica. 39

40 LEZIONE 2 Classificazione Gli agenti chimici sono classificati in categorie di rischio sulla base di test standardizzati condotti sugli animali e/o sulla base di studi epidemiologici. Irritanti, nocivi tossici, infiammabili, corrosivi, cancerogeni … sono definizioni che rispondono a test e giudizi fissati per legge a livello europeo. 40

41 LEZIONE 2 VDR chimico la valutazione del rischio chimico comprende l’analisi delle caratteristiche delle sostanze e delle modalità di esposizione si usano software appositi che considerano anche i risultati di eventuali indagini ambientali sulla base degli esiti della valutazione si adottano misure di tutela specifiche e si effettua la sorveglianza sanitaria 41

42 LEZIONE 2 VDR CHIMICO E MISURE Si effettuano misure di esposizione i cui risultati sono messi a confronto con dei limiti che tutelano la maggior parte dei lavoratori Si possono effettuare anche delle indagini per la ricerca degli indici biologici di esposizione, indicatori di esposizione e liquidi biologici 42

43 LEZIONE 2 AGENTI CANCEROGENI 43

44 Agenti cancerogeni (definizione)
LEZIONE 2 Agenti cancerogeni (definizione) I cancerogeni sono agenti che aumentano l’incidenza di tumori nella popolazione esposta Gli agenti cancerogeni sono etichettati R45 e R49 e sono soggetti a particolari restrizioni Per molti di questi agenti ci sono giudizi contrastanti e la classificazione “ufficiale” non è sempre allineata con le opinioni della comunità scientifica 44

45 LEZIONE 2 AMIANTO Con il termine amianto si indica un gruppo di minerali fibrosi che erano ampiamente utilizzati in Italia nel passato. L’esposizione alle fibre di amianto determina patologie che si manifestano anche a decenni di distanza dall’esposizione L’uso dell’amianto è bandito in Italia dal 1992 Ogni anno ci sono ancora circa 1000 decessi per le esposizioni pregresse L’amianto è regolato da numerosissime norme di prevenzione e protezione 45

46 LEZIONE 2 FUMO DI SIGARETTA L’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha classificato l’esposizione a fumo passivo come cancerogena Questo NON significa che il DL sia tenuto ad applicare le norme specifiche sugli agenti cancerogeni Il datore di lavoro è tenuto piuttosto ad applicare norme specifiche per la tutela dei non fumatori dettate da decreti che non sono stati inseriti nel D.Lgs. 81/2008 46

47 ALTRI RISCHI PROFESSIONALI
LEZIONE 2 ALTRI RISCHI PROFESSIONALI 47

48 LEZIONE 2 AGENTI BIOLOGICI Gli agenti biologici sono tutti i microrganismi, anche se geneticamente modificati, colture cellulari ed endoparassiti umani che potrebbero provocare infezioni, allergie od intossicazioni Gli agenti biologici sono immessi in ambiente di lavoro in maniera volontaria o involontaria 48

49 AGENTI BIOLOGICI ( Classificazione)
LEZIONE 2 AGENTI BIOLOGICI ( Classificazione) Gli agenti biologici sono classificati dalla normativa in 4 gruppi di pericolosità cui corrispondono adempimenti e autorizzazioni diverse in funzione di: INFETTIVITÀ PATOGENICITÀ TRASMISSIBILITÀ NEUTRALIZZABILITÀ 49

50 Movimentazione manuale dei carichi MMC
LEZIONE 2 Movimentazione manuale dei carichi MMC A causa della movimentazione manuale dei carichi sono denunciate migliaia di malattie professionali ogni anno Si tratta di patologie musco-scheletriche il cui numero fino a pochi anni fa era sottostimato rispetto alla reale estensione del fenomeno Oggi le malattie musco-scheletriche rappresentano circa il 50% delle malattie professionali riconosciute in agricoltura e 35% nell’industria e servizi 50

51 LEZIONE 2 MMC Il D.Lgs. 81/2008 ha dedicato un apposito capo alla regolamentazione di questo agente di rischio Nella normativa precedente erano prescritti dei limiti di peso che oggi sono sostituiti dalla indicazione di norme tecniche con le quali effettuare le valutazioni e stabilire le modalità di lavoro È prevista una formazione specifica e apposita sorveglianza sanitaria 51

