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A. Bagnasco - M. Barbagli – A. Cavalli

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Presentazione sul tema: "A. Bagnasco - M. Barbagli – A. Cavalli"— Transcript della presentazione:

1 A. Bagnasco - M. Barbagli – A. Cavalli
CORSO DI SOCIOLOGIA A. Bagnasco - M. Barbagli – A. Cavalli a cura di Roberta Iannone

2 PARTE PRIMA: La formazione
della società moderna 1. LE SOCIETA’ PREMODERNE 2. LE ORIGINI DELLA SOCIETA’ MODERNA IN OCCIDENTE

3 LE SOCIETA’ PREMODERNE
Quando compaiono le prime società umane? Uomo di Pechino anni fa… Specie umana sulla terra Homo Sapiens sapiens anni fa… Prime forme di organizzazione sociale Quegli “uomini” in società La dimensione cooperativa Le tipicità sociali della specie umana

4 LE SOCIETA’ PREMODERNE
caccia ...la dimensione cooperativa… raccolta La divisione sessuale del lavoro La Banda Autosufficienza produttiva ma non riproduttiva (esogamia) 3. Tribù Emile Durkheim, Le forme elementari della vita religiosa 4. Clan 5. Totem

5 LE SOCIETA’ PREMODERNE
Le società di caccia e raccolta sono: a. egualitarie Non veri e propri capi se non in casi di difesa da altre tribù = No gerarchie TRANNE Differenze di sesso Differenze di età Differenze legate alle capacità psichiche e alle tecniche rituali: lo sciamano

6 LE SOCIETA’ PREMODERNE
Mezzi di sussistenza b. semplici Riproduzione biologica Riproduzione culturale Elementi analitici della società Forme delle relazioni sociali Struttura della disuguaglianza Credenze e pratiche religiose

7 LE SOCIETA’ PREMODERNE
Alle precedenti caratteristiche della società aggiungiamo: La capacita’ di astrazione Perché? PERCHÈ CAPACITA’ DI ASTRAZIONE = CAPACITA’ PRODUTTIVA E NON SOLO PREDATORIA A. Natura come laboratorio COLTIVAZIONE = B. Insediamenti sempre più permanenti e capienti: i villaggi C. Crescita della popolazione D. Innovazioni

8 LE SOCIETA’ PREMODERNE
…Capacità produttiva, coltivazione, villaggi quindi Ruolo del TERRITORIO inteso come Spazi economicamente politicamente sessualmente (endogamia) autonomi Terra di proprietà comune del villaggio Specializzazione produttiva kula

9 LE SOCIETA’ PREMODERNE
Domesticazione delle piante + domesticazione degli animali Dall’ortocultura all’agricoltura = le società agricole Le società pastorali SURPLUS = una quantità di prodotti alimentari eccedente quella necessaria per mantenere in vita e in piena efficienza i produttori diretti e le loro famiglie e per garantire la riproduzione delle risorse consumate durante il ciclo produttivo

10 LE SOCIETA’ PREMODERNE
Con la nascita del SURPLUS DIVISIONE tra Chi consuma soltanto Chi partecipa direttamente alla produzione Disponibilità a sacrificarsi producendo oltre il necessario Perché questo accada Disponibilità a trasferire ad altri il frutto del proprio lavoro

11 LE SOCIETA’ PREMODERNE
Dove si può trovare una spinta più forte al “sacrificio” e al “trasferimento” se non nel DIVINO? Idee religiose = quale fonte di produzione e di giustificazione delle disuguaglianze sociali QUALI? Letterati e illetterati Tra governanti e governati Cittadini e contadini Nascita della Teocrazia e dei primi templi etc. Scrittura? (Gordon Childe)

12 LE SOCIETA’ PREMODERNE
Disuguaglianze che andranno gestite attraverso Ordinamenti Codice di Hammurabi (II millennio a.C.) Regole Organi per comporre le dispute Una organizzazione militare Inizialmente contadini Organizzazione in gradi e caste Successivamente militari di professione

13 LE SOCIETA’ PREMODERNE
IL SIGNIFICATO? Tappe fondamentali della nascita delle società Distinzione tra evoluzione biologica della specie e mutamento socio-culturale Ricongiunzione della distinzione ed emersione della storia dell’umanità come storia di… …società diverse Azioni e comportamenti diversi nel tempo e nello spazio COOPERAZIONE E L’insieme di artefatti beni, processi tecnici, idee, abitudini, valori che vengono trasmessi socialmente (Malinowski, 1931) CONFLITTO Giustificazioni diverse nel tempo e nello spazio CULTURA

14 LE ORIGINI DELLA SOCIETA’ MODERNA IN OCCIDENTE
1. IL CAPITALISMO IL MUTAMENTO SOCIALE 2. LO STATO MODERNO 3. LA CULTURA MODERNA

15 LE ORIGINI DELLA SOCIETA’ MODERNA IN OCCIDENTE
1. IL CAPITALISMO sempre + intensiva I PRESUPPOSTI materiali volta all’aumento della produttività Le trasformazioni dell’agricoltura innovativa Il ruolo delle attività mercantili per alcuni centrale nel superamento del feudalesimo (Braudel, Wallerstein) Le trasformazioni dell’artigianato Domanda estesa Imprevedibile Con oscillazioni di mercato Innovazione anziché tradizione Per altri compatibile con il feudalesimo (seguaci di Marx) Concorrenza anziché monopolio

16 LE ORIGINI DELLA SOCIETA’ MODERNA IN OCCIDENTE
CULTURA… I PRESUPPOSTI immateriali CIO’ CHE NON VIENE NOMINATO, NON ESISTE OGGETTIVI Sempre uguali? Legati alla SOCIETA’ SOGGETTIVI Se sì, perché oggi siamo nella Società dell’informazione? Processi informativi Legati all’INDIVIDUO E se siamo nella Società dell’informazione, perché parliamo anche di conoscenza e di sapere?

