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Fatti stilizzati nel settore della chimica in Italia ANALISI DEL SETTORE CHIMICO ITALIANO Federico Anagni Luca Melandri Andrea Sperati Alberto Ronco.

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1 Fatti stilizzati nel settore della chimica in Italia ANALISI DEL SETTORE CHIMICO ITALIANO Federico Anagni Luca Melandri Andrea Sperati Alberto Ronco

2 Di cosa parleremo? ANALISI DEL SETTORE “Ciclo di vita” del settore Impatto delle imprese sull’occupazione in base alla dimensione delle imprese Impatto delle imprese sul fatturato in base alla dimensione delle imprese La risposta alla crisi del settore chimico

3 PERCHÉ IL SETTORE CHIMICO?

4 Perché il settore della chimica?

5 La storia del settore chimico La chimica è la scienza che studia i processi mediante i quali le sostanze subiscono trasformazioni. L’industria chimica si pone come obiettivo l’acquisizione di conoscenze scientifiche al fine di attivare, attraverso l’attività di ricerca e innovazione, la trasformazione di queste conoscenze in tecnologie in prodotti finiti in grado di contribuire al miglioramento del benessere sociale. L’industria chimica si sviluppa in Italia con molto ritardo rispetto ad altri paesi a causa della poca importanza attribuita al settore in passato. Con lo sviluppo delle conoscenze il settore ha goduto di una notevole crescita fino ad ampliarsi pienamente durante i conflitti economici e militari del XX secolo. La combinazione fra scienza, chimica ed industria, permette di dimostrare come sia possibile ottenere diversi prodotti finiti con l’utilizzo di materie prime date e come gli stessi prodotti possano essere rigenerati anche con l’ausilio di materie prime differenti. Risulta quindi necessario operare delle scelte giuste sulla tipologia di processo industriale da seguire affinchè si possa ottenere un determinato prodotto, tali scelte devono essere ponderate su vari fattori, tra cui il fattore economico, il fattore della sicurezza e il fattore ambientale.

6 MICRO – SETTORI Chimica di base Materie plastiche Gas naturali Fertilizzanti Agrofarmaci Pitture vernici e adesivi Detersivi e cosmetici Altre specialità chimiche

7 Il ruolo del pubblico nel settore chimico DURANTE IL CORSO SVOLTO IN CLASSE SPESSO ABBIAMO PARLATO DELL’INEFFICIENZA DELLA PARTECIPAZIONE PUBBLICA NEI SETTORI. VALE ANCHE NEL SETTORE DELLA CHIMICA? A partire dalla metà degli anni Sessanta, il destino dell’elevato potenziale del settore fu segnato da una spartizione di quote private e quote pubbliche, con un aumento di barriere all’entrate. RISULTATI? Questa presunta «alleanza» fra capitale pubblico e capitale privato finì con uno dei peggiori scandali della storia italiana, perché la cessione della totalità delle attività chimiche della Montedison all’ENI (per una cifra enorme) fu accompagnata da una serie di gravissimi episodi di corruzione a livello giudiziario e politico. Realizzando gravi perdite di competenze e nuovi orientamenti strategici che penalizzarono pesantemente la ricerca, e tutti i risultati del settore. Dopo la «morte» della Montedison, si presumeva la morte del settore chimico ma non fu così, il settore tornò ad essere quasi totalmente a partecipazione privata riconquistando efficienza e competizione anche a livello internazionale.

8 Tipologia di mercato INDICI CONCENTRAZIONE : 1.RAPPORTO DI CONCENTRAZIONE (C4, C8) 2.HERFINDAL-HIRSCHMAN (HHI) Andando ad esaminare gli indici di concentrazione possiamo riscontrare delle informazioni riguardo la struttura di mercato del settore chimico. I dati manifestano una struttura di mercato non particolarmente concentrata, dovuto al tipico fenomeno italiano di massiccia presenza di imprese piccole, se non micro.

