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Povertà come situazione e come processo

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Presentazione sul tema: "Povertà come situazione e come processo"— Transcript della presentazione:

1 Povertà come situazione e come processo
CoViScO 2014/2015 Giuseppe A. Micheli LEZIONE 9 Povertà come situazione e come processo Covisco 2014 – L9 - Povertà come processo

2 QUESTIONE NUMERO 1 [1] Come definire ‘povertà’? Assoluta vs Relativa? Estensionale vs Intensionale? Covisco Povertà come Situazione

3 Povertà: da assoluta a relativa
Il Novecento vede il lento slittamento dei criteri definitori di povertà da asso-luti a relativi. Nel 1901, Seebohm Rowntree studiando York incentra l’indagine sulla categoria di povertà “assoluta” che identifica col minimo fisiologico di sussistenza. Nella survey del 1936 lo stesso Rowntree include nella povertà an-che le famiglie che, pur disponendo di entrate superiori alla linea di pura sussi-stenza, vivono in “palese stato di necessità e bisogno”. La sensazione che il welfare state abbia eliminato gli stati di indigenza primaria diffonde nel II dopoguerra la convinzione che l’oggetto della cura pubblica sia non la povertà assoluta, ma l’area sfocata e autoreferenziale della deprivazione relativa. Stouffer (1949 “The American Soldier”, inchiesta sui militari Usa) spiega l’insoddisfazione con la percezione di una ‘deprivazione relativa’ rispetto alla condizione dei ‘gruppi di riferimento’: (Hyman, 1942: gruppi di appartenenza, in conflitto, di mutual aid). Runciman (“Ineguaglianza e coscienza sociale”, 1966) usa le categorie “privazione relativa - gruppo di riferimento” per spiegare la storica discrepanza fra diseguaglianza effettiva e scarsa consapevolezza e reattività delle classi lavoratrici. Per Townsend (1966) una persona può sentirsi povera (deprivazione soggettiva), o essere riconosciuta come tale dalle istituzioni (deprivazione normativa), oppure esserlo di fatto (deprivazione oggettiva), ma sempre relativamente «a un contesto nazionale o culturale (e insieme a un) periodo storico». Covisco Povertà come Situazione

4 Povertà: da relativa a assoluta
Amartya Sen (1981) recupera la nozione di povertà assoluta ma supera l’esclusività del riferimento del reddito, considerando anche le condizioni di scambio per cui passa la dotazione iniziale di beni del singolo e concentrandosi «sull’abilità dei soggetti a comandare cibo attraverso mezzi legali disponibili nella società». Più che le risorse in sé, è quanto una persona è in grado di fare (capability) con quelle risorse per soddisfare le funzioni primarie (functioning) su cui si fonda il suo benessere. Per es. una malattia o un handicap possono ridurre le capacità a partire da un’uguale dotazione iniziale di beni. Di recente (2009) l’Istat ripropone un paniere per misurare la povertà assoluta. Apparentemente sembra un recupero dell’approccio essenzia-listica alla povertà, ma i criteri di misura adottati sono assai più vicini all’idea di povertà relativa, determinata assemblando diversi indicatori di bisogni primari (sull’abitare, l’alimentarsi, le esigenze di cura, istru-zione, abbigliamento, mobilità), producendo una sola misura di sintesi monetizzata, non diversa da altre misure di povertà relativa. Demos - Trasformazioni & Nodi di policy - Lezioni 19

5 Definizioni estensionali
Generalmente si dà una definizione “estensionale” di povertà: costruita per enumerazione statistica del ripetersi di eventi, o concomitanze tra eventi. Operazionalizzare il concetto di povertà è una procedura a tre passi: a) raccogliere sui singoli individui di una popolazione un numero limitato di informazioni, non esaustive della loro situazione individuale; b) inferire dalle informazioni micro selezionate una definizione macro (per “astrazione estensionale o generalizzazione induttiva”) della pover-tà della popolazione; c) misurare la povertà del singolo per risoluzione statistica, cioè come devianza da una misura centrale di “normalità”, e la povertà macro, a sua volta, come quota % che sta sotto la Ispl. La patente di povertà discende dunque da una procedura circolare dal micro al macro e ritorno: prima la conta di alcuni (non esaustivi!) indica-tori sui singoli, poi la quantificazione di una dimensione macro per mera aggregazione dei numeri dei singoli, infine il ritorno a livello micro con-teggiando gli scostamenti da qualche misura di sintesi. Covisco Povertà come Situazione

