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John Bowlby ( ) e la Teoria dell’attaccamento

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Presentazione sul tema: "John Bowlby ( ) e la Teoria dell’attaccamento"— Transcript della presentazione:

1 John Bowlby (1907-1990) e la Teoria dell’attaccamento
Elabora un modello di ispirazione etologica e cognitivista Ritiene che la psicoanalisi abbia troppo insistito sulla fantasia → Bowlby intende riportarla sul terreno della realtà.

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11 Alla base di un sano sviluppo della personalità c’è la sicurezza che il bambino riesce a provare nel rapporto con la madre, in particolare la sua disponibilità a essere presente, protettiva e affettuosa quando il bambino si sente in pericolo o ha paura.

12 Le coccole, i giochi, le intimità del poppare attraverso le quali il bambino impara la piacevolezza del corpo di sua madre, i rituali dell’essere lavati e vestiti con i quali il bambino impara il valore di se stesso, attraverso l’orgoglio e la tenerezza della madre verso le sue piccole membra, queste sono le cose che mancano Bowlby

13 Il comportamento di attaccamento si attiva quando il bambino prova dolore, fatica o paura.
In quelle occasioni il bambino cerca il caregiver [= la persona che si prende cura del bambino], che rappresenta una “base sicura” che offre protezione e affetto.

14 Sicurezza ↔ Esplorazione

15 Se il bambino non riesce a percepire la madre come base sicura ingaggia comportamenti di protesta; se la madre non consola il bambino, questi prova una crescente disperazione; se continua a non avvenire, il bambino si distacca dalla madre

16 Separazione dalla madre
1. Protesta → Angoscia di separazione 2. Disperazione → Depressione, lutto 3. Distacco → Difese

17 La madre si sente spontaneamente indotta (sensibilità materna) a offrire quel tipo di cure e attenzioni In alcuni casi basta la vista o la voce della madre. In altri casi il bambino deve aggrapparsi alla mamma. In casi più intensi solo un prolungato vezzeggiamento farà cessare il comportamento.

18 Insightfulness (Goldsmith, Oppenheim, Koren-Karie) = vedere il mondo dal punto di vista del bambino. Capacità dei genitori di fornire una sorta di fotografia complessa e integrale del mondo interno del bambino, valorizzando i pensieri e il mondo interno del bambino, che così si sente una persona completa e accolta.

19 Presente sin dalla nascita, il comportamento di attaccamento si inizia a “stabilizzare” verso la fine del primo anno di vita. Si vanno a formare anche degli schemi di rappresentazione del sé e della/e figure/e di attaccamento (o MOI: modelli operativi interni).

20 I modelli operativi interni hanno la valenza del concetto psicoanalitico di «oggetto interno» ma riformulato in termini cibernetico-cognitivi di mappa di realtà: non solo è ragionevole postulare che il cervello elabori modelli operativi del suo ambiente, ma anche che, per comprendere il comportamento umano, è difficile evitare una simile ipotesi. (Bowlby, Attaccamento e perdita, vol. 1, 1969)

21 Per Bowlby i singoli eventi ed episodi della propria vita sono conservati nella memoria a breve termine (memoria episodica) e poi generalizzati nella memoria a lungo termine (memoria semantica), che contiene quindi proposizioni generalizzate e universali. Per Bowlby, fra questi due modi di registrare l’esperienza può esserci un conflitto. Infatti non è detto che l’informazione immagazzinata semanticamente vada sempre d’accordo con quella immagazzinata episodicamente; in alcuni individui tra le due categorie può esistere il più ampio divario (Bowlby, Attaccamento e perdita, vol. III)

22 Bowlby parla dei meccanismi di difesa come di scissioni del Sé che intervengono quando ci sono dei modelli operativi mutuamente antitetici. Ad esempio, un soggetto che abbia avuto un attaccamento insicuro può possedere un modello operativo cosciente che considera il Sé come cattivo, tale da giusitificare il rifiuto materno. Un secondo modello operativo interno può rappresentare il sé come buono e la madre come cattiva. Questa scissione comporta l’esclusione difensiva delle informazioni disturbanti per il livello cosciente.