9 Indici di Concentrazione Ragione socialePartita IVA TOT. VAL. DELLA PRODUZIONE migl EUR Ultimo anno disp. 1. VERSALIS S.P.A.01768800748 € 4.301.000,00000 2. BASELL POLIOLEFINE ITALIA S.R.L.11531310156 € 1.095.295,46700 3. HENKEL ITALIA S.R.L.00100960608 € 970.057,44600 4. INFINEUM ITALIA SOCIETA' A RESPONSABILITA' LIMITATA 12640380155 € 889.496,31100 5. L'OREAL ITALIA S.P.A.00471270017 € 878.464,33300 6. ECOFUEL S.P.A.09788620152 € 634.873,00000 7. AQUAFIL S.P.A.00123150229 € 604.572,76200 8. RECKITT BENCKISER ITALIA SPA13208180151 € 562.084,34500 9. POLYNT S.P.A.04902660960 € 554.129,00000 10. DOW ITALIA DIVISIONE COMMERCIALE S.R.L.13351750156 € 516.333,42200 Fonte: Aida

10 Indici di Concentrazione

11 Ciclo di vita del settore chimico TRACCIATO RECORD Per le variabili rappresentate: REG = registrate; ATT = attive; ISC = iscritte; CES = cessate; VAR = variazione; TOT= totale; ER = tasso di entrata; XR = tasso di uscita Fonte: Rielaborazione personale, dati Movimprese – Infocamere AnnoREGTOTATTTOTISCTOTVARTOTERXRCESSTOT Tasso di Entrata Netto Sopravvissute Tasso sopravvivenza 200012011821422434 420 2001118048007174211,43%3,45%402-2,02%781295% 2002111747854135-3321,12%3,35%433-2,22%757495% 20031110177661741021,47%3,67%349-2,19%750596% 2004107207376112-1121,00%3,12%381-2,12%738595% 2005105527266113841,02%3,43%365-2,41%701195% 20061046672281081521,01%3,40%346-2,40%692095% 20071013570471181111,12%3,28%560-2,16%666892% 2008989575641192611,14%5,35%620-4,21%642791% 200984516433961080,95%6,12%353-5,17%721195% 201083116371941561,09%4,10%390-3,01%604394% 201181006301861261,02%4,61%423-3,60%594893% 20127901617876940,91%5,09%369-4,18%593294% 201377816071901101,11%4,56%320-3,44%585895% 201476895981601180,76%4,05%269-3,29%580296%

12 Ciclo di vita del settore chimico Andando ad esaminare il settore chimico in particolare tramite il numero totale di imprese, tasso di entrata, tasso di uscita e il turnover è possibile ricondurre questi dati alla posizione del ciclo di vita del settore stesso. Si riscontrano per tutti gli anni in cui è stata effettuata l’analisi : -Numero di imprese totali decrescente -Tasso di entrata minore del tasso di uscita in ogni periodo esaminato Fonte: Rielaborazione personale, dati Movimprese - Inforcamere

13 Ciclo di vita Il fatto che i tassi di entrata non siano particolarmente elevati conferma che il settore chimico in Italia non si trova in una delle fasi iniziali del ciclo di vita dei settori (Gort and Klepper), bensì in una fase avanzata, presumibilmente in una fase di aggiustamento o maturità. Fase iniziale Take off Assesta mento Aggiust amento Maturità Fonte: Immagine web