6 Haring: tre casi di incongruenza
Reddito <ISPL coppia con 3 figli minori ma bireddito,casa di proprietà, supporto fa-miglie origine Haring: tre casi di incongruenza Catalogate 20 famiglie in base al reddito familiare equivalente si definisce povero chi sta sotto quota 50 (6 su 20). Ma se si disegnano i quadri situazionali, si scoprono 3 incongruenze! Reddito > ISPL ma coppia anziana, uno non autosufficiente, casa in affitto 60 150 33 98 66 14 83 411 45 30 Reddito > ISPL ma coppia + figlio con handicape capofa-miglia a long term unemployment 75 42 175 268 742 Covisco Povertà come Situazione 68 99 23 180 58

7 Definizioni intensionali
Leggendo le schede di queste tre famiglie, l’indicatore di reddito pare ingannarci. È il quadro complessivo delle condizioni familiari a disegnare condizioni di forte tensione o, all’opposto, di relativa tranquillità. Così ragionando abbiamo però elaborato una diversa operazionalizzazione della povertà, per “astrazione intensionale”. Per via estensionale la condizione di povertà emerge come devianza statistica del singolo individuo da alcuni parametri definiti sull’intera popolazione (parametri relativi al reddito, alla casa, alla salute, ecc., stimati per enumerazione indipendente l’uno dall’altro)- Per via intensionale la povertà emerge per linee interne all’architettura della singola persona, quando l’insostenibilità dell’uno o dell’altro di quei fattori, o l’insostenibilità del loro cumularsi o rafforzarsi reciproca-mente, o l’insostenibile loro persistenza nel tempo, svuotano la persona stessa di ogni capacità di azione autonomamente strategica per fronteggiare con successo le condizioni avverse. Covisco Povertà come Situazione

8 Da situazioni a strategie di coping
Di fronte a un nodo critico che tocca le risorse di una famiglia, essa in generale reagirà adottando una delle seguenti strategie di coping: Autoaddossamento. Aumentare l’impegno del nucleo familiare (o di alcuni suoi componenti) e farvi fronte con le proprie esclusive forze. Sistema di reciprocità. Appoggiarsi ai parenti più vicini e disponibili. Sistema di scambio. Attingere al mercato dei servizi a pagamento. Servizi territoriali. Ricorrere al sistema pubblico di servizi territoriali, Istituzioni totali. Ricorrere alle possibili istituzioni pubbliche (giuridiche o fisiche, affidi o ricoveri) di delega totale. Gruppi di pari esperienza. Gruppi o comunità di intenti che, condividendo una esperienza di crisi (es. droga, handicap, alcoolismo, Alzheimer) organizzano percorsi di elaborazione o accudimento delle crisi di altri. Rimozione. Rifiutare l’ostacolo, negando l’esistenza del problema. Possiamo allora considerare la povertà in termini di capacità “strategica” di fronteggiare una situazione critica Covisco Povertà come Situazione Demos - Trasformazioni & Nodi di policy - Lezioni 25 8

9 La povertà è solo uno stato fisso o anche lo stato finale di un loop?
QUESTIONE NUMERO 2 [2] La povertà è solo uno stato fisso o anche lo stato finale di un loop? Covisco Povertà come Processo Covisco - Ricadute - Lezione C2 9

