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Dante Dante Alighieri 1265-1321 CANANA' MASSIMILIANO.

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Presentazione sul tema: "Dante Dante Alighieri 1265-1321 CANANA' MASSIMILIANO."— Transcript della presentazione:

1 Dante Dante Alighieri CANANA' MASSIMILIANO

2 Perché Dante è così importante
Non è il primo poeta in volgare ma È il primo che costruisce un complesso di opere in volgare che riassumono la mentalità medioevale È il primo a teorizzare l’uso del volgare in letteratura(DE VULGARI ELOQUENTIA) È il primo intellettuale consapevole del proprio ruolo e funzione (intellettuale “comunale”) È un intellettuale militante (poetapolitica) CANANA' MASSIMILIANO

3 La situazione a Firenze e in Italia ai tempi di Dante
Comuni Lotte tra guelfi e ghibellini In Italia perdurano per tutto il XII secolo e parte del XIII i conflitti tra papato e impero. Al tempo di Federico II (fino al 1250) l’impero è in fase di affermazione. Con la sua morte l’impero si indebolisce A Firenze si crea un governo “comunale” guidato da un Capitano del popolo e affiancato da un consiglio di rappresentanti delle ARTI. In un primo tempo i ghibellini, guidati da Farinata degli Uberti, nella battaglia di Montaperti vincono. Ma dopo il gli eredi di Federico II sono sconfitti da Carlo d’Angiò, re di Francia chiamato in Italia dal papa. Dovunque i guelfi riprendono vigore. Nel a Campaldino i guelfi fiorentini sconfiggono aretini e senesi (ghibellini) Incremento delle attività mercantili e manifatturiere Sviluppo della borghesia CANANA' MASSIMILIANO

4 Guelfi Bianchi e Neri Dal 1251 Firenze è comune, fino all’ascesa dei Medici nel 1434 Governano dapprima l’aristocrazia poi i grandi borghesi esponenti delle professioni. Si scontrano due fazioni del partito guelfo bianchi (capeggiati dai Cerchi-moderati) Neri (guelfi filoaristocratici) nella contesa si inserisce papa Bonifacio VIII, sostenendo i Neri CANANA' MASSIMILIANO

5 Dante Alighieri CANANA' MASSIMILIANO

6 Le origini e la giovinezza (1265-1290)
Nasce tra il 21 maggio e il 20 giugno del 1265 a Firenze ( segno dei GEMELLI) Il padre si dedica alla vendita di terreni e a traffici valutari Segue un normale corso di studi 1274: primo incontro con Beatrice (identificata con Bice di Folco Portinari poi sposata a Simone dei Bardi, n m .1290) 1277: contratto di matrimonio con Gemma di Manetto Donati, sposata nel 1285, da cui avrà Jacopo, Pietro, Antonia (forse Giovanni) Ha rapporti con Gianni Alfani, Lapo Gianni e corrispondenza poetica, amicizia, sodalizio culturale con Guido Cavalcanti 1287: soggiorno a Bologna e conoscenza della poesia guinizzelliana CANANA' MASSIMILIANO

7 Il “traviamento” e la “conversione” 1290-1295
Traviamento successivo alla morte di Beatrice: morale (vita non irreprensibile) culturale (abbandono dell’ideale amoroso rappresentato da B. e conversione alla filosofia) Approfondisce gli studi filosofici grazie all’amicizia con il “maestro” Brunetto Latini, esperto di ars dictaminis e lett. francese Reinterpreta la sua esperienza poetica giovanile nella Vita Nuova Frequenta le scuole dei religiosi: Domenicani di S.Maria Novella (sostenitori del pensiero di Alberto Magno e Tommaso d’Aquino) Francescani di S.Croce (testi di mistici medievali e problematiche legate al rinnovamento della Chiesa) CANANA' MASSIMILIANO

8 accettata la piccola nobiltà purchè iscritta a un’Arte
Vita pubblica: Militare-1289: è feditore a cavallo nella battaglia di Campaldino contro i ghibellini di Arezzo e nell’assedio al castello di Caprona 1294: Modifica degli Ordinamenti di Giustizia di Giano della Bella, istituiti nel 1293 > …ma i magnati RESTANO ancora esclusi dalle cariche, accettata la piccola nobiltà purchè iscritta a un’Arte 1295: Dante si iscrive all’Arte dei Medici e degli Speziali CANANA' MASSIMILIANO

9 L’impegno politico 1295-1304 E LA CONDANNA
Dante è guelfo bianco 1300: è priore, è costretto ad esiliare Corso Donati e Guido Cavalcanti in seguito a violenti scontri fra le fazioni 1301: è uno dei 3 ambasciatori inviati a Bonifacio VIII per dissuaderlo dalla sua ingerenza nella politica di Firenze. Carlo di Valois formalmente viene inviato dal papa in Toscana come paciere, in realtà favorisce i Neri e consegna loro Firenze. Dante viene accusato di BARATTERIA(=TRAFFICO DI FAVORI POLITICI) (CONDANNATO A UNA multa + 2 anni di confino, sequestro dei beni entro 3 giorni), ma rifiuta di rientrare a Firenze, così il 10 marzo 1302 la sua pena è commutata in contumacia in quella di morte. CANANA' MASSIMILIANO

10 L’esilio Partecipa ai tentativi di rientro a Firenze da parte dei bianchi esiliati, poi, sperando nella mediazione del nuovo papa Benedetto XI, fa “parte per se stesso”. 20 luglio 1304: non partecipa alla disastrosa battaglia della Lastra, in cui i fuorusciti sono sconfitti duramente. CANANA' MASSIMILIANO

11 1305-1312 1305: estensione della condanna ai figli.
Dante vuol dimostrare il proprio genio ai fiorentini con le opere letterarie : “come sa di sale lo pane altrui”… è ospitato a Treviso, Padova, Venezia, Casentino, Lunigiana… Scrive l’Inferno, il Convivio ( ) :IN TOSCANA è a Poppi da Guido di Battifolle (1308 Purgatorio) 1310: discesa in Italia di Arrigo VII di Lussemburgo. Dante spera in una restaurazione imperiale e si reca a Milano per rendergli omaggio. Teoria dei DUE SOLI ( Epistole ai pricipi italiani, ad Arrigo, contro i Fiorentini) 1313: morte di Arrigo e delusione di Dante CANANA' MASSIMILIANO

12 : con i figli Jacopo e Pietro si rifugia a Verona, ospite di Cangrande della Scala 1315: umiliante proposta di amnistia da parte del Comune di Firenze. Dante dovrebbe pagare una multa e riconoscersi colpevole in atto di penitente, ma rifiuta con l’Epistola all’amico fiorentino; viene proclamato ribelle con la conferma della condanna a morte Diffusione di Inferno e Purgatorio : Monarchia Dante lavora al Paradiso (1316 Epistola dedicatoria a Cangrande) 1318: è a Ravenna da Guido Novello da Polenta scrive le Egloge, la Quaestio de situ et forma aquae et terrae Rientrato da una missione diplomatica a Venezia, contrae febbri malariche e muore a Ravenna il 14 settembre Viene sepolto nella chiesa di S.Piero Maggiore, divenuta oggi S.Francesco. CANANA' MASSIMILIANO