14 Entrata e Uscita Fonte: Rielaborazione personale, Dati movimprese - infocamere

15 Fatti stilizzati su entrata e uscita del settore chimico italiano L’entrata è un’attività rischiosa. Questo è testimoniato da un tasso di entrata netto (tasso di entrata – tasso di uscita) negativo in tutti gli anni di analisi  il numero delle imprese che entrano è minore di quelle che escono L’entrata NON è un fenomeno comune (i tassi di uscita sono maggiori rispetto ai tassi di entrata) e i tassi di entrata sono piuttosto bassi. I tassi di entrata sembrano correlati positivamente con i tassi di uscita in generale. Nello specifico notiamo questo andamento tra il 2000 e il 2006 (al crescere del Entry Rate si determina un aumento del Exit Rate e viceversa), anche se in modo non particolarmente significativo. Come ci aspettavamo, dal 2008 i tassi di uscita crescono in modo esponenziale raggiungendo il picco nel 2008-2009 appunto. Le possibili motivazioni sono l’inizio della Grande Recessione (o Crisi finanziaria) e il cambio di classificazione Ateco nel 2007. In ogni caso questo trend negativo tuttavia sembra smorzarsi con il tempo fino a raggiungere i livelli pre-crisi.

16 Il settore chimico italiano in che modo ha risentito della crisi? Come ha risposto alla crisi? LE NOSTRE DOMANDE

17 Occupazione nell’industria chimica In Italia la chimica impiega circa 110 mila addetti pari a circa il 10% dell’occupazione del settore chimico europeo. C’è da aggiungere inoltre che ad ogni posto di lavoro nella chimica corrispondono quasi due posti di lavoro attivati attraverso acquisti (diretti e indiretti) e investimenti. Tra il 2000 e il 2011 l’occupazione nel settore chimico è calata di circa il 15%, senza considerare la distorsione dovuta in seguito ad una modifica della classificazione, un andamento comunque in linea con la media europea. In parte il calo riflette l’esternalizzazione di alcune attività̀ presso società di servizi specializzate. Inoltre la chimica si caratterizza e si distingue per l’elevato livello di qualifica dei suoi lavoratori: dirigenti, quadri e direttivi rappresentano il 32% degli addetti. Il mix professionale si è via via spostato verso qualifiche più elevate: la quota di dirigenti e quadri è cresciuta del 3% tra il 2000 e il 2012, quella dei direttivi del 2%. Inoltre, a fronte del calo del 5% degli operai non specializzati, l’impiego di operai specializzati è aumentato del 2%. È utile sottolineare come l’industria chimica investa fortemente nella formazione dei suoi lavoratori: ogni anno il 39% dei dipendenti partecipa ad almeno un corso di formazione contro una media dell’industria pari al 25%. Nella chimica la presenza di laureati, pari al 19% degli addetti, è quasi doppia rispetto alla media industriale (10%). Oltre la metà dei laureati possiede una laurea in materie scientifiche. Al fine di innalzare il suo patrimonio di conoscenze e il contenuto tecnologico dei prodotti, la chimica si rivolge sempre di più ai laureati: la loro incidenza sulle nuove assunzioni (26%) è infatti superiore a quella sul totale degli addetti (19%) e si conferma quasi doppia rispetto alla media dell’industria (14%). La presenza di laureati risulta tuttavia inferiore del 7% rispetto alla chimica europea. Grafico Numero Dipendenti – Fonte: Rielaborazione personale, dati Istat

18 Occupazione nell’industria chimica In Italia sono presenti diversi e importanti poli chimici. Tuttavia, la distribuzione dell’occupazione chimica nelle regioni italiane evidenzia che in Italia assumono grande rilevanza anche tessuti produttivi non localizzati intorno ai poli chimici a causa della forte presenza della chimica fine e specialistica. Questa, diversamente dalla chimica di base, non si caratterizza per le elevate economie di scala e, di conseguenza, non richiede necessariamente grandi impianti. Per quanto riguarda la distribuzione geografica dell’occupazione settoriale chimica in Italia, quest’ultima si concentra per il 76% nel Nord Italia ed addirittura la Lombardia conta per il 40%. Questa evidenza empirica si manifesta in generale per l’intera industria manifatturiera italiana, localizzata in Lombardia (24% in termini di addetti). Tuttavia, tale dato è notevolmente ampliato con riferimento alla chimica (40%). In effetti la Lombardia ha una vera e propria vocazione nei confronti della chimica. Nella regione esistono, le condizioni ottimali per lo sviluppo di attività sofisticate e ad alto contenuto tecnologico, in particolare un network efficiente tra le imprese del settore e altri attori quali le Università e le imprese di servizi avanzati e di impiantistica.