52 RISCHI AL VIDEOTERMINALE
LEZIONE 2 RISCHI AL VIDEOTERMINALE (VDT) 52

53 LEZIONE 2 VDT Il D.Lgs. 81/2008 prevede disposizioni specifiche per le caratteristiche della postazione al VDT in relazione a: Piano di lavoro Sedile di lavoro Rumore Microclima Illuminazione Umidità Prevenzione di disturbi muscolo-scheletrici Prevenzione di problemi visivi Prevenzione per disturbi da affaticamento mentale. 53

54 LEZIONE 2 VDT (DEFINIZIONI) schermo alfanumerico o grafico a prescindere dal tipo di procedimento di visualizzazione utilizzato; 54

55 LEZIONE 2 IL LAVORATORE CHE UTILIZZA UNA ATTREZZATURA MUNITA DI VDT IN MODO SISTEMATICO E ABITUALE PER ALMENO 4 ORE CONSECUTIVE GIORNALIERE, DEDOTTE LE INTERRUZIONI DI CUI ALL’ART. 54, PER TUTTA LA SETTIMANA LAVORATIVA. MODIFICATO CON ALMENO 20 ORE SETTIMANALI 55

56 DISTURBI CONNESSI ALL’USO DEL VIDEOTERMINALE
LEZIONE 2 DISTURBI CONNESSI ALL’USO DEL VIDEOTERMINALE DISTURBI VISIVI DISTURBI POSTURALI DISTRUBI PSICOLOGICI DISTURBI DA RADIAZIONI E CAMPI ELETTROMAGNETICI 56

57 LEZIONE 2 DISTURBI VISIVI Si manifestano sotto forma di pesantezza, tensione, bruciore, arrossamento oculare; deficit della messa a fuoco; vista annebbiata. 57

58 LEZIONE 2 DISTURBI POSTURALI Sono dovuti a posture scorrette assunte dall’operatore. Dipendono dal sedile (schienale, altezza), dimensioni tavolo lavoro, presenza/assenza di poggia-piedi, appoggi per avambracci, altezza e angolazione dello schermo, conformazione tastiera, posizione del porta pagine. 58

59 LEZIONE 2 DISTURBI PSICOLOGICI I sintomi sono dati da ansia, nervosismo, irritabilità, demoralizzazione e alterazione dell’umore, Sono causati dall’organizzazione del lavoro e dal tipo di attività svolta. 59

60 DISTURBI DA RADIAZIONI
LEZIONE 2 DISTURBI DA RADIAZIONI Da numerosi studi effettuati sono esclusi rischi specifici per i videoterminali derivanti da radiazioni ionizzanti e non ionizzanti. 60

61 VALUTAZIONE DEI RISCHI
LEZIONE 2 VALUTAZIONE DEI RISCHI

62 DECRETO 81/08: OBBLIGO DI GARANTIRE IL MIGLIORAMENTO DELLA SICUREZZA
LEZIONE 2 DECRETO 81/08: OBBLIGO DI GARANTIRE IL MIGLIORAMENTO DELLA SICUREZZA Garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza, un principio generale del D.Lgs. 81/08 ma anche un obbligo operativo: l'omissione del programma, all’interno del documento di valutazione dei rischi, comporta conseguenze penali.

63 «VALUTAZIONE DEI RISCHI»:
LEZIONE 2 Per valutare i rischi bisogna conoscere i pericoli «VALUTAZIONE DEI RISCHI»: valutazione globale e documentata di tutti i rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori presenti nell'ambito dell'organizzazione in cui essi prestano la propria attività, finalizzata ad individuare le adeguate misure di prevenzione e di protezione e ad elaborare il programma delle misure atte a garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di salute e sicurezza”.

64 CHI EFFETTUA LA VALUTAZIONE DEI RISCHI
LEZIONE 2 CHI EFFETTUA LA VALUTAZIONE DEI RISCHI E’ un obbligo indelegabile del Datore di Lavoro che si avvale, per la stesura del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), della collaborazione del: • Servizio di Protezione e Prevenzione • Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza • Medico competente

65 LEZIONE 2

66 MISURE DI PROTEZIONE IN ATTO
LEZIONE 2 PARAMETRI PER VALUTARE IL PESO DEI FATTORI E DELLE SITUAZIONI DI RISCHIO IDENTIFICATE ENTITÀ (esempi: intensità del rumore, concentrazione delle sostanze, ecc.) TEMPO DI ESPOSIZIONE MISURE DI PROTEZIONE IN ATTO DIFFUSIONE (numero di lavoratori esposti) GRAVITÀ DELLE POSSIBILI LESIONI O DANNI FATTORI CHE CONDIZIONANO LA PROBABILITÀ CHE IL FATTORE DI RISCHIO CONSIDERATO DIA LUOGO A LESIONI O DANNI

