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«La natura vuole che i bambini siano bambini prima di diventare adulti» J.J. Rousseau Impariamo a giocare!

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Presentazione sul tema: "«La natura vuole che i bambini siano bambini prima di diventare adulti» J.J. Rousseau Impariamo a giocare!"— Transcript della presentazione:

1 «La natura vuole che i bambini siano bambini prima di diventare adulti»
J.J. Rousseau Impariamo a giocare!

2 «Il gioco è istinto di bellezza»
Le origini del gioco coincidono con le origine dell’uomo. I bambini di ogni epoca (Egizi, Romani, Greci) usavano giochi e giocattoli simili nella forma e nella sostanza a quelli di oggi, come se si volesse mantenere un gioioso legame tra tutti i popoli. «Il gioco è istinto di bellezza» Schiller «Il gioco è ricreazione» Lazarus e Schaller «Il gioco è compensazione dell’attività seria» Claparede

3 esprime il bisogno di crescita
«Il gioco soddisfa il desiderio di impadronirsi di una situazione in forma simbolica, esprime il bisogno di crescita e permette al bambino di agganciare l’attività fantastica a oggetti reali» Freud «Il gioco esprime una funzione di adattamento dell’intelligenza all’età adulta; le diverse forme di gioco hanno dei legami con le tappe dello sviluppo del bambino» Piaget

4 Quanti giochi per giocare?
GIOCHI DI SPERIMENTAZIONE: giochi sensoriali, giochi di finzione e illusione, giochi motori, giochi recettivi(ascoltare e vedere immagini), giochi di costruzione, giochi intellettuali e giochi affettivi; GIOCHI CON FUNZIONI SPECIALI: giochi di invenzione, giochi familiari e giochi di lotta; GIOCHI INDIVIDUALI: giochi di conquista e padronanza del proprio corpo, giochi costruttivi e distruttivi e giochi di regole; GIOCHI DI GRUPPO: giochi di imitazione, giochi con ruoli complementari, giochi di competizione e giochi di regole; GIOCHI SOCIALIZZANTI.

5 Giocare è importante? Il gioco aiuta lo sviluppo dell’intelligenza del bambino; il gioco sul piano educativo può essere utilizzato sia come espressione spontanea, come strumento che permette ai bambini di divertirsi, sia come vero e proprio impegno che consente loro di migliorare l’apprendimento. I bambini quando giocano, giocano seriamente e il gioco è il lavoro del bambino. Il gioco investe, inoltre, tutti i campi del comportamento infantile e si arricchisce progressivamente attraverso il plasmarsi successivo dell’intelligenza, della socializzazione, delle influenze ambientali e degli adulti e dell’accettazione delle regole. Durante tutta l’infanzia, il gioco vive sugli schemi motori acquisiti, sulle abilità semplici e complesse ed è quindi collegato a tutti i meccanismi cognitivi (percezione, simbolizzazione, astrazione, fantasia, verbalizzazione).

6 Le Indicazioni Nazionali e il gioco…
Nelle Indicazioni Nazionali si riconosce la «valorizzazione del gioco» in tutte le sue forme ed espressioni, per lo sviluppo della capacità di elaborazione e di trasformazione simbolica delle esperienze. Il gioco è la realtà del bambino che, giocando, conosce il proprio corpo e il suo utilizzo in funzione dello spazio, del tempo, degli altri, delle regole e degli strumenti con i quali gioca. Il bambino fino a tre anni vuole giocare da solo e con i suoi giocattoli, poi, dopo il terzo anno di vita, non ama più la solitudine e si fanno sempre più rari i momenti del gioco isolato. Il bambino cerca, attraverso l’esperienza sociale, una progressiva mediazione verso la realtà. Il gioco è fondamentale per la socializzazione, a qualsiasi età.

7 La matematica e il gioco…
Che cosa tiene insieme matematica e gioco? Non sembra immediato il loro legame; anche perché la matematica è spesso presentata come arcigna e distante da ogni attività giocosa. Eppure ogni gioco richiede la conoscenza di dati, l’analisi della situazione, l’elaborazione di una strategia, l’attenersi scrupolosamente alle regole stabilite. Proprio come risolvere un problema matematico. Matematica e gioco hanno, quindi, in comune la necessità di elaborare un percorso, un procedimento, una tattica, a partire da ciò che si conosce, per raggiungere un risultato: vincere la partita o, nel caso matematico, giungere alla soluzione. Anche storicamente il gioco ha avuto un ruolo nello sviluppo della matematica: un’area specifica, il calcolo delle probabilità prese le mosse proprio da gioco e scommesse!

8  »Un insegnante di matematica, indipendentemente da quanto ami la sua materia e da quanto vigore metta nel suo desiderio di comunicarla, deve sempre affrontare una difficoltà soverchiante: come tenere svegli gli studenti. Mi è sempre sembrato che il modo migliore per rendere interessante la matematica agli studenti e ai profani sia quello di accostarvisi con uno spirito giocoso. Sta di fatto che il miglior modo di tener sveglio uno studente è presentargli giochi matematici interessanti, enigmi, trucchi, battute, paradossi, modelli, limerick o una qualsiasi delle centinaia di cose che gli insegnanti ottusi tendono a evitare perché paiono loro frivole [...] Nessuno dice che un insegnante non debba fare altro che divertire i propri studenti. Deve esserci un interscambio tra serietà e divertimento: quest’ultimo tiene sveglio l’interesse, mentre la serietà giustifica il divertimento!» Martin Gardner


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