13 Convivio, De Vulgari eloq. Inferno
Dante e Firenze Amore-odio: indissolubilmente legato alla città, di cui però deve constatare l’ingratitudine 1265- maggio-giugno:nasce a Firenze 1274:primo incontro con Beatrice 1285 sposa Gemma Donati 1289 Campaldino A Bologna? 1283: secondo incontro con B: 1290 muore Beatrice 1295 Carriera politica 1300 È priore 1301 È ambasciatore presso papa Bonifacio Carlo di Valois entra a Firenze 1302 È processato e condannato in contumacia Esilio: a Forlì, poi in varie corti italiane, in particolare Verona e Ravenna 1321 Muore a Ravenna Vita Nuova Tenzone con Forese Convivio, De Vulgari eloq. Inferno 1308 Purgatorio Paradiso 1316 Dalla Vita di Dante di GIORGIO PETROCCHI NASCITA E PRIMI STUDI Da un complesso e minuzioso esame delle testimonianze interne ed esterne, possiamo affermare con quasi assoluta certezza che Dante nacque in Firenze in un giorno tra il 14 maggio e il 13 giugno dell'anno 1265 (più probabilmente verso la fine del maggio), nella casa degli Alighieri nel popolo di S. Martino del Vescovo, di fronte alla Torre della Castagna, casa che era stata di Geri Del Bello, più tardi di Alighiero. Gli elementi sono molti e molto solidi, e si basano su un'attenta rilettura di numerosi passi danteschi relativi alla data dell'immaginario viaggio nell'oltretomba, la primavera o la Settimana santa del 1300, e alla certezza che alla data del viaggio escatologico Dante era sui trentacinque anni, Guido Cavalcanti (morto nell'agosto 1300) era ancora in vita, non erano trascorsi tre mesi dalla data di lucrazione del Giubileo di Bonifacio VIII. Se siamo sicuri dell'anno e del periodo, la costellazione dei gemelli (O glorïose stelle, o lume pregno / di gran virtù... / con voi nasceva... / quegli ch'è padre d'ogne mortal vita [il sole] / quand'io senti' di prima l'aere tosco[13]), non del giorno, possiamo invece esser certi della data del battesimo: 26 marzo 1266, il giorno del Sabato santo in cui, secondo l'antica consuetudine ancora per molti anni in atto a Firenze, in una pubblica cerimonia che comportava grande concorso di folla[14] tutti i fanciulli nati nell'ultimo anno venivano recati al fonte battesimale, il fonte / del mio battesmo rammentato con struggente malinconia in Par., XXV, 8-9, il mio bel San Giovanni (per l'appunto nel passo della prima cantica poco sopra citato), l'antico vostro Batisteo delle parole di Cacciaguida (in Par., XV, 134). La cerimonia cadde quell'anno esattamente ad un mese dalla battaglia di Benevento, mentre in Firenze, giunta la notizia della sconfitta e della morte di Manfredi, i Guelfi rialzavano la testa nella speranza di ripristinare al più presto un governo popolare, e gli Alighieri esuli (non tutti i membri del casato, solo una parte d'essi) si preparavano a rimetter piede in città. Il suo nome di battesimo fu Durante (in omaggio al nonno materno?). Dirà molto più tardi F. Villani: "Poetae in fontibus sacris nomen Durante fuit, sed syncopato nomine, pro diminutivae locutionis more, appellatus est Dante". E del resto il poeta non ebbe mai ad adoperare il nome di Durante, ma le uniche due volte che lo cita, è nella forma ipocoristica. E il nome Durante non appare in alcuno dei documenti in vita del poeta, né nel ricordato atto del 1283, né nella testimonianza del 6 settembre 1291, né nei verbali dei Consigli ovvero nelle sentenze di condanna. Soltanto una volta, ventidue anni dopo la morte del poeta, in un documento di Jacopo Alighieri del 9 gennaio 1343, il nome Durante è citato e ripetuto altre due volte: "Cum Durante, ol. vocatus Dante, cd. Alagherii de Florentia, fuerit condempnatus et exbanitus per d. Cantem de Gabriellibus de Egubio". Forse il figlio avrà voluto, per qualche suo scrupolo o interesse, esibire nel testo documentale entrambi i nomi, per maggiore sicurezza di regolarità dell'atto. Nulla possiamo inferire sulla puerizia di Dante, svoltasi certamente nella città di Firenze, ma alternando con qualche soggiorno, come vedremo, nei poderi di Camerata e di San Miniato a Pagnolle, che, con l'aggiunta di due piccole aree nel popolo di Sant'Ambrogio, costituivano ormai, col mutare della situazione della famiglia (dopo la suddivisione delle proprietà di Bellincione tra sei figli maschi e varie femmine), tutti i beni degli Alighieri del ramo di Alighiero II, a meno che questi non si fosse sbarazzato di proprietà campagnole per accrescere i propri traffici in città. Delle vicende politiche di Firenze il fanciullo non ebbe ovviamente visione diretta che a partire da una certa età. La tradizione vorrebbe che il primo impatto coi drammatici fatti della storia locale potesse accadere in occasione della venuta in città (giugno 1273) di papa Gregorio X e del re Carlo d'Angiò, in un evento che non sortì l'effetto sperato per la pacificazione tra Guelfi e Ghibellini, ma che ebbe grande risonanza di cerimonie pubbliche, se non altro per sancire la fine del decennio apertosi con Montaperti e chiusosi con gli scontri del 1270, a Signa, tra gli esuli ghibellini e i Guelfi di dentro. Ben più presente, alla memoria di Dante, lo svolgimento successivo delle vicende fiorentine, sino alla pace del cardinale Latino (febbraio 1280), e soprattutto sino alle battaglie (cui il giovinetto assiste sgomento) della classe popolare contro i Grandi nel , violente e così continue da condizionare per sempre l'atteggiamento politico d'un giovane membro di famiglia guelfa, testimone attento anche se non pubblico protagonista. Purtuttavia, se è vero che s'erano distinte in questo periodo personalità eminenti destinate a impressionare la mente d'un adolescente, è anche necessario constatare che la Commedia non conterrà con maggior copia fatti e personaggi della puerizia e prima adolescenza anziché del periodo immediatamente precedente: basti pensare al fascino con cui saranno sentiti alcuni protagonisti del decennio precedente[15] rispetto allo scarsissimo rilievo o addirittura silenzio sull'opera di Giano Della Bella e dei suoi coetanei. Anche le conseguenze politiche dei fatti del possono aver contribuito a determinare l'interesse di Dante adolescente sia per i racconti che ne aveva dall'avo, avvolti nella leggenda, sia per le conseguenze che essi avevano avuto sulla politica fiorentina dell'ultimo Duecento. Tra i primi ricordi che Dante avrà avuto, giacché s'è fatto il nome di Farinata, sarà stata non tanto la decapitazione dei fratelli dell'Uberti (Dante è ancora un bambino), quanto la spietata sentenza di fra Salomone da Lucca (16 ottobre 1283) contro l'eretico capoghibellino, a distanza di quasi vent'anni dalla morte. Non ha rapporti con le vicende politiche, ma fu senza dubbio episodio sconvolgente per il fanciullo la morte della madre Bella, presumibilmente tra il 1270 e il Egli tacerà su questo dolore della