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Generatività: radici e ali Condivisione del sapere

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Presentazione sul tema: "Generatività: radici e ali Condivisione del sapere"— Transcript della presentazione:

1 Generatività: radici e ali Condivisione del sapere
CROAS LIGURIA Università di Genova Primo Corso di formazione Supervisori Didattici Junior Tirocinio e condivisione del sapere professionale Marilena DELLAVALLE- Università di Torino Professione Generatività: radici e ali Condivisione del sapere Riflessività Marilena DELLAVALLE - Università di Torino-2014

2 Da operatore a professionista
Collana / Professioni / Servizio Sociale riconoscimento del titolo e ordinamento della professione; elaborazione del Codice deontologico; formazione universitaria accreditamento scientifico e l’accesso (limitato) ai ruoli accademici; internazionalizzazione recupero storia e cultura. (1991, nascita SoStoSs, Società per la storia del SS) Marilena DELLAVALLE - Università di Torino-2014

3 Da operatore a professionista
Acquisizione attributi professione Corpus sistematico di conoscenze teoriche condivise dalla comunità professionale (Greenwood,1955; trad. parz. 1988). . Saperi condivisi dalla comunità professionale Responsabilità generativa (responsabilità della trasmissione di saperi e cultura professionale e della preparazione di future generazioni di professionisti) Marilena DELLAVALLE - Università di Torino-2014

4 Generatività Scaturisce dal senso di appartenenza alla comunità professionale che si vuole riprodurre. Esprime l’interesse a fondare e guidare la generazione successiva, sulla base della spinta a trasmettere il proprio patrimonio, ma ancor prima ad investire per il consolidamento e l’arricchimento di quest’ultimo, anche grazie all’apertura nei confronti dell’innovazione (Erikson, 1986). Gloria GUIDI, Generare una nuova vita per consegnarle il mondo. Marilena DELLAVALLE - Università di Torino-2014

5 Generatività “Ci sono due eredità eterne che possiamo lasciare
ai nostri figli: una sono le radici, l’altra le ali” Hodding Carter Marilena DELLAVALLE - Università di Torino-2014

6 «Perdere le proprie origini […] o fare finta di non averle mai avute, […] è come per un animale perdere il proprio istinto. […] Anche perché se uno perde le proprie radici storiche, le proprie radici culturali, rischia di perdere oltre che la propria identità anche la propria dignità. È giusto fare il nuovo, ma è altrettanto giusto ricordarsi da dove si viene. È come per un animale perdere il proprio istinto. Allora si finisce come quelle tartarughe, che dopo aver fatto le uova sulla spiaggia, invece di dirigersi di nuovo verso il mare, si dirigono verso l’entroterra. Non vorrei fare quel tipo di fine. E desidererei che altri ci imitassero ». (F. DE Andrè, 1 agosto 1984, Intervista rilasciata in occasione dell’uscita di Crêuza de mä in “Controsole”, Collana Musica) Origini- Radici Marilena DELLAVALLE - Università di Torino-2014

7 «Pensiero: dove hai le radici?».
(A. Merini da “La Terra Santa”, 1984) Tirocinio: dove hai le radici ? Marilena DELLAVALLE - Università di Torino-2014

8 Tirocinio fra continuità e cambiamento
"La continuità ci dà le radici, il cambiamento ci regala i rami, lasciando a noi la volontà di estenderli  e di farli crescere fino a raggiungere nuove altezze."  Pauline R. Kezer Arte Kjara Alberi della vita Collezione privata dicembre 2010 Misure: 71 x 105 cm Colori: acrilici, pigmenti puri, terre e foglia oro zecchino. Marilena DELLAVALLE - Università di Torino-2014

9 Tirocinio come espressione della cultura del Servizio Sociale
Continuità nel  cambiamento Learning by doing= imparare NON attraverso il fare MA attraverso l’esperienza Riflettere nella e sull’azione (Olivetti Manoukian) Marilena DELLAVALLE - Università di Torino-2014

10 Il tirocinio come processo di apprendimento si snoda
attraverso l’osservazione e la sperimentazione dell’agire professionale dell’assistente sociale, all’interno della fondamentale cornice istituzionale e organizzativa, con il sostegno della supervisione all’intero del servizio , del tutor didattico e della guida alla rielaborazione offerti dalla sede formativa. Marilena DELLAVALLE - Università di Torino-2014

11 Tirocinio come occasione per lo studente di
Verificare la propria scelta; Sperimentare la spendibilità delle conoscenze teoriche nella pratica operativa. . misurarsi soggettivamente con l’esercizio professionale, osservandolo e sperimentandolo nella sua tangibilità e nel vivo delle complesse dinamiche istituzionali, organizzative, professionali e relazionali Marilena DELLAVALLE - Università di Torino-2014

