La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

ARCHIVISTICA GENERALE Modulo 7 L’ordinamento 2013.

Presentazioni simili


Presentazione sul tema: "ARCHIVISTICA GENERALE Modulo 7 L’ordinamento 2013."— Transcript della presentazione:

1 ARCHIVISTICA GENERALE Modulo 7 L’ordinamento 2013

2 Principi generali L’ordinamento è l’aspetto più qualificante del lavoro archivistico in quanto è il risultato di un’attività scientifica. Implica: –lo studio storico-istituzionale del soggetto produttore –l’analisi della struttura dell’archivio (delle partizioni e dei modi di aggregazione) –la ricostruzione delle vicende dell’archivio medesimo negli stessi istituti di concentrazione Obiettivo è individuare (scoprire) la struttura originaria che il soggetto produttore ha dato al proprio archivio reintegrandola se perduta (Cencetti) L’archivio rispecchia l’istituto non automaticamente, ma secondo modalità archivistiche (Pavone, Valenti)

3 Le modalità dell’ordinamento Non si possono fissare norme precise per l’attività di ordinamento degli archivi storici per la difformità della struttura dell’archivio e della tipologia dei soggetti produttori. L’unico principio è quello della provenienza e del rispetto dell’ordine originario che sono alla base dell’unico metodo archivistico, il metodo storico (ricostruzione dell’ordine originario). L’applicazione del metodo storico implica il superamento di ogni precettistica, perché si basa sull’unica regola di scoprire ciò che gli archivi sono stati: il metodo è quello imposto dalla necessarietà del vincolo archivistico per cui ogni documento ha il suo posto all’interno dell’aggregazione archivistica di cui è parte nella misura in cui si siano conservate (o siano ripristanibili) le relazioni originarie tra i documenti d’archivio.

4 Una precettistica negativa E’ limitata a poche norme negative (non norme secondo Valenti): –Non smembrare gli archivi –Non confonderne le parti –Non rimaneggiare l’ordinamento originario. Il soggetto produttore può adottare i criteri di ordinamento che ritiene opportuni in base alle proprie esigenze interne di reperimento e decisione. L’archivista deve verificare o ricostruire l’ordine che l’archivio aveva nella fase attiva e che può perdersi nel corso dei passaggi di gestione e, soprattutto, di custodia successiva. Il prodotto di questo lavoro archivistico di ricostruzione deve avere un carattere di neutralità (Lodolini), poiché l’archivista deve garantire qualunque tipo di ricerca in qualunque tempo, senza privilegiarne alcuno. E’ il principale dovere morale dell’archivista (Jenkinson): l’archivista assume un ruolo di mediatore tra i documenti e i loro utenti potenziali e svolge un lavoro che deve apparire il meno possibile.

5 Le difficoltà dell’ordinamento Molte sono le circostanze che intervengono sulla sorte degli archivi, in primo luogo le trasformazioni istituzionali: –estinzione o soppressione del soggetto produttore (rischi di smembramento, dispersione, accorpamento) –cesure istituzionali –trasformazioni di competenze e funzioni –riorganizzazione della struttura documentaria (es. da un archivio generale a una struttura decentrata con dislocazione della documentazione negli uffici) –interventi di riordinamento successivi non corretti –successione di versamenti irregolari e frammentari L’ordine originario può essere ricostruito solo dal punto di vista logico (sulla carta e non sulle carte) in caso di grave e prolungato disordine.

6 Il riferimento temporale Qual è il momento cui è necessario far riferimento nella vita dei documenti per definire l’ordine originario? Nella tradizione italiana l’ordine originario è quello che i documenti avevano al momento della chiusura ultima delle pratiche di cui hanno fatto parte, cioè al termine del loro ultimo periodo di attività. Questo momento non coincide necessariamente con la fase dell’archivio corrente: infatti una pratica, formata, trattata e chiusa da una struttura amministrativa, può essere richiamata e fatta oggetto di un ulteriore trattamento e venire perciò inserita in un’altra serie o aggregata ad un’altra pratica. Un’intera serie può essere assunta all’interno del fondo di una nuova struttura che abbia assunto le funzioni di un ente soppresso. E’ un fenomeno sempre più diffuso tanto da indurre alcune scuole archivistiche (ad esempi quella australiana) ad abbandonare il concetto di unitarietà del fondo, focalizzando l’attenzione e gli interventi sulla serie.