19 Relazione tra dimensione d’impresa ed occupazione Ma la domanda che ora ci poniamo è in che modo la dimensione delle imprese nel settore chimico incide sull’occupazione? 0-910-1920-4950-249oltre 250Totale 20027460102031906454916107493199136 Numero dipendenti 41048526465141396255 Numero imprese 20037221104461813352766106204194770 38488776105061425983 20047213102811851052987102505191496 37438416175031435847 20057498102661768654449100424190323 37098575975121375812 2006718810265185365445198980189420 36548676235101375791 2007704910465190655371296248186539 35378826155091355678 200863029256159933889943442113892 2943764540378724697 200959789396156383734641156109514 2817764528367714547 201059499588152973758638810107230 2824780524368674563 201162988734160783855537120106785 2835769524373614562 201262988734160783855537120106785 2761711537366614436 Fonte: Rielaborazione personale, dati Istat

20 Relazione tra dimensione d’impresa ed occupazione L’Italia è il Paese con il maggior numero di PMI, specialmente concentrate nella chimica fine e specialistica, ma la vera caratteristica italiana non è questa ma la carenza di strutture medio-grandi. Le ragioni della forte presenza delle PMI sono diverse: alcune di tipo generale connesse alle caratteristiche del nostro Sistema Paese (forte imprenditorialità, creatività delle risorse umane, caratteristiche del sistema industriale); altre sono più specifiche, perché connesse alle caratteristiche del mercato di riferimento (elevata numerosità degli utilizzatori di piccole dimensioni e conseguente necessità di adattamento alle singole esigenze). Numero Dipendenti Numero imprese Il 90% circa delle PMI che compongono il settore assorbono circa il 64% del numero di dipendenti. Questo ci dimostra come le PMI abbiano comunque un buon impatto in termini occupazionali all’interno del settore. Fonte: Rielaborazione personale, dati Istat

21 Relazione tra dimensione d’impresa e fatturato L’analisi è improntata principalmente ad esaminare l’impatto delle micro, piccole, medie e grandi imprese in termini di fatturato totale nel settore. Per definire la dimensione delle imprese utilizzeremo il numero di dipendenti, utilizzeremo la seguente scomposizione per la classificazione dimensionale delle imprese : Tra i 0-9 dipendenti = Micro imprese Tra 10-19 e 20-49 dipendenti = Piccole imprese Tra 50-249 = Medio-Grandi imprese Oltre 250 dipendenti = Grandi imprese Fonte dati :

