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Tramite suoi emissari, il presbitero Luciano invia cibo a Montano e Lucio che si trovano in prigione e che erano a digiuno già da due giorni. Spesso la.

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Presentazione sul tema: "Tramite suoi emissari, il presbitero Luciano invia cibo a Montano e Lucio che si trovano in prigione e che erano a digiuno già da due giorni. Spesso la."— Transcript della presentazione:

1 Tramite suoi emissari, il presbitero Luciano invia cibo a Montano e Lucio che si trovano in prigione e che erano a digiuno già da due giorni. Spesso la possibilità di visitare i car­cerati dipendeva dall’arbitrio dei graduati militari. 3. Cfr. Passione dei santi Montano e Lucio 9.

2 Nella Passione di Perpetua e Felicita è solo dopo forti rimostranze che il tribuno diede ordine ai carcerieri di trattare più umanamente i prigionieri e fu consentito ai fratelli... di avvicinarli e di pranzare con loro 4. 4. Passione di Perpetua e Felicita 16,4, in Atti dei martiri, a cura di G. Chiarini, G. A. A. Kortekaas, G. Lanata e S. Ronchey, Fondazione Lorenzo Valla-Mon­dadori, s.l. 1987, p. 139.

3 Spes­so solo attraverso doni e denaro passato alle guardie di­veniva possibile visitare i detenuti.

4 Tertulliano (secon­da metà del il secolo-prima metà del III secolo) attesta che nelle comunità cristiane è usuale fare collette per destinare il denaro raccolto per nutrire i poveri e sep­pellirli, per i bambini e le bambine rimasti privi di mez­zi e di genitori, per i servitori e parimenti per i naufra­ghi e per... i condannati nelle miniere, nelle isole o nelle prigioni 5. 5. Tertulliano, Apologetico 39,6, in Id., Opere apologetiche, a cura di C. More­schini e P. Podolak, Città Nuova, Roma Zoo6, p. 299.

5 Anche Cipriano (III secolo), vescovo di Cartagine, testimonia nelle sue Lettere l’usanza di raccogliere fondi da destinare ai fratelli nella fede fini­ti in carcere.

6 Dall’antichità fino ai nostri giorni le carceri sono quel luogo infernale che a volte è divenuto luogo di mani­festazione della grazia e della misericordia di Dio in ma­niera assolutamente sorprendente.

7 Chi ne vuole avere un esempio legga lo splendido libro dell’archimandri­ta Spiridone, Le mie missioni in Siberia.

8 I racconti de­gli incontri del prete e monaco ortodosso russo Spiri­done con i detenuti in prigioni siberiane tra il 1896 e il 1906, sono un vero magistero di compassione e una narrazione della potenza della grazia di Dio che si fa strada anche nei cuori dei più incalliti delinquenti 6. 6. Cfr. Archimandrita Spiridone, Le mie missioni in Siberia. Cose viste e vissute, Gribaudi, Torino 1982; cfr. anche S. Merlo, Una vita per gli ultimi. Le missioni del­ l’archimandrita Spiridone, Qiqajon, Bose 2008.

9 Visitare i carcerati oggi Visitare i carcerati ha ancora oggi un primo ed elementare significato: farsi presenti a chi vive in prigio­ne.

10 La popolazione carceraria è formata in gran parte da poveri, emarginati, stranieri immigrati, tossicodipendenti: diversi di questi non hanno nessuno, non han­no persone che li vadano a visitare e dunque nessuno con cui parlare e da cui farsi ascoltare, ai cui occhi sapere di contare qualcosa.

11 La perdita della libertà, la so­litudine affettiva e sessuale, l’assenza di vita sociale, la prospettiva di rimanere a lungo in carcere, spesso in­ducono atteggiamenti di perdita di interesse per la vi­ta, provocano abbrutimento o tentazioni suicide.

12 Stret­to tra disperazione e rivolta, il carcerato ha bisogno di un volto che lo ascolti e gli parli, gli faccia sapere con la sua presenza e la sua accoglienza che egli è più gran­de degli atti che ha commesso e che a essi non è riduci­bile.

13 Il contatto epistolare è particolarmente utile e importante.

14 Chi visita un carcerato e instaura con lui una relazio­ne che dura nel tempo, si trova confrontato spesso con una persona in grave crisi “spirituale”, dove spiritua­le si riferisce al senso dell’esistenza.

15 Il dialogo sarà dunque un cammino comune verso un senso possibile, cam­mino che per il carcerato spesso comporta di mettere ordine nel rapporto con il tempo che la colpa commes­sa può aver turbato o distrutto.

16 Occorre imparare a guar­dare al passato senza restare ostaggio della colpa com­messa o preda del rimorso; si tratta di assumere il pre­sente così com’è, con le sue costrizioni e limitazioni; è importante volgersi al futuro confrontandosi realisti­camente con l’attesa del giudizio, la durata della pe­na, il momento spesso critico dell’uscita di prigione.

17 Nel tempo chiuso, in quel non tempo in cui la prigione, qua­le istituzione totale, sprofonda il detenuto, si tratta di aiutare il carcerato a cogliersi nella dimensione tempo­rale perché solo così egli può ricostruire l’immagine di sé abbattuta dalla colpa e depressa dalla pena.

18 Aiutarlo a guardare in faccia il male commesso può far sì che il periodo di detenzione diventi un tempo di liberazione interiore e di riconciliazione con se stesso.

19 La testimonianza di diversi cappellani delle carceri mostra che ef­fettivamente a volte il periodo di detenzione può diventare occasione di comprensione rinnovata di sé, non certo a motivo dei mezzi che il carcere metterebbe a disposizione, ma a motivo delle rotture e delle crisi che la prigionia provoca.

20 Certamente, si tratta di in­fondere fiducia nel carcerato, aiutandolo a non dispe­rare e a non lasciarsi andare (cosa che può facilmente succedere a chi si sente gettato in quelle pattumiere della società che sono le prigioni), a non abdicare alla propria umanità.

21 Ovviamente una pastorale che presti attenzione ai carcerati dovrà volgersi anche ai familiari del carcera­to, fornire aiuto e sostegno alle famiglie, assicurarsi che esse conoscano le forme di assistenza di cui hanno di­ritto e ne usufruiscano...

22 Le forme di presenza cristia­na nelle carceri sono molteplici e creative.

23 Certo, il la­voro di assistenza e di prossimità ai carcerati, insom­ma il “visitare i carcerati”, non può essere scisso da un lavoro politico e da una riflessione che, in nome della dignità dell’uomo e dei diritti umani, cerchi di intra­ vedere forme di pena che non privino della libertà ma che prevedano atti di riparazione.


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