10 Il tempo nei paradigmi di povertà: subcultura e generazioni
Oscar Lewis (1973) antropologo allievo di Ruth Benedict, usa la categoria di “cultura” per spiegare la condizione di rassegnata dipen-denza degli immigrati portoricani e messicani: «La povertà è un fattore dinamico che intacca la partecipazione alla più vasta cultura nazionale e crea una sottocultura per proprio conto. Una cultura della povertà ha modalità proprie e porta conseguenze distruttive, sociali e psicologiche, per i suoi membri ». Lo schema di Lewis del circolo vizioso della povertà è applicato alla formazione di stati di deprivazione. Riessman (1962) spiega il cattivo andamento scolastico dei bambini figli dei poveri con una sorta di subcultura di adattamento alimentata dalle famiglie di generazione in generazione, che si traduce nei figli in disinteresse, difficoltà di attensione, aggressività, scarsa progettualità. Spinley (1953) rileva negli abitanti di slum londinesi una personalità marcata da insicurezza, debolezza dell’io, incapacità a posporre le soddisfazioni. La cultura della povertà è un precipitato dei processi di trasmissione tra generazioni. Demos - Trasformazioni & Nodi di policy - Lezioni 25 Covisco Povertà come Processo 10

11 Povertà lungo il corso di vita
Già nel 1891 Booth ricostruisce le biografie di 1194 poveri ponendo in rilievo la scansione degli eventi che portano a un esito di povertà («malattia, vecchiaia, immoralità, alcolismo, isolamento, incidente, morte del marito, stravaganza,,»). Negli anni ’80 partono negli Usa panel longitudinali per analizzare le dinamiche dei redditi nei corsi di vita individuali. Emerge un risultato inedito: la povertà è un passaggio comune a molti, ma pochi permangono sotto la soglia di overtà. Negli anni ’90 la Scuola di Brema costruisce tipologie di ‘biografie di welfare-dipendenza’ e sottolinea il ruolo cruciale delle ‘finestre’ di rilevazione. Quattro ‘carriere di Welfare’ (Buhr,Leibfried, 1989): ’Traghettatori’, fruitori transitori di sussidi di welfare, con perdita solo temporanea di status ’Marginalizzati’, fruitori di welfare sottoposti a processi a lungo termine di perdita di status, ’Oscillanti’ tra assistenza e non assistenza, con perdita di status incombente ma non fissa, ’Scampati’, poveri di lungo termine che riescono a sfuggire alla dipendenza dal welfare» Demos - Trasformazioni & Nodi di policy - Lezioni 25 Covisco Povertà come Processo 11

12 Povertà: un percorso reversibile?
Se la risposta a uno stimolo esterno dipende dalla storia di tutte le risposte date in precedenza allo stesso stimolo (‘memoria di sistema’), le risposte descrivono curve di ritorno alla normalità diverse da quelle di uscita dallo stato di normalità. Terminato l’impatto, la mutazione di sistema è un effetto non del tutto reversibile. I processi sociali sono ricchi di effetti isteresi: Per esempio: Se collochiamo la traiettoria del livello di risorse lungo l’asse del tempo, troviamo una linea oscil-lante sopra e sotto una soglia ‘di povertà’ senza che si rintracci un singolo evento colpevole della deriva: l’innesco del loop è adde-bitabile a più cause equivalenti. L’individuo scende per il pendio step by step, “dolcemente sospinto dalle influenze sottostanti”. Le risorse di un nucleo familiare siano sotto-poste a uno o a più choc successivi (malattia, perdita di lavoro, separazioni etc). Ogni volta il nucleo mobilita le sue risorse, per tornare allo stato iniziale. La ripetizione di una stessa crisi o l’apertura di un secondo fronte richiederà uno sforzo maggiore per superarla. Le oscillazioni crisi-normalità-crisi possono con-vergere a un ‘punto fisso’ sotto una soglia critica, in cui nessuna risorsa può essere mobilitata e cessa ogni agire strategico. Covisco Povertà come Processo

13 Povertà diverse se collocate in stadi diversi del loop
Molte risorse Poche risorse O A B C D F E H G I L M N Choc iniziale Risorse investite Scarse Elevate Linea di equilibrio Povertà di II livello Povertà di III livello Covisco Povertà come Processo