17 LE ORIGINI DELLA SOCIETA’ MODERNA IN OCCIDENTE
1. INIZIARE un processo produttivo 2. COORDINARE le attività dell’impresa 3. INNOVARE (nuova combinazione dei fattori produttivi) 4. ASSUMERE DECISIONI POLITICHE La formazione dell’imprenditorialità e le sue funzioni gli “innovatori “ (Schumpeter, 1912) Nascita dell’ UOMO NUOVO Distruzione creativa Mentalità orientata al risparmio Dedizione assoluta e sistematica al capitale quale fine assoluto e astratto e non finito e concreto come i beni fruibili

18 LE ORIGINI DELLA SOCIETA’ MODERNA IN OCCIDENTE
“Il Capitale”, 1867 Karl Marx Definizione del concetto: per la prima volta da K. Marx ( ) MODI DI PRODUZIONE : Comunismo primitivo Antico o schiavistico Feudale Capitalistico forme di proprietà e rapporti fra le classi = RAPPORTI SOCIALI DI PRODUZIONE forme di divisione del lavoro = FORZE PRODUTTIVE

19 LE ORIGINI DELLA SOCIETA’ MODERNA IN OCCIDENTE
FORZE PRODUTTIVE RAPPORTI SOCIALI DI PRODUZIONE Lavoro salariato Basati sul capitale e sulla relativa detenzione MATERIALISTICA DETERMINISTICA IL MARXISMO E’ UNA CONCEZIONE DIALETTICA PROFETICA

20 LE ORIGINI DELLA SOCIETA’ MODERNA IN OCCIDENTE
“Il capitalismo moderno”, 1902 WERNER SOMBART DEFINIZIONE DI CAPITALISMO (Werner Sombart, ) Per capitalismo intendiamo un determinato sistema economico con le seguenti caratteristiche: è un’organizzazione economica di scambio, in cui collaborano, uniti dal mercato, due diversi gruppi di popolazione, i proprietari dei mezzi di produzione che contemporaneamente hanno la direzione […], e i lavoratori nullatenenti e che è dominata dal principio del profitto e dal razionalismo economico [1902, trad. It. 1967, 165]. merci Organizzazione economica di scambio di prestazioni lavorative Accumulazione del profitto Organizzazione della produzione improntata a criteri di razionalità economica, applicazione della scienza e procedure contabili

21 LE ORIGINI DELLA SOCIETA’ MODERNA IN OCCIDENTE
“Etica protestante e spirito del capitalismo”, 1904. MAX WEBER Etica delle sette protestanti influenzate dal calvinismo Ascesi mondana E dogma della predestinazione

22 LE ORIGINI DELLA SOCIETA’ MODERNA IN OCCIDENTE
2. LO STATO MODERNO Nascita dello Stato moderno = processo di unificazione e pacificazione di vaste aree territoriali 4 FORME DI MONOPOLIO monetario militare giudiziario fiscale = SOVRANITA’ LEGITTIMITA’

23 LE ORIGINI DELLA SOCIETA’ MODERNA IN OCCIDENTE
non più sudditi ma titolari di diritti LO STATO COSTITUZIONALE O DI DIRITTO Fonte della Sovranità : I CITTADINI Attraverso le 3 grandi Rivoluzioni (inglese,americana, francese) Tra il XVII e il XVIII secolo Prima? Ora? Diritti sì ma legati a determinate appartenenze specifiche Diritti dei cittadini in quanto membri del popolo

24 LE ORIGINI DELLA SOCIETA’ MODERNA IN OCCIDENTE
Forma di governo repubblicana oppure Forma di governo monarchica ma costituzionale Costituzione quale Legge Suprema Principio della separazione dei poteri

25 LE ORIGINI DELLA SOCIETA’ MODERNA IN OCCIDENTE
LA CULTURA DELLA MODERNITA’ Il razionalismo Matrimoni? L’individualismo L’individuo e la sua libertà di autorealizzazione assurgono a valori dominanti l’individuo vale in base alle sue caratteristiche e non alla sua appartenenza la posizione sociale è sempre più in base ai meriti e alle capacità anziché alla nascita status acquisiti anziché ascritti

26 LE ORIGINI DELLA SOCIETA’ MODERNA IN OCCIDENTE
…fondamenti dell’individualismo LIBERTA’ = non arbitrio ma autonomia e indipendenza nel governare la propria esistenza non uguali ricompense ma uguali dignità e diritti sin dalla nascita a prescindere dal ceto, famiglia, classe, confessione religiosa UGUAGLIANZA = DIRITTO NATURALE E CONTRATTO SOCIALE = Diritti originari, cioè naturali alla specie umana e patto tra uomini liberi per limitare la propria libertà

27 LE ORIGINI DELLA SOCIETA’ MODERNA IN OCCIDENTE
Il valore dei valori dell’individualismo Interrogativo che attraversa tutta la storia dell’epoca moderna fino ai giorni nostri Mano invisibile di Adam Smith ( ) Bene individuale = bene comune? Vizi privati in pubbliche virtù di de Mandeville ( ) Il razionalismo…

28 LE ORIGINI DELLA SOCIETA’ MODERNA IN OCCIDENTE
Origini del razionalismo Le religioni monoteiste della tradizione giudaico cristiana La cultura filosofica e giuridica greco-romana Nuova concezione del rapporto tra individuo e ragione… Razionalità = ATTRIBUTO DELL’AZIONE UMANA Razionalizzazione = Processo storico che investe e trasforma tutti gli ordinamenti sociali che rapporto vi è fra i due livelli?

29 LE ORIGINI DELLA SOCIETA’ MODERNA IN OCCIDENTE
Processo di razionalizzazione e…Max Weber In Occidente dove… Assoluta trascendenza del divino perché… come… Attraverso le forme della razionalità quale attributo dell’azione umana: RAZIONALITA’ RISPETTO ALLO SCOPO RAZIONALITA’ RISPETTO AL VALORE

30 LE ORIGINI DELLA SOCIETA’ MODERNA IN OCCIDENTE
Il mutamento sociale secondo i classici della sociologia …in particolare: Spencer Maine Durkheim Toennies La società come organismo L’evoluzionismo di Spencer a. Evoluzione sociale ed evoluzione naturale Concetto di adattamento Funzionalismo… funzioni differenziazione struttura Crescita delle dimensioni

31 LE ORIGINI DELLA SOCIETA’ MODERNA IN OCCIDENTE
I modelli dicotomici: come avviene il mutamento sociale Maine: Ancient Law, 1861 Al centro del mutamento sociale: le leggi che regolano il rapporto tra gli uomini di contratto di status posizione Libero accordo tra individui SOCIETA’ MODERNE SOCIETA’ PREMODERNE

32 LE ORIGINI DELLA SOCIETA’ MODERNA IN OCCIDENTE
Durkheim: La divisione del lavoro sociale, 1893 Al centro del mutamento sociale: il problema della solidarietà Solidarietà meccanica = propria delle società semplici con una ridotta divisione del lavoro relativa identità delle parti Solidarietà organica = società complesse con una articolata divisione del lavoro differenziate Diritto repressivo Diritto restitutivo