12 Tirocinio come occasione per i professionisti e per i servizi
“L’allievo non è il solo beneficiario del T., ma il Supervisore stesso può trarne un reale beneficio, essendo obbligato a riflettere continuamente sulle sue esperienze per renderle trasmissibili, a chiarire e approfondire le proprie conoscenze e a controllare la propria attività”.* Qualità. *da Guida per gli AS Spv ENAOLI 1967. Marilena DELLAVALLE - Università di Torino-2014

13 Sulla formazione universitaria professionalizzante
Obiettivi di natura conoscitiva e operativa [Dal Pra Ponticelli, 1984: 221] per formare professionisti, capaci di far fronte a problemi aperti, sottesi a dinamiche culturali, sociali, psicologiche, organizzative e in continuo movimento; agire, sapendo leggere, analizzare, comprendere, concettualizzare e valutare; fornire prestazioni qualificate; autonomia di giudizio, tensione etica; consapevole e continuo rinnovamento. Rischio da scongiurare : preparare “esecutori acritici”. Marilena DELLAVALLE - Università di Torino-2014

14 Il tirocinio partecipa alla formazione professionalizzante
«Promuovere una conoscenza “pertinente” capace cioè di cogliere «i problemi globali e fondamentali, per inscrivere in essi le conoscenze parziali e locali, […]gli oggetti nei loro contesti” […] e le mutue relazioni e influenze reciproche tra le parti e il tutto in un mondo complesso» (Morin, 2001: 12). Promuovere l’apprendimento di competenze e atteggiamenti professionali. . Marilena DELLAVALLE - Università di Torino-2014

15 Tirocinio per favorire – rafforzare la comprensione profonda
Secondo Wiggins, […]si compie quando: ad un'idea se ne associano altre; si afferrano dei significati in connessione tra loro; si è in grado di stabilire una rete di idee; si è capaci di adattare la conoscenza a nuove situazioni; si è in grado di usare le informazioni per spiegare, giustificare, collegare, esplorare, applicare. “La comprensione profonda trasforma l'informazione in una conoscenza utilizzabile". Cit Slide 25 Dispensa "Didattica Generale a.a. 2010/2011. Scriven: le funzioni della valutazione Diagnostica Formativa Sommativa." G. Wiggins, J.McTighe (2004), Fare progettazione, la “teoria” di un percorso didattico per la comprensione significativa, Roma, LAS. Marilena DELLAVALLE - Università di Torino-2014

16 Una combinazione di saperi da condividere
« […] la base ottimale di conoscenza o dottrina per una professione è una combinazione di sapere intellettuale e pratico, una parte del quale è esplicita (classificazioni e generalizzazioni apprese dai libri, lezioni e esercitazioni), un’altra è implicita (“comprensione” acquisita attraverso la pratica guidata e l’osservazione)». Harold Wilensky, 1964. Marilena DELLAVALLE - Università di Torino-2014

17 Teoria / pratica, sapere / agire, conoscere / intervenire
Nel tirocinio, le dicotomie possono essere drammatizzate, esponendo l’allievo al dilemma sul proprio posizionamento rispetto a elementi che rischiano di essere presentati come momenti separati, quando non contrapposti. Marilena DELLAVALLE - Università di Torino-2014

18 Poli di attrazione Lo studente è più facilmente attratto dal polo dell’operatività; Potrebbe essere, in questo, sostenuto da quegli assistenti sociali che assegnano il primato alla pratica, considerando la teoria come una chimera. incapace di rendersi utile nella pesante concretezza quotidiana. Marilena DELLAVALLE - Università di Torino-2014

19 TIROCINIO e CONDIVISIONE della RESPONSABILITA’ dell’APPRENDIMENTO
Studente Ente/ Servizio Comunità professionale Corso di Laurea Marilena DELLAVALLE - Università di Torino-2014

20 Doppio accompagnamento e base sicura
Complessità Rischio squilibri da prevalenza dell’accompagnamento Possibili contrapposizione fra teoria e pratica/ fra Noi vs Voi. Possibili coalizioni Risorse Complementarietà dei vertici osservativi. Coerenza formativa. Prossimità/distanziamento. Marilena DELLAVALLE - Università di Torino-2014

21 Condivisione nella formazione di nuove generazioni di assistenti sociali
AS impegnati nei servizi AS tutor AS impegnati nella ricerca e nella docenza TIROCINIO Studenti: future generazioni di professionisti Marilena DELLAVALLE - Università di Torino-2014