7 L’individuazione del fondo archivistico La definizione del fondo e della sua struttura è operazione preliminare al lavoro di ordinamento E’ problema complesso soprattutto nel caso di soggetti produttori di antica istituzione. Uno strumento di riferimento è la Guida generale degli archivi di Stato italiani, il cui obiettivo è stato quello di identificare e descrivere tutti i fondi conservati negli Archivi di Stato italiani (ca. 30.000 fondi, 1000 km di documentazione, 1 milione di pergamene) con lo scopo di fornire ad archivisti e studiosi una fotografia “veritiera” (carenza di strumenti di ricerca e disordine) della situazione dei fondi I fondi non sono stati individuati dal punto di vista fisico, ma dal punto di vista ideale (soggetto produttore): si è cercato di ricondurre le carte al soggetto produttore anche se si trovano in versamenti diversi, pur tenendo conto del fatto che i fondi archivistici degli Stati degli antichi regimi hanno subito rimaneggiamento tali che hanno finito per consolidare una sedimentazione delle carte non originaria.

8 Il concetto di fondo in relazione al soggetto produttore Difficoltà di definire che cosa sia un fondo archivistico: è più facile enunciare il principio di provenienza che definirlo ed è più facile definirlo che applicarlo. La difficoltà riguarda sia l’approfondimento degli aspetti teorici che la valutazione delle sue conseguenze pratiche (Duchein) Teoria di Jenkinson: il fondo archivistico è un insieme di documenti organico e completo, prodotto da un soggetto in grado di trattare in modo autonomo e senza l’intervento di un’autorità superiore o esterna tutti gli aspetti dell’attività di competenza. In realtà non esistono se non in rarissimi casi organismi dotati di tale autonomia: la definizione è inadeguata. La definizione di Duchein (1970): sviluppa il concetto di Jenkinson identificando il fondo con le carte del soggetto produttore e individuano alcuni criteri certi per definire il soggetto capace di produrre fondi archivistici.

9 Criteri per la definizione del fondo (Duchein) 1.Identità giuridica: esistenza giuridica del soggetto derivata da un atto formale, da un provvedimento normativo definito 2.Mandato ufficiale: competenze specifiche previste in un testo che abbia valore regolamentare 3.Posizione gerarchica definita: posizione interna alla gerarchia amministrativa stabilita in modo preciso dall’atto costitutivo, che riconosca il grado di dipendenza/autonomia da un organismo di livello superiore 4.Ampio grado di autonomia: riconoscimento di responsabilità adeguata, potere decisionale di trattare con autonomia gli affari di propria competenza 5.Articolazione amministrativa strutturata: struttura interna definita in base a un organigramma

10 La proposta canadese La scuola archivistica canadese ha proposto (sulla base di un suggerimento di un archivista australiano, Peter Scott) di aggiungere un ulteriore elemento: 6. Esistenza di un sistema autonomo di gestione dei documenti: perché un ufficio o una qualunque struttura amministrativa possa essere considerata capace di produrre un fondo archivistico deve disporre di un proprio sistema di organizzazione delle carte, cioè un ufficio protocollo-archivio (registratura)

11 Qualche conclusione In conclusione i criteri per definire un fondo archivistico (nella fase di formazione dei documenti o nel caso in cui la tradizione successive abbia garantito la conservazione della struttura originaria delle carte) si riducono a due aspetti: –un soggetto produttore definito (persona fisica o giuridica) –un sistema di gestione dei documenti collegato Se entrambi i requisiti esistono, se dimostrano un sufficiente grado di autonomia e di continuità nel tempo che si esprime nell’accumulazione fisica di documenti strutturati, si è in presenza di fondo archivistico: –ad esempio le sezioni interne di un organismo non producono fondi archivistici, mentre sono produttori di fondi gli organismi cui sia riconosciuta una veste giuridica e un livello specifico di competenza. La conseguenza di questo assunto è la creazione di una gerarchia di fondi che corrisponde a una gerarchia di soggetti produttori

12 Un’applicazione difficile In realtà, l’applicazione del concetto di fondo è tutt’altro che semplice soprattutto quando intervengono vicende complesse di custodia o fusioni. Una difficoltà riguarda l’individuazione del fondo nel caso delle moderne strutture burocratiche caratterizzate da strutture gerarchiche complesse e dal continuo modificarsi delle funzioni e competenze: di fronte a questa difficoltà la scuola archivistica australiana ha deciso di abbandonare il concetto di fondo e di fondare il trattamento e la conservazione dei documenti sul concetto di serie da un lato e di soggetto produttore dall’altro. Di particolare complessità è l’individuazione dell’archivio e delle sue parti nel caso in cui la custodia (anche da parte dello stesso soggetto produttore) abbia prodotto disordini e interventi scorretti di riordinamento

