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La scuola di Chicago Il funzionalismo Le teorie dell’apprendimento sociale Le teorie del controllo
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La scuola di Chicago
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La scuola di Chicago: teoria ecologica - princìpi
sviluppo e cambiamento del comportamento umano indotto dall'ambiente fisico e sociale comunità come il principale elemento di influenza sul comportamento dei singoli ambiente umano naturale: la città
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Evoluzione della città di Chicago
La città di Chicago passa da abitanti nel 1850 a nel (Laboratorio sociale)
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Le premesse storiche La Scuola di Chicago comprende un folto gruppo di studiosi che hanno operato nel primo trentennio del secolo XX In senso più ampio vi si possono aggregare anche altri sociologi che appartengono ad epoche più recenti ma che si sono ispirati all'opera dei primi con notevole continuità di interessi e di metodi. Le ragioni: reazione ad un ottimismo ingenuo in base al quale molti studiosi avevano elaborato una prospettiva fondamentalmente positiva dello sviluppo delle società moderne, destinate a gradi di differenziazione ed integrazione sempre più avanzati La scuola di Chicago oppose l'ipotesi di una società in via di involuzione All'ispirazione evoluzionista e all'orientamento empirico vanno aggiunti influssi dalla corrente interazionista: Thomas, Cooley (e più tardi Mead) sottolineavano l'importanza dello stimolo ambientale nella formazione del "sé sociale" Nascita ufficiale della Scuola di Chicago: 1914 a partire dall’insediamento di Park nel dipartimento di sociologia dell'Università di Chicago
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Il contesto sociale Fenomeni sociali: sviluppo delle grandi città
rapida industrializzazione immigrazione di massa effetti della prima guerra mondiale proibizionismo grande depressione Si riteneva che l'urbanizzazione fosse la responsabile della maggior parte dei problemi sociali Tra il Chicago passò da a di abitanti I lavoratori vennero resi superflui dall'innovazione tecnologica: migliaia di disoccupati
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Il contesto sociale e intellettuale
L'ultima ondata migratoria: individui provenienti dall'Europa meridionale e orientale: Venivano additati come i responsabili dei problemi che affliggevano la nazione La popolazione residente (dall'Europa settentrionale e occidentale) discriminava i nuovi immigrati e li riteneva una specie inferiore I figli degli immigrati – messi in imbarazzo dalle loro famiglie – se ne distaccavano per formare propri gruppi e bande Influenza della criminologia inspirata alle spiegazioni positiviste della criminalità in particolare quella biologica di derivazione italiana e inglese Col tempo: influenza tedesca poggiata prevalentemente sulle variabili di tipo sociale e culturale (la natura umana è un prodotto culturale e non biologico)
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Teoria ecologica Metodo di studio sulla città:
singolarmente: le storie di vita per afferrare in profondità gli eventi della vita individuale; nelle aggregazioni: studio ecologico dove si prende in considerazione le caratteristiche di vasti gruppi di persone.
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Raccomandazioni di Park ai suoi allievi:
«Vi è stato detto di andare a scavare nella biblioteca, e quindi di accumulare appunti e un abbondante rivestimento di sudiciume. Vi è stato detto di scegliere problemi ovunque potevate trovare pile di documenti scritti ammuffiti, che si basavano su futili elenchi preparati da burocrati stanchi e compilati da chi era riluttante a richiedere assistenza, da meticolosi filantropi, o da impiegati indifferenti. Questo lo chiamano “sporcarsi le mani con la ricerca vera”. Coloro che vi consigliano sono saggi e onorabili; i motivi che offrono sono di grande valore. Ma occorre un'altra cosa: l'osservazione di prima mano. Andate a sedervi negli atri di alberghi di lusso e sui gradini delle pensioni di infimo ordine; sedetevi sui sofà della Gold Coast o nei giacigli dei bassifondi; sedetevi nell'Orchestra Hall e nel Star and Garter Burlesque. Insomma, signori, andate a sporcarvi il fondo dei pantaloni in mezzo alla ricerca vera». Robert E. Park Cf. BULMER M., "La sociologia di Chicago: l'impulso empirico e le sue implicazioni per la teorizzazione sociologica", in: GUBERT R. — TOMASI L. (a cura di) Teoria sociologica ed investigazione empirica, Milano, Angeli, 1995, p. 80.