23 I. Bretherton non pensa che un individuo insicuro abbia due modelli operativi interni separati e ben organizzati della stessa relazione, uno basato sulla memoria episodica e inconscio, l’altro basato sulla memoria semantica e conscio, piuttosto esistono, a partire da schemi interattivi molto vicini alla realtà («quando mi faccio male mia madre viene a consolarmi») dei livelli via via crescenti di generalizzazione («mia mamma viene sempre quando ho bisogno di lei») fino ad arrivare a schemi generali del tipo «mia madre è una persona affettuosa» e «io sono amato».

24 Successivamente, con la scoperta della memoria procedurale, si sono aperte nuove prospettive teoriche. La memoria procedurale rappresenta «modi di essere con», come dice D. Stern, che poi vengono generalizzati a livello di memoria semantica, esplicita e dichiarativa. Il «modo» in cui mio padre mi ha parlato, come evidenzia S. Mitchell, rimane vivo nella memoria procedurale.

25 Il comportamento di attaccamento è contraddistinto da intense emozioni.
→ se la relazione è buona, c’è gioia e senso di sicurezza. Sul versante del Sé c’è la sensazione di essere degno di amore, fiducia che le proprie esigenze avranno ascolto  attaccamento sicuro; → se è minacciata, c’è gelosia, angoscia e rabbia; se è stata interrotta, c’è dolore e angoscia. Sul versante del Sé c’è la sensazione di non essere degno di amore e incapacità di esprimere le emozioni in modo adeguato, angoscia e senso di colpa per l’espressione dei propri sentimenti  attaccamento insicuro.

26 La strange situation (M. Ainsworth)
La strange situation è un procedimento messo a punto da M. Ainsworth & coll. nel 1964 che consiste nel lasciare solo un bambino in una stanza dove vi sono due sedie e dei giocattoli. Il bambino entra nella stanza con la madre e inizia a giocare. Poi entra l’estraneo, con atteggiamento amichevole. La madre esce dalla stanza lasciando il bambino solo con l’estraneo. Entro 3 minuti la madre rientra. Poi escono sia la madre che l’estraneo e il bambino rimane solo. Poi rientrano, nell’ordine, prima l’estraneo e poi la madre. Tutto il procedimento è videoregistrato e viene commentato con la madre.

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28 PATTERN DI ATTACCAMENTO (Ainsworth)
Attaccamento sicuro. Il bambino gioca con i giocattoli; mostra segni di disagio all’allontanarsi della madre e la cerca attivamente durante l’assenza. Al suo rientro la cerca e chiede conforto, poi ricomincia a giocare. La madre è sensibile alle richieste e ai segnali di disagio del bambino. Il bambino percepisce sicurezza interna e fiducia. Mostra segni di disagio alla separazione, ma al ritorno della madre si lascia consolare Categorie: sentirsi sicuri e protetti Attaccamento insicuro-evitante. Il bambino evita la vigilanza della madre e mostra scarso interesse alla separazione. Al suo rientro, evita il contatto con lei. Durante l’esperimento, l’interesse del bambino è verso gli oggetti inanimati che verso le persone. La madre si dimostra insensibile ai segnali del bambino; tende a rifiutarlo sul piano del contatto fisico. Il bambino, che non ha fiducia in una risposta adeguata da parte della madre, sviluppa distacco ed evitamento del contatto che sfocia in eccesso di autonomia e indifferenza alla separazione Categorie: diffidenza, evitamento, controllo

29 Attaccamento insicuro di tipo ansioso-ambivalente
Attaccamento insicuro di tipo ansioso-ambivalente. Il bambino reagisce con grande disagio alla separazione. Al rientro della madre mostra affetti ambivalenti, come rabbia e ricerca compulsiva di vicinanza. La sua attenzione è concentrata sulla figura di attaccamento. La madre è imprevedibile nelle risposte, che risultano dettate più dai suoi bisogni che da quelli del bambino (intrusività). Il bambino rimane incerto rispetto alla disponibilità materna, non riesce a utilizzarla come base sicura e ne è assorbito completamente. Mostra forte disagio alla separazione ed è inconsolabile al ritorno della madre. Categorie: amore, rabbia, ansia, dipendenza, paura dell’abbandono Attaccamento disorganizzato. La madre è dominata da esperienze traumatiche irrisolte e non risponde alle richieste del bambino. Il bambino non dispone di strategie stabili, manifesta comportamenti contradditori, azioni mal dirette, stereotipate e asimmetriche, con congelamento, immobilità, disorientamento.