puerizia, ché l'espressione di Inf., VIII, 45, benedetta colei che in te s'incinse è un calco evangelico (da Luca 11, 27), però non privo di interna risonanza emotiva: si trattava pur sempre di ricordare la propria madre, sebbene egli avvertisse quell'esigenza tipica della tradizione retorica, secondo la quale il poeta deve tacere sui propri prossimi parenti. Avanzabile è però l'ipotesi ch'egli abbia voluto immortalare la propria genitrice, fors'anche perché non serbava più una memoria distinta, sicura. Poco dopo la morte di Bella, Alighiero II contraeva nuove nozze (tra il 1275 e il 1278?). Evidentemente anche della matrigna, Lapa di Chiarissimo Cialuffi, il poeta tace, ma costei non fu una perfida noverca, anzi il suo nome è legato positivamente alla sorte degli Alighieri per molti e molti anni, riuscendo essa a stringere rapporti veramente buoni tra i due figliastri e il proprio figlio Francesco e la figlia. Certamente un amore profondo fu tra Dante e la propria sorella di sangue, colei che andrà in moglie a Leone Poggi, e cui Dante allude nella donna giovane e gentile... di propinquissima sanguinitade congiunta in Vita Nuova, XXIII, 11-12; la nascita dei tre fratelli del poeta si pone tra il 1273 e il 1280, ma si può anche riflettere sul superlativo propinquissima rispetto ad una possibile designazione "normale" di "parente propinqua" per una sorellastra, per ritenere che Bella, morendo, lasciasse sia un fanciullo di cinque-sei anni che una bimba di pochi anni o mesi. Tutto ciò meglio giustificherebbe il ruolo che la giovane donna svolge nel celebre episodio della Vita Nuova. Gli anni dell'adolescenza conoscono poi due altri eventi privati: l'uno, che dobbiamo coerentemente porre nel 1274, è il primo incontro con Beatrice; l'altro è l'istrumento dotale di Gemma Donati il 9 gennaio Il primo, come ognun sa, è ricostruito dall'interno del testo della Vita Nuova (Nove fiate già appresso lo mio nascimento... II, 1), nell'esordio così colmo di riferimenti numerologici e simbolici, eppur tale da permettere qualche spiraglio ad un effettivo ricordo autobiografico, sottolineato dalla precisazione del quasi completo volgere del nono anno di vita, quasi a uno medesimo punto, e dunque tale da consentire a moderni commentatori anche la citazione del mese: maggio Si deve d'altronde ritenere che non Dante adattasse la propria storia al tornare e ritornare del numero nove, ma la combinazione del nove più nove alla data del 1283 confermasse in lui la verità dei numeri nel primo e nel secondo apparimento dell'angiola giovanissima (II, 8). Il documento riguardante Gemma non ha alcun rapporto col primo, anzi sembrerebbe esserne persino in contraddizione; ma il documento del 1277 non è una generica promessa di sponsali (e nemmeno, ovviamente, un vero e proprio atto matrimoniale data l'età dei due fanciulli), ma "un vero instrumento dotis, cioè un atto che si fa al momento di combinare effettivamente un matrimonio"[16], anche se si conveniva tra le parti di rimandare la celebrazione solenne del rito e la consumazione ad un tempo successivo. L'atto del 1277 non è rimasto in originale, ma è citato in un documento molto più tardo (del 1329), in cui Gemma reclamava la sua parte dotale sui beni confiscati del marito; dall'atto si possono trarre elementi utili non soltanto per stabilire la data effettiva delle nozze di Dante (cfr. tra breve), ma pur per relegare tra le leggende ch'egli fosse stato in giovane età novizio in S. Croce, confermando dunque che i primi studi si svolsero esclusivamente in ambiente laico, presso uno dei tanti doctores puerorum che esercitavano la professione nella città di Firenze, fors'anche alla scuola d'un Romano "doctor puerorum populi Sancti Martini" di cui in un documento dello stesso 1277 (la scuola che si conosca, più vicina alle case degli Alighieri). L'educazione che Dante poté ricevere da fanciullo presso un "doctor puerorum" fu certo un'istruzione elementare di grammatica, come da Conv., II, XII, 2-4, non soltanto sugli ardui testi di Cicerone e sugli esametri di Virgilio (ben conosciuti solo più tardi e forse solo durante il soggiorno a Bologna), ma sul latino molto più agevole dei Disticha Catonis, del Liber Esopi, dell'Elegia di Arrigo da Settimello. Non v'era studio alcuno dei volgari, ma l'interesse per essi penetrava nella scuola dal di fuori, dagli ambienti cittadini e familiari che avvertivano l'importanza da darsi ai documenti in volgare per le varie esigenze sociali, ed erano fortemente sensibilizzati dalla nascente poesia volgare fiorentina. La cultura francese, alcun tempo prima che Dante si ponesse allo studio della lingua d'oïl e di quella d'oc, e quindi prima ancora dell'incontro con Brunetto Latini, sfiorava l'ambiente frequentato dal fanciullo Dante attraverso le pratiche dei mercanti e gli echi della divulgazione letteraria di stampo popolare. La condizione economica degli Alighieri, abbastanza buona durante l'adolescenza del poeta, poteva consentirgli di frequentare coetanei appartenenti alle consorterie dei Grandi e di scambiare letture, notizie di poeti e di lingue straniere, impressioni e interpretazioni dei fatti salienti della vita politico-sociale della città, in modo da poter dar principio ad idee e giudizi propri all'indomani della pace del cardinale Latino, in quel 1280 in cui il casato degli Alighieri si trovava al centro della cronaca cittadina con la rissa sanguinosa e la morte di Geri Del Bello: remota genesi emozionale di un episodio dell'Inferno, il primo in cui appaia seppur in ombra un parente del poeta (XXIX, 18-36), ma anche il penultimo, prima di Cacciaguida, e molto dopo l'evocazione della sorella nella Vita Nuova, di Francesco, della Tana e di Belluzzo nella Tenzone con Forese Donati. L'adolescenza di Dante si chiude con un altro lutto familiare, si potrà anche dire senza alcuna conseguenza e risonanza nella sua memoria poetica, ma certo gravido di effetti e di incognite nella vita materiale della famiglia: la morte di Alighiero. Non è possibile stabilirne la data se non per approssimazione: tra il 1281 e il 1282, al limite anche ai primissimi del 1283, l'anno in cui Dante vende un modesto credito di ventun lire. Per la causa della morte di Alighiero, se ucciso e invendicato ovvero per decesso naturale, e per l'ipotesi della scomunica a cagione d'eresia e d'usura, si può dire che tutte le soluzioni restano aperte. Ma importa il fatto che ora le responsabilità dell'orfano, divenuto maggiorenne, ancora in giovane età a capo di una famiglia non piccola, relegavano alle spalle un'adolescenza abbastanza tranquilla e agiata, verso una giovinezza non scevra di insidie anche sul piano della gestione patrimoniale della famiglia, e per di più in un difficilissimo momento politico. CANANA' MASSIMILIANO

