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L'arte come strategia educativa LE PAROLE CHIAVE.

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Presentazione sul tema: "L'arte come strategia educativa LE PAROLE CHIAVE."— Transcript della presentazione:

1 L'arte come strategia educativa LE PAROLE CHIAVE

2 L'EDUCAZIONE ARTISTICA COME SPAZIO PER L'ESPERIENZA CULTURALE “Per comprendere l'estetico nelle sue forme ultime e provate, bisogna cominciare dallo stato greggio: dai fatti e dalle scene che attraggono l'attenzione dell'occhio e dell'orecchio dell'uomo, suscitando il suo interesse e procurandogli godimento, allorché guarda e ascolta.” John Dewey, Arte come esperienza e altri scritti, Firenze, La Nuova Italia, 1995

3 BRUNO MUNARI Milano 1907-1988, pittore, designer e sperimentatore di nuove forme d’arte, ha dato un contributo e un insegnamento fondamentali al design in Italia e nel mondo..

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5 5 1 SEMPLIFICARE PAROLE CHIAVE

6 6 1935 di Matisse Uno splendido esempio di questa capacità di togliere, che non è comunque d’ostacolo al riconoscimento (tutt’altro) è la face de femme del 1935 di Matisse. Pochi tratti essenziali sono sufficienti per far scattare la nostra capacità di classificare correttamente questa figura e di interpretarla come faremmo con una fotografia ben più ricca di dettagli. La percezione è selettiva Anche l’apprendimento lo è. Henri Matisse

7 7 ” Tutti sono in grado di complicare, pochi sono in grado di semplificare. Per semplificare bisogna saper togliere e per togliere bisogna sapere cosa c’è da togliere”. E’ molto più difficile semplificare che complicare. E’ molto più difficile togliere che aggiungere. E’ molto più difficile procedere per intersezioni e per incastro che per sommatoria. Per sapere cosa togliere e perché bisogna disporre di un PROGETTO ben definito e dagli obiettivi chiari. Bruno Munari LA PRIORITÀ FONDAMENTALE

8 2 OPERATIVIZZARE: ALLEANZA TRA SAPERE E SAPER FARE PAROLE CHIAVE

9 Dimensione operativa della conoscenza Spostare l’attenzione da nozioni  a PROBLEMI, PROGETTI, e ai concetti e alle informazioni necessari per inquadrarli, elaborarli e risolverli Inscindibilità: PROGETTO, AZIONE e CONOSCENZA e viceversa. PBL : Il Problem Based learning

10 Il Problem-Based Learning (PBL, Barrows,1992; Woods,1994) la pratica alla teoria PBL (apprendimento basato su un problema metodo) Centrato sull'allievo (learner-centered) Stimola il senso della scoperta Affronta un problema "autentico", (simile ad un problema che gli allievi potrebbero realmente affrontare in futuro). Sfrutta la motivazione.

11 I vantaggi del PBL 1.migliore ritenzione delle conoscenze nel tempo; 2.migliore tranfert; 3.migliore integrazione conoscitiva; 4.aumento delle capacità di cercare informazioni, comunicare in gruppo, affrontare i problemi; 5.aumento della motivazione e dell'interesse; 6.aumento delle interazioni tra allievi e con il tutor, 7. miglioramento delle cosiddette competenze Trasversali " (di cittadinanza), tra cui la più importante “ imparare ad imparare » strettamente legata al "

12 3 LABORATORIO E CLIMA DI LABORATORIO PAROLE CHIAVE

13 LINGUAGGI DEL CORPO E LINGUAGGI DELLA MENTE Esigenza di una NUOVA ALLEANZA tra: LINGUAGGI DEL CORPO, orientati verso l’esperienza, l’attività di laboratorio, la sperimentazione, la pratica, l’applicazione; LINGUAGGI DELLA MENTE, orientati verso la padronanza degli STRUMENTI PER PENSARE. Solo da questa ALLEANZA può scaturire un corretto approccio verso l’insegnamento, il cui apprendimento implica che lo studente sia attivo non solo con le MANI, ma anche con la TESTA, e che abbia una TESTA BEN FATTA.

14 Le due debolezze da convertire in un’unica fortezza sono i problemi e gli strumenti necessari per affrontarli. Il cuore di una didattica basata su un clima di laboratorio sono: i problemi e i progetti destrutturati non a soluzione unica autentici Arco non è altro che una fortezza causata da due debolezze, imperò che l ’ arco negli edifizi è composto di due parti di circulo, i quali quarti circoli ciascuno debolissimo per se desidera cadere, e opponendosi alla ruina dell ’ altro le due debolezze si convertono in unica fortezza. (LEONARDO DA VINCI) DIDATTICA BASATA SU UN “CLIMA DI LABORATORIO ”

15 CENTRALITÀ DELL’AMBIENTE DIDATTICO PRESUPPOSTO INDISPENSABILE DELL’APPRENDIMENTO: L’AMBIENTE DIDATTICO Sono necessari percorsi investigativi variegati e multipli, così come sono indispensabili I lavori di gruppo Le attività I linguaggi La selezione dei materiali la formulazione delle richieste La scelta dei mezzi, dei metodi...

16 16 L’Apprendimento “significativo” In una didattica basata sulle attività di laboratorio e su un “clima di laboratorio” l’apprendimento deve essere: attivo collaborativo conversazionale riflessivo contestualizzato intenzionale costruttivo

17 17 4 STRUMENTI PER PENSARE PAROLE CHIAVE

18 18 Competenze e capacità necessarie per inquadrare un problema e risolverlo Analogia Le possiamo così schematizzare: Analisi Astrazione Deduzione Abduzione Induzione

19 5 ORGANIZZARSI E ORGANIZZARE PAROLE CHIAVE

20 LA FINALITA’ CHIAVE Sviluppare acquisizioni significative fra loro collegate Integrare nella vita quello che si impara

21 GLI OBIETTIVI DELLA COLLABORAZIONE FORMALE, INFORMALE, NON FORMALE  Formare persone capaci di ORGANIZZARE le loro conoscenze, piuttosto che immagazzinare un accumulo di saperi;  Insegnare la CONDIZIONE UMANA (“Il nostro autentico studio è quello della condizione umana” (Rousseau Emile);  APPRENDERE A VIVERE (“Vivere è il mestiere che gli voglio insegnare” (Rousseau Emile);  Dare vita a una SCUOLA DI CITTADINANZA.

22 bibliografia Francesco Caggio e Rosanna Abbatinali (a cura),” Quasi arte”, Bergamo, Edizioni Junior, 2004 [particolarmente indicato per chi opera nelle scuole dell’infanzia] Cristina Francucci, Paola Vassalli (a cura di), Educare all’Arte, Milano, Mondadori Electa, 2005. Francesco De Bartolomeis, L’arte per tutti. Conoscere e produrre, Bergamo, Edizioni Junior, 2003.


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