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Il fiume Oreto Un progetto della classe 3^ D Il fiume Oreto e Palermo

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Presentazione sul tema: "Il fiume Oreto Un progetto della classe 3^ D Il fiume Oreto e Palermo"— Transcript della presentazione:

1 Il fiume Oreto Un progetto della classe 3^ D Il fiume Oreto e Palermo
L’Oreto come risorsa idraulica I ponti del fiume Oreto Aspetti geomorfologici del fiume Flora e fauna L’esperienza di Igor con il fiume Oreto Intervista a Igor D’India Le nostre idee per salvare il fiume Oreto Un progetto della classe 3^ D

2 Il fiume Oreto e Palermo

3 In passato diversi fiumi bagnavano la città: il Kemonia, il Papireto, il Gabriele che per motivazioni differenti non scorrono più attraverso l’abitato. Il fiume Oreto, invece che nasce tra: i monti Matassaro, Renna e Cozzo Aglisotto e che sfocia nella periferia sud occidentale delle città. Ancora oggi percorre il centro abitato.

4 Il fiume Oreto ieri...

5 Il fiume Oreto oggi…

6 Il nome del Fiume

7 Il toponimo del corso d’acqua ha origini relativamente recenti, il viaggiatore arabo Ibn Haqwal, nel suo ‘’viaggio in Sicilia’’ redatto nel 973 riferiva di un fiume denominato Wadi al Abbas che possiamo identificare proprio con l’Oreto. Per quanto riguarda l’origine del nome Oreto le fonti sono discordanti. La spiegazioni più verosimile è quella che fa riferimento al greco Opos oros con allusione ai calli delle sue sorgenti. Altri legano il nome ad un culto pagano che presupponeva la presenza di un dio Oreto che avrebbe dimorato nel corso del fiume. Un’ ultima ipotesi lega il nome alla Chiesa Della Madonna dell’Oreto di cui si parla in diversi testi storici. Secondo alcuni storici l’edificio religioso era dedicato alla Vergine di Loreto e il suo nome, vista la vicinanza del fiume, fosse stato storpiato dalla popolazione.

8 L’Oreto come risorsa idraulica

9 L’Oreto, un fiume dimenticato dai palermitani, ma di grande valore naturalistico ed ambientale, è anche una importante risorsa idrica, oltre che irrigua, potabile ed energetica. Infatti, fornisce l’energia idraulica necessaria per alcune attività produttive locali quali: I mulini ad acqua per la macina del grano, di altri cereali, del sale e, anche, delle polveri da sparo; in questi mulini il “salto dell’acqua” o meglio “a scaffa” si creava artificialmente con canali in muratura su archi che prendevano l’acqua dell’Oreto a monte per la spinta motoria su pale.

10 Gli stazzoni, opifici per la produzione dei laterizi, tegole-canali, catusi e mattoni che trovano nel fiume le due materie prime: l’acqua e l’argilla necessaria alla lavorazione. Le cartiere di Aquino (borgo di Monreale) in cui si produceva la carta grazie alle ruote mosse delle acque canalizzate della valle dell’Oreto che mettevano in moto gli ingranaggi di pestaggio degli stracci. Analogamente operarono fino al XVIII secolo i “critari”. Una grande cava di argilla era in attività sotto l’attuale ponte di via Oreto, oggi sede di un complesso edilizio.

11 I ponti del fiume Oreto

12 Lungo il corso del fiume si succedono molti ponti costruiti in diverse epoche storiche. Ne ricordiamo alcuni: Ponte della Grazia vicino il convento della Grazia tra Aquino e Villagrazia di Palermo. Fatto costruire dal Senato di Palermo nel 1620, rovinato da uno straripamento, è stato parzialmente rifatto nel 1673 ed ha subito diversi rimaneggiamenti. Ponte Fiume Leto nelle zone di Aquino (frazione di Monreale) voluta dall’arcivescovo di Monreale Alfonso de Los Cameros, aveva una struttura a schiena d’asino. Ponte del Parco collega Altofonte, il cui toponimo dialettale Parco da il nome al ponte Monreale. Ponte Corleone. È forse il più antico dei ponti che attraversano il fiume, ma le sue origini sono sconosciute. Distrutto da uno straripamento del 1720, forse era un collegamento lungo la strada Palermo-Corleone. Nella stessa zona nel 1962 ne fu costruito un altro che porta lo stesso nome.