30 Adult attachment interview (AAI) (George, Kaplan e Main, 1985)
Valuta le idee che i soggetti hanno rispetto alle proprie esperienze di attaccamento. Si tratta di un colloquio strutturato in cui si chiede al soggetto di descrivere e valutare alcune esperienze significative della sua storia di attaccamento. Le trascrizioni delle interviste vengono codificate utilizzando un metodo standardizzato. Ciò che appare importante è il tenore generale con cui le esperienze vengono comunicate più che i contenuti specifici.

31 L’AAI è un’intervista semistrutturata, inizialmente ideata per indagare se sussistesse una relazione fra il modo in cui le madri dei bambini osservati nella Strange Situation si rappresentano le proprie esperienze di attaccamento e il comportamento di attaccamento dei loro figli. Successivamente, gli autori hanno ritenuto che l’intervista potesse valutare lo “stato della mente” del genitore relativamente al proprio attaccamento, cioè come il genitore narra e si pone, sia pure a livello parzialmente conscio, rispetto alle proprie esperienze di attaccamento. Durante l’intervista vengono rievocate esperienze di attaccamento passate (l’esperienza del soggetto con le figure di riferimento durante l’infanzia, durante le situazioni di difficoltà ecc.). Parallelamente, il soggetto viene invitato a riflettere sulle esperienze passate, alla luce delle sue convinzioni e dei vissuti attuali in quanto adulto. La durata media della prova è di circa un’ora. L’intervista viene audioregistrata e, successivamente, trascritta, parola per parola, al fine di consentirne l’analisi. L’intervista viene prima classificata utilizzando delle scale con riferimento 1. all’esperienza di attaccamento così come riportata dal soggetto e 2. al modo in cui oggi si rappresenta l’attaccamento. Successivamente l’intervista viene riletta cercando di attribuire una classificazione dell’attaccamento a partire dal suo senso complessivo. La classificazione contempla le seguenti categorie: Sicuro (Free: F), Distanziante (Dismissing: Ds), Preoccupato (Entangled: E), Irrisolto (Unresolved: U), Inclassificabile (Cannot Classify: CC).

32 L’ADULT ATTACHMENT INTERVIEW 1
L’ADULT ATTACHMENT INTERVIEW 1. Ripensando alla famiglia in cui è vissuto, può dirmi dove ha vissuto, con chi ha vissuto, di che cosa si occupavano i suoi genitori, se ci sono stati dei cambiamenti nella sua vita o dei trasferimenti nel corso della sua infanzia? Ha conosciuto i suoi nonni da bambino? (Se erano già morti sa a quale età? Che cosa sa di loro?) Vivevano altre persone con lei nella sua casa quando era bambino? Ha fratelli e sorelle? Attualmente vivono vicino o lontano da lei e dalla sua famiglia? 2. Vorrei che provasse a descrivermi la sua relazione con i suoi genitori quando era piccolo. Può iniziare dal momento più indietro nel tempo che può ricordare? 3. Ora vorrei chiederle di scegliere cinque aggettivi o parole che riflettono il suo rapporto con sua madre a partire dai primi ricordi, prima che riesce ad arrivare; diciamo, fa 5 anni a 12 anni va bene. So che questo può prendere un po 'di tempo... poi vorrei chiedere è perché li ha scelti. Ricorda un episodio specifico che possa esemplificare ognuno di questi aggettivi, sempre cercando di andare il più possibile indietro nel tempo? 4. Ora vorrei chiederle di scegliere cinque aggettivi o parole che riflettono il suo rapporto con sua padre a partire dai primi ricordi, prima che riesce ad arrivare; diciamo, fa 5 anni