13 Concezioni massimaliste e minimaliste Per la posizione massimalista il fondo deve essere considerato l’insieme dei documenti prodotti dal soggetto produttore collocato al livello più alto della gerarchia amministrativa (es. il Ministero). Per la posizione minimalista il fondo è quell’insieme di documenti prodotto dal livello amministrativo che pur rispondendo ai requisiti indicati in precedenza (rilevanza esterna, autonoma, registratura) costituisce la minore unità funzionale possibile (es. una Direzione generale o una Divisione) Un punto di riferimento è, a livello nazionale, la Guida generale che identifica il fondo a livello dell’unità minima e riconosce la struttura generale con il termine di “super-fondo”. La Guida fornisce una casistica di notevole entità e uno strumento di orientamento: identifica la struttura del soggetto produttore e dell’archivio secondo criteri uniformi rappresentati graficamente sempre con le stesse caratteristiche: il fondo tra in carattere spaziato, U f f i c i o c e n t r a l e p e r i b e n i a r c h i v i s t i c i, il superfondo MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI in maiuscoletto e la serie tra parentesi uncinate.

14 Problemi aperti: periodizzazione, cambiamenti istituzionali, modifiche di competenza e denominazione E’ problema di notevole importanza nella definizione del fondo ed è un nodo di difficile soluzione per la difficoltà di individuare norme univoche. Periodizzazione: i termini di apertura e chiusura di un fondo in relazione a vicende istituzionali di natura generale In sede di riordinamento e descrizione è intesa come cesura istituzionale. Due linee di pensiero in aperta antitesi e una terzo di mediazione: 1.Nella Guida generale si privilegia il taglio istituzionale (Ancien Régime, Prima e seconda restaurazione, ecc.) 2.Altri (Lodolini) considerano centrale il processo di sedimentazione delle carte, mettendo l’accento sull’autonomia dell’archivio, sulla naturale continuità e vischiosità degli apparati burocratici 3.Altri ancora (Romiti) sostegono che la periodizzazione dovrebbe essere utilizzata solo in quanto corretta applicazione del metodo storico (di volta in volta) e individuano requisiti e condizioni perché la periodizzazione sia accettabile.

15 I requisiti per la periodizzazione Nel caso degli archivi pubblici è giustificabile e spesso necessaria in presenza di specifici elementi (da valutare): –Mutamento della realtà politica e istituzionale (rottura del quadro costituzionale): prima e dopo l’Unità –Modifiche della realtà istituzionale e della sua dimensione burocratica del soggetto produttore (Istituto nazionale cambi con l’estero, Ufficio italiano cambi, una Direzione generale che acquisisce nuove rilevanti funzioni e modifica la sua denominazione): ci può essere continuità o cesura –Modifiche delle norme di gestione generali e/o della prassi di gestione dell’archivio che comprendano sia nuove regole di registrazione/classificazione che nuovi modelli organizzativi (Archivio storico della Cariplo, 1823-1928: nel 1928 viene riformato radicalmente il sistema di gestione dei documenti; si passa dal protocollo analitico a quello sintetico e si definiscono i flussi di versamento) Sono necessarie più situazioni concorrenti perché in sede di riordinamento sia opportuno adottare il principio della periodizzazione. Utilità dell’analisi diplomatica che aiuta a far emergere cesure, cambi istituzionali, ecc. Diverso e meno impegnativo è il caso di archivi di istituzioni o persone private che non hanno un rapporto stretto con modifiche di natura istituzionale o politica.

16 Le diverse situazioni del fondo da riordinare 1. Ordine definito dal soggetto produttore L’archivio si trova nello stesso ordine in cui si è formato o in un ordine frutto di successivi rimaneggiamenti da parte del soggetto produttore Nel primo caso non è necessario l’ordinamento Nel secondo caso si dovrà valutare la qualità e la natura dell’intervento già avvenuto, che in genere deve essere reso esplicito sia pure dando specifiche indicazioni in sede di descrizione. Qualora l’intervento effettuato non sia coerente o sia parziale, è opportuno riordinare le carte rispettando il primo ordine originario: la serie degli accordi internazionali presso l’archivio INCE l’archivio del Comune di Pistoia conservato nell’AS (che tuttavia rientra nel caso 4)