33 LE ORIGINI DELLA SOCIETA’ MODERNA IN OCCIDENTE
Toennies: Comunità e Società, 1887 Al centro del mutamento sociale: il passaggio dalla comunità alla società Comunità = dimensione organica dell’esperienza sociale Società = costruzione artificiale e convenzionale Senso opposto del termine a quello dato da Durkheim

34 LE ORIGINI DELLA SOCIETA’ MODERNA IN OCCIDENTE
Il modello delle “pattern variables” Modello dicotomico formulato da Talcott Parsons ( ) che considera alcune coppie contrapposte di tendenze valoriali di fondo (o orientamenti valoriali e normativi) delle società moderne. affettività neutralità affettiva (sentimenti) orientamento all’interesse privato orientamento all’interesse collettivo (azione) particolarismo universalismo (considerazione) specificità diffusione (ruolo/personalità) ascrizione acquisizione (qualità)

35 PARTE SECONDA: La trama
del tessuto sociale 1. FORME ELEMENTARI DI INTERAZIONE 2. I GRUPPI ORGANIZZATI: ASSOCIAZIONI E ORGANIZZAZIONI

36 FORME ELEMENTARI DI INTERAZIONE
agire razionale rispetto allo scopo Azione, relazione, interazione sociale agire razionale rispetto al valore AZIONE SOCIALE agire affettivamente agire tradizionalmente Weber: “un agire che sia riferito – secondo il suo senso, intenzionato dall’agente o dagli agenti – al comportamento di altri individui, e orientato nel suo corso in base a questo” - razionale sino a prova contraria - razionale nella situazione di solito un’azione è definibile come: situazione che è quella che gli attori definiscono

37 FORME ELEMENTARI DI INTERAZIONE
Che vuol dire: situazione che gli altri definiscono? PROFEZIA CHE SI AUTOADEMPIE DI Merton ( ) TEOREMA DI Thomas ( )

38 FORME ELEMENTARI DI INTERAZIONE
Conseguenze dell’azione Possono essere diverse dalle intenzioni dell’attore EFFETTI = 1. inattesi di COMPOSIZIONE o EMERGENTI o di SISTEMA 2. previsti ma non evitabili Se riconducibili all’interazione Diretta faccia a faccia = SISTEMI DI INTERAZIONE 3. che non si sarebbero voluti se previsti in anticipo PERVERSI Se prescindono dalle interazioni dirette = SISTEMI DI INTERDIPENDENZA

39 FORME ELEMENTARI DI INTERAZIONE
RELAZIONE SOCIALE Si ha quando due o più individui orientano reciprocamente le loro azioni in senso conflittuale: quando sono volte all’affermazione di una volontà in contrasto con quella altrui in senso cooperativo: quando sono volte al perseguimento di un fine comune o compatibile l’uno con l’atro

40 FORME ELEMENTARI DI INTERAZIONE
INTERAZIONE SOCIALE Si ha quando due o più persone già in relazione tra loro agiscono reagendo alle reazioni altrui Stando a questa definizione: La relazione è alla base dell’interazione L’interazione è ciò che cambia nel tempo i contenuti di una relazione E’ così? Per altri autori: L’interazione = concatenazione di azioni e reazioni nell’hic e t nunc Qui il rapporto tra interazione e relazione è inverso La relazione sociale è proprio ciò che va oltre l’hic et nunc

41 FORME ELEMENTARI DI INTERAZIONE
Il gruppo “Un insieme di persone fra loro in interazione con continuità secondo schemi relativamente stabili, le quali si definiscono membri del gruppo e sono definite come tali da altri” (Merton, 1949) “Un insieme di individui in reciproco rapporto in quanto portatori di determinati interessi o valori comuni, la cui azione è rivolta al conseguimento di un comune fine” (Mongardini, 1993) Un gruppo può essere pertanto definito come un insieme di persone: tra cui esistono relazioni definite coscienti di far parte del gruppo e di condividerne i simboli

42 FORME ELEMENTARI DI INTERAZIONE
Proprieta’ del gruppo A. Interazione diretta, faccia a faccia oppure indiretta Generalmente aumenta con l’aumentare delle dimensioni del gruppo L’interazione face to face è definibile come un “campo di sperimentazione sociale” spesso in grado di produrre forme di solidarietà spontanea B. Il gruppo può essere composto anche da una semplice diade Non ci si può nascondere dietro il gruppo Uscire dal gruppo significa porvi fine

43 FORME ELEMENTARI DI INTERAZIONE
C. I confini di un gruppo possono essere: L’informalità è spesso una condizione di stabilità Formali o informali Relativi alla situazione Grado di completezza: rapporto fra gli appartenenti al gruppo e coloro che possiedono le caratteristiche per appartenere ma non vi appartengono Più o meno ampi I non appartenenti La loro considerazione è fondamentale nello studio di qualsiasi gruppo molto più dell’individuazione degli appartenenti Generalmente si associa all’influenza sociale

44 FORME ELEMENTARI DI INTERAZIONE
STATUS DI NON MEMBRO DEFINITO DAL GRUPPO Atteggiamenti dei non membri nei confronti dell’appartenenza Con i requisiti necessari all’appartenenza Senza i requisiti necessari all’appartenenza Aspira a far parte del gruppo Candidato all’appartenenza Uomo marginale Indifferente nei confronti dell’appartenenza Membro potenziale Non membro neutrale Deciso a non far parte del gruppo Non membro autonomo Non membro antagonista

45 FORME ELEMENTARI DI INTERAZIONE
E’ razionale partecipare ad una attività di gruppo? Il teorema di OLSON

46 FORME ELEMENTARI DI INTERAZIONE
D. LA STRUTTURA DI UN GRUPPO Densità sociale = concentrazione spaziale delle persone e volume delle loro interazioni Ruoli = comportamenti attesi più è alta diffusi specifici Durkheim: - società segmentali = ruoli simili - società a divisione del lavoro = con ruoli differenziati

47 FORME ELEMENTARI DI INTERAZIONE
Ogni individuo ha più ruoli… Gruppi totalitari (o istituzioni totali) Gruppi segmentali nel significato di parziale (accezione diversa da quella di Durkheim) Ogni individuo ha ruoli diffusi e specifici, formali e informali piccole dimensioni ruoli diffusi con contenuti affettivi forti molto personalizzati Gruppi primari: Gruppi secondari: più grandi dimensioni ruoli specifici relazioni più asettiche o depersonalizzate

48 FORME ELEMENTARI DI INTERAZIONE
Il potere Nella definizione più accreditata che è quella di Weber: “La possibilità di trovare obbedienza a un comando che abbia un determinato contenuto” Crozier: “i margini di incertezza” Più propriamente: “Affermazione di volontà anche in presenza di un’opposizione e a prescindere dal fondamento di tale volontà” Legittimità Dominio per Simmel Autorità