33 5. Ora mi chiedo se mi può dire, a quale genitore si è sentito più vicino, e perché? Perché non c'è questo sentire con l'altro genitore? 6. Da bambino quando era preoccupato cosa faceva? Quando era preoccupato emotivamente. Può illustrarlo con episodi specifici? Può ricordare cosa capitava quando ai faceva un po' male fisicamente? Ancora, le vengono in mente episodi specifici? E' stato mai malato da piccolo? Ricorda cosa succedeva? Come si comportavano i suoi genitori? 7. Qual è stata la prima volta che ricorda di essere stato separato dai suoi genitori? Come ha risposto e come hanno risposto loro? Ci sono altre separazioni che le vengono in mente? 8. Si è mai sentito rifiutato quando era piccolo? Naturalmente, guardando indietro adesso, può rendersi conto che non era realmente in rifiuto, ma quello che voglio chiederle è se si ricorda di essersi mai sentito rifiutato nell'infanzia. E ricorda sensazioni di rifiuto da parte di altre persone (altri adulti significativi o compagni)? 9. Alcune persone ricordano episodi di maltrattamento all'interno della propria famiglia nella loro infanzia. E' capitato qualcosa di simile nella sua famiglia? Che gravità ha avuto? Con che frequenza accadeva?

34 10. Come pensa che queste esperienze con i suoi genitori abbiano influenzato la sua personalità adulta? Pensa che possano avere rappresentato un ostacolo o una difficoltà per lei? Cosa pensa delle ragioni del comportamento dei suoi genitori durante la sua infanzia? Ci sono stati dei cambiamenti nei rapporto con i suoi genitori dall'infanzia ad oggi? Come vive il rapporto con i suoi genitori ora che è adulto? 11. Perché pensi che i tuoi genitori si comportavano come hanno fatto durante la tua infanzia? 12.Ci sono stati adulti a cui era legato quando era bambino? (Adulti importanti, anche se non parenti.) Che età avevano? Vivevano nella sua casa? Avevano qualche responsabilità nei suoi confronti? Si prendevano cura di lei in qualche modo? Perché ritiene che fossero importanti? 13. Ha sperimentato la perdita di un genitore o altre persone amate intime (fratello/sorella, o parenti stretti) quando era piccolo? Può parlarmi delle circostanze, e quanti anni aveva a quel tempo? Come ha reagito allora? La morte è stata improvvisa o prevedibile? Può ricordare i suoi sentimenti di allora? Le fu permesso di partecipare al funerale, è come è stato questo per lei? Quale direbbe che è stato l'effetto su … (genitori, famiglia, …) e come ciò è .cambiato negli anni? Direbbe che questa perdita ha avuto un effetto sulla sua personalità adulta? Come influenza il tuo approccio a tuo figlio? [Continua con altre 7 domande…]

35 Per la Main, l’attaccamento infantile sarebbe fortemente condizionato dalla capacità metacognitiva dei genitori. La capacità metacognitiva, che si sviluppa relativamente tardi (intorno ai 6 anni), permette di configurare e dare un senso all’esperienza svincolandosi dall’esperienza immediata. Fonagy, seguendo la Main, insiste sull’importanza della «riflessività», cioè nel riflettere e controllare cognitivamente le emozioni. Un bambino in grado di pensare gli stati mentali degli altri può anche spiegarsi che il rifiuto da parte dei genitori possa essere basato su false credenze e pertanto moderare l’impatto negativo di tale rifiuto Ad esempio, da una indagine con madri deprivate è emerso che tutte le madri deprivate con alti punteggi nel Sé riflessivo avevano bambini con attaccamento sicuro, mentre nel gruppo di madri deprivate ma senza elevata capacità riflessiva solo una su 17 aveva un bambino con attaccamento sicuro. La funzione riflessiva del Sé sembrava avere meno importanza nelle madri non deprivate. I risultati evidenziano che le ripetizioni intergenerazionali possono essere interrotte se il genitore acquisisce la capacità di riflettere sul proprio stato mentale (Fonagy, 1994)

36 «L’armonia della relazione madre-bambino contribuisce allo sviluppo del pensiero simbolico» (Bretherton & al., 1979) Cfr. Bion: contenitore e distruzione del contenitore