67 Priorità degli interventi
LEZIONE 2 Priorità degli interventi Valutazione del rischio A seguito della valutazione (VDR), sono individuate le misure di prevenzione e protezione A questo sono associate delle priorità di intervento Le misure sono verificate con gli aggiornamento della VDR. Definizione delle misure e priorità di intervento Attuazione della misura Verifica del risultato e nuova valutazione

68 DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEL RISCHI ( DVR)
LEZIONE 2 DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEL RISCHI ( DVR)

69 I criteri adottati per la valutazione e i risultati ottenuti
LEZIONE 2 All’esito di tale valutazione il datore di lavoro redige un documento di valutazione del rischio, in collaborazione con il Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione e con il Medico Competente previa consultazione del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza in cui descrive: I criteri adottati per la valutazione e i risultati ottenuti Le misure e i dispositivi di prevenzione e protezione adottati Il programma di intervento per migliorare nel tempo i livelli di sicurezza

70 DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI
LEZIONE 2 DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI Il DVR è firmato DL RSPP MC e consegnato al RLS. Il DVR è il documento fondamentale per la gestione dell’igiene e della sicurezza dell’azienda

71 ELEMENTI CARATTERIZZANTI
LEZIONE 2 ELEMENTI CARATTERIZZANTI dati generali identificativi dell'impresa descrizione dell'attività e schema del ciclo produttivo, prodotti principali e secondari organigramma e descrizione delle responsabilità aziendali descrizione della struttura dedicata alla sicurezza ( s.p.p., medico competente, r.l.s., consulenze, supporti, mezzi) descrizione della struttura dedicata all’emergenza, primo soccorso ed evacuazione raoina

72 LEZIONE 2 funzionamento del sistema di gestione della sicurezza in azienda, modalità di organizzazione, gestione e verifica delle attività funzionamento del sistema, modalità di organizzazione delle attività date in appalto elencazione e descrizione delle attività effettuate all'interno dell'aziende affidate frequentemente o continuativamente a terzi (appalto)

73 LEZIONE 2 descrizione delle modalità con cui la valutazione è programmata e del livello di coinvolgimento degli attori cronistoria delle attività attuate in tema di sicurezza e per la valutazione da parte di tutti gli attori dichiarazione della lista dei pericoli utilizzata e, per ogni elemento della griglia, specificazione dei criteri in base ai quali il rischio è valutato per rilevanza

74 DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI (CONTENUTI)
LEZIONE 2 DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI (CONTENUTI) le realtà operative, con la illustrazione degli elementi del ciclo produttivo rilevanti per l'individuazione e la valutazione dei rischi ► lo schema del processo lavorativo, con riferimento sia ai posti di lavoro, sia alle mansioni ed ogni altro dato utile ► le persone esposte al rischio prese in esame, nonché gli eventuali gruppi particolari (categorie di lavoratori per i quali, rispetto alla media dei lavoratori, i rischi relativi ad un medesimo pericolo sono comparativamente maggiori per caratteristiche legate alla persona)

75 LE VARIE FASI DEL PROCEDIMENTO SEGUITO PER LA VALUTAZIONE DEI RISCHI
LEZIONE 2 LE VARIE FASI DEL PROCEDIMENTO SEGUITO PER LA VALUTAZIONE DEI RISCHI ► IL COINVOLGIMENTO DELLE COMPONENTI AZIENDALI, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AL RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA ► LE PROFESSIONALITÀ E RISORSE INTERNE ED ESTERNE CUI SI SIA FATTO EVENTUALMENTE RICORSO ► I RIFERIMENTI NORMATIVI ADOTTATI PER LA DEFINIZIONE DEL LIVELLO DI RIDUZIONE DI CIASCUNO DEI RISCHI PRESENTI

76 LEZIONE 2 GLI ELEMENTI DI VALUTAZIONE USATI IN ASSENZA DI PRECISI RIFERIMENTI DI LEGGE (norme di buona tecnica, codici di buona pratica, ecc.) ► gli interventi risultati necessari a seguito della valutazione, e quelli programmati, per conseguire un’ulteriore riduzione di rischi residui ► le conseguenti azioni di informazione e formazione dei lavoratori previste

77 LEZIONE 2 L'ELENCO DEI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE PERSONALI E COLLETTIVI MESSI A DISPOSIZIONE DEI LAVORATORI ► l'organizzazione del servizio di prevenzione e protezione ► il programma per l'attuazione ed il controllo dell'efficienza delle misure di sicurezza poste in atto ► il piano per il riesame periodico od occasionale della valutazione, anche in esito ai risultati dell'azione di controllo.