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Zone della città di Chicago (Shaw e McKay)
5 zone o aree concentriche Quartiere centrale degli affari (centro) Cintura di transizione (slum – immigrati) Zona delle abitazioni plurifamiliari (lavoratori) Zona abitazioni di lusso Zona dei pendolari (subburbio)
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Teoria ecologica/2 Approccio organico alla vita delle comunità: la città come un corpo con differenti organi Studio della città (Park) secondo un modello a zone concentriche Problemi sociali erano più frequenti nella zona di transizione: delinquenza, tubercolosi, miseria, mortalità infantile... La città: vita sociale è superficiale, le persone sono anonime, le relazioni transitorie, i legami parentali e amicali deboli
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Il modello ecologico Gli autori partono da una premessa quasi assiomatica: che il comportamento sociale assume certe regolarità entro aree "naturali" delimitate da interessi: in senso psico-geografico o in senso culturale L'interpretazione si serve di analogie ecologiche, dalla botanica (Haeckel): i concetti ricorrenti sono infatti quelli di: simbiosi e di equilibrio biologico. La vita delle grandi città immaginata come un processo di simbiosi Gli individui convivono senza effettivamente interagire tra di loro I sociologi della Scuola di Chicago si interessano soprattutto delle aree naturali che si presentano con caratteri patologici
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Disgregazione sociale
Indebolimento delle relazioni sociali primarie = processo di disgregazione sociale la cui base trova spiegazione: Nel basso status economico Nella mescolanza di gruppi etnici Nell'alta mobilità dei residenti Nei nuclei famigliari disagiati o spezzati
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Zona di transizione Shaw e McKay: la zona di transizione aveva un livello di disgregazione sociale maggiore Alto grado di mobiltà Aspetto degradato dei quartieri Sconfinamento di fabbriche e uffici Massiccia presenza di immigrati (che si rifugiavano nella sicurezza delle loro culture di origine)
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Le aree o zone Il concetto di "area" oscilla tra due diverse accentuazioni e sottolineano: le variabili materiali dell'area (aspetti riguardanti la distribuzione del territorio e la sua utilizzazione) e le variabili culturali (valori, costumi, stili educativi, ecc.) Queste variabili e l'influenza di Cooley e Mead (interazione sociale) sono al centro dell'ambivalenza che si rivela nelle contraddizioni della Scuola di Chicago. Le sue posizioni oscillano tra: un "ambientalismo" rigido sottoposto all’influenza determinista un "ambientalismo" morbido che prevede una certa capacità di reazione dell'individuo di fronte al condizionamento materiale
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Cooley Cooley: studia l'interazione tra individuo e società e la mediazione del gruppo; Distingue i "piccoli gruppi" dalle "grandi associazioni" I piccoli forniscono le condizioni essenziali dei processi di socializzazione primaria: rapporti diretti (faccia a faccia) La carenza di socializzazione primaria provocherebbe così necessariamente un processo degenerativo duplice: A livello personale singole personalità individuali private di norme a livello di società globale, minacciata da comportamenti non controllati Dalle premesse di Cooley ne vengono due conclusioni: ruolo negativo delle grandi strutture secondarie, responsabili della disorganizzazione strutturale e culturale; ruolo dell'individuo come attore libero nelle microstrutture, capaci di opporsi alla disorganizzazione sociale.
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Thomas & Znaniecki Thomas e Znaniecki: (Il contadino polacco in Europa e in America, 1918; 1921): studiano un caso particolare di immigrazione (polacchi) attraverso le lettere inviate da una parte all’altra dell’Atlantico. Osservazioni: non tutti i soggetti sembrano ugualmente cedere alle pressioni che sembravano provocare necessariamente la disorganizzazione personale (cioè il disadattamento) la disorganizzazione sociale non si tramuta necessariamente in disorganizzazione della personalità (cioè in devianza) perché le decisioni dei singoli attori sociali diventano fattori determinanti
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Tipologia di Thomas & Zaniecki
Organiz zazione sociale personalità E' possibile avere: a. disorganizzazione sociale senza disorganizzazione della personalità; a) c) + - - - b. disorganizzazione della personalità senza disorganizzazione sociale; d) b) c. disorganizzazione sociale e disorganizzazione della personalità; + + - + d. organizzazione sociale e organizzazione della personalità.
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Altri contributi di sociologia ecologica
Anderson’s, The Hobo, 1923 Shaw, A delinquent boy’s own story, 1930 The natural history of a delinquent career, 1931 Cressey (1949), Faris (1955), … Scuola di Birmingham inglese ( ) Territori diversi regolati da regole diverse: Public territories Home territories Interactional territories Body territories
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CONCLUSIONI: Sc. Chicago
Grande attenzione all’ambiente (città), emigrazione, povertà, delinquenza (minorile), spostamenti, ecc. Metodo: storie di vita, gruppi, comunità Devianza correlata alle condizioni di vita della regione: la disorganizzazione sociale provoca la devianza Si ripropone anche oggi per i paesi in via di sviluppo Spiegazione ecologica non convince:rileva solo le correlazioni Non dice “perché” , non propone una spiegazione globale: “basta la qualità dell’ambiente, la vicinanza fisica per modificare il comportamento?” Visione ancora deterministica e causale-lineare Poca attenzione alle cause macrosociologiche Efficacia per interventi sociali sulle comunità (integrazione)
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MARGINALITÀ-EMARGINAZIONE OGGI
SOCIETÀ SOCIETÀ MALATI DI AIDS BARBONI ANZIANI SOLI TOSSICODIPENDENTI POLITICO RAGAZZI ABBANDONATI SULLA STRADA RELIGIOSO TEMPO LIBERO Sistema OCCUPAZIONALE STATUS DI MARGINALITÀ PROCESSO DI EMARGINAZIONE SPORTIVO COMPLESSITÀ SOCIALE SISTEMA SOCIALE FAMILIARE Sociale SANITARIO DISOCCUPATI ECONOMICO IDEOLOGICAMENTE RADICALI SCOLASTICO IMMIGRATI ANALFABETA ALCOLISTI MINORANZE ETNICHE SOCIETÀ SOCIETÀ
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Il funzionalismo Il funzionalismo
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EMILE DURKHEIM ( ) Approccio positivistico: ha tentato di capire il fenomeno sociale da un punto di vista oggettivo, esterno. L'unità di analisi non è centrata sull'individuo, ma piuttosto sul sistema sociale: il sistema come tale è più grande che la somma delle sue parti. Durkheim concepiva la società come un organismo composto di parti funzionalmente interdipendenti: strutture sociali e istituzioni (=corpo). Ha adottato la posizione teoretica secondo la quale i fenomeni sociali sono una realtà: il fatto sociale costituisce l’oggetto di studio della sociologia. Essi non sono riducibili al livello individuale ma radicati nella vita collettiva del gruppo sociale.