37 Il caregiver si relaziona al pianto del bambino con una specifica domanda in mente: «Vuoi che ti cambi il pannolino?», «Hai bisogno di coccole?». È improbabile che un caregiver sensibile affronti la situazione senza avere in mente proprio il bambino come persona, ed è quindi improbabile che dica: «Hai il sedere bagnato?», o «Sei stato da solo per troppo tempo?». Il caregiver sensibile sa creare un collegamento tra la realtà fisica e un’attenzione al mondo interno, in modo adeguato perché il bambino sappia riconoscere le situazioni tra esperienza interna ed esterna. Infine, il bambino può arrivare alla conclusione che la reazione del caregiver verso di lui è razionale, supponendo la presenza di uno stato interiore di credenze e desideri. In modo inconscio e progressivamente sempre più efficace, il caregiver attribuisce, con il suo comportamento, uno stato mentale al bambino e lo tratta come agente mentale; il bambino percepisce questo fatto e lo usa nell’elaborazione die modelli teleologici e, successivamente, nello sviluppo di un senso nucleare di un Sé mentale (Fonagy, Target, Attaccamento e funzione riflessiva)

38 «Addolora quello che non hai mai ricevuto» (Fonagy, Steele)
I bambini insicuri hanno imparato a deviare i genitori dai propri bisogni di attaccamento, perché segnalarli apertamente provoca in essi stati emotivi angoscianti.

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40 Il comportamento di attaccamento è evidente soprattutto nella prima infanzia, ma può essere osservato nell’ambito dell’intero ciclo di vita, specialmente nei momenti di emergenza. Il comportamento di attaccamento è trasmissibile a livello intergenerazionale

41 Es. Quale rappresentazione il genitore ha del bambino? (Zeanah, 1986)
CASO: Madre iper-ansiosa; bambino con difficoltà nei ritmi sonno-veglia e alimentari. La madre prova verso il bambino ansia e delusione, vede segnali di rifiuto e critica nel comportamento del bambino perché non è quello descritto nel libro; d’altra parte, neanche lei è la madre descritta nel libro. Contrappone il bambino del libro col bambino reale: così che si sviluppano idealizzazione del bambino, da un lato, autosvalutazione, dall’altro. Dolore da abbandono da parte del marito durante la gravidanza e dopo il parto.

42 Trattamento: incoraggiamento nell'analizzare i bisogni reali del bambino. Liberare il bambino dal passato della madre.

43 Contatta il consultorio tramite mail
Es. Daniele – 1° incontro Contatta il consultorio tramite mail Vive con la madre, il fratello più grande, la nonna e la madre (i genitori sono separati quando aveva 2 anni) Infanzia vivace: ma poi mi sono introvertito a partire dalle medie inferiori Le superiori sono andate bene: piene di studio Studia psicologia; prima andava avanti e indietro all’università; poi ha preso casa. Lì sono cominciati disturbi, ossessioni, che si manifestavano con quei ragazzi che frequentava di più. Aveva la sensazione di essere «contaminato», di essere toccato nella sua «identità pura». Doveva adottare delle de-contaminazioni per liberarla dagli influssi altrui La madre ha sempre lavorato e pertanto era poco presente. Non ha nulla da dire rispetto alla madre. Non è la persona che mi parla dei propri problemi. Evita i propri problemi. C’è poca intimità. La nonna, invece, è presenza affettiva costante. Ha detto alla madre che sarebbe venuta in consultorio; non è intervenuta più di tanto. All’asilo tutto ok; stress alle superiori. Mi manca la sintonia stretta con alcuni amici. (Altro?) Mi scordo gli impegni, dice mia madre. Non provo emozioni di euforia o molto positive.

44 Daniele – 2° incontro V’è un ragazzo in particolare verso cui prova le ossessioni, quello con cui co-abita: è maniacale nello studio, ma nella vita privata ha un lato edonistico: quasi uno sdoppiamento della personalità È un po’ simbiotico, lo cerca spesso, non rispetta gli spazi di Daniele, che si sente «tampinato» Dice di aver ripensato al discorso delle emozioni: non arriva mai al coinvolgimento totale

45 Controllo/ritiro ↔ espansione/relazione
Controllo del Self a fronte della paura della contaminazione con l’ «oggetto» (mondo, altro, relazione…)

46 Un concetto utile: il percorso di “separazione-individuazione” (M
Un concetto utile: il percorso di “separazione-individuazione” (M. Mahler) È un paradosso dell’esistenza umana il fatto che l’uomo debba simultaneamente cercare l’unione e l’indipendenza (E. Fromm, 1947, tr. it. 1971, p. 79).