78 SCHEDE DI VALUTAZIONE DEI RISCHI
LEZIONE 2 SCHEDE DI VALUTAZIONE DEI RISCHI Dall'esame delle situazioni di rischio rilevate in tutti i luoghi di lavoro, vengono redatte tabelle (schede) così strutturate: nella prima colonna: descrizione della situazione di rischio. b) nella seconda, terza, quarta colonna: rispettivamente la probabilità di accadimento del danno (p), l'entità del danno stesso (d) ed il valore del rischio (r) nella quinta colonna è indicato il provvedimento relativo alla situazione di rischio individuata nella seconda colonna;

79 I : quando il provvedimento deve e/o può essere attuato al più presto
LEZIONE 2 d) nella sesta colonna vi è il riferimento alla programmazione della misura di sicurezza prevista con l'indicazione: I : quando il provvedimento deve e/o può essere attuato al più presto II : quando il provvedimento ha bisogno di essere programmato a medio termine III : quando il provvedimento ha bisogno di più tempo per essere programmato e/o realizzato (ovvero trattasi di un provvedimento di tipo definitivo che si attuerà appena possibile in sostituzione, o in aggiunta, di quello provvisorio già in atto) o riguardante rischi di lieve entità.

80 LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO permette di determinare:
LEZIONE 2 LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO permette di determinare: L’individuazione dei dispositivi di protezione individuali (DPI) già assegnati al personale e quelli che dovranno essere messi a loro disposizione a seguito delle valutazioni effettuate; I lavoratori, in relazione ai rischi presenti nella struttura, ai fini della sorveglianza sanitaria, con l'indicazione, per ognuno di essi, del rischio al quale sono esposti;

81 Il piano di gestione delle emergenze;
LEZIONE 2 Il programma delle attività di formazione per i dipendenti e quelli di informazione, con i relativi contenuti; Il piano di gestione delle emergenze; Le procedure per l'attuazione del pronto soccorso e l'emergenza sanitaria;

82 LEZIONE 2 Il programma dell'eventuale monitoraggio per quei parametri, che possono subire variazioni nel tempo; Il programma delle riunioni periodiche stabilite all'art.11 del D.Lgs. 626/94.

83 CONDIZIONI PER UN EFFICACE DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI
LEZIONE 2 CONDIZIONI PER UN EFFICACE DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI consapevolezza del datore di lavoro consapevolezza dei responsabili “operativi” e conoscenza dei rischi con conseguente valutazione dei risultati documentazione e gestione della documentazione stessa con particolare riguardo alle “schede di sicurezza” ed ai “manuali tecnici”

84 LEZIONE 2 professionalita’ e capacita’ del rspp e del mc e ricorso eventuale ad “esperti” e “specialisti” (v. d.lgs 195/03) coinvolgimento dei lavoratori e delle loro rappresentanze, anche mediante una opportuna opera di formazione, non “burocratica” ma mirata, principalmente, a creare una “cultura della sicurezza”

85 chiara definizione di responsabilitá, competenze e funzioni
LEZIONE 2 chiara definizione di responsabilitá, competenze e funzioni flusso interno ed esterno, e ben determinato, di informazione e cooperazione

86 integrazione della salute e della sicurezza nella realtá aziendale
LEZIONE 2 integrazione della salute e della sicurezza nella realtá aziendale (sgsl) miglioramento e “calibratura” del sistema in modo da mantenere “nel tempo” buoni livelli di sicurezza e prevenzione con relativa documentazione “dinamica”

87 LEZIONE 2 Fino ad ora abbiamo visto che conoscere i rischi vuol dire abbattere la possibilità che gli infortuni si verifichino. Però, in che modo ? La risposta è certamente questa : “Usando i dispositivi di protezione individuale”. 87