14 Cronologia delle opere di Dante
1302-esilio

15 La “biblioteca” di Dante
Inferno IV (biblioteca “pagana”): Virgilio Orazio Ovidio Lucano Cicerone Aristotele (in latino) Paradiso X (biblioteca cristiana): Tommaso, Alberto Magno, Boezio Isidoro di Siviglia, Paolo Orosio, Graziano, etc Agostino Scuole religiose di Firenze. Domenicani (S.M.Novella- Aristotele, Tommaso) Francescani (Santa Croce- Gioacchino da Fiore) Agostiniani (Santo Spirito- Agostino) CANANA' MASSIMILIANO

16 LA FORMAZIONE CULTURALE in 3 FASI
FASE RETORICO-GRAMMATICALE Lo studio dei classici (Virgiio, Ovidio, Lucano, Cicerone) Studio del trivio e del quadrivio (grammatica, dialettica, retorica, aritmetica, geometria,musica, astronomia) LA FASE –FILOSOFICO-LETTERARIA Fase stilnovistica, l’amore acquista una valenza spirituale. Amore come Strumento di perfezionamento morale La filosofia assume un valore conoscitivo superiore alla religione. FASE FILOSOFICA – TEOLOGICA SI rivolge ad Aristotele e San Tommaso Filosofia e religione Virgilio immagine e allegoria della filosofia non può entrare in paradiso Beatrice allegoria della teologia conduce Dante fino all’empireo. CANANA' MASSIMILIANO

17 Universo culturale di Dante
Formazione Autori classici Studi filosofici Studi di retorica La Bibbia Cosmologia Rispecchia la cosmologia aristotelico - tolemaica Storia Concezione provvidenziale degli eventi CANANA' MASSIMILIANO

18 CANANA' MASSIMILIANO Antropologia
L’uomo è costituito da corpo e anima: entrambe le componenti tendono alla felicità. Politica Due guide per l’uomo: Papato e impero: de monarchia Poetica Fase cortese stilnovistica: vita nuova Fase filosofico dottrinale: Convivio Fase profetico religiosa: Commedia CANANA' MASSIMILIANO

19 IL PENSIERO Il pensiero di D. è aristotelico-tomistico
La sua antropologia, etica ed estetica fanno leva su S. Agostino, Averroè, San Francesco, la tradizione classica. I classici sono letti in chiave allegorica e simbolica La Bibbia è il testo mistico per eccellenza. Dante concilia la fede con la scienza. CANANA' MASSIMILIANO

20 LA CONCEZIONE DELL’UNIVERSO

21 LA CONCEZIONE DELLA STORIA
Concezione Prefigurale La natura e la storia sono espressione della volontà divina. Concezione provvidenziale degli eventi Il peccato originale Incarnazione di Cristo e morte, centro della storia Istituzione della chiesa e impero, come guide. Ricaduta dell’uomo nel peccato per la crisi delle istituzioni. Necessità di renovatio. Giudizio universale. CANANA' MASSIMILIANO

22 Concezione antropologica
Uomo unione di corpo e anima Entrambe tendono alla felicità Terrena e celeste Virtù teologali e libero arbitrio Dio soccorre l’uomo con 2 guide del potere universale: imperatore e papa. Dante rifiuta e non comprende la società del suo tempo. CANANA' MASSIMILIANO

23 La vita nuova Raccoglie rime precedentemente composte, assemblate in una cornice narrativa da parti in prosa Libello \ 93 42 capitoli 31 testi poetici (25 sonetti, 5 canzoni, 1 ballata) prosimetron Come il De consolatione philosophiae di Boezio autobiografia autoesegesi Trasfigurazione e idealizzazione degli avvenimenti biografici, interpretati in chiave simbolica tipizzazione Mediante la numerologia paradigmaticità Rielaborazione personale delle teorie stilnovistiche Da Guinizzelli: il tema del saluto-salute e della loda Da Cavalcanti: la fenomenologia d’amore e la sofferenza amorosa CANANA' MASSIMILIANO

24 Dante decide di amarla solo attraverso la loda
Vita nuova: giovinezza rinnovata dall’amore per BEATRICE DANTE incontra Beatrice a nove anni, e la rivede nove anni dopo; lei lo saluta Per nascondere il suo amore ricorre per due volte all’espediente della donna-schermo; ha fama così di amante volubile e Beatrice gli nega il saluto Dante decide di amarla solo attraverso la loda Presagi che alludono alla morte di Beatrice, che poi avviene Dante chiude l’opera dicendo che non parlerà più di lei fino a quando non potrà dirne “quello che mai non fue detto di alcuna” CANANA' MASSIMILIANO

25 Vita nuova Primo incontro a Nove anni (la rivede dopo altri Nove)
Pitagora Primo incontro a Nove anni (la rivede dopo altri Nove) RITRATTO di Beatrice Abbigliamento angelicazione Cabala Isidoro di Siviglia Etymologiae Liber Numerorum Nomen omen Nomina sunt consequentia rerum Interpretatio nominis Sanguigno colore, umile onesto nobilissimo, convenienza (dignitas) Angiola giovanissima, “filia Dei” (Omero, Iliade XXIV) CANANA' MASSIMILIANO

26 Il saluto Dispensa salus (grazia e salvezza eterna)
Infonde sentimenti di carità e umiltà, prefigurando la beatitudine celeste Trasforma l’amore terreno in mezzo per avvicinarsi a Dio Quando Beatrice nega il saluto a Dante non rimane che la lode di lei CANANA' MASSIMILIANO

27 La loda Stilo de la loda →Donne ch’avete intelletto d’amore
Amore non solo ha la sua sede naturale nel cuore gentile ma si identifica con esso: VEDI AMORE E ‘L COR GENTIL SONO UNA COSA Stilo de la loda →Donne ch’avete intelletto d’amore L’amore non è brama di essere corrisposti ma gioa nel semplice lodare la perfezione di lei Dio stesso ha mandato Beatrice “da cielo in terra a miracol mostrare” quindi a differenza di Guinizzelli Dante non deve giustificarsi per le lodi che le tributa CANANA' MASSIMILIANO

28 Dante  Cavalcanti L’amore regna guidato da ragione che giustamente impone di amare una donna perfetta intermediatrice con Dio L’amore è passione sconvolgente che coinvolge anima sensitiva e intellettiva e non è razionale Il progressivo distacco di Dante da “lo primo del li suoi amici” è sancito nel Canto X dell’Inferno, dove Dante incontra Cavalcante Cavalcanti fra gli eretici negatori dell’immortalità dell’anima, e getta un’ombra di ateismo anche sul figlio CANANA' MASSIMILIANO

29 I significati segreti Libro diviso in 3 parti
Effetti dell’amore sull’amata Lode della donna Morte della gentilissima Tre stadi dell’amore Amare per essere ricambiato Amare per amare fine a se stesso La donna è il miracolo della natura in terra espressione dell’amore di Dio. CANANA' MASSIMILIANO

30 La vita nova e la commedia
La vita nova narra l’esperienza mistica del poeta Dante. L’esperienza umana è trasfigurata in simbolo Il nome è significativo La simbologia del 9 La simbologia del colore rosso CANANA' MASSIMILIANO