14 La discesa nel Maelstroem
“La discesa nel Maelstrom” di Poe descrive proprio un processo di scivolamento incrementale, senza scosse e impercettibile verso uno stato d’animo non reattivo. «Quante volte facemmo il giro della cintura è impossibile dire; vi corremmo intorno forse un’ora, volando piuttosto che galleggiando, scendendo sempre più, gradualmente verso il mezzo del vortice [...]. Per qualche secondo non osai aprire gli occhi, mentre aspettavo una fine immediata, ma gli istanti passavano l’uno dopo l’altro e io vivevo ancora; il senso della caduta era cessato e il movimento del battello rassomigliava a quello di prima, quando eravamo nella cintura di schiuma, con la differenza che esso sbandava di più [...]. Il battello sembrava sospeso come per magia a metà della discesa, sulla superficie interna di un imbuto di vasta cir-conferenza e di prodigiosa profondità, le cui pareti perfet-tamente lisce si sarebbero potute scambiare per ebano, se non fosse stata la straordinaria velocità con cui ruotavano e la scintillante e spettrale luminosità che emanavano». La discesa è graduale, non brusca La discesa prosegue senza tregua e inesora-bilmente, ma Ego percepisce solo di trovarsi (fermo!) in un tunnel dalle lisce pareti di ebano Covisco Povertà come Processo Changing patterns 11: Interception mechanisms

15 Nota: i ‘nuovi’ rischi sociali come cronicizzazione del contesto
NB: le situazioni di problematicità è che oggi sono sottoposte a forti cambiamenti [B] nelle coordinate sociotecniche (entrata femminile nel mercato del lavoro, globaliz-zazione e polarizzazione del mercato, espansione e privatizzazione del segmento dei servizi (Taylor-Gooby, 2004) [A] nelle coordinate de-mografiche (invecchia-mento e conseguenze sul sistema di care) Risultato è il diffondersi dei cosiddetti ‘nuovi rischi sociali’, contraddistinti da meccanismi di cronicizzazione di stati di disfunzionamento (tradizional-mente temporanei) nella storia di vita degli individui Anche il lavoro atipico – senza dubbio risorsa importante - può essere anticamera e moltiplicatore di cronicità Per esempio, una discontinuità lavorativa episodica tende a perdere i connotati di disoccu-pazione frizionale, e diventa anticamera e moltiplicatore di uno stato a lunga permanenza fortemente autoalimentantesi Fondazione Clerici Generazioni e active ageing Covisco Povertà come Processo 15 15

16 QUESTIONE NUMERO 3 [3] Cosa distingue criticità e vulnerabilità ? E che ruolo gioca, nel ‘cadere in povertà’, la mutazione di stati d’animo? Covisco Povertà come Processo

17 Elasticità vs Resilienza
Un metallo reagisce a una sollecitazione contenuta con una deformazione reversibile del reticolo cristallino: Elasticità = capacità di un materiale, in presenza di sollecitazioni ‘sostenibili’, di assicurare il ripristino della configurazione iniziale al cessare della sollecitazione (Hooke: Ut tensio sic vis). Per sollecitazioni più consistenti (ma entro i limiti di snervamento) il metallo ripristina il reticolo con tempi e modi differenti (ISTERESI), lasciando tracce visibili nello stato finale della memoria del percorso com-piuto. Oltre quella soglia diventano centrali altre 2 proprietà del metallo: Resistenza = capacità di un materiale di sopportare un dato stato di sforzo senza che avvengano rotture; Plasticità (resilienza) = capacità di accompagnare morfogeneti-camente la sollecitazione esterna producendo una deformazione permanente della propria struttura ma senza rompersi. Della metafora della plasticità si sono impossessati la life-span developmental psychology e gli studi sui processi di coping (fronteggiamento), che parlano di “capacità di riserva di sviluppo” (developmental reserve capacity). Covisco Povertà come Processo