88 DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
LEZIONE 2 DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE Quando i rischi non possono essere evitati o ridotti dalle misure di prevenzione e protezione o da mezzi di protezione collettiva è d’obbligo l’uso dei Dispositivi di protezione individuale (D.P.I.) Attrezzatura destinata ad essere indossata dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciare la sicurezza e la salute durante il lavoro Esempio:Gli Addetti alle cucine utilizzano i guanti di protezione termica , le educatrici di asilo Nido i guanti in lattice monouso etc.. 88

89 Tipologie PROTEZIONE DELLA TESTA PROTEZIONE DEGLI OCCHI E DEL VISO
LEZIONE 2 Tipologie PROTEZIONE DELLA TESTA PROTEZIONE DEGLI OCCHI E DEL VISO PROTEZIONE DELL’UDITO PROTEZIONE DELLE VIE RESPIRATORIE PROTEZIONE DEGLI ARTI SUPERIORI PROTEZIONE DEL CORPO PROTEZIONE DEGLI ARTI INFERIORI PROTEZIONE DALLE CADUTE DALL’ALTO

90 LEZIONE 2 Protezione del capo Gli “elmetti “ e i “caschi” sono destinati a proteggere le zone parietali, la sommità del capo e la nuca. Sono generalmente realizzati con materiale plastico resistente (policarbonato) e nel contempo leggero. Servono a proteggere da: 􀀹Rischi da agenti meccanici ( cadute di oggetti, urti, impigliamento dei capelli…) 􀀹Rischi elettrici ( contatto con parti in tensione…) 􀀹Rischi chimici ( gocciolamenti o spruzzi di prodotti chimici…)

91 Protezione del viso e degli occhi
LEZIONE 2 Protezione del viso e degli occhi Gli occhiali insieme agli schermi e alle visiere sono finalizzati a proteggere viso e occhi e sono i più importanti DPI, utilizzabili in molteplici situazioni. Devono essere conformati in modo da garantire un ampio campo visivo; ottima trasparenza, assenza di effetti sferici, astigmatici o prismatici. Devono proteggere da: 􀀹Rischi da agenti meccanici ( urti, schegge…) 􀀹Rischi da esposizione a radiazioni (laser, fiamme ossiacetileniche…) 􀀹Rischi chimici (polveri, liquidi corrosivi, sostanze tossiche…)

92 Protezione arti superiori
LEZIONE 2 Protezione arti superiori I guanti si differenziano in funzione del rischio da cui devono proteggere. 􀂾 Guanti in cotone per lavori leggeri 􀂾 Guanti in cuoio per manipolazione oggetti taglienti 􀂾 Guanti in gomma per manipolazione sostanze tossiche o corrosive I rischi possono quindi essere di: 􀀹 natura chimica ( manipolazione acidi, basi, solventi, detergenti…) 􀀹 natura biologica ( virus, batteri, agenti patogeni…) 􀀹 termici 􀀹Meccanici ( taglio, impatto, perforazione…) 􀀹Elettrici ( scariche elettriche, masse metalliche in tensione…)

93 Protezione arti inferiori
LEZIONE 2 Protezione arti inferiori La protezione interessa tuta la parte della gamba, dal ginocchi al piede compreso e viene effettuata con l’ausilio di dispositivi diversi. Le calzature antinfortunistiche si differenziano in funzione del pericolo da cui devono preservare. Caratteristiche: Puntale in acciaio ( rischi meccanici) Lamina metallica antiperforazione Impermeabilizzazione ( rischi chimici) Resistenza al calore (rischi termici) Sistema a sfilamento rapido

94 Protettori auricolari
LEZIONE 2 Protettori auricolari I mezzi di protezione auricolare rappresentano una soluzione efficace per la protezione dei lavoratori dal danno provocato da rumore (ipoacusia), quando i mezzi tecnici di abbattimento delle sorgenti di rumore si rivelano insufficienti o non praticabili. I protettori auricolari interrompono la pressione a livello dell’orecchio esterno, generando una riduzione dell’intensità rumorosa che non è totale perché una restante componente energetica viene trasmessa per via ossea.

95 Protezione dell’Udito
LEZIONE 2 Protezione dell’Udito Il rumore non è altro che un’onda sonora, fastidiosa, che si propaga nell’aria. La prolungata esposizione al rumore può provocare danni irreversibili all’apparato uditivo (Ipoacusia). I dispositivi di protezione auricolare, grazie alla loro proprietà di attenuazione, riducono gli effetti del rumore al fine di evitare un danno all’orecchio.