31 Capitolo III 2° incontro con Beatrice, 1283 Saluto della donna
Isolamento del poeta nella propria camera Sogno-profezia Sonetto-epistola in versi Saluto=salute > salus=salvezza Beatrice speculum Christi Agens> il poeta è solo oggetto dellla sua azione Amore nutre la donna col cuore del poeta poi se ne va con lei verso il cielo Ne la prima delle ultime nove ore de la notte A ciascun'alma presa, e gentil core, nel cui cospetto ven lo dir presente, in ciò che mi rescrivan suo parvente salute in lor segnor, cioè Amore. Già eran quasi che atterzate l'ore del tempo che onne stella n'è lucente, quando m'apparve Amor subitamente cui essenza membrar mi dà orrore. Allegro mi sembrava Amor tenendo meo core in mano, e ne le braccia avea madonna involta in un drappo dormendo. Poi la svegliava, e d'esto core ardendo lei paventosa umilmente pascea: appresso gir lo ne vedea piangendo. salutatio

32 Capitolo XVIII XVIII. Con ciò sia cosa che per la vista mia molte persone avessero compreso lo secreto del mio cuore, certe donne, le quali adunate s'erano, dilettandosi l'una ne la compagnia de l'altra, sapeano bene lo mio cuore, però che ciascuna di loro era stata a molte mie sconfitte; ed io passando appresso di loro, sì come da la fortuna menato, fui chiamato da una di queste gentili donne. … una, volgendo li suoi occhi verso me e chiamandomi per nome, disse queste parole: «A che fine ami tu questa tua donna, poi che tu non puoi sostenere la sua presenza? Dilloci, ché certo lo fine di cotale amore conviene che sia novissimo». … Allora dissi queste parole loro: «Madonne, lo fine del mio amore fue già lo saluto di questa donna, forse di cui voi intendete, ed in quello dimorava la beatitudine, ché era fine di tutti li miei desiderii. Ma poi che le piacque di negarlo a me, lo mio segnore Amore, la sua merzede, ha posto tutta la mia beatitudine in quello che non mi puote venire meno». … questa donna che m'avea prima parlato, queste parole: «Noi ti preghiamo che tu ne dichi ove sia questa tua beatitudine». … E però propuosi di prendere per matera de lo mio parlare sempre mai quello che fosse loda di questa gentilissima; e pensando molto a ciò, pareami avere impresa troppo alta matera quanto a me, sì che non ardia di cominciare; e così dimorai alquanti dì con disiderio di dire e con paura di cominciare Materia del comporre: “sempre mai quello che fosse loda di questa gentilissima” (cap XVIII) premessa XVIII. Con ciò sia cosa che per la vista mia molte persone avessero compreso lo secreto del mio cuore, certe donne, le quali adunate s'erano, dilettandosi l'una ne la compagnia de l'altra, sapeano bene lo mio cuore, però che ciascuna di loro era stata a molte mie sconfitte; ed io passando appresso di loro, sì come da la fortuna menato, fui chiamato da una di queste gentili donne. La donna che m'avea chiamato, era donna di molto leggiadro parlare; sì che quand'io fui giunto dinanzi da loro, e vidi bene che la mia gentilissima donna non era con esse, rassicurandomi le salutai, e domandai che piacesse loro. Le donne erano molte, tra le quali n'avea certe che si rideano tra loro. Altre v'erano che mi guardavano, aspettando che io dovessi dire. Altre v'erano che parlavano tra loro. De le quali una, volgendo li suoi occhi verso me e chiamandomi per nome, disse queste parole: «A che fine ami tu questa tua donna, poi che tu non puoi sostenere la sua presenza? Dilloci, ché certo lo fine di cotale amore conviene che sia novissimo». E poi che m'ebbe dette queste parole, non solamente ella, ma tutte l'altre cominciaro ad attendere in vista la mia risponsione. Allora dissi queste parole loro: «Madonne, lo fine del mio amore fue già lo saluto di questa donna, forse di cui voi intendete, ed in quello dimorava la beatitudine, ché era fine di tutti li miei desiderii. Ma poi che le piacque di negarlo a me, lo mio segnore Amore, la sua merzede, ha posto tutta la mia beatitudine in quello che non mi puote venire meno». Allora queste donne cominciaro a parlare tra loro; e sì come talora vedemo cadere l'acqua mischiata di bella neve, così mi parea udire le loro parole uscire mischiate di sospiri. E poi che alquanto ebbero parlato tra loro, anche mi disse questa donna che m'avea prima parlato, queste parole: «Noi ti preghiamo che tu ne dichi ove sia questa tua beatitudine». Ed io, rispondendo lei, dissi cotanto: «In quelle parole che lodano la donna mia». Allora mi rispuose questa che mi parlava: «Se tu ne dicessi vero, quelle parole che tu n'hai dette in notificando la tua condizione, avrestù operate con altro intendimento». Onde io, pensando a queste parole, quasi vergognoso mi partìo da loro, e venia dicendo fra me medesimo: «Poi che è tanta beatitudine in quelle parole che lodano la mia donna, perché altro parlare è stato lo mio?». E però propuosi di prendere per matera de lo mio parlare sempre mai quello che fosse loda di questa gentilissima; e pensando molto a ciò, pareami avere impresa troppo alta matera quanto a me, sì che non ardia di cominciare; e così dimorai alquanti dì con disiderio di dire e con paura di cominciare CANANA' MASSIMILIANO

33 Donne ch'avete intelletto d'amore
lo “stilo de la loda” Cap XIX proemio Donne ch'avete intelletto d'amore Donne ch'avete intelletto d'amore, i' vo' con voi de la mia donna dire, non perch'io creda sua laude finire, ma ragionar per isfogar la mente. Io dico che pensando il suo valore, Amor sì dolce mi si fa sentire, che s'io allora non perdessi ardire, farei parlando innamorar la gente: E io non vo' parlar sì altamente, ch'io divenisse per temenza vile; ma tratterò del suo stato gentile a respetto di lei leggeramente, donne e donzelle amorose, con vui, ché non è cosa da parlarne altrui Guinizz.Io voglio del ver pubblico CANANA' MASSIMILIANO

34 Donne ch’avete: lo “stilo de la loda”
Cap XIX 2:lodi Qualità prodigiose di Beatrice Angelo clama in divino intelletto e dice: «Sire, nel mondo si vede maraviglia ne l'atto che procede d'un'anima che 'nfin quassù risplende». Lo cielo, che non have altro difetto che d'aver lei, al suo segnor la chiede, e ciascun santo ne grida merzede. Sola Pietà nostra parte difende, ché parla Dio, che di madonna intende: «Diletti miei, or sofferite in pace che vostra spene sia quanto me piace là ov' è alcun che perder lei s'attende, e che dirà ne lo inferno: «O malnati, io vidi la speranza de' beati».