13 Ponte dell’Ammiraglio, dal nome dell’ammiraglio Ruggero II Giorgio D’Antiochia di epoca normanna in cui si combattè nel 1860 la battaglia tra Borboni e Garibaldini. Attualmente il corso dell’Oreto è stato deviato e le acque del fiume non scorrono più sotto i fornici della struttura che campeggia in un’area verde. Ponte delle Teste Mozze che si trova nei pressi del cimitero, annesso alla Chiesa della Madonna del Fiume in cui venivano inumati condannati a morte e dove si trovava una piccola piramide utilizzata dalla fine del 700 per esporre le teste dei decapitati. Il ponte è stato rinvenuto durante gli scavi per il tram e un progetto lo vuole rendere un monumento visitabile dai cittadini e turisti.

14 Ponte Beiley, prende il nome dell’ingegnere inglese che lo ha progettato, la cui costruzione risale al 1997, fabbricato con un speciale telaio metallico si trova nel quartiere Guadagna.

15 Aspetti geomorfologici del fiume

16 La valle del fiume si sviluppa per una lunghezza di poco inferiore ai 20 km ed un’ampiezza di circa 6 km. Il bacino del fiume si estende per circa 130 km2 tra la sorgente e la foce. Parlare di fonti dell’Oreto è qualcosa di riduttivo perché sono diverse le sorgenti che alimentano i vari corsi d’acqua che confluiscono in un unico emissario che prende il nome di Oreto.

17 Flora e fauna

18 La valle dell’Oreto presenta enormi potenzialità, in esse si trova un ecosistema molto ricco sia con la presenza di rane e di rapaci quali gufi, civette, barbagianni, sia per quanto riguarda la flora caratterizzata da pioppi, arbusti di ginestre, olivastri ed equiseti. Pare che fino a poco più di un secolo fa alla foce del fiume Oreto ci fossero storioni lunghi quasi 2 metri, protagonisti di attente osservazioni da parte dello zoologo di origine dalmata Pietro Doderlein a cui è dedicato il museo di zoologia di via Archirafi.

19 L’esperienza di Igor con il fiume Oreto

20 L’inizio Quando abitava a Brancaccio per andare a scuola passava ogni giorno dal Ponte a Mare in Via Messina Marine. Sua madre gli raccontava del fiume Oreto con la classica frase “Ormai è una fogna”. Ma Igor ha sempre avuto la curiosità di sapere da dove nasceva quella fogna e dove si insinuava quel rigagnolo d’acqua sporca. Da questa curiosità è nata la seguente storia. È una mattina di Maggio. Per la primissima volta nel fiume ha portato con sé un amico, Giuseppe Battaglia, per documentare le discariche nel tratto cittadino e per fare le foto per il giornale. Dalla prossima tappa sarà poi completamente solo. Già da questi primissimi scorci si vedono gli effetti delle piene che schiantano detriti, rifiuti, alberi, canne secche, copertoni, contro i pilastri dei ponti. Questo costituirà un problema man mano che si va avanti.

21 Impossibile passare senza lavorare con il machete
Impossibile passare senza lavorare con il machete. Il suo equipaggiamento è totalmente insufficiente. Muoversi senza GPS è una scelta sua. Non ci sono appigli saldi intorno, non hanno corde con loro, ed è come nelle sabbie mobili. Non possono neanche nuotare perchè ci sono troppi rifiuti. Più ci si avvicina al ponte Corleone più l’acqua si fa maleodorante e scura. Pian piano il fiume si fa più profondo e la corrente cresce. All’altezza del Villaggio Santa Rosalia è impossibile procedere in acqua e devono entrare in un terreno che sembra abbandonato…..

22 Seconda parte Torna circa dopo due mesi al fiume. È estate piena. Il punto di ingresso è il ponte Corleone. Entra da un cantiere abbandonato, nel Villaggio Santa Rosalia. La vegetazione è fitta, c’è presenza di fiori, poco cemento, acqua bassa. Trova un iPhone incastrato tra due rocce sott’acqua. L’ equipaggiamento stavolta è differente e in fase di miglioramento. Nel tratto precedente al Ponte di Villagrazia incontra due pesci abbastanza grandi, segno che l’inquinamento in questo tratto è sicuramente diminuito. La felicità e l’entusiasmo però durano poco, l’Oreto torna ad essere un museo di rifiuti appartenenti agli ultimi vent’anni. Più avanti, passata una grossa frana di fango, finisce sott’acqua ingannato dal fondale che va giù all’improvviso. Tra Villagrazia e Aquino gli scarichi nel fiume diventano sempre più fitti e si ritrova a camminare nella fogna di un intera zona di villeggiatura.