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LA SOLIDARIETÀ (Durkheim) Criterio-base dell' ordine sociale
Meccanica: società semplici relazioni basate sull'uguaglianza e identità delle funzioni prevalenza della coscienza collettiva su quella individuale: la prima è fonte unica della morale e della solidarietà Organica Società complesse, differenziate Solidarietà si sviluppa a partire dalle personalità individuali tese a obiettivi comuni Fondata sulla divisione del lavoro: come in un organismo ciascuna parte svolge la propria funzione e assicura la salute di tutto il corpo. La coscienza collettiva: insieme delle credenze/sentimenti comuni alla media dei cittadini di una data società. Coscienza individuale come distinta dalla coscienza collettiva e suo primo "momento".
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Solidarietà meccanica
Solidarietà organica
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Educazione - controllo
L’Educazione ha il compito di portare i nuovi membri al consenso sulle regole, sviluppare i talenti (famiglia e scuola: socializzazione). Il controllo sociale: La natura umana è munita da appetito, volontà, sensazioni e desideri insaziabili: "più uno ha e più vuole". Desideri che possono essere disciplinati dal controllo esterno - il controllo sociale - che D. chiamava "coscienza collettiva“ Stabilità dei codici morali della società (=codici giuridici)
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Solidarietà meccanica
Solidarietà vs. Anomia Solidarietà meccanica Anomia Anomia Solidarietà organica
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Anomia Nelle società tradizionali: la divisione del lavoro è minima; gli individui che la compongono condividono simili mete e valori - una forte "coscienza collettiva". Nelle società industriali: diversità di interessi di gruppo, competizione su quello che si può e non si può fare (norme sociali). La coscienza collettiva è debole e fa diminuire il controllo sociale. Tale de-regolamentazione conduce al comportamento deviante. Nelle società in transizione (tra tradizionali e industriali): le forze regolatrici si trovano nella posizione più debole. Le vecchie strutture normative cadono mentre le nuove non ci sono ancora. La mancanza di regole formali porta ad una condizione di anomia: terreno di crescita e di sviluppo della devianza.
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Anomia L'instabilità in periodi di rapido cambiamento culturale
-> Mancanza di regole stabili e condivise Venir meno della densità morale che lega soggetti ai principi della società (coesione) = disgregarsi delle rappresentazioni collettive Prevalenza degli interessi egoistici su quelli del gruppo -> devianza Comporta per il soggetto (personalmente) una situazione di disagio (anomia) –> le regole precedenti non sono più condivise e quelle nuove non le hanno ancora sostituite... Il suicidio: "il gesto più evidente che testimonia l'incapacità di un uomo di adeguare le proprie aspettative alla realtà che cambia, di dare senso e significato alla propria vita ..."
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Funzioni della devianza
Necessaria: affinché l'originalità individuale abbia possibilità di emergere mantenimento dei confini tra normalità e devianza: definisce i confini della retta condotta; riconferma della solidarietà della società: rinforza le norme e i valori, favorisce i sentimenti collettivi ed alimenta la coesione; provocazione che spinge al cambiamento sociale.
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Il funzionalismo Si sviluppa tra il 1929 e 1940 in USA, per rispondere all’esigenza di operare una sintesi generale, dopo anni di ricerche sul campo; Si basa, più che altro, su preoccupazioni di tipo economico e assume, come punto di partenza, la riflessione sul problema sociale. La priorità è messa sul problema dell’ordine sociale e non del cambio. Di qui la prevalente preoccupazione di assicurare attraverso la riflessione sociologica gli strumenti cognitivi per capire e sostenere i processi di integrazione della società. Spunti di riflessione: FUNZIONALISMO SOCIETA’ CENTRATA – Teoria di Parsons ORGANISMO = funzione dell’adattamento; PERSONALITA’ = è quella che ha degli obiettivi (goal attainment);
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Talcott PARSONS Toward a general theory of action;The social system (1951) La teoria di Parsons fa riferimento ad un paradigma “tutto/parte”, nel senso che l'individuo è considerato parte del “tutto-società”: ciò significa che le caratteristiche fondamentali della personalità individuale sono delineabili a partire dall’appartenenza sociale. Tale rapporto è possibile laddove, in un determinato sistema sociale, si registra una relazione “organica” tra tre elementi fondamentali: l'individuo, la cultura (i valori) e il sistema sociale. Società “organica”, come già in Durkheim, vuol dire una società integrata in se stessa, che, attraverso funzioni diverse, specificate in “ruoli” e “status”, riesce ad integrare i suoi membri in maniera da consentire sia la felicità privata che il bene pubblico.
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I 3 postulati di Parsons il postulato dell’unità funzionale della società, secondo cui la società è un tutto funzionale e tutte le sue parti sono integrate e ben bilanciate; il postulato del funzionalismo universale, per cui tutte le pratiche culturali e sociali sono funzionali; il postulato dell’indispensabilità, per cui esistono prerequisiti funzionali universali per ogni società e solo specifici elementi socio-culturali possono soddisfare tali funzioni.
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Le 4 funzioni fondamentali del sistema sociale (AGIL)
ADAPTATION = capacità di affrontare gli squilibri e di gestirli in ordine all’integrazione. La società è un organismo. I diversi organismi della società sanno adattarsi per raggiungere i propri scopi, con le diverse attribuzioni loro attribuite (ruoli). GOAL ATTAINMENT = capacità di motivare il raggiungimento delle méte; ogni membro della società persegue la méta della società stessa; idea di profitto = ciò che attira ogni persona ad impegnarsi INTEGRATION = collaborazione convergente di ogni elemento del sistema per un funzionamento ottimale. PATTERN MANTENANCE (LATENCE) = capacità di conservare il quadro normativo e di legittimarlo in continuità;
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Schema AGIL e sistema generale d’azione (Parsons)
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Sistema sociale (Parsons)
SISTEMA SOCIALE = quello che fornisce l’integrazione (che si raggiunge quando c’è corrispondenza tra obiettivi personali e norme sociali) SISTEMA D’AZIONE = del soggetto e della società; sono convergenti e congruenti. Questo assicura l’integrazione. Se non c’è una cultura comune (attraverso la socializzazione) l’integrazione non è possibile. Il CONSENSO, in una società di questo tipo, è ciò che permette alla società stessa di rimanere integrata e di sentirsi un corpo unico. Il CONTROLLO DELLA DEVIANZA è una funzione molto importante, che permette di evitare che alcune personalità escano fuori dal sistema.