18 Un chiarimento terminologico
“Vulnerabilità: una situazione di vita in cui l’autonomia e autodetermina-zione dei soggetti è minacciata da un inserimento instabile entro i sistemi di integrazione sociale e di distri-buzione delle risorse” (Ranci, 2002) Nella ricerca sociale si fa spesso confu-sione tra due concetti, quelli di vulnerabi-lità e di condizione critica (o criticità) che sono invece ben distinti, definendo rispettivamente una proprietà di un pro-cesso e di uno stato entro quel processo: Criticità (criticality) = condizione esperita da un individuo lungo una scala di livelli di severità e una di probabilità di accadimento (concetto preso a prestito dalla Ricerca Operativa). Vulnerabilità = propensione di un individuo che sperimenti una criticità di minore gravità (malattia acuta, lutto) a scivolare a una criticità di ordine più elevato (dipendenza da altri, cronicità, disabilità). Tra i due con-cetti c’è dunque una precisa concatenazione logiche, non un’identità Criticità di I° ordine (malattia acuta, lutto) Criticità di II° ordine (disabilità, dipendenza, cronicità) Moltiplicatori/Riduttori (accentuano/frenano la vulnerabilità) Vulnerabilità, fragilità/ plasticità Medley Brescia 18 Covisco Povertà come Processo

19 Il processo di scivolamento in criticità di ordine superiore
Cosa fa sì che – a parità di criticità – alcuni reggano e reagiscono e altri ‘si lascino andare’? Studiando l’origine sociale della depressione, George Brown e Tirrill Harris (1972) distinguono tre diversi agenti nel processo di formazione di un mood di crisi: Eventi precipitanti [acuzie, lutti, incidenti, separazioni..]; Fattori di rinforzo o ‘immunodepressivi’ di background [capitale economico, umano..]; Fattori di formazione del sintomo o instradamento strategico che, per es., indirizzano un anziano sottoposto a eventi precipitanti verso maggiore resilienza o verso la rassegnazione (hopelessness) Fattori vulneranti Eventi precipitanti Accentuazione di criticità Symptom Formation Factors Covisco Povertà come Processo

20 Fattori d’instradamento strategico
Cosa fa sì che – a parità di condizioni di vulnerabilità e di eventi critici – alcuni reggano e reagiscono e altri ‘si lasciano andare’? Per spiegare l’emersione dell’uno o l’altro di queste disposizioni Brown e Harris affiancano agli eventi precipitanti e ai fattori ‘immunodepressivi’ di background un terzo tipo di agenti: Fattori di instradamento strategico sono quelli che fan sì che i-dentiche condizioni di crisi, con identiche precondizioni strut-turali, producano strategie di risposta differenti da caso a caso, indirizzando gli uni verso risposte reattive alle difficoltà (o allo scorrere del tempo), altri verso rassegnazione e caduta in deriva. il livello di scolarizzazione la persistenza di un nucleo familiare solido L’appartenenza a una ‘subcultura’ il clima affettivo delle prime fasi di vita Il numero e la forza della rete di legami forti le forme spaziali dell’habitat. Ma quali fattori sono capaci di in-stradare verso stati d’animo ‘virtuosi’? Ne possiamo elencare vari (ma poi ci ferme-remo solo sugli ultimi due) Covisco Povertà come Processo Demos - Trasformazioni & Nodi di policy - Lezioni 25 20

21 Vulnerabilità e stati disposizionali
In situazioni critiche ‘senza via d’uscita’, le normali strategie di coping mirate a perseguire la risoluzione di un problema nel mondo esterno sono sostituite da altre mirate a ridurre la dissonanza della situazione o a fuggire tout court (Thomae,Schaie, 1983): strategie reclinate sugli stati d’animo e la loro elaborazione. Brown e Harris (1972) individuano la differenza tra forme lievi e severe di depressione nella perdita della speranza (hopelessness), nel subentrare di uno stato disposizionale in cui ci ‘si lascia andare’. «Tracciavo un piano d'azione e cer-cavo di seguirlo», «Tenevo duro e mi battevo per ciò che volevo», «Sape-vo che cosa bisognava fare; cosi ho raddoppiato i miei sforzi per fare andare bene le cose» Vandeplas (1998) distingue: Strategie incentrate sul problema (per gestire/modificare la situazione da cui il problema è posto) Strategie incentrate sulle emozioni (per cambiare il senso della situazione) «Tentavo di dimenticarmi di tutto», «Accettavo la situazione, perché non si poteva farci niente», «Tentavo di sentirmi meglio mangiando, beven-do, fumando, prendendo medicine» Dai 67 items del “Questionario relativo ai diversi modi di far fronte a un problema”, Lazarus e Folkman (1984) Medley Brescia Covisco Povertà come Processo 21