49 FORME ELEMENTARI DI INTERAZIONE
Il conflitto Azioni orientate dal proposito di affermare la propria volontà contro la volontà o resistenza altrui Può generare nuovi tipi di interazione aumenta la coesione interna FUNZIONI Il capro espiatorio stabilire o mantenere i confini del gruppo dipende da: quantum di personalità patto fondamentale Il nemico immaginario “le classi per sé” di Marx Rischio di totalitarismo dei ruoli in caso di scarsa coesione interna differenza di Sumner tra in-group e out-group

50 FORME ELEMENTARI DI INTERAZIONE
Il comportamento collettivo E’ un comportamento di gruppo? Il comportamento collettivo differisce dal comportamento di gruppo in quanto è proprio di individui che, sottoposti a uno stesso stimolo, reagiscono e interagiscono senza che ci sia né la percezione di “appartenenza a” né la struttura cui tale percezione dà luogo nel gruppo. reazioni collettive (le più varie) Sommosse Ondate di violenza Dicerie Clima natalizio di disponibilità e di apertura Esempi…

51 FORME ELEMENTARI DI INTERAZIONE
“Un insieme di persone riunite in un luogo che reagisce a uno stimolo sviluppando umori e atteggiamenti comuni, ai quali possono seguire forme di azione collettiva” FOLLA 3 CASI PANICO Secondo Le Bon: Irrazionale violenta “Reazione collettiva spontanea che si manifesta in genere con una fuga, oppure all’opposto con l’immobilità,di fronte al rischio di subire gravi danni da un evento in corso o annunciato come immediato” In realtà può essere anche razionale pacifica ATTEGGIAMENTI E COMPORTAMENTI SOLIDARISTICI (?) ORIENTAMENTI INDIVIDUALISTICI

52 FORME ELEMENTARI DI INTERAZIONE
Quando esprime lo sfogo di tensioni sociali e/o psicologiche attraverso comportamenti inconsueti (balli, canti, sbornie, etc.) ESPRESSIVA FOLLA Quando esprime sentimenti e attenzioni nei confronti di qualcuno o qualcosa, generalmente in maniera conflittuale e violenta ATTIVA E la MASSA? Secondo alcuni autori (Mongardini): nella folla le individualità giocano “da sole” nel senso che non c’è il comportamento omogeneo tipico della massa… Stabile e funzionale al mantenimento dell’ordine sociale …nella folla c’è imitazione …nella massa, invece, omogenizzazione di comportamenti

53 FORME ELEMENTARI DI INTERAZIONE
“ Un insieme di persone che si confrontano con uno stesso problema, hanno opinioni diverse su come affrontarlo e discutono fra loro a questo riguardo”. PUBBLICO Differenze con la folla Nel pubblico si realizza “l’interazione interpretativa”, nella folla la “reazione circolare” Opinioni anziché atteggiamenti Più opinioni e non una soltanto Generalmente il pubblico è fenomeno tipico di società democratiche o orientate dall’opinione pubblica, la folla di società totalitarie

54 FORME ELEMENTARI DI INTERAZIONE
- CATEGORIA SOCIALE - AGGREGATO - GRUPPO - CASTA - CETO - CLASSE - STATUS STRATO

55 FORME ELEMENTARI DI INTERAZIONE
Una combinazione di relazioni sociali LE RETI In termini creativi e in funzione strategica = IL CAPITALE SOCIALE …vedere l’individuo mentre reagisce alla situazione in cui si trova e combina le sue relazioni in funzione di proprie strategie… Maglia larga o stretta Intensità Durata Frequenza Contenuto RETI come combinazione e gioco tra ruoli CARATTERI delle reti e Dei legami sociali

56 FORME ELEMENTARI DI INTERAZIONE
L’adattamento attraverso le relazioni sociali CARRIERE MORALI = “…I tentativi e le successive mosse delle persone nell’adattarsi a un ambiente che in gran parte non può essere da loro influenzato, per cercare di mantenere O conquistare una propria immagine e possibilità di vita, una ragionevole stima da parte degli altri e l’autostima personale…” MOBILITA’ OCCUPAZIONALE Granovetter

57 FORME ELEMENTARI DI INTERAZIONE
Sociologia della vita quotidiana di Erving Goffman ( ) RIBALTA e RETROSCENA Delatore, chi finge di essere membro della compagnia per attingere a notizie altrimenti riservate Ruoli diversi da quelli che sembrano = Ruoli incongruenti Compare, chi si accorda segretamente per orientare il pubblico Spettatore puro, professionista qualificato Intermediario, chi mette in atto giochi di triadi Non persona, chi pur essendo presente viene ignorato

58 GRUPPI ORGANIZZATI: ASSOCIAZIONI E ORGANIZZAZIONI
Che differenza c’è tra ASSOCIAZIONI e ORGANIZZAZIONI? …DIPENDE dagli studiosi e dalle teorie… ASSOCIAZIONE è un insieme di persone con interessi o ideali simili che si mette insieme per difenderli o realizzarli …DI SOLITO… ORGANIZZAZIONE è la distribuzione di compiti e di ruoli che vi può essere anche tra i membri di un’associazione differenza minimale tra i due concetti

59 GRUPPI ORGANIZZATI: ASSOCIAZIONI E ORGANIZZAZIONI
Che cosa hanno in comune? …di essere degli ATTORI ARTIFICIALI costruiti per raggiungere obiettivi che le persone reali, da sole, non potrebbero perseguire… DISTINZIONE tra la razionalità degli attori e la razionalità delle organizzazioni possibili contraddizioni fra i due piani: es. imprese

60 GRUPPI ORGANIZZATI: ASSOCIAZIONI E ORGANIZZAZIONI
Il riferimento classico per lo studio delle ASSOCIAZIONI : Alexis de Tocqueville ( ) Dietro la… Francia, lo Stato Inghilterra, un signore America, un’associazione La democrazia in America ( ) più associazioni volontarie rispetto all’Europa “contare su se stessi”… l’autorità pubblica…solo quando è indispensabile Segno di vitalità delle società Significato delle ASSOCIAZIONI Antidoto contro i pericoli…interni alla democrazia con l’abolizione dei vecchi legami

61 GRUPPI ORGANIZZATI: ASSOCIAZIONI E ORGANIZZAZIONI
Il riferimento per lo studio delle ORGANIZZAZIONI: Max Weber ( ) Economia e società (postuma ) Termine per alludere alle ORGANIZZAZIONI MODERNE = BUROCRAZIA Remunerazione in denaro Divisione stabile di compiti Competenza specializzata (e quindi disciplinata) per ogni posizione Precisa struttura gerarchica