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Consenso: meccanismi per ottenerlo
socializzazione, profitto, persuasione. coercizione (se le prime non funzionano): misure preventive o repressive
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Socializzazione (Parsons)
I processi di socializzazione dovrebbero essere orientati ad inserire “funzionalmente” il soggetto nella società. Le varie parti della società condividono tutti la stessa finalità, per cui si dà un unico “sistema di fini” (telic system) che presiede tutta la società e che tutti, attraverso la socializzazione, hanno la possibilità di interiorizzare.
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Integrazione (Parsons)
Per la complementarietà tra produzione e riproduzione sociale non ci dovrebbero essere discrepanze tra gli obiettivi e i valori della società e quelli dell’individuo. Attraverso le aspettative e l’agire di ruolo si realizza l’integrazione tra sistema di personalità e sistema sociale e tale integrazione è costitutiva del sistema della personalità (“co-costitutiva”). L’identità è ciò che permette la conservazione di tale struttura psichica
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Devianza (Parsons) DEVIANZA = mancata integrazione
Percepire le norme in contrasto con i propri fini. Secondo Parson la devianza non dovrebbe esistere in una società concepita in questo modo, ovvero in una società dove tutto è ben integrato e funzionale, autocentrata e che, quindi, esercita una funzione di controllo molto forte. L’anticonformismo che caratterizza i giovani interpretato come una forma di “irresponsabilità”, una riluttanza ad entrare nei ruoli adulti.
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Funzioni della devianza
Utilizzata funzionalmente per il bene (cioè l’integrazione) del sistema, la devianza viene interpretata come una possibile: valvola di sfogo del sistema, che altrimenti non potrebbe resistere a certe pressioni interne ed esterne. La permissività dunque in certi casi è auspicabile, quando sia controllabile (funzione escapista). strumento di ridefinizione delle norme e delle oscillazioni devianti attorno alla norma socialmente accettabili. strumento di soddisfazione di bisogni reali del sistema: compensazioni agli stress, colpevolizzazione di utili “capri espiatori”, creazione di falsi bersagli, ecc.
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Tipologia di Personalità (Parsons)
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Principali combinazioni di tratti di personalità (Parsons)
CONFORMISMO + ATTIVITA’ = dominazione, imporre le norme CONFORMISMO + PASSIVITA’ = subisce la dominazione dell’altro ALIENAZIONE + PASSIVITA’ = evasione dalla norma, ritiro dal sistema sociale ALIENAZIONE + ATTIVITA’ = incorreggibilità delle norme, ribellione, aggressività
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Principali combinazioni di tratti di personalità (Parsons)
ATTIVITÀ PASSIVITÀ Innovazione Ritualismo Riferimento agli oggetti sociali Riferimento alle norme Predominio della conformità Dominante Fanatico Sottomesso Perfezionista Ribellione Rinuncia Predominio del distacco Aggressivo Incorreggibile Indipendente compulsivo L’uomo in fuga
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Merton - vita Meyer Robert Schkonick - questo il vero nome di Robert King Merton - nasce il 5 luglio (ma alcune biografie riportano il 4 luglio) del 1910 a Philadelphia, da una famiglia di immigranti est-europei residenti in uno dei quartieri poveri (slum) della città. Durante l'adolescenza Merton fa parte di una gang del suo quartiere Incoraggiato dalla madre, inizia a frequentare la biblioteca, il Museo di Philadelphia e l’Accademia della Musica, riuscendo così ad acquisire una notevole preparazione culturale già durante gli anni di scuola. Merton compie gli studi dapprima alla Temple University - dove si diploma brillantemente nel 1931, mostrando un interesse per la filosofia -, e in seguito presso l’Università di Harvard, dove consegue il dottorato nel 1936, sotto la guida di Talcott Parsons. Nel 1941 passa alla Columbia University, dove diviene Professore di Sociologia nel Dal 1942 al 1971 opera al fianco di Paul Felix Lazarsfeld come direttore associato dell’Ufficio per la Ricerca Sociale Applicata della Columbia University . E’ morto a New York il 23 febbraio 2003.
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Merton - opere La sua opera più ponderosa è Teoria e struttura sociale, pubblicata per la prima volta nel 1949 e poi ampliata nel 1957 e nel 1968. Altri suoi testi importanti sono stati Libertà e controllo nella società moderna (1955), Ricerca sociologica (1963), Sociologia teoretica (1967), La sociologia della scienza (1973).