17 Le diverse situazioni del fondo da riordinare 2. Versamenti organici o spezzoni di serie Nel caso in cui l’archivio si trovi suddiviso in vari versamenti organici o in spezzoni di serie (nuclei più o meno frammentari o omogenei) è opportuno procedure al riordinamento globale dei versamenti cercando di ricostituire l’ordine originario di ciascuna serie frammentata. In questi casi è necessaria una grande attenzione a non sconvolgere un ordine apparentemente arbitrario di serie che invece si sono sedimentate in modo empirico e sono giunte correttamente sino a noi (es fascicolo disordinato o in ordine diverso da quello cronologico?)

18 Le diverse situazioni del fondo da riordinare 3. Suddivisione dell’archivio presso soggetti diversi In questo caso il riordinamento deve essere effettuato sulla carta. Nel caso di successive integrazioni, la valutazione è affidata all’archivista Sono opportuni rinvii in sede di inventario

19 Le diverse situazioni del fondo da riordinare 4. Fondo disordinato Il fondo può trovarsi a livelli diversi di disordine: dalla semplice confusione dell’ordine numerico, cronologico o alfabetico dei fascicoli di una serie o dei documenti in un fascicolo, allo scompaginamento totale, alla commistione tra fondi, serie, fascicoli e documenti. La difficoltà del riordinamento in questo caso dipende dalla complessità della documentazione, ma soprattutto dal tipo di ordinamento originario e dalla sopravvivenza di strumenti adeguati di gestione originaria e di ricerca (titolari, protocolli, repertori, rubriche e inventari originari, ecc.): tanto più empirica era in origine l’organizzazione dei documenti, tanto più incerto sarà il lavoro di riordinamento. Le difficoltà maggiori sono quelle determinate non dal disordine accidentale (che lascia sempre tracce sufficienti per la ricostruzione) ma quelle dovute ai rimaneggiamenti successivi, dettati da motivi diversi (ma non razionali)

20 Il caso dell’Archivio del Comune di Pistoia (conservato nell’AS di Pistoia): un disordine antico Il disordine con cui erano tenute le carte è testimoniato da fonti originarie del Comune medesimo già nel 1345 (riforma del Consiglio del popolo e degli anziani adottata a seguito di una denuncia del collegio dei giudici e notai che lamentava lo stato di abbandono in cui versavano acta et scriptura conservate nella torre comunale La mancanza di spazio rese impossibile nei secoli la continuità e la correttezza dei trasferimenti dei documenti amministrativi nella cancelleria del Comune: nel 1517 una petizione presentata al consiglio del popolo lamentava la perdita di molti documenti e il disordine del materiale superstite Nel 1618 venne decisa la costruzione di un deposito di archivio presso la cancelleria: il materiale fu salvo, ma l’intervento di ordinamento non fu adeguato: si crearono nella seconda metà del XVIII secolo numerose filze miscellanee senza alcun ordine di materia e di epoca, “filze promiscue e legate alla rinfusa che non si poteva fare peggio” Nel 1758 fu realizzato un ordinamento che non si ispirò a nessun criterio archivistico plausibile: il materiale fu mantenuto (ed elencato) nell’ordine fisico (scaffali e stanze) in cui già si trovava. Lo stesso avvenne nel successivo intervento del 1899

21 Il caso dell’Archivio del Comune di Pistoia: il riordinamento archivistico (1) Necessità di verificare le provenienze in base alle competenze e ricostruire l’ordine originario se possibile e opportuno: –valutazione della natura della documentazione identificata come Opera di S. Iacopo: in parte deposito archivistico di sicurezza nel XIV secolo per il materiale documentario di notevole rilevanza del Comune, in parte documenti prodotti dall’Opera per attribuzioni esercitate per delega del Comune: nel primo caso i documenti sono stati ricondotti all’archivio comunale dal quale provenivano, mentre nel secondo sono rimasti come archivio dell’Opera (con opportuno rinvio in sede di descrizione). In molti casi è stato necessario spostare anche materialmente le carte da un fondo all’altro

22 Il caso dell’Archivio del Comune di Pistoia: il riordinamento archivistico (2) –valutazione della opportunità di mantenere o meno le filze miscellanee costituite nella seconda metà del secolo XVIII: la decisione di non sciogliere le miscellanee è dipesa dal fatto che “era molto problematico dare una giusta collocazione a numerosi documento che sarebbero risultati privi di un adeguato condizionamento e, soprattutto, troppo frammentari per costituire con un essi delle serie organiche: le filze sono state individuate con la denominazione di raccolte e sono state opportunamente descritte per quanto riguarda i documenti contenuti