62 GRUPPI ORGANIZZATI: ASSOCIAZIONI E ORGANIZZAZIONI
CARATTERISTICHE fondamentali della burocrazia: RAZIONALITA’ EFFICIENZA Non mero calcolo “costi-benefici” ma potere e controllo basati su conoscenza e competenza Dispendio di risorse impiegate per ottenere un determinato risultato …ma spesso comprende anche: la capacità di un’azione di raggiungere i risultati che si propone (EFFICACIA)

63 GRUPPI ORGANIZZATI: ASSOCIAZIONI E ORGANIZZAZIONI
La teoria delle 5 CONFIGURAZIONI ORGANIZZATIVE di Mintzeberg (1983) …dipende dal coordinamento tra loro delle unità Struttura semplice: il controllo è esercitato direttamente dal vertice (es. un’impresa artigiana) 2. Burocrazia meccanica: coordinata attraverso la standardizzazione dei compiti e la gerarchia 3. Burocrazia professionale: coordinata attraverso la formazione (per lo più esterna all’organizzazione) e il parere del pubblico sulla discrezionalità professionale 4. Struttura divisionale : è la “direzione per obiettivi” di Drucker…è Coordinata attraverso obiettivi generali validi per tutte le divisioni che sono autonome su come raggiungerli 5. L’Adhocrazia: gruppi di lavoro con compiti specifici

64 GRUPPI ORGANIZZATI: ASSOCIAZIONI E ORGANIZZAZIONI
Quali sono gli obiettivi di un’organizzazione? Non sempre gli obiettivi sono “dati” e più spesso l’organizzazione viene prima della ripartizione dei compiti Oppure…Chi decide gli obiettivi? “…di solito né una sola persona né tutti… ma..COALIZIONI, vale a dire gruppi di persone con interessi comuni che si alleano con altri gruppi con interessi diversi dai loro contrattando certe decisioni cruciali” (Cyert e March, 1963)

65 GRUPPI ORGANIZZATI: ASSOCIAZIONI E ORGANIZZAZIONI
Weber, razionalità rispetto allo scopo LA RAZIONALITA’ ORGANIZZATIVA Calcolo dei costi e dei benefici …Abbiamo visto il significato di “razionale” Potere e controllo basati su conoscenza e competenza Quale che sia il significato specifico… comportarsi razionalmente = Controllare la realtà alla quale ci si riferisce e organizzarla applicando criteri e principi

66 GRUPPI ORGANIZZATI: ASSOCIAZIONI E ORGANIZZAZIONI
…tutte le alternative? …E’ possibile? …tutte le conseguenze? Razionalità sinottica e incrementale di Lindblom La RAZIONALITA’ LIMITATA dI Simon “La razionalità è sempre una razionalità limitata che mira ad ottenere non i massimi risultati possibili in astratto, ma risultati soddisfacenti, e lo fa semplificando la realtà in modelli che trascurano la catena delle cause e degli effetti oltre un certo orizzonte, limitandosi ad alcuni aspetti che un attore considera più rilevanti ed essenziali”.

67 GRUPPI ORGANIZZATI: ASSOCIAZIONI E ORGANIZZAZIONI
Che rapporto c’è tra razionalità individuale e razionalità collettiva? …formalmente… …i due tipi di razionalità sono dello stesso genere e cioè basate su: informazioni sufficienti alternative chiare obiettivi coerenti …di fatto… …non è, né può essere così…perché non tutti possono avere tutte le informazioni che ha un’organizzazione non è possibile conoscere tutte le alternative di un’organizzazione né conoscerne tutti gli obiettivi

68 GRUPPI ORGANIZZATI: ASSOCIAZIONI E ORGANIZZAZIONI
…anche ammettendo che le conoscenze coincidano… Non è detto che ci si comporti di conseguenza 2. Non è detto che si vada oltre la posizione occupata all’interno della medesima organizzazione NON SI AVRA’ UNA PERFETTA COINCIDENZA DI OBIETTIVI INDIVIDUALI E DELL’ORGANIZZAZIONE MA SEMPRE UN COMPROMESSO TRA I MEDESIMI OBIETTIVI COME TRA LE MEDESIME RAZIONALITA’

69 GRUPPI ORGANIZZATI: ASSOCIAZIONI E ORGANIZZAZIONI
Perché spesso la Burocrazia è inefficiente? “I GIOCHI DI POTERE” di Crozier (1963) “IL FORMALISMO BUROCRATICO” di Merton (1949) TRA Chi detiene e vuole mantenere/ampliare i margini di incertezza (nell’interpretazione del proprio ruolo) e… “…proprio le condizioni che normalmente portano all’efficienza in situazioni particolari e specifiche producono inefficienza…” La direzione è costretta a sacrificare l’efficienza a vantaggio dell’equilibrio …e chi chiede maggiore controllo… 2. Non può che farlo con nuove norme sempre più minuziose e stringenti…

70 PARTE TERZA : La cultura e le regole della società
VALORI, NORME, ISTITUZIONI 2. IDENTITA’ E SOCIALIZZAZIONE 3. LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE 4. DEVIANZA E CRIMINALITA’ 5. SCIENZA E TECNICA 6. LA RELIGIONE

71 VALORI, NORME, ISTITUZIONI
Che cosa sono i valori? …in filosofia morale = idea di bene …in estetica = ideale di bellezza …nella filosofia della scienza = enunciati (di valore anziché di fatto) …in antropologia culturale = ciò che in una culturale è buono, giusto e apprezzabile …in economia = costo …in sociologia… 1. ORIENTAMENTI dai quali discendono i fini delle azioni umane …o per difendere qualcosa che si teme di perdere Per ottenere qualcosa che non si ha

72 VALORI, NORME, ISTITUZIONI
2. DOVER ESSERE che va al di là dell’essere, una tensione verso l’ideale e il desiderabile M. Weber, Etica protestante e spirito del capitalismo, 3. FATTI SOCIALI quali forze operanti che determinano i comportamenti Soggettivi in quanto oggetto di SCELTA I VALORI sono sempre al tempo stesso Oggettivi perché prodotti di dinamiche intersoggettive di lungo periodo

73 VALORI, NORME, ISTITUZIONI
PARTICOLARI quando sono propri di una ristretta minoranza di persone o si riferiscono a realtà peculiari Valori UNIVERSALI quando sono condivisi da una o più culture e caratteristici di vere e proprie epoche storiche VALORI PARTICOLARI MUTAMENTO SOCIALE quale spostamento nella scala dei valori VALORI UNIVERSALI

