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Gestione della sicurezza Attenzione alla sicurezza Crescita di complessità e numero dei processi produttivi Incidenti anni ’70 e ‘80 Direttiva CEE 82/501.

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Presentazione sul tema: "Gestione della sicurezza Attenzione alla sicurezza Crescita di complessità e numero dei processi produttivi Incidenti anni ’70 e ‘80 Direttiva CEE 82/501."— Transcript della presentazione:

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2 Gestione della sicurezza Attenzione alla sicurezza Crescita di complessità e numero dei processi produttivi Incidenti anni ’70 e ‘80 Direttiva CEE 82/501 SEVESO Italia 1988 Chiede al fabbricante di adottare tutte le misure di sicurezza atte a prevenire incidenti OSHA ( Occupational Safety and Health Administration ) 1992 DL 626/94 ; SEVESO 2 Italia 2000. Testo Unico sulla Sicurezza del 2008 Industria chimica ad alto rischio Processo: attività che coinvolga una sostanza pericolosa ivi inclusi, la fabbricazione, la trasformazione, la manipolazione, il trasporto, l’uso o qualsiasi combinazione di dette attività sicurezza: procedure operative 1Università di Salerno – Corso di Principi di Chimica Industriale A.A. 2010-2011

3 Gestione della sicurezza Programma di prevenzione 1.Qualità del progetto 2.analisi della sicurezza e dei rischi 3.ispezione 4.manutenzione 5.Gestione delle modifiche 6.Controllo di sicurezza prima dell’avviamento 7.Manuali e procedure operativi 8.procedure per la strumentazione ed i sistemi di controllo 9.Audit interno per il lavoro degli operatori 10.addestramento 2Università di Salerno – Corso di Principi di Chimica Industriale A.A. 2010-2011

4 Gestione della sicurezza 1.Qualità del progetto Riconosciuta esperienza e serietà Rispetto della normativa vigente e migliori standard costruttivi Filosofia della sicurezza: installazione, spaziatura, strumentazione, connessione Tecnici interni nel gruppo di progettazione Analisi della sicurezza e dei rischi (processo continuo) Può essere effettuata a vari stadi durante tutta la vita del processo: progetto, realizzazione, avviamento, upgrade Individuazione dei rischi potenziali Individuazione dei rischi potenziali Stima della frequenza degli eventi Stima della frequenza degli eventi Valutazione delle conseguenze Valutazione delle conseguenze Valutazione del rischio globale Valutazione del rischio globale 3Università di Salerno – Corso di Principi di Chimica Industriale A.A. 2010-2011

5 Torna alla prima pagina n Rilascio di sostanze n Effetti dei rilasci n Esplosioni e Incendi n Effetti tossici n Metodi di prevenzione Gestione della sicurezza 4 Università di Salerno – Corso di Principi di Chimica Industriale A.A. 2010-2011

6 Torna alla prima pagina n Terminologia: F danno F rischio F rischio limite F pericolo F sicurezza F standard di sicurezza F protezione Gestione della sicurezza 5 Università di Salerno – Corso di Principi di Chimica Industriale A.A. 2010-2011

7 Torna alla prima pagina F danno: umani, beni €, ambiente F protezione: risultato di misure selezionate per preservare un valore contro un danno Gestione della sicurezza Università di Salerno – Corso di Principi di Chimica Industriale A.A. 2003-2004. 6 Università di Salerno – Corso di Principi di Chimica Industriale A.A. 2010-2011

8 Torna alla prima pagina RISCHIO Definizione convenzionale Gestione della sicurezza 7 Università di Salerno – Corso di Principi di Chimica Industriale A.A. 2010-2011

9 Torna alla prima pagina pericolo potenziale F Grado di pericolosità F ammontare di sostanza pericolo potenziale Gestione della sicurezza 8 Università di Salerno – Corso di Principi di Chimica Industriale A.A. 2010-2011

10 Torna alla prima pagina n danno atteso o pericolo potenziale pesato F pericolo potenziale F modo di operazione danno atteso o pericolo potenziale pesato Gestione della sicurezza 9 Università di Salerno – Corso di Principi di Chimica Industriale A.A. 2010-2011

11 Torna alla prima pagina F Rischio :combinazione del danno e della probabilità di accadimento dell’incidente n Rischio F danno atteso o pericolo potenziale pesato F probabilità di frequenza F misure protettive (base di sicurezza) Gestione della sicurezza 10 Università di Salerno – Corso di Principi di Chimica Industriale A.A. 2010-2011

12 Torna alla prima pagina n Rischio F danno atteso o pericolo potenziale pesato F probabilità di frequenza F misure protettive (base di sicurezza) Rischio Gestione della sicurezza Università di Salerno – Corso di Principi di Chimica Industriale A.A. 2010-2011 11