23 Dopo circa 12 km appare improvvisamente qualche ranocchia poi si nota una tartaruga, di certo non una specie autoctona. Arriva in prossimità del Ponte Parco; non può continuare perché il prossimo punto di uscita è lontano parecchie ore di cammino. Il fondale scende ed è costretto a deviare uscendo dall’acqua su un gradino dal quale parte una muraglia. Decide di proseguire appoggiato alla parete. Finalmente il letto del fiume torna ad affiorare con grossi massi. Ad un tratto, una voce: “senta!”, un vecchietto affacciato dalla ringhiera che aggiunge “…ma lei a chi sta cercando? ... ma perchè cammina dentro all’acqua? C’è la strada!”. Riappare il tizio con una bottiglia in mano, gliela lancia, ringrazia. Dopo altre due anse, Igor arriva a destinazione. Ecco finalmente il muretto e la strada. Rientrerà da qua la prossima volta.

24 Terza parte Settembre. Le piogge torrenziali di fine estate non si sono fatte aspettare. Per avere qualche chance in più, compra un bel canottino da snorkeling. A parte questa new entry, l’attrezzatura non è cambiata. Scopo della tappa è arrivare ad Altofonte ma, avrà presto delle sorprese che lo convinceranno a proseguire molto oltre. Rientra dal Ponte Parco dalla stessa scaletta dalla quale era uscito la volta precedente. La marcia è inizialmente abbastanza semplice e a tratti spettacolare. In lontananza c’è un’anatra! Prosegue e … rieccolo ora fiondato nella grigia realtà. Un ammasso di bidoni azzurri di origine sospetta giacciono su una delle rive. La pendenza intanto aumenta progressivamente. Alcuni metri dopo c’è un laghetto e una conca di roccia strapiombante grigia, diversa da quella vista fino ad ora.

25 Pare che il fiume finisca qua
Pare che il fiume finisca qua. Più entra nella gola, più è difficile nuotare. Per fortuna arriva presto a una cascatella e riesce a uscire arrampicandosi su una roccia. Ecco ora l’ennesima gola, per risalirla perderà quasi due ore …. Nuota allora verso la cascata e risale proprio sotto il getto d’acqua. Impiega una buona mezz’ora solo per capire come uscirne, ma alla fine, con estrema prudenza, è fuori. Recupera rapidamente l’attrezzatura e prosegue. lo attendono gli amici del CNSAS che lo vengono a “recuperare” simbolicamente per concludere il loro percorso “insieme”. In questa tappa esce quindi dopo Altofonte.

26 Fine Rientra in acqua nel mese di aprile Una brutta frattura alla gamba destra durante un banale allenamento di pallamano lo ha costretto ad un recupero di quasi 6 mesi. Rientra nell’Oreto in una mattina fredda e grigia. Questa sarà la tappa finale, che lo porterà alle sorgenti. Tutta la risalita finale è caratterizzata da un ambiente piuttosto selvaggio, ma purtroppo sempre inquinato. Purtroppo si hanno delle complicazioni a causa del vivo ricordo dei dolori della caviglia, sensibile alle storte e alla scivolosità delle rocce. Lo sblocco mentale definitivo arriva dopo il superamento delle cascate in prossimità dell’Acqua Park. Con abbastanza facilità, si riesce a proseguire. Pian piano il dislivello diminuisce e appare nitido il rilievo della Moarda di Altofonte. Ecco quindi un bivio: a destra Pioppo e Pezzignoli; a sinistra la Motagnola. Prende a destra. Data la dimensione dei torrentelli, si può dire che il fiume è finito qua. Almeno, è qui che diventa un fiume e prende il nome di Oreto.

27 Intervista a Igor D’India

28 - Chi è Igor D’India? Igor D’India è un palermitano di 31 anni, quasi 32, che è nato a Brancaccio, cresciuto alla Zisa e che ha fatto il liceo classico. Non ha finito gli studi di lingue, perché preferiva andare in giro a cercarsi guai! In seguito, ha cominciato a viaggiare e a cercare delle storie da poter raccontare con la telecamera, a fare video, e piano piano sta cercando di diventare un professionista e di vivere solo di questo. La strada è molto lunga e assolutamente difficile, però non ha altri programmi.