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Merton - teoria Merton è stato uno dei più influenti esponenti della corrente teorica del funzionalismo L’ottica funzionalista di Merton differisce significativamente da quella del suo maestro Parsons: i suoi scritti si possono definire più prudenti e difensivi. Tale prudenza si concreta nella sua predilezione per le cosiddette “teorie a medio raggio” (in evidente contrasto con la “grande teoria” onnicomprensiva cui ambiva Parsons) che non si prefiggono di abbracciare la società nel suo complesso, ma non sono neppure semplici sequenze di ipotesi empiriche scollegate. Nella sua opera egli è spesso teso a cercare di armonizzare l’approccio teorico a quello empirico, l’analisi qualitativa a quella quantitativa
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Critica a Parsons (Merton)
Abbandona la primitiva visione funzionalista, secondo cui noi viviamo nel migliore dei mondi possibili: molte pratiche persistono malgrado non abbiano benefici particolari né per i singoli né per la società. Nota che i primi funzionalisti tendevano a mettere a fuoco le cosiddette funzioni per la “società”. Ma l’idea di “società” come totalità è, secondo Merton, fuorviante perché lo stesso elemento sociale può essere funzionale per certi individui, gruppi o sistemi ed essere disfunzionale per altri. I resoconti funzionalisti mettevano insieme stati soggettivi degli individui e conseguenze oggettive: invece la funzione di una pratica è un effetto osservabile e perciò va distinto dalla motivazione che sottende la pratica. Merton pensa che gli uomini non sono sempre coscienti degli scopi che stanno perseguendo e, dunque, delle funzioni che assolvono i loro comportamenti. Di qui la nota distinzione che egli elabora tra funzioni manifeste e funzioni latenti. Le prime sono pratiche intese come tali dagli individui coinvolti. Le seconde, invece, non sono né intese né riconosciute dagli individui coinvolti. Un esempio che permette di chiarire questo passaggio è costituito dalla frequentazione della chiesa da parte dei fedeli. Una delle funzioni manifeste dell’andare in chiesa è essere più prossimi a Dio e commemorarlo, una delle funzioni latenti di questa pratica consiste nel rafforzare l’integrazione sociale.
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MERTON E L’ANOMIA L'obiettivo di Merton è di scoprire in quali modi determinate strutture sociali possano esercitare una influenza su certi individui, tanto da favorire dei comportamenti devianti, anziché conformisti. L'avvio e il fondamento dell'analisi mertoniana è la distinzione tra le mete culturali e i mezzi istituzionalizzati. Le prime sono gli scopi, gli interessi che si presentano come obiettivi legittimi per tutti i membri della società. Sono le cose per cui vale la pena di lottare: ricchezza, successo, prestigio, consumi. I secondi sono i modi legittimi per il raggiungimento delle mete.
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MERTON E L’ANOMIA/2 Nelle società in cui le due componenti non sono fortemente integrate, l'esaltazione eccessiva delle mete produce la demoralizzazione, cioè la de-istituzionalizzazione dei mezzi. «Via via che questo processo di attenuazione continua la società diventa instabile; e si sviluppa in essa ciò che Durkheim ha chiamato "anomia" (o mancanza di norme)». L'anomia mertoniana è perciò la condizione nella quale è presente la dissociazione tra valori finali e valori strumentali, al punto che prevale solamente la valutazione dell'efficacia, anziché quella della legittimità dei mezzi. Ci sono infatti mete e mezzi leciti e mete e mezzi illeciti.
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L’anomia di Merton
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La cultura americana Gli americani sono bombardati da ogni parte da parole d'ordine che sanciscono il diritto e il dovere di tener duro nel lottare per conseguire le mete del "sogno americano", nonostante si debbano affrontare ripetuti fallimenti, e nonostante che sulla strada di questa competizione non esista un punto finale di arrivo. A questa accentuazione positiva del dover tener fede alle mete ambiziose si accompagna la condanna per quanti rinunciano alle loro ambizioni. La cultura americana contemporanea impone tre principali assiomi culturali: tutti devono tendere alle stesse mete ambiziose, con la convinzione che esse sono alla portata di tutti; l'eventuale insuccesso deve essere considerato momentaneo e prelude al successo finale; l'unico reale insuccesso consiste nell'abbassare le proprie aspirazioni.
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Tipologia della devianza
Merton elabora una tipologia costituita da cinque adattamenti individuali. Il contesto della tipologia è riferito a una sola meta culturale, anche se la più importante: il successo economico.
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TIPOLOGIA DELLA DEVIANZA IN MERTON
Tipi fini mezzi conformismo + innovazione - ritualismo fuga/rinuncia ribellione
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Conformismo (Conformity)
Comprende gli individui che si conformano tanto al criterio del successo quanto ai mezzi legittimi atti a conseguirlo. Non deviante
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Innovazione (Innovation)
Adattamento che rifiuta i mezzi legittimi per il conseguimento del successo e si rivolge a mezzi devianti, in particolare al crimine. Rappresentano questa soluzione soprattutto quanti appartengono agli strati sociali inferiori e hanno poche possibilità legittime di successo.
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Ritualismo (Ritualism)
Sono coloro che hanno abbandonato in gran parte le mete del successo economico e della rapida mobilità sociale, ma continuano a rimanere vincolati alle norme istituzionali. La sindrome del ritualista sociale è compresa in una serie di cliché culturali: «lo non faccio il passo più lungo della gamba», «Mi accontento di quello che ho», «Non mirare in alto e non rimarrai deluso». Le ambizioni elevate provocano frustrazione e pericolo; un mezzo per mitigare questa ansietà è quello di abbassare il proprio livello di aspirazione. Il ritualista è deviante perché rifiuta le mete del successo proprie della maggior parte dei membri della società.
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Rinuncia (Retreatism)
Rinuncia sia ai mezzi che ai fini. Ne fanno parte gli individui che vivono nella società, ma non sono della società. Non condividendo l'insieme dei valori comuni essi sono, sociologicamente, dei veri e propri estranei. Sono i vagabondi, i mendicanti, i diseredati sociali, i drogati, gli etilisti cronici, gli psicotici, i visionari e quanti hanno abbandonato le mete culturali e i comportamenti prescritti. La rinuncia deriva dall'aver accolto e caricato di valore affettivo le mete e le norme, nonostante le difficoltà di realizzarle. Ne risulta un conflitto che produce senso di sconfitta, rassegnazione, quietismo e, alla fine, evasione dalla società.