74 VALORI, NORME, ISTITUZIONI
Esempio di valori PARTICOLARI = valori della classe dominante (K. Marx, L’ideologia tedesca, ) Collegamento tra dominio materiale e dominio culturale Valori come ideologia Ideologia come falsa coscienza = quale visione distorta, non corretta della società perché pervasa da interessi di parte al contrario della coscienza autentica

75 VALORI, NORME, ISTITUZIONI
Definiscono i confini del “vivere civile” e la natura del “patto sociale” Esempio di valori UNIVERSALI PACE VITA DIGNITA’ DELLA PERSONA LIBERTA’ …ma non c’è nulla di pacifico né di irreversibile, né di graduale UGUAGLIANZA

76 VALORI, NORME, ISTITUZIONI
LA STRUTTURA DEI VALORI = A GRAPPOLO: vi è un unico valore che tiene uniti tutti gli altri che discendono dal primo 2. IN ORDINE CASUALE: quando non vi è un unico valore o sistema che tiene uniti tutti gli altri I differenti sistemi di valori possono essere tra loro IN CONFLITTO COERENTI SCARSAMENTE CONNESSI,l’uno accanto all’altro

77 VALORI, NORME, ISTITUZIONI
ARMONIA O CONFLITTO TRA VALORI possono essere Funzionalismo (es.Parsons) della SOCIETA’ teoria conflittuale (esempio Dahrendorf) dell’ INDIVIDUO Il conflitto nell’individuo si specifica in: Conflitto tra valori dissonanti Conflitto tra ruoli Conflitto tra teoria e prassi Conflitto tra coscienza individuale e coscienza collettiva

78 VALORI, NORME, ISTITUZIONI
OGGI: Pluralismo dei valori e frammentazione 2. Sganciamento dall’ancoraggio alle credenze religiose “morte dei valori” (assoluti) di Nietzsche ( ) secolarizzazione fine delle “grandi narrazioni” 3. Presentificazione dell’orizzonte di realizzazione dei valori anziché il “differimento delle gratificazioni”

79 VALORI, NORME, ISTITUZIONI
DAI VALORI ALLE NORME Che differenza c’è? Per alcuni… NORME = STRUMENTO OPERATIVO di realizzazione dei valori Per altri NORME = VINCOLI che prescrivono o vietano Ciò che è vietato = può essere in vista del fine/valore …ma non tutto ciò che è permesso è anche desiderabile

80 VALORI, NORME, ISTITUZIONI
PERCHE’ SI SEGUONO LE NORME? Per ABITUDINI MECCANICHE Per CONFORMISMO Per ESIGENZE TECNICHE regolarita’ di comportamento e garanzia per le aspettative Dalla blanda disapprovazione alla pena capitale Positive o negative 4. Perché si incontrano delle SANZIONI = NORME SOCIALI Sanzioni interne Sanzioni esterne Processo di socializzazione sanzioni quali “cartellino del prezzo da pagare” (Elster1989)

81 VALORI, NORME, ISTITUZIONI
NORME MORALI DELL’INDIVIDUO Le NORME SOCIALI che vengono INTERIORIZZATE Che un individuo interiorizzi delle norme non vuol dire che non le trasgredisca! Es. Ulisse nell’ Odissea di Omero far rispettare le norme CONTROLLO SOCIALE = meccanismo più efficace per Aiutare gli individui a difendersi dalle proprie tendenze trasgressive

82 VALORI, NORME, ISTITUZIONI
Nell’ambito di attività già costituite TIPI DI NORME Costitutive e regolative (Rawls 1967) Pongono in essere attività che non esisterebbero al di fuori delle norme stesse Sì interpretazioni Sì eccezioni Non ammettono eccezioni Non richiedono interpratazioni A volte ci accorgiamo delle norme solo quando vengono violate 2. Norme implicite ed esplicite

83 VALORI, NORME, ISTITUZIONI
3. Norme proprie di ambiti specifici o generali Es. codici professionali O codici d’onore (mafia) Leggi giuridiche quali Complesso normativo delle società Anche per le NORME come per i VALORI ci possono essere casi di ECCESSO di norme CONTRADDIZIONE CARENZA

84 VALORI, NORME, ISTITUZIONI
CARENZA = concetto di ANOMIA in Durkheim quale “condizione oggettiva della società in situazioni di crisi e di mutamenti rapidi e convulsi dove gli ordinamenti normativi non sono più in grado di incanalare i comportamenti individuali” Più libertà? Soprattutto più disorientamento… perché norma = vincolo ma anche opzione

85 VALORI, NORME, ISTITUZIONI
Dalle NORME alle ISTITUZIONI quali… “ modelli di comportamento dotati di cogenza normativa” ORGANIZZAZIONI E ISTITUZIONI a volte vengono resi sinonimi…in realtà “insieme di regole che rende possibile tale coordinamento” “insieme coordinato di risorse umane e materiali”

86 VALORI, NORME, ISTITUZIONI
Flessibile o rigido Conosciuto o meno Accettato o meno Interiorizzato o meno Intenso quanto a sanzioni o premi, etc. CRITERI DI DISTINZIONE DELLE ISTITUZIONI In base al loro grado di ISTITUZIONALIZZAZIONE (cioè al grado di cogenza dei modelli di comportamento) 2. In base alla FREQUENZA con la quale certe istituzioni compaiono in società diverse “Universali culturali” di Levy Strauss: Es: il tabù dell’incesto

87 VALORI, NORME, ISTITUZIONI
3. In base alle FUNZIONI T. Parsons (The Social System,1951): Lo SCHEMA AGIL ADATTAMENTO SCOPO (economia) (politica) LATENZA INTEGRAZIONE (cultura) (diritto)

88 VALORI, NORME, ISTITUZIONI
Tra istuituzioni e funzioni possono esserci casi di MULTIFUNZIONALITA’ ALTERNATIVE FUNZIONALI MODIFICAZIONI FUNZIONALI a vantaggio o svantaggio di una o più istituzioni

89 VALORI, NORME, ISTITUZIONI
Il CICLO DI VITA DELLE ISTITUZIONI E’ SEMPRE IL RISULTATO DELL’AGIRE DEGLI UOMINI MA… Dipende dal grado di rigidità o di flessibilità al mutamento Può essere spontaneo (inintenzionale) oppure, di contro, volontario La stessa istituzione può essere vista come “volontaria”, oppure “emergente” Es. il mercato in Occidente e nell’Europa orientale “effetto di composizione” o “effetto emergente”