22 Riflettere  dal lat. reflectere = flettere / volgersi all’indietro.
Riflessività Riflettere  dal lat. reflectere = flettere / volgersi all’indietro. Riflessione  lat reflexio/ nis = ripiegamento Riflessivo  riflesso con suffisso ivo = valore attivo e duraturo Marilena DELLAVALLE - Università di Torino-2014

23 Lavoro sul lavoro! (De Sandre, 1996)
Riflessività nell’azione professionale e nella formazione (Sicora, 2005) Riflettere sull’azione e nel corso dell’azione (Schön 1993) (Dal Pra Ponticelli, 2010) Esplorare i percorsi dell’azione. Riconoscere i fenomeni con cui si entra in contatto. Ricercare significato dei fenomeni. Essere in contatto con le proprie dimensioni cognitivo/emotive Lavoro sul lavoro! (De Sandre, 1996) Marilena DELLAVALLE - Università di Torino-2014

24 Osservazione riflessiva come occasione di apprendimento
Osservazione partecipante Osservazione di sé nell’azione Definizione preliminare del significato formativo di ogni azione e dei suoi esiti. Marilena DELLAVALLE - Università di Torino-2014

25 Livelli coinvolti dalla riflessività
Politico - istituzionale e organizzativo. Professionale (ruolo, identità, …). Metodologico. Deontologico. Relazionale. Marilena DELLAVALLE - Università di Torino-2014

26 La contaminazione della riflessività
L’esito proficuo della riflessività che interroga l’ incontro fra pratica  teoria può estendersi dallo studente ai professionisti. La disponibilità a farsi contaminare dalle domande e curiosità può favorire spazi di riflessività inusitati, anche in chi è quotidianamente impegnato nel lavoro organizzativo. Marilena DELLAVALLE - Università di Torino-2014

27 La supervisione come disponibilità alla generatività
Al di là dell’accoglienza Es. esposizione del supervisore all’osservazione e differenti forme di reattività ( Semi, 2010) Marilena DELLAVALLE - Università di Torino-2014

28 Competenze del supervisore
Saper orientare l’allievo nel contesto istituzionale/organizzativo/professionale; Saper scegliere situazioni operative idonee per l’osservazione e la sperimentazione; Saper innescare, promuovere, sostenere la riflessività  necessaria all’apprendimento in azione.  Implica la disponibilità del professionista a essere riflessivo anche rispetto alla supervisione. Marilena DELLAVALLE - Università di Torino-2014

29 Sessione di supervisione
Differenze Consultazione e Sessione di supervisione Marilena DELLAVALLE - Università di Torino-2014

30 Consultazione Dispositivo volto a: facilitare la realizzazione di una linea operativa risolvere di problemi: fronteggiare una situazione di crisi (Le Dain, 2006), da utilizzare quando lo studente  necessita di  essere orientato;  disporre di informazioni più precise per comprendere ciò che sta osservando oppure per realizzare un’attività che gli è stata assegnata  esprime l’esigenza di essere sostenuto oppure stimolato per procedere nei compiti che gli sono stati attribuiti. Marilena DELLAVALLE - Università di Torino-2014

31 Sessione di supervisione
Spazio formalizzato la cui strutturazione riguarda  i contenuti - ai tre livelli della conoscenza, delle capacità e delle metacompetenze:  il materiale da predisporre e utilizzare;  i ruoli,  la cadenza e la durata.  Momento di sospensione del “fare” favorisce nell’allievo la disponibilità a esporre il proprio operato   collocando la riflessione su di esso all’interno dei pertinenti riferimenti teorico - metodologici;  interrogandosi sulle proprie risonanze, in termini valoriali e relazionali;  riconoscendo le emozioni suscitate dall’esperienza. Marilena DELLAVALLE - Università di Torino-2014

32 Attraverso la sessione di supervisione, il supervisore
ha la possibilità di conoscere e valutare  l’allievo,  le sue modalità di apprendimento e di utilizzo delle informazioni e delle conoscenze;  le sue risorse e le sue criticità in rapporto all’esercizio della professione;  i suoi atteggiamenti verso la valutazione. Marilena DELLAVALLE - Università di Torino-2014

33 Le del servizio sociale, dei professionisti, degli studenti e del sistema formativo.
“Mirate in alto, calciate lontano: se andate a caccia di stelle può darsi che non le troviate, ma non tornerete con un pugno di fango”. (K. Gibran) Marilena DELLAVALLE - Università di Torino-2014

34 E infine, facciamoci coraggio !
Marilena DELLAVALLE - Università di Torino-2014

35 Marilena DELLAVALLE - Università di Torino-2014


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