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Ribellione (Rebelliousness)
Rifiuta tanto delle mete che dei mezzi e le sostituisce con altre mete e mezzi diversi. Essa porta gli individui fuori dalla struttura sociale che li circonda e li spinge a cercarne una nuova attraverso un vero e proprio trascendimento dei valori. Nella ribellione, come progetto teorico e come prassi, emergono nuovi valori, che da un lato individuano la funzione alienante della presente struttura sociale, dall'altro ne prefigurano un'altra, alternativa e tutta positiva. Sono perlopiù membri di una classe dominante…
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ANOMIA: differenze PER LA PSICOLOGIA: PER DURKHEIM:
l'individuo, che è stato strappato alle sue radici morali e che non ha più nessun modello da emulare, agisce sotto la spinta di impulsi contraddittori, diventando un disadattato irrecuperabile. PER DURKHEIM: anomia equivale ad uno stato di non integrazione del sistema delle funzioni sociali con l'ordine morale (per la diversa velocità del sistema sociale rispetto a quello culturale). Perciò regna l'anomia: i desideri individuali crescono a dismisura; l'uomo non essendo in grado di soddisfare le proprie aspirazioni, assume dei comportamenti devianti, secondo la sequenza: Disorganizzazione sociale Anomia Devianza Confusione di norme
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MERTON - ANOMIA afferma che i desideri umani non sono innati, ma prodotti dalla struttura sociale, che spinge il soggetto a deviare dalle norme sociali. L’approccio mertoniano alla devianza rimane la tensione-ambivalenza che si accentua quanto più è carente l'integrazione tra fini-culturali e mezzi istituzionalizzati. Questa tensione verso l'anomia, cioè l'incapacità di conseguire i fini con i mezzi disponibili, è differentemente distribuita nel sistema sociale; di conseguenza, vi è una distribuzione diversa di comportamento deviante, che, a sua volta, è strettamente dipendente dall'accessibilità che hanno i soggetti di raggiungere gli scopi (nel caso americano è il successo) con mezzi legittimi ed è collegato anche al grado di assimilazione dei fini e delle norme, nei diversi strati sociali. Quindi, per Merton, anomia equivale ad uno stato di tensione-ambivalenza tra fini culturali e mezzi istituzionalizzati, secondo la sequenza: Tensione strutturale Anomia Devianza Fini Mezzi
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L’ANOMIA DOPO MERTON Merton ha elaborato la sua teoria partendo da considerazioni teoriche Non le ha mai verificate sul campo Hanno tentato di verificarle empiricamente alcuni suoi discepoli Ma hanno dovuto rielaborarle, prendendo in considerazione anche la subcultura
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ALBERT COHEN (1955) Teoria della sottocultura delin-quenziale per formazione reattiva Sostiene che i soggetti deprivati (basso livello socio-culturale) non hanno interiorizzato i fini della classe media (autoemarginazione per distanza dalle mete): elaborano una propria subcultura. In seguito ha precisato: riguarderebbe solo alcuni tipi di devianza (subculture giovanili, ladri professionisti).
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A. Cohen: Sottocultura delinq. x Formaz. reattiva
Le sottoculture delinquenti sono un prodotto del CONFLITTO tra cultura della classe operaia e cultura della classe medio-borghese; FRUSTRAZIONE generato da un conflitto tra la cultura familiare e quella ufficiale ricevuta a scuola (quest'ultima di tipo borghese); I ragazzi vorrebbero raggiungere i valori e le mete della classe media, ma sono MAL EQUIPAGGIATI; Si genera un processo di FORMAZIONE REATTIVA: avvertono, sul piano comportamentale i valori della classe media mentre formano una sottocultura che rappresenta la negazione dei valori borghesi. FORMAZIONE REATTIVA: il meccanismo psicologico che conduce i ragazzi a risolvere i loro problemi di status (accettazione, rilevanza, relazionalità) all'interno della gang.
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Responsabilità Individuale (fiducia in se stessi e
PARAMETRI CULTURALI DELLA CLASSE MEDIA AMERICANA PARAMETRI CULTURALI DELLE CLASSI SUBALTERNE Responsabilità Individuale (fiducia in se stessi e nelle proprie risorse) Reciprocità (obbligo di dividere le proprie risorse con atri cui si è legati) Perizia (coltivare capacità specifiche) Irrequietezza (ricerca continua di nuove sensazioni e opportunità) Differimento della Gratificazione (industriosità e risparmio economico in vista del futuro) Soddisfazione immediata dei desideri (non dilazione della gratificazione) Razionalità (progettazione consapevole ed efficiente) Impulsività (scarso controllo od esercizio razionale) Ambizione (alto livello di aspirazioni) Buone maniere (cortesia, pazienza, autocontrollo) Linguaggio osceno (atteggiamento di sfida e di rottura delle convenzioni) Competizione non violenta (controllo della forza fisica) Uso della forza (soluzione immediata e personale delle controversie e dei conflitti) Impiego del tempo in modo costruttivo (ricreazione "sana") Rispetto per la proprietà (cura delle cose proprie e degli altri) Distruttività (non curanza e scarso rispetto delle cose)
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Cloward e Ohlin (1968) Teorie delle sottoculture devianti
Analizzano le bande delinquenti (minoranze etniche), secondo la teoria di Merton. Ipotizzano che le classi subalterne, interiorizzino le mete culturali comuni, ma, non avendo a disposizione i mezzi legittimi per raggiungerle, ricorrono a mezzi illegali. In particolare essi rilevano che le sottoculture devianti assumono una delle seguenti FORME:
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Le 3 sottoculture devianti (Cloward e Ohlin)
Sottocultura criminale: tipo de aggregazione che accentua l'attività illecita finalizzata al guadagno economico (il racket, le organizzazioni di stampo mafioso); si sviluppa laddove esiste una struttura di opportunità illegittime fortemente organizzata 2. Sottocultura conflittuale: enfatizza la lotta, anche violenta fra le bande giovanili per un'affermazione di status; è tipica dello slum disorganizzato (quartiere degradato di transizione, multirazziale) dove non è presente né una vera struttura di opportunità legittime né illegittime e praticamente assente una cultura dominante 3. Sottocultura rinunciataria: accentua l'uso e lo spaccio di droga (drogati, vagabondi, alcolizzati cronici; è presente un po’ ovunque come segno di disagio sociale di alcuni cittadini.