22 Relazione tra dimensione d’impresa e fatturato Classe di addetti 0-9 10-1920-4949-250oltre 250totale 2002 41048526465141396255 Numero imprese € 2.192.440,00 € 2.475.162,00 € 5.796.694,00 € 20.040.111,00 € 41.266.425,00 € 71.770.832,00 Fatturato 2003 38488776105061425983 € 1.845.441,00 € 2.648.874,00 € 5.915.227,00 € 18.864.721,00 € 40.315.594,00 € 69.589.857,00 2004 37438416175031435847 € 2.071.423,00 € 2.828.012,00 € 5.801.577,00 € 20.256.866,00 € 40.894.336,00 € 71.852.214,00 2005 37098575975121375812 € 1.846.560,00 € 2.370.153,00 € 5.695.210,00 € 21.775.125,00 € 43.152.394,00 € 74.839.442,00 2006 36548676235101375791 € 2.044.490,00 € 3.160.181,00 € 6.559.348,00 € 23.159.893,00 € 44.900.813,00 € 79.824.725,00 2007 35378826155091355678 € 2.010.863,00 € 3.000.797,00 € 7.227.950,00 € 22.318.124,00 € 44.612.311,00 € 79.170.045,00 2008 2943764540378724697 € 1.959.334,00 € 3.152.149,00 € 6.105.041,00 € 18.987.587,00 € 23.552.986,00 € 53.757.097,00 2009 2817764528367714547 € 1.499.822,00 € 2.830.471,00 € 4.714.988,00 € 15.633.209,00 € 16.213.276,00 € 40.891.766,00 2010 2824780524368674563 € 1.842.756,00 € 3.537.393,00 € 5.862.938,00 € 17.367.725,00 € 19.753.219,00 € 48.364.031,00 2011 2835769524373614562 € 1.602.345,00 € 3.352.785,00 € 7.196.430,00 € 18.344.867,00 € 20.850.799,00 € 51.347.226,00 2012 2761711537366614436 € 2.103.789,00 € 3.042.180,00 € 7.688.612,00 € 19.194.513,00 € 21.359.004,00 € 53.388.098,00 Aggregato 33438155784461065288 Numero di imprese medio 2002-2012 € 1.910.842,09 € 2.945.287,00 € 6.233.092,27 € 19.631.158,27 € 32.442.832,45 € 63.163.212,09 Fatturato medio *Fatturato in migliaia di euro Fonte: Rielaborazione personale, dati Istat

23 Relazione tra dimensione d’impresa e fatturato Per analizzare l’andamento delle relazione tra dimensione d’impresa e fatturato, i dati sono stati aggregati a livello triennale e per l’intero periodo Anni di riferimento dell’analisi : 2002-2012 Fonte: Rielaborazione personale, dati Istat

24 Nei grafici precedenti avremo quindi 2 serie di dati: Serie 1= Numero di imprese Serie 2= Fatturato Dai grafici è possibile osservare in ogni periodo (triennio) una consistente presenza del numero di PMI (piccole-medie imprese). Questo fatto riflette esattamente quella che è la composizione dimensionale in Italia dei settori che compongono la manifattura. Tuttavia relazionando il numero di imprese al fatturato emerge che le micro e le medio-piccole imprese, nonostante rappresentino una percentuale estremamente rilevante del settore sono sovrastate in termini di fatturato dalle poche grandi imprese che compongono il settore.

25 Quindi andando ad esaminare a livello aggregato, facendo una media dell’intero campione di dati a disposizione riscontriamo lo stesso effetto descritto precedentemente, nel quale quindi il 97% circa delle PMI che compongono il settore possiedono circa il 47% del fatturato totale del settore chimico, contro il rimanente 3% di imprese grandi che possiede circa il 53 % del fatturato totale del settore chimico. Fonte: Rielaborazione personale, dati Istat

26 Variazione dimensione e fatturato 0-9 10-19 20-49 50-249Oltre 250Tot 2002/2003 -6%3%-6%-2%2%-4%Numero imprese -16%7%2%-6%-2%-3%Fatturato 2003/2004 -3%-4%1%-1%1%-2% 12%7%-2%7%1%3% 2004/2005 -1%2%-3%2%-4%-1% -11%-16%-2%7%6%4% 2005/2006 -1%1%4%-0,39%0%-0,36% 11%33%15%6%4%7% 2006/2007 -3%2%-1%0%-1%-2% -5%10%-4%-1% 2007/2008 -17%-13%-12%-26%-47%-17% -3%5%-16%-15%-47%-32% 2008/2009 -4%0%-2%-3%-1%-3% -23%-10%-23%-18%-31%-24% 2009/2010 0%2%-1%0%-6%0% 23%25%24%11%22%18% 2010/2011 0%-1%0%1%-9%0% -13%-5%23%6% 2011/2012 -3%-8%2%-2%0%-3% 31%-9%7%5%2%4% Dal 2002- 2012 -16%7%2%-6%-2%-3% 31%-9%7%5%2%4% Andando ad esaminare la serie di variazione anno per anno intervenuto sia in termini di numero di imprese che in termini di fatturato è possibile effettuare alcune considerazioni. Tra questi dati risaltano particolarmente all’occhio gli anni evidenziati in tabella. Nel periodo dal 2007 e il 2008 si concentrano delle accentuate variazioni sia in termini di numero di imprese sia in termini di fatturato. Tuttavia queste variazione sono in larga misura spiegate dalla modifica delle classificazione applicata, la quale nella modalità precedente prevedeva al proprio interno anche la “fabbricazione di fibre sintetiche”, oltre alla “fabbricazione di prodotti chimici”. Di conseguenza, otteniamo delle variazioni in qualche modo distorte dovute a questo cambiamento. Al contrario, nel periodo successivo assistiamo a modifiche percentuali piuttosto negative, in questo caso però sono frutto presumibilmente della crisi aziendale che ha colpito il settore in quegli anni. Tuttavia come dimostrano i dati nell’anno successivo assistiamo ad una vera e propria rinascita e pronta ripresa del settore. Perché? Fonte: Rielaborazione personale, dati Istat

