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CULTURA Nel senso comune In senso antropologico

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Presentazione sul tema: "CULTURA Nel senso comune In senso antropologico"— Transcript della presentazione:

1 CULTURA Nel senso comune In senso antropologico
Cultura deriva da “colere” che significa coltivare. E’ il risultato del processo educativo Il soggetto si conforma ad un ideale di personalità E’ ciò che i greci chiamavano paideia e i romani humanitas Viene definita per la prima volta in quest i termini da Tylor, considerato uno dei fondatori della antropologia Nel saggio “Primitive culture” T. definisce la cultura come l’insieme degli atteggiamenti, norme, valori, credenze, prodotti artistici e intellettuali propri di una società.

2 La cultura in senso antropologico:
E’ propria di tutti gli uomini Tutte le civiltà, indipendentemente dal loro livello di sviluppo, sono portatrici di una “cultura” E’ fondamentale studiare le culture di tutti i popoli, anche di quelli ritenuti meno evoluti

3 Incontro tra culture Etnocentrismo Relativismo culturale
Significa porre la propria cultura al “centro” ed utilizzarla come metro di paragone. Si traduce in un atteggiamento di diffidenza nei confronti del diverso. Può facilmente degenerare nel razzismo. Nel razzismo si teorizza il legame necessario tra razza- intesa come caratteristiche biologicamente ereditate- e cultura Significa riconoscere il valore e le peculiarità delle culture differenti dalla nostra. Anche questo atteggiamento può degenerare nel considerare le culture come sostanzialmente diverse, e dunque incomunicabili. Il riconoscimento della pluralità non deve portare ad erigere barriere insormontabili tra le culture.

4 ANTROPOLOGIA CULTURALE
Il 1871 e’ considerato l’anno di nascita della disciplina in quanto E. Taylor pubblica “Cultura primitiva” nel quale vi e’ una prima definizione specifica del termine cultura. Taylor e’ influenzato dal Positivismo: egli analizza le culture mediante un approccio evoluzionista secondo il quale le culture passerebbero da uno stadio arcaico ad uno piu’ evoluto di sviluppo.

5 LA GLOBALIZZAZIONE Termine entrato in uso a partire dalla fine degli anni ‘90 Racconto emblematico del sociologo Giddens su un popolo africano studiato sul campo che guardava “Basic Instinct” SVILUPPO DI UNA SOCIETA’ MONDIALE, FENOMENO POLIDIMENSIONALE; PROCESSO APERTO E INDETERMINATO, NON COERENTE. Ruolo fondamentale svolto dai mass-media (in particolare, Internet e i new media) che hanno accorciato le distanze tra le varie parti del mondo

6 Caratteristiche della globalizzazione
INTERDIPENDENZA GLOBALE: ciò che accade in una parte del mondo, ha ripercussioni in tutte le altre. AUTOPERCEZIONE GLOBALE: coscienza dell’interdipendenza; le persone si sentono parte di un tutto e hanno l’impressione che ciò che accade altrove li riguardi.

7 La globalizzazione investe varie sfere:
Globalizzazione economica Flussi di capitali da una parte all’altra del mondo Divisione del lavoro su scala mondiale: segmenti del lavoro distribuiti dove la manodopera è a minor costo (DETERRITORIALIZZAZIONE, DECENTRAMENTO, DELOCALIZZAZIONE) Ruolo delle multinazionali: imprese che attraversano i confini nazionali

8 GLOBALIZZAZIONE POLITICA
Crisi dello Stato Moderno Diffusione di attori non statali (Nazioni Unite,OCSE,ONU, Unione Europea…) Emergere di problemi globali

9 GLOBALIZZAZIONE CULTURALE
Tesi della Mcdonaldizzazione: la cultura occidentale “invade” il mondo. Questa tesi è stata criticata da studiosi come Robertson, il quale sostiene che la cultura globale e quella locale interagiscono dando luogo ad un mix originale (GLOCALIZZAZIONE) Erosione della tradizione. Conseguenza: emergere dei fondamentalismi Senso dell’incertezza, determinato, oltre che dalla perdita di valori culturali di riferimento, anche dai cambiamenti nel mondo del lavoro (FLESSIBILITA’)


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