35 Donne ch’avete: lo “stilo de la loda”
Cap XIX Donne ch’avete: lo “stilo de la loda” 3 loda Madonna è disiata in sommo cielo: or vòi di sua virtù farvi savere. Dico, qual vuol gentil donna parere vada con lei, chè quando va per via, gitta nei cor villani Amore un gelo, per che onne lor pensero agghiaccia e père; e qual soffrisse di starla a vedere diverria nobil cosa, o si morria; E quando trova alcun che degno sia di veder lei, quei prova sua vertute, ché li avvien ciò che li dona salute, e sì l'umilia ch'ogni offesa oblia. Ancor l'ha Dio per maggior grazia dato che non pò mal finir chi l'ha parlato. Fa risaltare la gentilezza delle altre Paralizza i pensieri dei cuori villani Nobilita o “uccide” Guinizz: e no.lle po’ appressar om che sia vile Guinizz.Ch’el fa de nostra fe’ se non la crede Null’om po’ mal pensar fin che la vede CANANA' MASSIMILIANO

36 Donne ch’avete: lo “stilo de la loda”
Cap XIX Donne ch’avete: lo “stilo de la loda” 4 loda descrizione Dice di lei Amor: «Cosa mortale come esser pò sì adorna e sì pura?» Poi la reguarda, e fra se stesso giura che Dio ne 'ntenda di far cosa nova. Color di perle ha quasi in forma, quale convene a donna aver, non for misura; ella è quanto de ben pò far natura; per esemplo di lei bieltà si prova. De li occhi suoi, come ch'ella li mova, escono spirti d'amore inflammati, che fèron li occhi a qual che allor la guati, e passan sì che 'l cor ciascun retrova: voi le vedete Amor pinto nel viso, là 've non pote alcun mirarla fiso. Cavalcanti A simil di natura ben non tarda CANANA' MASSIMILIANO

37 Donne ch’avete: lo “stilo de la loda”
Cap XIX 5 congedo Canzone, io so che tu girai parlando a donne assai, quand'io t'avrò avanzata. Or t'ammonisco, perch'io t'ho allevata per figliuola d'Amor giovane e piana, che là ove giugni tu dichi pregando: «Insegnàtemi gir, ch'io son mandata a quella di cui laude so' adornata». E se non vuoli andar sì come vana, non restare ove sia gente villana; ingègnati, se puoi, d'esser palese solo con donne o con omo cortese, che ti merranno là per via tostana. Tu troverai Amor con esso lei; raccomàndami a lui come tu dei. CANANA' MASSIMILIANO

38 Cap XXVI Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia, quand'ella altrui saluta, ch'ogne lingua deven tremando muta, e li occhi no l'ardiscon di guardare. Ella si va, sentendosi laudare, benignamente d'umiltà vestuta; e par che sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare. Mòstrasi sì piacente a chi la mira, che dà per li occhi una dolcezza al core, che 'ntender no la può chi non la prova: e par che de la sua labbia si mova un spirito soave pien d'amore, che va dicendo a l'anima: «Sospira!» Amore e 'l cor gentil sono una cosa, sì come il saggio in suo dittare pone, e così esser l'un sanza l'altro osa com'alma razional sanza ragione Negli occhi porta la mia donna Amore, per che si fa gentil ciò ch'ella mira; ov'ella passa, ogn'om vèr lei si gira, e cui saluta fa tremar lo core CANANA' MASSIMILIANO

39 Le Rime Dante Alighieri CANANA' MASSIMILIANO

40 esordi Rime di corrispondenza con amici: in particolare con Guido Cavalcanti, con Dante da Maiano, con Cino da Pistoia Sonetto Guido i’vorrei CANANA' MASSIMILIANO

41 La tenzone con Forese Donati
Tre coppie di sonetti (tre di Dante e tre di Forese) nei quali i due si scambiano insulti (topici) Anteriore al 1296 anno della morte di Forese (fratello di Corso). Dante poi immagina di incontrare Forese nel Purgatorio, fra i golosi (un vizio che gli aveva rimproverato nella tenzone) e di ritrattare le accuse (palinodia) Utilizza il registro comico e della invettiva che si sviluppo’ soprattutto nella poesia senese il cui più importante esponente è Cecco Angiolieri) Plurilinguismo: Dante sperimenta diversi registri linguistici che utilizzera’ nella Commedia CANANA' MASSIMILIANO

42 Chi udisse tossir la malfatata
DANTE A FORESE Chi udisse tossir la malfatata 2 moglie di Bicci vocato Forese, 3 potrebbe dir ch'ell'ha forse vernata 4 ove si fa 'l cristallo, in quel paese. Di mezzo agosto la truovi infreddata: 6 or sappi che de' far d'ogni altro mese...; 7 e non le val perché dorma calzata, 8 merzé del copertoio c'ha cortonese. La tosse, 'l freddo e l'altra mala voglia 10 no l'addovien per omor' ch'abbia vecchi, 11 ma per difetto ch'ella sente al nido. Piange la madre, c'ha più d'una doglia, 13 dicendo: «Lassa, che per fichi secchi 14 messa l'avre' 'n casa del conte Guido». CANANA' MASSIMILIANO

43 Ben ti faranno il nodo Salamone
DANTE A FORESE Ben ti faranno il nodo Salamone, 2 Bicci novello, e' petti de le starne, 3 ma peggio fia la lonza del castrone, 4 ché 'l cuoio farà vendetta de la carne; tal che starai più presso a San Simone, 6 se tu non ti procacci de l'andarne: 7 e 'ntendi che 'l fuggire el mal boccone 8 sarebbe oramai tardi a ricomprarne. Ma ben m'è detto che tu sai un'arte 10 che, s'egli è vero, tu ti puoi rifare, 11 però ch'ell'è di molto gran guadagno; e fa sì, a tempo, che tema di carte 13 non hai, che ti bisogni scioperare; 14 ma ben ne colse male a' fi' di Stagno. CANANA' MASSIMILIANO

44 Bicci novel, figliuol di non so cui
DANTE A FORESE Bicci novel, figliuol di non so cui 2 (s'i' non ne domandasse monna Tessa), 3 giù per la gola tanta roba hai messa 4 ch'a forza ti convien tòrre l'altrui. E già la gente si guarda da lui, 6 chi ha borsa a lato, là dov'e' s'appressa 7 dicendo: «Questi c'ha la faccia fessa, 8 è piuvico ladron negli atti sui». E tal giace per lui nel letto tristo, 10 per tema non sia preso a lo 'mbolare, 11 che gli appartien quanto Giosepp'a Cristo. Di Bicci e de' fratei posso contare 13 che, per lo sangue lor, del malacquisto 14 sanno a lor donne buon' cognati stare. CANANA' MASSIMILIANO

45 Le rime petrose Un gruppo di canzoni tra cui 2 sestine
(forma praticata da Arnaut Daniel, “lo miglior fabbro del parlar materno” secondo Dante e l’unico che nella Commedia si esprime nella sua lingua, il provenzale) Sono dedicate a una donna che ha il nome-senhal di Petra (per indicare la sua durezza, e il fatto che non corrisponde all’amore di Dante) In esse D. sperimenta lo stile “aspro” con suoni duri,termini violenti o anche volgari, metafore tratte da campi semantici come la guerra, il cibo, i mestieri CANANA' MASSIMILIANO

46 Così nel mio parlar vogl’i esser aspro
Il pensiero d'Amore è così forte da rendere sempre meno efficace la difesa dei sensi, per cui il poeta teme di tradirsi e rivelare il suo sentimento; il poeta ormai è atterrato da Amore e corre verso la morte, che non sarebbe atroce perché renderebbe vano il colpo doloroso inferto da Amore. La donna dal cuore di pietra sa resistere agli assalti di Amore e della passione amorosa, ed anzi dà la caccia al poeta; Amore divora l'innamorato e lo minaccia di morte con la spada, come è successo a Didone; il poeta sogna violenta vendetta sulla donna e vorrebbe diviso a metà il duro cuore di lei. XLVI"Canzone di sei stanze e congedo. Il poeta "armato" di poetica asprezza contro la donna-pietra aspra e crudele e contro Amore guerriero e feditore: ma è contesa impari, la morte è prossima, la vendetta un'illusoria speranza" (Davico Bonino). CANANA' MASSIMILIANO