90 SOCIALIZZAZIONE E IDENTITA’
Se immaginiamo la società come un corteo… …la socializzazione indica il processo mediante il quale i nuovi nati diventano membri della società… COME ? attraverso la trasmissione del patrimonio culturale di cui dispone una data società e distinguibile in Competenze sociali di base Competenze sociali specifiche

91 SOCIALIZZAZIONE E IDENTITA’
L’insieme dei processi volti ad assicurare la formazione delle competenze sociali di base è chiamata SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA …mentre l’insieme dei processi di formazione delle competenze specifiche richieste dall’esercizio dei vari ruoli sociali è detta SOCIALIZZAZIONE SECONDARIA

92 SOCIALIZZAZIONE E IDENTITA’
E il processo di socializzazione in sé? Il processo di socializzazione è definibile come il processo di interazione che si instaura tra l’individuo e il suo ambiente sociale (la cultura) attraverso il quale un individuo viene inserito in un gruppo attraverso l’apprendimento e l’interiorizzazione delle norme sociali valide all’interno gruppo stesso e in particolare delle aspettative di ruolo rivolte nei suoi confronti in quanto detentore di determinate posizioni ma soprattutto del mutamento sociale tra tradizione e innovazione in vista dell’inserimento dell’individuo in società

93 SOCIALIZZAZIONE E IDENTITA’
Erikson, 1950 Il processo di socializzazione si muove tra natura e cultura Indiani Sioux e Irochesi Allattamento e dentizione Aggressività o autocontrollo ambiente fattori sociali apprendimento ereditarietà fattori genetici innatismo istinto Pratiche di allevamento ed educazione e loro finalità …sintesi dei due momenti… Esperienze che accompagnano il ciclo di vita …che dipende molto da

94 SOCIALIZZAZIONE E IDENTITA’
Il processo di socializzazione è un processo continuo, che si svolge lungo tutto l’arco di vita dell’individuo e per questo ha natura Cumulativa dei processi di apprendimento Progressiva in termini di controllo sul processo stesso Individuo come agente della sua stessa socializzazione

95 SOCIALIZZAZIONE E IDENTITA’
LA SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA Si realizza per mezzo di 3 meccanismi fondamentali L’attaccamento affettivo La determinazione dei modelli e delle regole di comportamento La reciprocità dell’interazione

96 SOCIALIZZAZIONE E IDENTITA’
Attaccamento affettivo = possibilità di contare su un legame affettivo stabile e duraturo …consente… fiducia nell’ambiente circostante autonomia occasioni di apprendimento Sviluppo capacità comunicative e motorie

97 SOCIALIZZAZIONE E IDENTITA’
Reciprocità dell’interazione adulto-bambino Processo di socializzazione come rapporto di interazione! anziché meccanismo stimolo-risposta della teoria comportamentista Erikson: “i bambini hanno sulle loro famiglie lo stesso potere che quelle hanno su di loro”

98 SOCIALIZZAZIONE E IDENTITA’
Determinazione delle regole Basato a sua volta sul meccanismo premio-punizione = sistema di sanzioni positive e negative Anche questo meccanismo è: un rapporto e non un atto reciproco e non unilaterale comunicativo e non solo informativo carico di valenze affettive che ricondizionano il rapporto L’efficacia dipende comunque dal contesto in termini di coerenza, immediatezza, temibilità della punizione, desiderio di punire l’educatore, etc.

99 SOCIALIZZAZIONE E IDENTITA’
L’apprendimento delle norme è Formale ed esteriorizzato quando prevalgono le punizioni fisiche Sostanziale ed interiorizzato quando prevalgono le punizioni psicologiche La più compiuta interiorizzazione si ha comunque per mezzo di Sanzioni positive e affettive + “altro generalizzato” (Mead, 1934)

100 SOCIALIZZAZIONE E IDENTITA’
…Il PROCESSO DI SOCIALIZZAZIONE può essere visto anche come una successione di fasi nelle quali il soggetto sviluppa un’identità sempre più articolata e complessa attraverso La DELIMITAZIONE DELL’IDENTITA’ La SCOPERTA ED ELABORAZIONE COGNITIVA DEL MONDO SOCIALE tra dentro e fuori tra le persone tra i sessi

101 SOCIALIZZAZIONE E IDENTITA’
Così il processo di socializzazione diviene… …un processo di assorbimento di nuovi ruoli… …tramite nuove capacità per soddisfarli… …in vista dell’adeguamento al cambiare delle situazioni… …ma in forza della volontà individuale di mantenere coerente la propria identità… A sua volta il processo di formazione dell’identità comporta L’Individuazione (io) L’identificazione (noi)

102 SOCIALIZZAZIONE E IDENTITA’
Processo di socializzazione e classi sociali Serie di ricerche anni ’60, studiate da Kohn e Pearlin, in Italia e USA sulla corrispondenza tra TIPO DI LAVORO DEL PATER FAMILIAS VALORI TRASMESSI DAI GENITORI AI FIGLI e Es: classe media Indipendenza, autonomia, autocontrollo, fiducia nelle proprie possibilità, capacità di afferrare le opportunità classe operaia Conformità, ordine, obbedienza, rispetto, etc.

103 SOCIALIZZAZIONE E IDENTITA’
In particolare…con il passaggio dalla società industriale alla società industriale di massa L’autorità del padre si sbiadisce Dall’autorità all’autoritarismo Scuola di Francoforte che favorisce nei figli una personalità conformistica e autoritaria che cerca in potenze collettive esterne un sostituto alla figura paterna

104 SOCIALIZZAZIONE E IDENTITA’
dipende dai criteri di valore interiorizzati Riesman, 1953: differenza tra personalità autodiretta e personalità eterodiretta dipende dal giudizio dei pari e dai messaggi dei media

105 SOCIALIZZAZIONE E IDENTITA’
SOCIALIZZAZIONE SECONDARIA… …è quell’insieme di pratiche messe in atto dalla società che consente agli individui di assumere ed esercitare ruoli “adulti”… familiari legati alla partecipazione sociale e politica lavorativi amicali e legati al tempo libero Role set

106 SOCIALIZZAZIONE E IDENTITA’
Più che mera informazione Gli AGENTI della socializzazione SECONDARIA sono MEDIA La SCUOLA GRUPPO DEI PARI modelli di comportamento competitivi e cooperativi, gerarchici e autoritari caratteristiche oggettive di competenza norme impersonali di prestazione strutturazione della propria azione in termini di rapporto mezzi/fini non asimmetrici

107 SOCIALIZZAZIONE E IDENTITA’
Gli AGENTI intervengo in maniera coordinata e coerente oppure in maniera incompatibile e divergente? armonica Le esperienze di socializzazione possono sommarsi le une alle altre in maniera conflittuale neutralizzante E ciò rende il processo di socializzazione un processo NON LINEARE RICCO DI CONFLITTI