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Le 3 sottoculture devianti (Cloward e Ohlin)/ Schema
Tipo di adattamento sottoculturale Mete culturali Mezzi legittimi Mezzi illegittimi Sottocultura criminale + - Sottocultura rinunciataria Sottocultura conflittuale +/-
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Rilievi critici sull’anomia
Teoria dell’anomia (e successivi sviluppi): utile per comprendere e classificare certi tipi di comportamento deviante, raccordandoli alla struttura sociale e al modello di società, al tipo di cultura e di socializzazione. Apporto importante per compensare le lacune della teoria funzionalista nel campo della devianza. Ha permesso di rivalutare parte delle intuizioni della scuola di Chicago. Ancora troppo limitata, necessari ulteriori precisazioni ed integrazioni. Schema ancora valido per situazioni analoghe. Utile anche nel caso di “deprivazione relativa”
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Seconda fase della scuola di Chicago
Teorie dell'apprendimento sociale
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Riepilogo dei passaggi della scuola di Chicago
1a. TEORIA ECOLOGICA: La devianza conseguenza della disorganizzazione sociale (patologia sociale). 1b. TEORIA SUBCULTURALE: La cultura tipica di una “zona”, trasmessa da una generazione ad un altra, da un gruppo all’altro…
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Riepilogo dei passaggi della scuola di Chicago/2
2. TEORIA DELLA TRASMISSIONE CULTURALE (Applicata in modo diverso dai diversi autori) “esiste un set di valori devianti, accanto ed entro i sistemi di valore legittimi, trasmessi: per contatto sociale, attraverso le forme della normale socializzazione”
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2. TEORIA DELLA TRASMISSIONE CULTURALE
1. Il modello behaviorista (Burgess e Akers, 1966) Il comportamento deviante è frutto del condizionamento operato attraverso ricompense e punizioni (rinforzo devianza o no). 2. Teoria dell'identificazione differenziata (Glaser, 1971) Il soggetto si identifica con un'altra persona, reale o immaginaria (es.: mass-media)
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3. Teoria della neutralizzazione (Sykes e Matza, 1957)
la linea che distingue conformità da devianza è molto tenue; tecniche di neutralizzazionea: permettono di attenuare il "peso" dell'atto commesso; Queste tecniche facilitano anche la scelta di una carriera deviante.
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3a. Tecniche di neutralizzazione
La negazione della responsabilità: il soggetto afferma che è stato qualcosa di accidentale ("Non volevo farlo"; "Così fan tutti"); La negazione dell'atto deviante: il soggetto afferma che il suo atto non ha danneggiato nessuno ("Non ho fatto male a nessuno", “che male c’è?”); La negazione della vittima: il soggetto afferma che la vittima se lo meritava ("Era un verme", “... un infame”); La condanna del controllo sociale: le forze d'ordine ritenute corrotte ("Sono peggio di noi"); L'orientamento dell'atto ad una "causa maggiore": il soggetto cerca motivi per giustificare l'atto ("L'ho fatto per mia sorella").
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4. Teorie della trasmissione dei valori (Shaw e McKay, 1931, 1942)
Le giovani generazioni apprendono entro lo slum i modelli devianti. Passaggi: 1. Motivazioni prevalentemente ludiche (curiosità, bisogno di sperimentare, ecc.) 2. Poi motivazioni utilitariste 3. Infine condotte professionali. non spiega il “perché”
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4a.Teorie della trasmissione dei valori (W. Miller - 1958)
Accentua l’interpretazione subculturale e l’importanza dei gruppi non familiari nella trasmissione dei valori della subcultura deviante 1. Negli slum soggetti di basso livello socio-economico, 2. Valori in conflitto con quelli della classe media: autonomia, furbizia, senso di fatalismo, durezza, inquietudine, ecc. 3. Coscienza di classe, identificazione con la comunità di quartiere. 4. Negli slum famiglie carenti della figura paterna (difficoltà di identificazione dei maschi). 5. La cultura del quartiere, dei gruppi devianti organizzati (gang e simili) offre il supporto per la sicurezza emotiva e per l’autorealizzazione, che la famiglia non può dare. 6. Ogni violazione delle norme considerata come una conquista ed un’affermazione dell’io. Miller ha il merito di proporre una lettura di “classe” alla teoria della devi-anza: contrapposizioni conflittuali tra le diverse classi del sistema urbano.