47 Così nel mio parlar voglio esser aspro 1a stanza
Così nel mio parlar voglio esser aspro Com'è ne li atti questa bella petra, La quale ognora impetra Maggior durezza e più natura cruda, E veste sua persona d'un diaspro Tal che per lui, o perch'ella s'arretra, Non esce di faretra Saetta che già mai la colga ignuda; Ed ella ancide, e non val ch'om si chiuda Né si dilunghi da' colpi mortali, Che, com'avesser ali, Giungono altrui e spezzan ciascun'arme: Sì ch'io non so da lei né posso atarme. CANANA' MASSIMILIANO

48 2a stanza Non trovo scudo ch'ella non mi spezzi Né loco che dal suo viso m'asconda: Ché, come fior di fronda, Così de la mia mente tien la cima. Cotanto del mio mal par che si prezzi Quanto legno di mar che non lieva onda; E 'l peso che m'affonda è tal che non potrebbe adequar rima. Ahi angosciosa e dispietata lima Che sordamente la mia vita scemi, Perché non ti ritemi Sì di rodermi il core a scorza a scorza Com'io di dire altrui chi ti dà forza? CANANA' MASSIMILIANO

49 3a stanza   Che più mi triema il cor qualora io penso Di lei in parte ov'altri li occhi induca, Per tema non traluca Lo mio penser di fuor sì che si scopra, Ch'io non fo de la morte, che ogni senso Co li denti d'Amor già mi manduca: Ciò è che 'l pensier bruca La lor vertù sì che n'allenta l'opra. E' m'ha percosso in terra, e stammi sopra Con quella spada ond'elli ancise Dido, Amore, a cui io grido Merzé chiamando, e umilmente il priego: Ed el d'ogni merzé par messo al niego. CANANA' MASSIMILIANO

50 4a stanza Egli alza ad ora ad or la mano, e sfida La debole mia vita, esto perverso, Che disteso a riverso Mi tiene in terra d'ogni guizzo stanco: Allor mi surgon ne la mente strida; E 'l sangue, ch'è per le vene disperso, Fuggendo corre verso Lo cor, che 'l chiama; ond'io rimango bianco. Elli mi fiede sotto il braccio manco Sì forte che 'l dolor nel cor rimbalza: Allor dico: "S'elli alza Un'altra volta, Morte m'avrà chiuso Prima che 'l colpo sia disceso giuso". CANANA' MASSIMILIANO

51 5a stanza      Così vedess'io lui fender per mezzo Lo core a la crudele che 'l mio squatra; Poi non mi sarebb'atra La morte, ov'io per sua bellezza corro: Ché tanto dà nel sol quanto nel rezzo Questa scherana micidiale e latra. Omè, perché non latra Per me, com'io per lei, nel caldo borro? Ché tosto griderei: "Io vi soccorro"; E fare'l volentier, sì come quelli Che nei biondi capelli Ch'Amor per consumarmi increspa e dora Metterei mano, e piacere'le allora. CANANA' MASSIMILIANO

52 6a stanza S'io avessi le belle trecce prese, Che fatte son per me scudiscio e ferza, Pigliandole anzi terza, Con esse passerei vespero e squille: E non sarei pietoso né cortese, Anzi farei com'orso quando scherza; E se Amor me ne sferza, Io mi vendicherei di più di mille. Ancor ne li occhi, ond'escon le faville Che m'infiammano il cor, ch'io porto anciso, Guarderei presso e fiso, Per vendicar lo fuggir che mi face; E poi le renderei con amor pace. CANANA' MASSIMILIANO

53 - congedo          Canzon, vattene dritto a quella donna Che m'ha ferito il core e che m'invola Quello ond'io ho più gola, E dàlle per lo cor d'una saetta, Ché bell'onor s'acquista in far vendetta. CANANA' MASSIMILIANO

54 232 sonetti tutti con lo stesso schema
Il FIORE Attribuito a Dante, è la traduzione rimaneggiata di un poemetto allegorico (il ROMAN DE LA ROSE) in cui si rappresenta il processo dell’amor cortese fino alla conquista vera e propria della donna, che si concede 232 sonetti tutti con lo stesso schema CANANA' MASSIMILIANO

55 La sestina - l’imitatio arnautiana
   Io l’ho veduta già vestita a verde, sì fatta ch’ella avrebbe messo in petra l’amor ch’io porto pur a la sua ombra: ond’io l’ho chesta in un bel prato d’erba innamorata com’anco fu donna, e chiuso intorno d’altissimi colli. Ma ben ritorneranno i fiumi a’ colli, prima che questo legno molle e verde s’infiammi, come suol far bella donna, di me; che mi torrei dormire in petra tutto il mio tempo e gir pascendo l’erba, sol per veder do’ suoi panni fanno ombra. Quantunque i colli fanno più nera ombra, sotto un bel verde la giovane donna la fa sparer, com’uom petra sott’erba Al poco giorno e al gran cerchio d’ombra   son giunto, lasso, ed al bianchir de’ colli, quando si perde lo color ne l’erba: e ’l mio disio però non cangia il verde, sì è barbato ne la dura petra che parla e sente come fosse donna. Similemente questa nova donna si sta gelata come neve a l’ombra: ché non la move, se non come petra, il dolce tempo che riscalda i colli e che li fa tornar di bianco in verde perché li copre di fioretti e d’erba. Quand’ella ha in testa una ghirlanda d’erba, trae de la mente nostra ogn’altra donna: perché si mischia il crespo giallo e ’l verde si bel, ch’Amor lì viene a stare a l’ombra, che m’ha serrato intra piccioli colli più forte assai che la calcina petra. La sua bellezza ha più vertù che petra, e ’l colpo suo non può sanar per erba. ch’io son fuggito per piani e per colli, per potere scampar da cotal donna; e dal suo lume non mi può far ombra poggio né muro mai né fronda verde. . CANANA' MASSIMILIANO

56 Il Convivio il De vulgari eloquentia il Monarchia
Dante Alighieri CANANA' MASSIMILIANO

57 La teorizzazione dell’uso del volgare
De vulgari eloquentia Illustra una tradizione poetica all’interno della quale egli si colloca Crea la prima storia della letteratura in volgare e un CANONE degli autori Usa consapevolmente il volgare per elargire il sapere a un più vasto pubblico, contro la tradizione dell’epoca che vedeva nel latino la lingua della cultura

58 Dopo la morte di Beatrice
Dante si dedica agli studi filosofici (De consolatione philosophiae di Boezio) Compone canzoni allegorico-dottrinali per la donna gentile (allegoria della filosofia) Alcune di queste canzoni furono successivamente commentate da Dante stesso nel Convivio Autoesegesi, come in Vita Nuova CANANA' MASSIMILIANO

59 enciclopediail banchetto del sapere
Convivio Divulgare il sapere per le nuove classi sociali (BORGHESI) 1304\06 primi anni di esilio enciclopediail banchetto del sapere Commento a canzoni dottrinali che trattavano grandi questioni filosofiche: ma è interrotto al 4° libro poiché Dante si dedica alla Commedia tutti gli uomini hanno fame del sapere come del cibo: Dante, che ha partecipato al banchetto di grandi sapienti, può offrire a coloro che non hanno il tempo o gli strumenti per costruire la propria educazione, almeno le briciole della sapienza filosofica LEGGI il testo di pag. 260\263