22 Moods di crisi come effetti ‘isteresi’ di prolungate criticità
La trappola della rassegnazione scatta come effetto differito di una situazione insostenibile o di una catena di insuccessi che si protragga abbastanza a lungo da modificare in blocco il sistema di aspettative, stati d’animo e capacità di reagire, trasformando un senso di inadeguatezza specifico in un più radicale ma aspeci-fico senso di inadeguatezza di fronte al mondo. “un adulto disoccupato da tempo che ha inviato il proprio curricu-lum a decine di indirizzi senza mai ricevere risposta comincerà a un certo punto, preso da sco-raggiamento, a dubitare delle sue stesse competenze, e a ri-vendicare per sé solo un lavoro non qualificato (Jutta Heckausen, 1999) “la depressione nasce di frequente come comprensibile reazione a difficoltà che si interpongono nel corso della vita. Ma nella sua eventuale evoluzione e in as-senza di alcuni fattori di rinforzo della capacità di resilienza, la depressione reattiva può degenerare in una disposi-zione alla perdita di speranza generaliz-zata, senza oggetto e senza un fuoco (George Brown & Tirrill Harris, 1978) Covisco Povertà come Processo

23 Che succede se la situazione è senza via d’uscita?
AUTOADDOSSAMENTO “Me lo terrei vicino per tirarlo fuori” “Gli farei sentire l’affetto della famiglia” “Farei attenzione ai luoghi che frequenta” “Lo aiuterei tenendomelo più vicino” “Mi isolerei insieme a lui” “Lo porterei via dal circuito normale” “Mia moglie rinuncerebbe al lavoro per seguirlo” “Lo chiuderei in casa” RIMOZIONE “Lo caccerei di casa” “Se sono seri i genitori sono sani i figli” “Lo Stato dovrebbe fare di più” “Userei le maniere forti” “In galera, lo manderei” “La società dovrebbe fare prevenzione” “Ucciderei gli spacciatori” “Preferirei piangerlo morto” Per esempio: che fare se un figlio si buca? CIRCUITI ‘PRIVATI’ “Cercherei l’aiuto di uno psicologo” “Mi rivolgerei a un sacerdote” GRUPPI DI PARI ESPERIENZA “Mi rivolgerei ad altre madri” “Lo ricovererei a San Patrignano” CIRCUITO PUBBLICO “Lo manderei in un centro medico”; “Mi rivolgerei a un consultorio”; “Lo manderei in trattamento presso i Not” CIRCUITO DELLE RECIPROCITA’ “Lo porterei dai nonni in paese” Covisco Povertà come Situazione Padova 19 settembre

24 Privazione relativa e “dignitosa povertà”
La deprivazione relativa è povertà o piuttosto uno stato d’animo influente sulle azioni degli individui, che non per questo tuttavia deve necessariamente essere oggetto di solidarietà collettiva? Per Vikram Patel (2010) gli stati di umiliazione e di insicurezza persistente nella vita quotidiana sono i due fattori non materiali né monetizzabili che si aggiungono a quelli materiali/monetizzabili nell’ indurre una mutazione della povertà in disperazione. La dignitosa povertà condizione di vita dei poveri del mondo, evocata da Majid Rahnema (2005) è altra cosa dalla povertà miserabile che “scaccia la povertà”. «Quando il contadino parla della miseria si riferisce anzitutto alla spossante fatica fisica, agli stracci rappezzati che indossa, al pane unico cibo. Per quanto cruda, tuttavia, la sua povertà non rende conto interamente della sua cronica melanconia. Solo in parte la melanconia del contadino è generata da preoccu-pazioni oggettive: né la fame presente né il timore di tempi ancora peggiori spiegano completamente il suo profondo scontento» (Banfield, 1958). Il discrimine sta quindi nella rassegnazione, nella hopelessness o nella perdita di autonomia strategica Covisco Povertà come Processo Covisco - Ricadute - Lezione C2 24


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