47 M. Mahler descrive in modo molto efficace la conquista di una propria personalità da parte del bambino, distanziandosi dal rapporto “simbiotico” con la madre. Per “separazione” ella intende “l’emergenza del bambino da una fusione simbiotica con la madre” Per “individuazione” intende “quelle conquiste che denotano l’assunzione da parte del bambino delle proprie caratteristiche individuali”

48 Ella si interessa soprattutto della capacità del bambino di relazionarsi col mondo umano.
Pur avendo compiuto approfondite indagini osservative, ella evidenzia come lo sviluppo del senso del Sé costituisce il prototipo di un’esperienza interna soprattutto personale, che è difficile – se non impossibile – rintracciare negli studi di osservazione, come anche nella situazione psicoanalitica ricostruttiva. Si rivela più facilmente nei suoi fallimenti che nelle sue variazioni rispetto alla norma (Mahler et alii, La nascita psicologica del bambino, 1975, tr. it. 1978, p. 255).

49 Ciò che risulta osservabile è la “separazione”, cioè quelle azioni che il bambino in crescita mette in atto per distinguersi dalla madre – pur volendosene contemporaneamente assicurare amore e protezione; ma “ciò che il bambino sente soggettivamente […] sfugge all’occhio dell’osservatore” (ibidem, p. 251). Anche se abbiamo avuto la possibilità di osservare i momenti intimi della vita del bambino, non siamo stati tuttavia in grado di vedere come il bambino costituisca il nucleo della propria rappresentazione del Sé.

50 Mahler e i suoi collaboratori ricordano il caso di Sam, un bambino verso il quale hanno rivolto la loro osservazione. Stupiti dalla capacità di Sam di sviluppare un percorso di individuazione nonostante le difficoltà incontrate nella fase di separazione, gli autori si sono convinti che “la pressione maturativa, la pulsione di individuazione e verso l’individuazione, nel bambino normale sia uno straordinario dono innato che, pur potendo essere sminuito da prolungate interferenze, si manifesta durante tutto il percorso di separazione-individuazione” (in corsivo nel testo, ibidem, p. 238). “non si tratta di sentire chi sono ma che sono; ed è proprio questo il primo passo verso lo sviluppo dell’individualità” (Mahler 1975, p. 44).

51 La fase più interessante descritta dalla Mahler è quella che va dai 6 ai 24 mesi. Nel descrivere il periodo precedente di vita del bambino, in particolare quello 0-2 mesi (che chiama “fase autistica”) ella pare eccessivamente influenzata da una certa tradizione psicoanalitica che ipotizza che il bambino sia refrattario alla comunicazione col mondo esterno e desideroso di abbassare al massimo gli stimoli che provengono dal mondo esterno.

52 Fase di separazione-individuazione (6-24 mesi),comprende le seguenti sottofasi:
sottofase della differenziazione (4/5-10 mesi). Durante questa fase il bambino appare più vigile, inizia a tirare i capelli della madre, ad esplorarla abbandonando posizioni più simbiotiche. Un po’ più tardi, il bambino inizierà ad esplorare il mondo al di là della diade madre-bambino, così da stabilire la differenza “madre” e “altro”. Il bambino, muovendosi a carponi, inizierà ad allontanarsi dalla madre, rompendo la condizione di totale passività, ma senza mai allontanarsi più di tanto da lei. Il bambino intanto sviluppa il suo Io ed è in grado di riconoscere la differenza fra sé e l’oggetto. Più avanti, sarà capace di discriminare fra la madre e gli altri oggetti, che dà origine all’angoscia dell’estraneo [l’angoscia dell’estraneo, descritta da Spitz, compare verso l’ottavo mese: il bambino che, fino a quel momento, “si era fatto prendere in braccio da tutti”, inizia a spaventarsi degli estranei. Ciò indica che ha messo a fuoco il rapporto privilegiato con la madre]