96 I DISPOSITIVI DI I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI
LEZIONE 2 I DISPOSITIVI DI I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI ESISTONO ACCORGIMENTI PARTICOLARI PER INDOSSARE I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI ? SI ! ESSI RIGUARDANO…. LE CUFFIE GLI INSERTI

97 I DISPOSITIVI DI I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI
LEZIONE 2 I DISPOSITIVI DI I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI GLI INSERTI Si indossano sollevando verso l’alto il padiglione auricolare in maniera da raddrizzare il meato acustico e favorire l’introduzione del tappo che viene spinto con leggera manovra di avvitamento Devono essere maneggiati con le mani pulite, onde evitare possibili infiammazioni o infezioni Quelli di tipo riutilizzabile devono essere tenuti sempre puliti e devono quindi essere frequentemente lavati con acqua e sapone neutro 97

98 Protezione del corpo I sistemi di protezione dalle cadute dall’alto
LEZIONE 2 Protezione del corpo I sistemi di protezione dalle cadute dall’alto devono essere utilizzati dai lavoratori che operano nei posti nei quali esiste il rischio di caduta con un dislivello superiore ai 2 m

99 PROTEZIONE CONTRO LE CADUTE DALL'ALTO
LEZIONE 2 PROTEZIONE CONTRO LE CADUTE DALL'ALTO I lavoratori esposti a pericolo di caduta dall’alto o entro vani o che devono svolgere il proprio lavoro dentro pozzi, cisterne o serbatoi e simili, in condizioni di pericolo, devono essere provvisti di cintura di sicurezza.

100 PROTEZIONE CONTRO LE CADUTE DALL'ALTO
LEZIONE 2 PROTEZIONE CONTRO LE CADUTE DALL'ALTO CINTURE DI SICUREZZA lavorazioni: Tutti i casi in cui sia necessario arrestare la caduta dall’alto, lavori su impalcature, pali, tralicci, scale, etc. Sono cinture semplici a giro vita con doppio punto di ancoraggio in vita e fune di trattenuta. Sono utilizzate per mantenere in posizione sicura l’operatore una volta che lo stesso abbia raggiunta la quota di lavoro. Non sono impiegate per altezze di caduta superiori ai 70 cm; questi tipi di cintura possono risultare estremamente pericolose in quanto, nella sollecitazione conseguente all’arresto della caduta dell’operatore, potrebbero ruotare intorno al corpo dello stesso con possibili conseguenti lesioni alla colonna vertebrale.

101 PROTEZIONE CONTRO LE CADUTE DALL'ALTO
LEZIONE 2 PROTEZIONE CONTRO LE CADUTE DALL'ALTO IMBRACATURA ANTICADUTA Sono supporti per il corpo che hanno lo scopo di arrestare la caduta, cioè sono componenti di un sistema di arresto caduta. Le imbracature per il corpo possono comprendere cinghie, accessori, fibbie o altri elementi disposti e montati opportunamente per sostenere tutto il corpo di una persona e tenerla durante la caduta e dopo l’arresto della caduta (UNI EN 363).

102 Protezione delle Vie Respiratorie
LEZIONE 2 Protezione delle Vie Respiratorie La respirazione è un processo fisiologico con il quale si realizza uno scambio gassoso tra organismo e ambiente. L’aria entra nei polmoni per azione dei muscoli del torace e del diaframma che ne provocano una espansione. 102

103 • I lavoratori esposti a specifici rischi di
LEZIONE 2 • I lavoratori esposti a specifici rischi di inalazioni pericolose di gas, polveri o fumi nocivi devono avere a disposizione maschere respiratorie o altri dispositivi idonei, da conservarsi in luogo adatto facilmente accessibile e noto ai lavoratori facciale filtrante APVR & TIPOLOGIA filtro facciale filtrante

104 LEZIONE 2 MASCHERE POLVERI Le maschere antipolvere hanno porosità e prestazioni diverse da scegliere in funzione della concentrazione di polvere in aria I filtri hanno prestazioni diverse: FFP1, FFP2, FFP3 sono sigle che identificano la capacità di trattenere polvere Maschere facciali, semimaschere ecc.: ogni tipologia ha un Fattore di Protezione diverso, la scelta si fa considerando il tipo di polvere e la contaminazione. 104