29 - A che età hai affrontato il tuo primo viaggio da solo?
A 18 anni. In quell'occasione sono andato da Palermo fino a Reggio Calabria e poi sono risceso a Catania. In seguito, ho cominciato a viaggiare per i Balcani e per l' Europa in treno, ma solo per conoscenza. - Il tuo spirito avventuriero ti ha accompagnato sin da piccolo? Sì. In realtà ero molto tranquillo, però andavo molto spesso sulle Alpi con i miei genitori. Avevo molta curiosità rispetto a questi ambienti. In parte é stato questo che mi ha portato a documentarmi sempre di più.

30 - I tuoi genitori ti hanno sempre appoggiato in questo tuo sogno?
Sì, sono stati loro a regalarmi i primi libri di Walter Bonatti. Ma i miei genitori hanno ancora qualche dubbio: “Ce la farà a vivere solo di questo? In queste sue spedizioni sopravvivrà ... ?”. - Ti ispiri a qualche modello? Sì. Come approccio all’avventura, mi ispiro a Walter Bonatti: senza troppa tecnologia o troppi aiuti esterni. Se devo andare in spedizione, per esempio, non mi porto dietro un navigatore perché, in quel caso, diverrebbe una specie di villeggiatura. - È grande la soddisfazione al ritorno da un viaggio? Sì, ma se si tratta di qualcosa che hai fatto per bene, ciò ti incoraggia a provare esperienze nuove, sempre più entusiasmanti.

31 - È necessaria una preparazione adeguata per affrontare viaggi simili a quello sul fiume Oreto?
Si, è assolutamente necessaria, altrimenti diventa una follia, una pazzia. Non ci si può basare solo sull’improvvisazione, diventerebbe una terribile e faticosa esperienza. - Qual è stata l’esperienza più emozionante della tua vita da esploratore? Forse il viaggio sul fiume Yukon, al confine tra Alaska e Canada, sia perché è stato uno dei viaggi più lunghi, sia perchè sono accadute molte cose che mi hanno colpito.

32 - Ci racconti in breve la tua esperienza sul fiume Oreto?
- Dove hai trovato il coraggio e la forza di continuare a remare sul fiume Yukon quando stavi per cadere in acqua? Era uno dei tanti rischi che sapevo di dover affrontare, anche perchè lo stesso Bonatti in un suo libro ne aveva descritto la difficoltà. - Ci racconti in breve la tua esperienza sul fiume Oreto? Ho deciso di provare questa esperienza sull’Oreto perché da piccolo andando a scuola passavo spesso davanti al fiume. Chiedevo a mia madre: “Mamma, cos’è questo?”, e lei mi rispondeva: “È il fiume Oreto. Un tempo era navigabile, adesso è una fogna”. Mi sono ripromesso che un giorno sarei andato a vederlo da vicino, e così è stato. Diciamo che questa esperienza è nata per curiosità.

33 - Cosa potremmo fare noi ragazzi per contribuire alla salvaguardia di ambienti come il fiume Oreto? Sinceramente non lo so. Credo che la situazione del fiume sia irrecuperabile. Ma se voi consideraste la rinascita dell’Oreto come un obiettivo del vostro futuro, ci sarebbe qualche speranza. Ovviamente dovete prepararvi adeguatamente: dovete capire studiare l’ambiente del fiume e cercare il modo per entrare a far parte di un gruppo che si occupi della sua pulizia. Per l’ambiente, invece, potete fare tantissimo! Dovete capire che la vostra generazione, tra una ventina d’anni, rischia di non poter vedere quello che io ho già visto quest’anno. Negli oceani il tonno che mangiamo in scatoletta è ormai ridotto al 5% della popolazione mondiale, quindi probabilmente i vostri figli non lo assaggeranno mai, perché potrebbe estinguersi. Il clima sta cambiando in maniera molto rapida. Voi dovete documentarvi sulla situazione, e poi capirete da soli cosa fare.