53 la sottofase della sperimentazione (10-16 mesi)
la sottofase della sperimentazione (10-16 mesi). È suddivisa in due sottofasi: della sperimentazione iniziale e della sperimentazione vera a propria. Entrambe sono rese possibili dalla maturazione fisiologica. I. Sottofase di sperimentazione iniziale. Inizia col movimento a carponi del piccolo, che si allontana dalla madre ma ritorna ad essa considerandola una “casa madre” dove trarre rifornimento emotivo. L’interesse del bambino si rivolge agli oggetti, uno dei quali può diventare transizionale nel senso di Winnicott. In tale contesto si sviluppano tre elementi decisivi nel processo di separazione/individuazione: aumento della differenziazione corporea dalla madre; formazione di un legame basato sulla capacità della madre di offrire rifornimento affettivo; clamorosa crescita delle funzioni dell’Io.

54 II. Sottofase di sperimentazione vera e propria
II. Sottofase di sperimentazione vera e propria. È il periodo che per la Mahler segna la nascita psicologica in senso stretto. Il bambino allarga i suoi orizzonti grazie alla conquista della posizione erette. È al massimo del narcisismo secondario e dell’amore oggettuale. Egli vive una “relazione amorosa col mondo”. Egli è concentrato sulle sue crescenti capacità, che percepisce come onnipotenza. Egli mostra anche una tendenza – connaturata al processo di separazione – ad allontanarsi dalla madre, e forse anche questo genera euforia. I suoi passi, è stato osservato, vanno inevitabilmente in direzione opposta alla madre. Egli tratta ancora la madre come “casa-base” e non è in grado di percepirla come persona autonoma. La madre, per consentire la separazione, deve rinunciare al possesso del corpo del bambino ed incoraggiare con gioia la sua capacità di stare staccato da lei e funzionare in maniera autonoma. Ella deve sintonizzarsi con lui, piuttosto che con le sue idee preconcette di come dovrebbe essere un bambino.

55 la sottofase di riavvicinamento (15/18-24 mesi)
la sottofase di riavvicinamento (15/18-24 mesi). Verso la metà del secondo anno (di solito verso i 15/18-24 mesi) il bambino si rende conto del suo essere piccolo in un mondo molto grande. Tale constatazione genera una perdita del senso di onnipotenza e segna la ricomparsa di un’angoscia di separazione. Egli diviene consapevole che la madre è una persona separata, che non può sempre aiutarlo nella vastità del mondo. Uno dei tipici atteggiamenti di questa sottofase è il corteggiamento del bambino nei confronti della madre. Nel corso della crisi di riavvicinamento il bambino ha bisogno dell’aiuto esterno ma contemporaneamente deve negare, ai fini di mantenere la separazione, il suo bisogno di aiuto. Alterna così un aggrapparsi alla madre con reazioni negative e aggressive nei suoi confronti.

56 La felice risoluzione della crisi di riavvicinamento e l’acquisizione di un equilibrio fra bisogno di separazione e bisogno della madre è visto dalla Mahler come essenziale per evitare patologie. Come reagirà la madre alle contrastate richieste di riavvicinamento del bambino? Lo avvilupperà di nuovo o lo respingerà? La Mahler sottolinea che la reazione della madre è importante in questa come in tutte le sottofasi.

57 La felice risoluzione della crisi di riavvicinamento e l’acquisizione di un equilibrio fra bisogno di separazione e bisogno della madre è visto dalla Mahler come essenziale per evitare patologie. Come reagirà la madre alle contrastate richieste di riavvicinamento del bambino? Lo avvilupperà di nuovo o lo respingerà? La Mahler sottolinea che la reazione della madre è importante in questa come in tutte le sottofasi.

58 Nella fase di riavvicinamento, noi crediamo che risieda il motivo principale dell’eterna lotta dell’uomo sia contro la fusione che contro l’isolamento. Si potrebbe considerare l’intero ciclo vitale come un processo, più o meno riuscito, di distanziamento dalla madre simbiotica, e di introiezione della perduta madre simbiotica, un’eterna bramosia per un “ideale stato di sé”, reale o fantasticato, che sta per una fusione simbiotica con la madre tutta buona, che era una volta parte del sé in un beato stato di benessere. (M. Mahler, 1972)


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