23 Le diverse situazioni del fondo da riordinare 5. Fondo che ha perso la sua originaria identità: il caso dell’ordinamento peroniano (1) Nel 1781 (sulla base dell’editto del 1771 per la riforma dei dicasteri e del nuovo piano della cancelleria segreta e del regolamento per la custodia delle carte) viene istituito a Milano per disposizione delle autorità austriache l’Archivio governativo di Milano dove vennero concentrati e successivamente (soprattutto sotto la direzione di Luca Peroni a partire dal 1818) sottoposti in larga parte a un processo di fusione e ri- sistemazione per materia gli archivi delle magistrature ducali del periodo visconteo- sforzesco, delle cancellerie spagnole e asburgiche, delle giunte provvisorie di governo e l’archivio camerale Il processo rifletteva l’esigenza di articolare la documentazione non in serie prevalentemente cronologiche ma per materie secondo un sistema pre-costituito che tendeva a prescindere dall’identificazione di chi esercita le funzioni: il riordinamento eseguito nell’archivio milanese toccò tutti i fondi in esso confluiti, determinando la scomposizione dei fondi originali e una globale rifusione della documentazione in un unico complesso archivistico artificiosamente costituito, denominato “Atti di governo” (28000 bb suddivise in parte antica per i secc. XV-XVIII e moderna per il XIX). Il quadro di classificazione venne adottato sia retrospettivamente che per la documentazione futura sulla base del regolamento per la custodia delle carte che conteneva precise disposizioni per l’archivio per “tenere il filo delle materie cadenti sotto la rispettiva assegnazione”

24 Le diverse situazioni del fondo da riordinare 6. Fondo che ha perso la sua originaria identità: il caso dell’ordinamento peroniano (2) Il fenomeno non è solo milanese: si trovano ordinamenti per materia anche in altri archivi italiani anche se a Milano il procedimento è molto più ampio a causa della durata e dell’ampiezza dell’intervento avviato dal prefetto dell’Archivio del castello dal 1762 e condotto in modo sistematico da Luca Peroni (1818-1832) e dai sui successori (Viglezzi e Osio) fino al 1872. Il sistema di ordinamento si ispirava ai principi dell’enciclopedismo e consisteva nel ridurre (dopo un’attività di smembramento e scarto) sotto “voci dominanti” (organizzate in categorie, classi e rubriche e successivamente divise in “voci subalterne” o “titoli” disposti all’interno in ordine geografico-cronologico) gruppi di atti e scritture di eterogenea provenienza archivistica, ma relativi a materia omogenea. All’interno di ciascun titolo i documenti si distinguevano in “provvidenze generali” e “occorrenze particolari”. Le materie erano ordinate alfabeticamente e suddivise nelle parti antica (fino al 31 dicembre 1800) e moderna (dal 1 gennaio 1801). All’interno di ogni materia i documenti erano ordinati cronologicamente

25 Le voci dominanti del metodo peroniano Acque Agricoltura Albinaggio Annona Araldica Censo Commercio Confini Culto Esenzioni Feudi camerali Finanze Fondi camerali Giustizia civile Giustizia punitiva Luoghi pii Militare Popolazione Potenze estere (in ordine alfabetico e cronologico) Potenze sovrane Sanità Spettacoli pubblici Strade Studi Tesoreria Trattati Uffici civici Uffici giudiziari Uffici e tribunali Uffici vari

26 Le magistrature oggetto di fusione. Parte antica Cancelleria del governatore, del gran cancelliere, del ministro plenipotenziario Consiglio politico militare, privato Reale giunta di governo Magistrato ordinario, delle entrate ducali, camerale, della sanità Tesoreria generale Ufficio dell’armata regia, della mezzannata, fiscale Economato regio apostolico Giunta del mercimonio, del censimento, della sanità, delle acque, strade e confini, degli studi, fiscale, economale, delle finanze, delle pie fondazioni, di governo, bancale Supremo consiglio dell’economia Prefettura-commissariato dell’estimo-ufficio del censo Delegazione del censimento Commissione delle pie fondazioni, araldica Camera dei conti Amministrazione generale di Lombardia Organi della repubblica cisalpina Amministrazione provvisoria di governo Reggenza di governo