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4b. Teorie della trasmissione dei valori (Kvareceus e Miller - 1959)
Riprendono alcune delle precedenti affermazioni precisandole: 1. La devianza non è spiegabile in termini puramente psicologici, ma è legata all’esistenza di aspirazioni più basse nelle classi sociali di basso livello. 2. Tali aspirazioni derivano dalla tipica cultura dello slum e sono state interiorizzate dalla giovane generazione a contatto con i gruppi dell’ambiente. 3. Mete immediate, raggiungibili solo mediante mezzi illegali mete delle classi medie (cfr. Cohen) 4. In genere i giovani di basso livello non riescono ad elevare le proprie aspirazioni fino al livello di quelle della classe media, in quanto la socializzazione ricevuta li fissa nei quadri di valori appresi nella prima infanzia e nella prima adolescenza. 5. Viceversa può capitare che in determinati contesti la classe media accetti qualche valore della classe inferiore (la durezza, la furbizia, l’inquietudine...); in tal caso si verificano comportamenti devianti anche nella classe media. Kvaraceus e Miller pongono l’accento sulle aspirazioni e non tanto sulla diversità di opportunità della classe inferiore.
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5. Teoria della trasmissione subculturale (Kobrin - 1951)
Specifica la teoria della trasmissione subculturale in alcune affermazioni, derivanti dall’osservazione della delinquenza giovanile negli slum urbani: 1. Socializzazione primaria con sistemi di valori conformistici e sistemi di valori devianti. 2. Socializzazione secondaria: i giovani scelgono tra i due sistemi di valori, orientandosi verso quello prevalente. 3. Se le due sfere (quella dei sistemi legittimi e quella dei sistemi devianti) sono tra di loro ben integrate, la devianza resta latente. 4. Quando, invece, le due sfere sono poco integrate, il crimine diventa violento, la devianza si fa dominante La teoria di Kobrin, mette l’accento sia sui processi di socializzazione, sulla preesistenza di subculture devianti già organizzate e/o prevalenti. Non spiega la nascita delle subculture stesse.
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Le teorie del controllo
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Teoria del controllo sociale (Travis Hirschi, 1969)
Impiega a livello sociale il concetto di attaccamento di Bowlby: relazione con altri e con i gruppi: senso di sicurezza psicologica minor ansietà, minor ostilità e maggior grado di resilienza reazione di comunità, conferma dell'identità, prevenzione della solitudine
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Teoria del controllo sociale (Travis Hirschi, 1969) /2
causa della devianza: i legami sociali deboli quattro elementi (dei legami): a. l'attaccamento o la sensibilità verso gli altri (membri della famiglia); b. l'impegno per un progetto di vita (carriera scolastica, la professione); c. il coinvolgimento in attività scolastiche, negli impegni familiari, nelle attività extracurricolari, nelle attività religiose; d. le credenze o l'accettazione di un determinato orientamento morale, valori, norme sociali.
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Teoria del controllo sociale (Travis Hirschi, 1969) /3
La confluenza degli elementi del quadro precedente si trasforma in un forte legame sociale e quindi in “conformità”; mentre la mancanza di quegli elementi indica che non esiste sufficiente controllo interno ed esterno per frenare la devianza. Hirschi interpreta la delinquenza come conseguenza della perdita dei legami tra il soggetto e le istituzioni: il controllo sociale sui propri comportamenti perde di forza; L'attaccamento funziona come la base per l'interiorizzazione delle norme sociali; Quanto più strettamente il soggetto si trova attaccato alle istituzioni e ad altri soggetti conformisti, minore è la probabilità di deviare; Mentre l’attaccamento al gruppo dei pari “delinquenti” ("associazione differenziata" e "conformità al gruppo") porta alla delinquenza.
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criminality (delinquenza)
La teoria dell'autocontrollo (Michael Gottfredson - Travis Hirschi, “Teoria generale della devianza” , 1990) Differenza tra crime e criminality crime (reato, delitto) criminality (delinquenza) fatto circoscritto caratteristica delle persone dipende da circostanze: occasione e mezzi per compiere un reato propensione o tendenza a violare la legge, a compiere reati Autocontrollo (+ capacità di procrastinare la gratificazione): «tendenza ad evitare atti i cui costi a lungo termine sono superiori ai benefici immediati o a breve termine». Gli atti criminali sono quelli che permettono un immediato e facile soddisfacimento dei bisogni, con conseguenze negative in seguito. Le persone con un forte autocontrollo evitano atti che mettano a repentaglio le loro prospettive future.
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La teoria dell'autocontrollo (Michael Gottfredson - Travis Hirschi, 1990)
L'autocontrollo presenta sei diverse dimensioni: l'orientamento temporale verso il presente o verso il futuro; la costanza nelle azioni; l'importanza assunta dall'attività intellettuale e da quella fisica; la sensibilità ai bisogni degli altri; la capacità di tollerare le frustrazioni; l'atteggiamento nei confronti dei rischi
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La teoria dell'autocontrollo (Michael Gottfredson - Travis Hirschi) /2
L'autocontrollo è una caratteristica individuale appresa nei primi dieci anni di vita. Quattro condizioni necessarie per acquisire l'autocontrollo da piccoli in famiglia: 1. i genitori amino abbastanza i figli da investire tempo ed energie per vigilare su di loro 2. i genitori esercitino un controllo effettivo sui comportamenti dei figli. 3. i genitori si accorgano subito delle trasgressioni dei figli, 4. i genitori li puniscano, facendo loro capire che ogni violazione delle norme ha un costo. Se una di queste quattro condizioni non si verifica, il processo di acquisizione dell'autocontrollo fallisce o avviene imperfettamente.
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infanzia e adolescenza
Confronto tra la teoria dell'autocontrollo e la teoria del controllo sociale (Wilkstròm, 1995 ) Autocontrollo Controllo sociale Locus of controll interno esterno Età cruciale infanzia infanzia e adolescenza
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