105 MASCHERE COMPOSTI CHIMICI
LEZIONE 2 MASCHERE COMPOSTI CHIMICI Anche le maschere per composti organici hanno caratteristiche diverse in funzione delle molecole che devono trattenere Banda marrone, grigia, gialla ecc: ogni tipologia una famiglia di composti I diversi tipi hanno fattori di protezione e DURATA diversi, una scelta sbagliata può addirittura peggiorare l’esposizione professionale … 105

106 Gli indumenti di protezione da agenti chimici si dividono in :
LEZIONE 2 TUTE E INDUMENTI Gli indumenti di protezione da agenti chimici si dividono in : A tenuta stagna di gas A tenuta non stagna di gas A tenuta di liquidi con pressione A tenuta di spruzzi A tenuta di particelle A limitata tenuta di schizzi liquidi 106

107 CANTIERI E COORDINAMENTO
LEZIONE 2 CANTIERI E COORDINAMENTO 107

108 LEZIONE 2 Se una ditta esterna viene a lavorare nella mia azienda ci sono rischi da verificare? Obiettivi di questa sezione Criteri di coordinamento DUVRI POS e PSC 108

109 GENERALITÀ SU INTERFERENZE
LEZIONE 2 GENERALITÀ SU INTERFERENZE Art. 26 del D.Lgs. 81/2008 e coordinamento: Il DL committente: verifica l’idoneità tecnico professionale e fornisce informazioni per coordinare le attività. Il DL appaltatore: fornisce le informazioni per coordinare le attività e partecipa al coordinamento. Norme di condotta, aree vietate, lavorazioni interdette ecc. 109

110 LEZIONE 2 INTERFERENZE Se sono previste interferenze nelle lavorazioni previste, il DL committente procede alla redazione del DUVRI (Documento unico di valutazione dei rischi da interferenze) da allegare all’appalto (affidamento di incarico). 110

111 LEZIONE 2 INTERFERENZE Il DUVRI deve contemplare tutte le situazioni di rischio determinate dalle lavorazioni simultanee e prevedere le misure per la loro eliminazione o riduzione al minimo: rumori; agenti chimici; caduta di oggetti; transito di automezzi … 111

112 LEZIONE 2 DUVRI E’ fondamentale che l’esame di queste situazioni e gli scambi di informazioni tra i DL siano testimoniate da elementi certi. Descrizione appaltante e appaltatore Natura e durata dei lavori Misure di sicurezza concordate Costi della sicurezza Verbali riunioni di coordinamento 112

113 LEZIONE 2 PIANO DI SICUREZZA Il piano di sicurezza e coordinamento è parte integrante del contratto di appalto. Si tratta di una relazione tecnica e prescrizioni correlate alla complessità dell'opera da realizzare, atte a prevenire o ridurre i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori Contiene la stima dei costi per la sicurezza È corredato da tavole esplicative di progetto e planimetrie relative agli aspetti della sicurezza. 113

114 LEZIONE 2 PIANO DI SICUREZZA Il piano operativo di sicurezza è un piano complementare di dettaglio del piano di sicurezza e coordinamento Si tratta di un documento specifico delle lavorazioni affidate e comprende tutte le fasi esecutive della realizzazione prevista nel PSC E’ redatto dai datori di lavoro delle imprese esecutrici 114

115 COORDINATORE IN PROGETTAZIONE
LEZIONE 2 COORDINATORE IN PROGETTAZIONE Il coordinatore in fase di progettazione è un soggetto incaricato, dal committente o dal responsabile dei lavori di: redigere il piano di sicurezza e di coordinamento; predisporre, nei casi previsti, un fascicolo con le informazioni utili ai fini della prevenzione e protezione dai rischi cui sono esposti i lavoratori. Questi documenti sono redatti durante la progettazione dell'opera e comunque prima della richiesta di presentazione delle offerte. 115

116 COORDINATORE IN ESECUZIONE
LEZIONE 2 COORDINATORE IN ESECUZIONE Il coordinatore in fase di esecuzione verifica l'applicazione delle disposizioni contenute nel PSC (ove questo sia previsto): verifica l'idoneità del POS; organizza tra i datori di lavoro la cooperazione ed il coordinamento delle attività; verifica l'attuazione di quanto previsto negli accordi tra le parti sociali al fine di realizzare il coordinamento tra i rappresentanti della sicurezza; segnala le inosservanze al committente o al responsabile dei lavori, previa contestazione scritta alle imprese e ai lavoratori autonomi interessati; sospende, in caso di pericolo grave e imminente, direttamente riscontrato, le singole lavorazioni fino alla verifica degli avvenuti adeguamenti effettuati dalle imprese interessate. 116