27 Le magistrature oggetto di fusione. Parte moderna Seconda repubblica cisalpina: consulta legislativa, commissione straordinaria di governo, comitato governativo, ministeri-dipartimenti (interno, giustizia) Repubblica italiana (1802-1805): consulta di Stato, consiglio e corpo legislativo, ministeri (segreteria di Stato, interno, culto, finanze) Regno d’Italia (1805-1814): consiglio di stato, cancelleria del consiglio del sigillo, segreteria di stato in Milano, ministero per l’interno (segreteria generale archivi, agricoltura, beneficenza, carceri, commercio sanità, stato civile, vettovaglie, direzione generale pubblica istruzione, direzione generale acque e strade, direzione generale di polizia, direzione generale dell’amministrazione dei comuni, direzione generale della beneficenza), ministero per il culto, ministero per le finanze, ministero per la giustizia Presidenza del governo provvisorio (1814) Reggenza provvisoria di governo (1814-1815) Governo di Lombardia (1815-1848) Luogotenenza lombarda (1849-1859) Regio governo di Lombardia (1859- 1860)

28 Le fasi dell’ordinamento 1.L’individuazione del fondo, della struttura e dei versamenti (analisi delle connessioni istituzionali, dei passaggi di competenza) 2.Analisi dei criteri organizzativi riscontrati 3.Schedatura delle singole unità con l’indicazione dei dati essenziali (individuazione del pezzo anche con numerazione provvisoria, soggetto produttore se più d’uno, ufficio se opportuno, oggetto/titolo/denominazione dell’unità, natura dei documenti, eventuali annotazioni, date complessive): schedatura a fini di riordinamento 4.Raggruppamento delle schede per soggetto o per struttura interna 5.Ricostituzione delle serie in base alle segnature archivistiche e ai criteri identificati 6.Spostamento del materiale (per unità archivistiche) aggregato in base alle segnature (numerazione provvisoria delle unità di conservazione)

29 L’ordine delle aggregazioni archivistiche Disposizione fisica delle serie secondo l’ordine originario. In assenza di indicazioni chiare sull’ordine originario dei fascicoli o delle serie, si segue un criterio razionale: dal generale al particolare (disposizioni generali, documenti degli organi deliberanti, atti amministrativi, sentenze o atti conclusivi, atti istituzionali, documenti di funzionamento e operativi), alfabetico, geografico ecc. L’ordine cronologico è utilizzato solo per i materiali non classificati, i documenti sciolti, o in assenza di qualunque altro criterio (es. nel caso di una serie di “pratiche diverse”)

30 Regole pratiche: la schedatura Se il fondo è disordinato è opportuno identificare (con espressione numerica che si aggiunge solo in assenza di un principio identificativo originario) ogni unità archivistica, cominciando da quelle più facilmente identificabili Inizialmente non si perde tempo con le unità di difficile identificazione, lasciando tale attività a una fase successiva caratterizzata da una maggiore conoscenza Non si compilano schede troppo analitiche, ma è indispensabile rilevare i dati formali con sistematicità: denominazione del soggetto, oggetto/denominazione (integrata solo se opportuno), natura dei documenti, date estreme (lacune), classificazioni e segnature, rinvii. Molti dati sono tratti dalla diplomatica. I dati rilevanti si selezionano con maggior facilità nel corso del lavoro

31 Regole pratiche: l’ordinamento materiale Non si devono mai applicare criteri successivi di ordinamento (pur utilizzati dal soggetto) alla documentazione precedente, diversamente ordinata. Il riordinamento materiale e, soprattutto, gli spostamenti/inserimenti si fanno solo nel caso in cui si sia certi dei risultati Criteri di ordinamento dei fascicoli/registri: per anno o secondo i criteri individuati o ritenuti più appropriati. Si segue l’ordine cronologico relativo alla data finale, solo nel caso di un’attenta verifica che confermi la prassi di far camminare i fascicoli non conclusi nel tempo Bisogna conservare tutti gli strumenti di ricerca esistenti Quando l’archivio non presenti tracce di ordine bisogna seguire il buon senso L’ordinamento all’interno dei fascicoli – operazione molto faticosa - deve essere effettuato tenendo conto delle procedure seguite dall’ente. Attenzione agli allegati e alla data archivistica.


Scaricare ppt "ARCHIVISTICA GENERALE Modulo 7 L’ordinamento 2013."

Presentazioni simili


Annunci Google