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Studiamo Leopardi linguista Come filosofo del linguaggio Come storico della lingua e della cultura italiana Come critico della lingua e della letteratura.

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Presentazione sul tema: "Studiamo Leopardi linguista Come filosofo del linguaggio Come storico della lingua e della cultura italiana Come critico della lingua e della letteratura."— Transcript della presentazione:

1 Studiamo Leopardi linguista Come filosofo del linguaggio Come storico della lingua e della cultura italiana Come critico della lingua e della letteratura italiana

2 Progetto di un trattato di linguistica comparata “La mia scrittura sarà delle lingue, e specialmente delle cinque che compongono la famiglia delle nostre lingue meridionali, greca latina italiana francese e spagnola. Molto s'è disputato e si disputa della lingua in Italia, massimamente oggidì. Ma i migliori, per quello ch'io ne penso, hanno ricordata e praticata la filosofia piuttosto che adoperatala. Ora questa materia domanda tanta profondità di concetti quanta può capire nella mente umana, stante che la lingua e l'uomo e le nazioni per poco non sono la stessa cosa”. (Lettera al Giordani, 13 luglio 1821) Ricordiamo qualche opera e qualche data: Melchiorre Cesarotti, Saggio sulla filosofia delle lingue (1800) Friedrich Schlegel, Ueber die Sprache und Weisheit der Indier (1808) Franz Bopp, Über das Conjugationssystem der Sanskritsprache in Vergleichung mit jenem der griechischen, lateinischen, persischen und germanischen Sprache (1816)

3 Lingua e nazione (…) è vano l'edificare se non cominciando dalle fondamenta. Chiunque vorrà far bene all'Italia, prima di tutto dovrà mostrarle una lingua filosofica, senza la quale io credo ch'ella non avrà mai letteratura moderna sua propria, e non avendo letteratura moderna propria, non sarà mai più nazione. (continuazione) Ricorda le date: 1789 Rivoluzione francese 1798 Trattato di Campoformio 1799 Crollo della repubblica giacobina a Napoli 1804 Napoleone imperatore 1815 Congresso di Vienna: l’Europa torna all’ancien régime 1820-21 moti carbonari nel Napoletano e in Piemonte 1821 morte di Napoleone

4 Vincenzo Cuoco (1806): un giudizio drammatico sul fallimento della rivoluzione a Napoli

5 L’Italia dopo il 1815 Il Regno di Sardegna, in mano ai Savoia, riacquisi il Piemonte e la Savoia si allargò con l'acquisizione dell'ex Repubblica di genova ed il ritorno di Nizza. Nel nord del paese si costituì il Regno Lombardo-Veneto, sotto l'Imperatore d'Austria Francesco I e comprendente la Repubblica di Venezia. Il Ducato di Parma e Piacenza fu di Maria Luisa, figlia dell'Imperatore Francesco I. Il Ducato di Modena e Reggio passò al l'arciduca Francesco IV d'Absburgo-Este. Il Granducato di Toscana ebbe come sovrano Ferdinando III di Asburgo Lorena. Lo Stato Pontificio, ripristinato negli antichi confini comprendenti il Lazio, l'Umbria, le Marche, la Romagna e i Principati di Pontecorvo e Benevento, ritornò al Pontefice, che perdeva però in maniera definitiva la città di Avignone. Il Regno di Napoli fu originariamente garantito al cognato di Napoleone, Gioacchino Murat, ma in seguito questi fu deposto ed il regno tornò ai Borbone, con Ferdinando IV.

6 Modernità + nazionalità (linguistica) Dunque l'effetto ch'io vorrei principalmente conseguire, si è che gli scrittori italiani possano esser filosofi, inventivi e accomodati al tempo, che in somma è quanto dire scrittori e non copisti, né perciò debbano quanto alla lingua esser barbari ma italiani (continuazione) Leopardi è legato alla tradizione illuminista (Encylopédie Méthodique) Fra i suoi autori degli anni 1820-21 ci sono John Locke, Cesare Beccaria, Montesquieu Non condivide però la francesizzazione della lingua letteraria italiana


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