13 Torna alla prima pagina Misure protettive o base di sicurezza F procedure di identificazione sistematica del pericolo di incidente (albero degli eventi) F organizzazione del lavoro F manuale operativo F azioni Tipo di azione grado di efficienza disponibilità Gestione della sicurezza 12 Università di Salerno – Corso di Principi di Chimica Industriale A.A. 2010-2011

14 Torna alla prima pagina Rischio limite alto basso Gestione della sicurezza 13 Università di Salerno – Corso di Principi di Chimica Industriale A.A. 2010-2011

15 Gestione della sicurezza Individuazione dei rischi potenziali:  liste di controllo (Fig. 5.1) (verifica superficiale, risposte chiuse/aperte, discussione)  HAZOP (hazard and operability study): sistematico, in fase di progetto o su impianto esistente  Decomposizione dell’impianto negli elementi essenziali  Esame, elemento per elemento, delle deviazioni dai parametri di progetto  valutazioni delle cause, conseguenze, correttivi  Variazioni dei parametri operativi↔ effetti  Parole chiave: no, nessuno, più di/meno, parte di, invece di, ugualmente, prima di/dopo di  Analisi su schemi di processo strumentati: (Fig. 5.2)  Team e team leader  Il più usato nell’industria petrolchimica e della raffinazione: operabilità 14 Università di Salerno – Corso di Principi di Chimica Industriale A.A. 2010-2011

16 Gestione della sicurezza Stima della frequenza degli eventi: eventi anomali, frequenza degli stessi: possibili o no Albero dei guasti. Fault tree analysis Definizione dell’evento Identificazione della catena che porta al top event probabilità di accadimento (o tasso di guasto) nella catena Frequenza del top event Indica dove conviene intervenire per ridurre la frequenza globale nei casi complessi: scelta eventi importanti Albero degli eventi. Parte dalle cause per risalire alle conseguenze Esempio pratico (Fig. 5.1 e 5.2) 15Università di Salerno – Corso di Principi di Chimica Industriale A.A. 2010-2011

17 Gestione della sicurezza Top event: scarico delle valvole di sicurezza della colonna aumento di pressione per arresto della pompa di riflusso di testa Frequenze annue del singolo evento o della combinazione degli eventi ai nodi OR e AND Concorrenti in OR (si sommano, alternativa) in AND (si moltiplicano, contemporaneità) 16Università di Salerno – Corso di Principi di Chimica Industriale A.A. 2010-2011

18 Gestione della sicurezza Valutazione delle conseguenze Danni di vario tipo, talora a distanza di anni Incendi, esplosioni, dispersione di sostanze tossiche Vedi diagramma a blocchi rischio: accettabile o meno Se non accettabile: intervento ( magnitudo, frequenza ) Ispezione e manutenzione 17Università di Salerno – Corso di Principi di Chimica Industriale A.A. 2010-2011

19 Gestione della sicurezza Cause principali di incidenti (Fig. 5.3) manutenzione: diminuisce le probabilità di accadimento ispezione: precede la manutenzione e consente di programmarla Spesso affidata a ditte esterne; ma non solo Gestione delle modifiche tutte le modifiche devono essere documentate e coperte da procedure: comportamento simile a quello per nuove unità Procedure e manuali operativi Serie ordinata di attività per la realizzazione di un compito: precise sequenze e modalità operative Esperienza ↔ ottimizzazione: qualità, sicurezza, economia gestionale 18Università di Salerno – Corso di Principi di Chimica Industriale A.A. 2010-2011

20 Gestione della sicurezza 19 Università di Salerno – Corso di Principi di Chimica Industriale A.A. 2010-2011

21 Gestione della sicurezza 20Università di Salerno – Corso di Principi di Chimica Industriale A.A. 2010-2011

22 Gestione della sicurezza 21Università di Salerno – Corso di Principi di Chimica Industriale A.A. 2010-2011

23 Gestione della sicurezza 22Università di Salerno – Corso di Principi di Chimica Industriale A.A. 2010-2011

24 Gestione della sicurezza 23Università di Salerno – Corso di Principi di Chimica Industriale A.A. 2010-2011

25 Gestione della sicurezza 24Università di Salerno – Corso di Principi di Chimica Industriale A.A. 2010-2011

26 Gestione della sicurezza 25Università di Salerno – Corso di Principi di Chimica Industriale A.A. 2010-2011

27 Gestione della sicurezza 26Università di Salerno – Corso di Principi di Chimica Industriale A.A. 2010-2011

28 Gestione della sicurezza Procedure operative (OSHA) A.L’Azienda deve sviluppare ed applicare procedure operative chiare e scritte, su situazioni operative: 1.avviamento iniziale 2.Esercizio normale 3.Operazioni temporanee 4.Fermate d’emergenza (indicazione del tipo di emergenza) 5.Operazioni d’emergenza 6.Fermata normale 7.Avviamento dopo manutenzione e dopo fermate d’emergenza Limiti operativi 1.Conseguenze della deviazione 2.Interventi richiesti per correggere o evitare la deviazione 27Università di Salerno – Corso di Principi di Chimica Industriale A.A. 2010-2011