117 SEGNALETICA DI SICUREZZA
LEZIONE 2 SEGNALETICA DI SICUREZZA Il datore di lavoro deve prevedere o verificare l'esistenza di una segnaletica di sicurezza e/o di salute sui luoghi di lavoro conforme alle disposizioni del nuovo decreto : quando i rischi non possono essere evitati o sufficientemente limitati con i mezzi di protezione collettiva o con misure, metodi o sistemi di organizzazione del lavoro. I lavoratori devo rispettare la segnaletica ed in particolar modo i cartelli in quanto questi vengono apposti per indicare loro obblighi, rischi e divieti. I cartelli devono essere seguiti come le segnalazioni stradali perché guidano sulla strada della sicurezza.

118 Segnaletica di sicurezza
LEZIONE 2 Segnaletica di sicurezza I lavoratori ed i loro rappresentanti devono ricevere una formazione adeguata, sotto forma di istruzioni precise, nel settore della segnaletica di sicurezza impiegata. La formazione verterà in particolare sul significato della segnaletica, soprattutto quando questa implica l'impiego di parole, nonché sui comportamenti generici e specifici da seguire.

119 Definizione di segnaletica di sicurezza e/o di salute
LEZIONE 2 Definizione di segnaletica di sicurezza e/o di salute La definizione di segnaletica di sicurezza e/o di salute individua una segnaletica che fornisce un'indicazione o una prescrizione concernente la sicurezza, utilizzando, secondo i casi : un cartello; un colore; un segnale luminoso o acustico; una comunicazione verbale; un segnale gestuale. Divieto Prescrizione Attenzione Pericolo Informazioni Istruzioni Salvataggio Soccorso Antincendio

120 Esempi di segnaletica di sicurezza
LEZIONE 2 Esempi di segnaletica di sicurezza Segnale di divieto: un segnale che vieta un comportamento che potrebbe far correre o causare un pericolo Segnale di avvertimento: un segnale che avverte di un rischio o pericolo; Segnale di prescrizione: un segnale che prescrive un determinato comportamento;

121 LEZIONE 2 Segnale di salvataggio o di soccorso: un segnale che fornisce indicazioni relative alle uscite di sicurezza o ai mezzi di soccorso o di salvataggio Segnale di informazione: un segnale che fornisce indicazioni diverse da quelle specificate ai punti precedenti Cartello supplementare: un cartello impiegato assieme ad un cartello del tipo indicato al punto precedente e che fornisce indicazioni complementari

122 LEZIONE 2 Colore di sicurezza: un colore al quale è assegnato un significato determinato; Cartello: un segnale che, mediante combinazione di una forma geometrica, di colori e di un simbolo o pittogramma, fornisce una indicazione determinata, la cui visibilità è garantita da una illuminazione di intensità sufficiente; Simbolo o pittogramma: un'immagine che rappresenta una situazione o che prescrive un determinato comportamento, impiegata su un cartello o su una superficie luminosa;

123 LEZIONE 2 Segnale acustico: un segnale sonoro in codice emesso e diffuso da un dispositivo ad hoc, senza impiego di voce umana o di sintesi vocale Segnale luminoso: un segnale emesso da un dispositivo costituito da materiale trasparente o semitrasparente, che è illuminato dall'interno o dal retro in modo da apparire esso stesso come una superficie luminosa Comunicazione verbale: un messaggio verbale predeterminato, con impiego di voce umana o di sintesi vocale; Segnale gestuale: un movimento e/o posizione delle braccia e/o delle mani in forma convenzionale per guidare persone che effettuano manovre implicateli un rischio o un pericolo attuale per i lavoratori.

124 LEZIONE 2 CARTELLI DI DIVIETO 124

125 CARTELLI DI AVVERTIMENTO
LEZIONE 2 CARTELLI DI AVVERTIMENTO 125

126 CARTELLI DI PRESCRIZIONE
LEZIONE 2 CARTELLI DI PRESCRIZIONE 126

127 CARTELLI DI SALVATAGGIO
LEZIONE 2 CARTELLI DI SALVATAGGIO 127

128 LEZIONE 2 CARTELLI ANTINCENDIO 128

129 GESTUALE Segnali standardizzati Procedure scritte
LEZIONE 2 GESTUALE Segnali standardizzati Procedure scritte Importanza dell’addestramento 129


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