60 De vulgari eloquentia 1304\07 Incompiuto
Circolò pochissimo, si diffuse solo nel Cinquecento e ne abbiamo 3 soli esemplari per approfondire le teorie linguistiche accennate nel trattato In latino: perché si rivolge ai “literati” 4 libri: ma ne scrisse solo 1 e mezzo I° libro: teoria del linguaggio: Lingua volgare naturale (materna), segue l’uso, è variabile “Gramatica”: il latino (lingua convenzionale e immutabile “inventata” per ovviare alle difficoltà di comprensione causate dalle lingua naturali Dopo la distruzione della Torre di Babele gli uomini, che prima parlavano tutti l’ebraico, svilupparono diverse lingue

61 I volgari italiani Teoria degli stili e congruenza materia-stile Li analizza per individuare il volgare adatto alla lirica di argomento elevato (VOLGARE ILLUSTRE) Non la lingua italiana da “parlare “ ma il linguaggio della poesia Punto di riferimento di tutte le lingue municipali Cardinale Aulico Curiale Sarebbe proprio della reggia, se ci fosse Poiché in Italia non vi è una corte nazionale, il linguaggio della corte e’ quello usato da tutti i grandi poeti (corte di intellettuali)

62 Monarchia Composto forse nel 1313 In latino 3 libri
Dedicato alla riflessione sulla politica e sul potere Tema: la necessità dell’impero universale a garanzia della pace e della giustizia il rapporto tra i poteri universali (papato e impero) Composto forse nel 1313 In latino 3 libri Ogni ente creato ha un suo fine ultimo dipendente dalla sua natura (teleologismo- Aristotele) Natura umana: duplice (anima, immateriale\immortale; corpo materiale\mortale) Fine dell’anima: la salvezza eterna Ad essa ci guida la Chiesa e il papa fine del corpo: la vita ordinata e pacifica in società, secondo giustizia ad essa ci guida l’imperatore CANANA' MASSIMILIANO

63 La teoria dei due soli Tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento si riaccende il conflitto tra i poteri universali, papato e impero (entrambi in declino poiché stanno emergendo le monarchie nazionali) Teoria teocratica: il potere supremo è del Papa (Sole) diretto emissario di Cristo sulla terra L’imperatore deriva il suo potere dal papa che glielo concede (come la luna, è illuminato di luce riflessa) Teoria di Dante: Impero e papato sono entrambi soli, e il loro potere deriva direttamente da Dio che li ha preposti ciascuno al raggiungimento di uno dei fini propri dell’uomo CANANA' MASSIMILIANO

64 Dante ≠ 410 sacco di Roma (ALARICO) De civitate Dei: l’impero
Dimostrazione della indipendenza del potere dell’impero da quello del Papa 410 sacco di Roma (ALARICO) De civitate Dei: l’impero terreno dei Romani non è una istituzione essenziale per l’uomo Agostino Dio stesso ha promosso provvidenzialisticamente la nascita dell’Impero Romano L’impero preesiste alla Chiesa Cristo è nato durante il periodo di massima fioritura dell’Impero, sotto Augusto Cristo ha voluto che la sua condanna fosse sancita da un tribunale dell’impero (Pilato) legittimandolo Dante ≠ Cristo : “Date a Cesare quel che è di Cesare” Vedi Paradiso, canto 6° CANANA' MASSIMILIANO

65 LE EPISTOLE Le Epistole scritte in latino da Dante Alighieri ci sono pervenute tramite due sillogi del Trecento. La prima silloge, raccolta dal Boccaccio (Laurenziano XXIX) comprende tre epistole: la prima databile al indirizzata a Cino da Pistoia, la seconda inviata ai Cardinali italiani in seguito alla morte del papa Clemente V il 20 aprile 1314 e la terza ad un amico di Firenze nella quale egli respinge il ribandimento del 19 maggio 1315. CANANA' MASSIMILIANO

66 LE ESPISTOLE La seconda silloge venne raccolta in epoca quattrocentesca nell'ambiente di Coluccio Salutati (Vaticano Palatino 1729) e comprende nove epistole: la prima scritta nella primavera del 1304 al cardinale Niccolò da Prato a nome dei Bianchi di Firenze, la seconda, sempre nel 1304, indirizzata a Oberto e Guido da Romena, la terza rivolta a Moroello Malaspina databile , la quarta scritta in occasione della discesa di Enrico VII, ottobre 1310, indirizzata ai Signori e Popoli d'Italia, la quinta che porta la data del 31 marzo 1311 ai Fiorentini, la sesta datata 17 aprile 1311 all'imperatore Enrico, l'ottava e la nona, scritta a nome della contessa Gherardesca di Battifolle alla moglie dell'imperatore, Margherita di Lussemburgo. CANANA' MASSIMILIANO

67 LE EPISTOLE A queste epistole si aggiungono tre messaggi manoscritti rintracciati nel secolo XV dal testo incompleto e una epistola nella forma dei codici del Cinquecento indirizzata a Can Grande della Scala. Intorno a questa epistola ancora discordi sono i pareri della critica. Infatti alcuni, come Augusto Mancini, Bruno Nardi e Giorgio Brugnoli ne negano l'autenticità, mentre altri, come Francesco Mazzoni ed Emilio Cecchi la confermano. CANANA' MASSIMILIANO

68 LE EPISTOLE Il tema principale della maggior parte delle epistole di Dante, tranne la lettera a Cino da Pistoia e al Malaspina più prettamente di carattere letterario, è quello politico ed è soprattutto legato a Arrigo VII e alla sua impresa. TUTTE LE LETTERE SONO SCRITTE IN LATINO PERCIO’ RIVOLTE AD UN PUBBLICO DOTTO. Sono molto curate nell’arte retorica ed hanno soprattutto contenuto politico e morale, ciò traduce la ferma coscienza del poeta di avere una missione profetica da compiere. Fondamentale è la lettera a Cangrande della Scala , signore di Verona in cui si spiegano i modi e i sensi della lettura della Commedia. VEDERE ANTOLOGIA PAG CANANA' MASSIMILIANO

69 EPISTOLA A CANGRANDE SCRITTA INTORNO AL ESSA CONTIENE LA DEDICA DI DANTE DEL PARADISO AL SIGNORE DI VERONA IN ESSA SONO SPIEGATI I SENSI DI LETTURA DELLA DIVINA COMMEDIA, IL SIGNIFICATO DEL TITOLO. Nella lettera si mette in evidenza l’intenzione del poeta di imitare le sacre scritture e di indicare il libro come prosecuzione del libro divino. Spiegazione del titolo comedia di carattere retorico. Il poema inizia con tono dimesso e umile per poi raggiungere le alte sfere della poesia grazie alla applicazione delle tecniche di poesia più elevate, argomenti teologici e filosofici. STUDIARE IL TESTO A PAG CANANA' MASSIMILIANO

70 DANTE SEMPRE MODERNO ANCHE NELLA MUSICA
VINICIO CAPOSELLA VENDITTI BRANDUARDI CANANA' MASSIMILIANO


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