29 Gestione della sicurezza Sicurezza e igiene ambientale 1.Proprietà e pericoli dei prodotti chimici usati nell’impianto 2.Precauzioni necessarie per prevenire l’esposizione 3.Misure da adottare in caso di contatto od inalazione 4.Controllo di qualità per le materie prime (livelli di stoccaggio) 5.Altri pericoli speciali o eccezionali Sistemi di sicurezza e loro funzione B.Le procedure operative devono essere facilmente accessibili ai dipendenti C.Le procedure devono essere riviste con la frequenza necessaria a garantire la loro congruità con le operazioni effettivamente condotte D.L’Azienda deve sviluppare e mettere in atto procedure di sicurezza per lavori pericolosi; (personale e contractors) 28Università di Salerno – Corso di Principi di Chimica Industriale A.A. 2010-2011

30 Gestione della sicurezza Procedure: manuali operativi Non solo dell’impianto ma anche delle operazioni meno complesse: elementari o di base Come si avvia una pompa Come si by-passa uno scambiatore. Come si preleva un campione Come si accende un bruciatore Come si legge un livello Il manuale indica queste attività ma spesso non le dettaglia analiticamente Formazione del personale Elenco completo: per evitare omissioni 29Università di Salerno – Corso di Principi di Chimica Industriale A.A. 2010-2011

31 Gestione della sicurezza Manuale operativo (Tab. 5.3) Cap. 1-5: informativi, programma di addestramento Pre-commissioning: rispondenza alle specifiche, installazione, collegamento e pulizia delle linee, prove idrauliche, lavaggio linee, messa a punto servizi, prove compressori e pompe, essiccamento forni, carica dei catalizzatori Operazioni condotte insieme da che riceve e da chi consegna Controllo di sicurezza prima dell’avviamento: Esecuzione in accordo alle specifiche Esistenza di procedure operative, di manutenzione e di emergenza Applicazione delle raccomandazioni di sicurezza Addestramento del personale Esistenza di audit interno per la verifica futura dell’adeguamento alle procedure di sicurezza Primo avviamento: con cura e gradualità, controlli 30Università di Salerno – Corso di Principi di Chimica Industriale A.A. 2010-2011

32 Gestione della sicurezza Cap. 7-9: procedure per i vari tipi di avviamento  Schede: generali e di dettaglio. Cap. 10: Pericolo di intossicazione (schede di sicurezza)  Cap. 11 : rapporto impianto-ambiente Corredo di : schede, disegni, diagrammi, foto; aggiornamento continuo (informatizzato)  Sequenze di avviamento e fermata (Fig. 5.4) Gestione informatica del manuale (Fig. 5.5), collegamento con altri documenti; sistema informativo aziendale. Fig. 5.6 (scheda master, schede di dettaglio) 31Università di Salerno – Corso di Principi di Chimica Industriale A.A. 2010-2011

33 Gestione della sicurezza Fasi operative di un impianto: (Fig. 5.7) 1.Avviamento 2.Marcia normale 3.Fermata 4.Manutenzione ultime due Vari tipi di manutenzioni e avviamenti e fermate: ultime due + delicate e possono durare alcuni giorni Bonifiche: Vanno effettuate sempre sia per l’avviamento (aria) che per la fermata (gas e vapori infiammabili) se l’impianto non deve essere aperto può essere omessa Tipo di bonifica: Fig.5.8 (vapore acqueo, azoto, CO 2 ) Vapore + economico (reattivo, problemi di condensazione (vuoto), non tolleranza all’acqua) Vuoto, pressione, tempo 32Università di Salerno – Corso di Principi di Chimica Industriale A.A. 2010-2011

34 Gestione della sicurezza Sezioni di bonifica: Fig. 5.9 ; dischi ciechi ( Fig. 5.10 ) Avviamenti e fermate Operazioni preliminari: (Tab. 5.4) Sequenza: Fig. 5.11 Linee di riciclo per raffreddamento forni (esempio topping del petrolio: Fig. 5.12) Schede di sicurezza: In dotazione a tutti gli impianti di utilizzo e/o produzione Spesso in manuale operativo Tab. 5.5. CAS: numero identificativo della sostanza Dati tossicologici: LC 50, LD 50, TCL 0, TDL 0, TLV-TWA, TLV-STEL, MAC Vie di ingresso: cutanea, inalazione, orale Segnali di sicurezza e di pericolo: Fig. 5.13 (forma) Fig. 5.14 (pericolo) 33Università di Salerno – Corso di Principi di Chimica Industriale A.A. 2010-2011


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