27 La risposta della chimica alla crisi Come dimostrano i grafici, anche il settore chimico, come tutti i settori della manifattura, ha risentito della forte crisi del 2008 in termini di fatturato e numero di imprese, anche se in misura meno rilevante. Grazie a un posizionamento più solido in termini di tecnologia e presenza internazionale, la chimica ha resistito alla crisi meglio di molti altri settori industriali senza compromettere irrimediabilmente la sua capacità di crescita di medio termine. Come confermano le analisi da molti studi, le risposte della chimica alla crisi sono: 1)Una forte crescita dell’export Fonte: Rielaborazione personale, dati Federchimica

28 Export Negli ultimi anni l’industria chimica italiana ha risultato possedere un buon andamento dell’export in modo da acquisire un buon posizionamento competitivo, nonostante un contesto non del tutto favorevole sotto certi punti di vista. L’Italia nel periodo tra 2010-2014 ha aumentato il suo export del 16%, scavalcando molti altri paesi europei e tenendosi in linea con la Germania (17%) e dietro soltanto alla Spagna (26%). Abbiamo visto come l’orientamento al mercato estero abbia avuto sia una forte diffusione in termini di incidenza sul fatturato aumentando del 14% in un decennio, sia in termini di numero di imprese esportatrici (come visto nel grafico precedente) con una percentuale di imprese esportatrici pare al 43% (esattamente il doppio rispetto al dato aggregato riferito al settore manifatturiero). Gran parte delle imprese chimiche hanno ridotto la propria dipendenza dal mercato interno.

29 2) Investimenti in ricerca e innovazione, la chiave di volta nella vittoria sulla crisi. In effetti negli anni Duemila le imprese di chimica fine e specialistica hanno intensificato il loro impegno nella ricerca e innovazione. Questo è testimoniato dall’aumento, tra il 2000 e il 2010, non solo della quota di imprese innovative (+10%), ma anche di imprese con attività di R&S (+9%). Tutto ciò è dimostrato soprattutto dal fatto che le spese di innovazione sfiorano i 950 milioni di euro (11,5% del valore aggiunto) e gli addetti dedicati alla ricerca sono quasi 5.000: si tratta di un’incidenza sull’occupazione chimica pari al 4,1%, più del doppio rispetto all’industria manifatturiera (1,7%). Questa vivacità emerge nel confronto europeo dove l’Italia è seconda solo alla Germania per numerosità di imprese chimiche attive nella ricerca. Innovazione e R&S Fonte: Rielaborazione personale, dati Federchimica