108 SOCIALIZZAZIONE E IDENTITA’
…il caso dei mezzi di comunicazione di massa… modelli incoerenti frammentari etereogenei tra loro spesso distonici rispetto alle altre agenzie

109 LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE
Linguaggio = la dimensione espressiva di cui è più intrisa la nostra esperienza sociale dalle origini immemorabili molto più complessa di qualsiasi altra specie Funzione cognitiva Tradizione ebraico-cristiana “Dio è verbo” 1° atto di Adamo: Dare un nome alle cose Torre di Babele 1° atto di Eva: Mangiare il frutto della conoscenza Funzione comunicativa

110 LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE
Ipotesi monogetica Origini Ipotesi poligenetica Natura innata o appresa? Il problema dei “vantaggi evolutivi” Aristotele e Cartesio = teorie della natura innata della conoscenza Lieberman (1984) e i biologi evoluzionisti …Appresa? Le “leggi di Mendel”

111 LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE
Natura appresa del linguaggio Chomsky (1968) e processi secondari di differenziazione “Grammatica universale innata” Linguaggio quale SINTESI di Componenti innate e componenti acquisite

112 LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE
“Fammi sentire come parli e ti dirò chi sei” …ovvero… La variabilità sociale del linguaggio e della comunicazione 1. L’esperienza sociale determina il linguaggio e la comunicazione 2. Il linguaggio e la comunicazione determinano l’esperienza sociale

113 LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE
1. L’esperienza sociale determina il linguaggio e la comunicazione Rapporti sociali Istuituzioni Norme Status Divisione del lavoro Stratificazione sociale Strutture di autorità Strutture di potere COME? Collocazione sociale Situazione sociale

114 LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE
Collocazione sociale: qualche esempio Linguaggio e classi sociali “l’inglese degli abitanti di New York suddivisi per classi sociali” = Pronuncia Lessico Ricchezza lessicale Livello di elaborazione grammaticale e sintattica Labov (1966) Bernestein (1971) Classi medie = codici elaborati Classi operaie = codici ristretti

115 LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE
L’elaborazione o la ristrettezza dei codici dipende da… semplicità o complessità divisione sociale del lavoro relazione specifica e locale oppure generica e diffusa tra agente e attività sociale rapporto diretto o indiretto tra significati e condizioni materiali

116 LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE
Linguaggio e differenze di genere Linguaggio e differenze spaziali espressioni toni di voce, etc. Linguaggio urbano Linguaggio contadino Linguaggio e specializzazione del sapere Più in generale… Linguaggi tecnici Linguaggi ordinari

117 LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE
Tu o Lei? La distanza sociale come asimmetria comunicativa Qualsiasi forma di differenziazione sociale che porti alla formazione di gruppi si riflette in altrettante varianti linguistiche… E qualsiasi barriera sociale è anche una barriera linguistica… La distanza sociale tra gli interlocutori è una variabile fondamentale per cogliere i fatti di comunicazione

118 LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE
Situazione sociale: qualche esempio Formalità o meno Depersonalizzazione o meno Controllo lessicale o meno Immediatezza e calo nel presente o meno Linguaggio privato e pubblico Linguaggio orale o scritto …differenza fondamentale, gli elementi METACOMUNICATIVI Simmel: “dietro la parola scritta è più facile nascondersi”

119 Linguaggio e interazione sociale
Affermazione ironica Affermazione secca e burocratica Affermazione suadente e incoraggiante Richiamo al ruolo di autorità 5.Richiamo alle qualità morali/identità dello studente 6. Invito allo scambio dei ruoli 7. Dubbi sulla qualità dello studente Linguaggio e interazione sociale Interazione face to face e modi del comunicare = Es.: 1. Caro signore, se vuole essere promosso la prossima volta deve studiare di più 2. Lei non ha studiato abbastanza, torni la prossima volta 3. La sua preparazione non è ancora sufficiente, ma sono sicuro che , se si applicherà di più, la prossima volta potrà fare meglio 4. Non posso assolutamente promuovere uno studente che mostra lacune così gravi 5. Non so con che faccia abbia avuto il coraggio di presentarsi all’esame con una preparazione così scarsa. 6. Credo che anche lei si renda conto che la sua preparazione non può essere considerata adeguata 7. Lei non ha capito niente, faccia in modo di usare meglio il cervello se vuole presentarsi una prossima volta.

120 LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE
2. Il linguaggio e la comunicazione determinano l’esperienza sociale Il caso della COMUNICAZIONE DI MASSA

121 LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE
La comunicazione di massa = “Ogni processo di produzione, trasmissione e diffusione di testi, notizie, immagini , suoni, atto a raggiungere in modo simultaneo o comunque entro brevissimo tempo un gran numero di persone separate e disperse su vasto spazio e per lo più non in rapporto tra loro”.

122 LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE
Storicamente… …accezione NEGATIVA del termine MASSA Quale realtà: Amorfa Atomizzata Passiva Manipolabile, etc. Solo eccezionalmente protagoniste Regimi totalitari XX secolo Ma pur sempre pilotate da qualcuno o qualcosa… Mercato di massa

123 LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE
Accezione negativa e TEORIA CRITICA DELLA SOCIETA’ Cultura di massa e mezzi di comunicazione quali Horkheimer e Adorno (1947) Marcuse (1964) Stumento di manipolazione In vista del profitto Strumento di controllo politico perchè?

124 LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE
Perché… No tutti i fatti diventano notizia Una volta scelti i fatti bisogna confezionare il messaggio (interpretazione) c. Molto dipende dalla ridondanza e dal grado di enfatizzazione utilizzato… Tuttavia… Non tutti i fatti che diventano notizia ci interessano Se pure ci interessano non possiamo non interpretarli (mappe cognitive) 3. Possiamo sempre scegliere a quale mezzo esporci

125 LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE
“La massa non è quindi una spugna che assorbe l’intero flusso delle notizie che le vengono propinate, ma un tessuto con trame molto differenziate che filtrano i messaggi in modi e misure diverse”. Fonti di variabilità Filtri selettivi Condizione minimale chi dice cosa attraverso quale canale a chi con quale effetto Lo schema di Lasswell (1948):

126 LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE
…in relazione alle ultime due domande… POLITICA: Personalizzazione della competizione A chi? Con quali effetti? PUBBLICITA’: Scelte di acquisto di consumo, di stile di vita, di status… Importanza delle reti di relazione e non pubblico di individui atomizzati Katz e Lazarsfeld, 1955: Two steps flow of communication


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