34 - Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
- Qual è il tuo rapporto con la città di Palermo? Non mi ritrovo molto in questa città, preferisco stare in campagna a Cefalù, dove ho una casetta con la mia famiglia, i cani e i gatti. Nonostante questo, ho dei bellissimi ricordi legati a Palermo, come il fiume, la grotta di Monte Pellegrino. Sono più legato alla natura della città che alla sua struttura urbana. - Qual è il messaggio che vuoi trasmettere ai giovani? Non so se al momento ho un messaggio per i giovani, ma ai miei coetanei dico sempre di aprire gli occhi, perché presto non avremo più tempo per intervenire sull’ambiente. La situazione è davvero drammatica. - Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Vorrei continuare ad esplorare i fiumi su delle zattere, tornerò anche nell’Oreto per questo progetto, e spero di mandarlo in televisione, per condividere questa esperienza con più persone.

35 - Hai mai pensato di scrivere un libro?
Ne ho scritto uno quando ero più piccolo. S’intitolava “Era meglio se dormivo” e parlava della strage di Beslan. Ma al momento non è fra i miei programmi. Scrivo tanto per il mio blog, per i giornali, ma vorrei raccogliere altre storie prima di scrivere un libro. - Trova affinità tra il fiume Oreto e gli altri fiumi che ha visitato? Sì: al momento sono tutti in serio pericolo. - A parte il fiume Oreto e lo Yukon, quali altri posti hai visitato? Ho visitato gran parte dell’Europa e dell’Asia centrale, l’Africa atlantica, alcuni paesi del Centro America, quasi tutto il Canada e alcuni paesi del Sud-est asiatico.

36 Le nostre idee per salvare il fiume Oreto

37 UN FIUME QUASI INESISTENTE
Oggi ci sembra quasi inesistente, ma in realtà è una grande risorsa da noi comunemente sottovalutata, molte le persone che non sanno neanche dell’esistenza di questo grande e importante corso d’acqua, molte le persone disinteressate alla sua salvaguardia e alla sua tutela ed “esageratamente” poche quelle che si occupano della promozione di progetti per porlo al centro del pensiero palermitano.

38 I PROGETTI Nel corso del tempo sono stati promossi vari progetti fra i quali: “Io sono il fiume Oreto dell’ umanità”, promosso dall’ associazione culturale Fiumara d’arte. L’obbiettivo del progetto è stato quello di sensibilizzare ed educare specialmente i giovani al valore dell’ acqua , scegliendo quasi simbolicamente il Fiume Oreto, luogo abbandonato a se stesso. Il progetto ha preso vita nell’ aprile del 2004 e ha visto la partecipazione di circa 60 scuole di Palermo coinvolgendo bambini e ragazzi in progetti colturali, artistici e ambientali ed educandoli all’ impegno morale e civico.

39 ALTRI PROGETTI Un altro importante progetto è stato:
“Io sono l’ acqua”, che ha previsto studi teorici e attività pratiche relative al valore dell’ acqua.

40 UNA DISCARICA LIQUIDA Da sempre inquinato…
Questo corso d’acqua, per molti anni, è stato usato come una discarica con un atteggiamento irrispettoso, utilizzato dai palermitani nei confronti di esso…

41 LE NOSTRE IDEE… Per salvare il fiume Oreto occorre un impegno da parte di ogni singola persona specialmente di giovani e volenterosi palermitani. Potremmo: Prenderci cura del corso d’acqua evitando di inquinarlo Promuovere progetti di salvaguardia Studiarne le problematiche nelle varie scuole di Palermo

42 THE ORETO RIVER The Oreto river, that crosses the urban centre of Palermo, has very ancient origins. It is said that under the mountain where it was generated lived fauns and nymphes who never left their father Oreto, the god who lived in the river. It is also said that at the time of the Arabs there were golden straws in its bed. The river has played an important role in the city: it was exploited for the neighbouring crops and to power water mills that were located along its course. It was populated by several animal and plant species and in its mouth many fish were caught. Today the river is polluted and it has become a dump. Thanks to the filmmaker Igor D’India, who crossed the river from the mouth to the source, and who came to our school and showed us the images of his way, we have known Oreto’s resources and problems. For this reason we would like that the river could return to be clean again and to be known by tourists as the river of Palermo.

43 S. M. S. Pecoraro P.le Europa n°110 Palermo
Alunni partecipanti: Classe 3^D Insegnanti partecipanti: Prof. Lea Mira ‘’ Tiziana Impallomeni ‘’ Paolo Mottareale a.s. 2015/16


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