30 Nel settore chimico italiano riscontriamo una tendenza sempre più marcata a sviluppare un’innovazione basata sull’esperienza, sulla conoscenza del mercato e sulla creatività, piuttosto che sulla ricerca strutturata. Una spiegazione a questo fenomeno potrebbe essere data dalla massiccia presenza di imprese di piccole dimensioni. Queste imprese sono condizionate dalla loro dimensione e sono limitate in termini di risorse finanziarie, competenze e strumentazioni. Nonostante ciò il dato a livello aggregato ci mostra come le imprese abbiamo cercato di reagire innalzando il contenuto tecnologico nei prodotti attraverso una spesa maggiore nella ricerca. Le spese per la ricerca possono essere suddivise : Spese intra-muros Spese extra-muros Innovazione e R&S

31 Settore chimicoManifatturiero spesa per ricerca e sviluppo svolta al proprio interno (R&S intra-muros) Quota di spesa di ReS svolta al proprio interno in relazione al settore minifatturiero Spese (in migliaia di euro) € 349.213,00 € 7.008.790,005% spesa per l'acquisizione di servizi di ricerca e sviluppo (R&Sextra-muros) Quota di spesa per l'acquisizione di ReS in relazione al settore minifatturiero Spese (in migliaia di euro ) € 125.472,00 € 1.530.561,008% Dai dati Istat emerge una spesa in ReS che si concentra in particolar modo nelle spese intra-muros, nonostante debba essere sottolineata un’ampia crescita delle spese extra-muros (+14%), in particolare negli ultimi anni. Inoltre, sempre più imprese trovano nella collaborazione con soggetti esterni un’opportunità per integrare un patrimonio di competenze e attrezzature necessariamente limitato: la chimica è il settore italiano con la quota più alta di imprese che collaborano con università e centri di ricerca (11% contro 2% della media industriale). Fonte: Rielaborazione personale, dati Istat

32 L’importanza della chimica sulla manifattura Spesso non si percepisce il valore della chimica perché normalmente non si utilizzano direttamente i suoi prodotti, eppure la chimica pervade tutti gli aspetti della vita: dal tempo libero alla mobilità, dalla comunicazione all’igiene e salute. In effetti, tutti i prodotti di uso comune esistono e hanno costi accessibili proprio grazie alla chimica. Per queste sue caratteristiche, l’industria chimica ha un ruolo centrale nel soddisfare i bisogni di una parte sempre più ampia della popolazione mondiale che sta conquistando o migliorando il suo benessere. I prodotti chimici sono essenzialmente beni intermedi che trovano impiego in tutte le attività economiche e, in particolare, nell’industria. La chimica, trasferendo ai settori utilizzatori la tecnologia e innovazione incorporata nei suoi prodotti, sostiene la competitività dell’industria, genera e difende tanti posti di lavoro, in Italia e in Europa. È fatto di chimica il 14% del valore di un’automobile o di una cucina, il 25% di un divano o di una scarpa, il 30% di un elettrodomestico o di un attrezzo sportivo, quasi la metà di un paio di occhiali, il 100% di una vernice, un cosmetico o un farmaco. In generale, il 26% del made in Italy è fatto di chimica. L’industria chimica è dappertutto e rappresenta il cuore tecnologico alla base del successo del made in Italy nel mondo, contribuendo a mantenere in Italia una base produttiva ampia.

33 Conclusioni Le imprese del settore chimico in Italia stanno facendo il massimo per superare questo periodo di forte crisi attraverso i migliori mezzi disponibili: investimenti in ricerca e tendenza all’innovazione. Questo forte impegno non si ferma nemmeno davanti ai sistematici ostacoli strutturali (burocrazia, rigidità del mercato del lavoro, regolamentazione). In un mercato globalizzato e competitivo le risposte del settore chimico, innovazione, sostenibilià ed export, sembrano essere uno dei possibili modi per una ripresa ed evoluzione di tutto il manifatturiero italiano.

34 Fonti: Aida Movimprese – InfoCamere ISTAT Federchimica Il Sole 24 Ore

35 GRAZIE PER LA CORTESE ATTENZIONE


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