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L’evoluzione politica indiana dopo l’indipendenza.

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Presentazione sul tema: "L’evoluzione politica indiana dopo l’indipendenza."— Transcript della presentazione:

1 L’evoluzione politica indiana dopo l’indipendenza

2  Tre fasi nella politica indiana  1947-1964: la cosiddetta fase «Nehruviana» della storia indiana, in cui il Congresso è dominus assoluto della politica indiana  1964-1989: un periodo di transizione in cui il Congresso mantiene il controllo del sistema politico nazionale ma tende a perdere il controllo della scena politica negli stati  Dal 1989 ad oggi: l'istituzione del "bipartitismo imperfetto", Congresso / Bharatiya Janata Party (BJP)

3  Essenziale il ruolo del partito del congresso nel successo della transizione alla democrazia  Successo non scontato: l’eredità coloniale è infatti complessa, presenta aspetti ambivalenti (parlamentarismo coloniale, ma anche forte enfasi sui poteri esecutivi, ruolo importante dell’esercito anche sul piano interno)

4  L’evoluzione storica del Congresso attraversa diverse fasi:  Periodo 1885-1920: Congresso è movimento di opinione a carattere moderato, “club di notabili”, struttura informale ma diffusa sul territorio  1920-1935: partito di massa con struttura verticistica (contributo di Gandhi)  1935-1947: partito “di lotta e di governo”

5  All’indomani dell’indipendenza Congresso è dominus assoluto della scena politica  Dispone di una leadership legittimata da anni di lotta per l’indipendenza  È radicato nel territorio e ha una struttura basata ancora su notabili locali  La struttura di vertice, ancora quella voluta da Gandhi fa sì che nel comitato direttivo (il Congress Working Committee) siano rappresentati tutti i principali orientamenti di opinione nella società, dunque le decisioni sono efficaci  Ha una larga maggioranza nell’assemblea costituente, eletta nel 1946

6  Le condizioni strutturali in cui avviene il passaggio dei poteri avvantaggiano nettamente l’India rispetto al Pakistan  Quest’ultimo in rapporto ha l’India ha molti fattori di debolezza:  Geografica  Culturale  Psicologica  Industriale  Militare  Ideologica  Politico-partitica (assenza partito dominante)

7  Quanto detto non esclude che anche il Congresso abbia dovuto affrontare decisioni difficili, ad esempio quello della struttura dello Stato tra decentramento e centralizzazione  Tema delicato in quanto vi erano nel congresso visioni diverse e tradizioni diverse (Gandhi), timori delle spinte centrifughe, c’era lo spettro della Spartizione del 1947

8  Che una struttura federale fosse la scelta più ovvia non poteva essere messo in discussione  Ciò non solo per la continuità amministrativa con la struttura di governo esistente e dunque per praticità, ma anche per le caratteristiche storiche e sociali dell’India  Tutta la storia dell’India lasciava intendere che si dovesse andare verso una struttura decentrata che valorizzasse le identità locali

9  Dall’altra parte però c’era tutta la tradizione e i valori del nazionalismo indiano, che invece spingeva la politica verso la realizzazione di un sistema politico omogeneo, che simboleggiasse la ritrovata unità del popolo indiano  C’era dunque una contraddizione evidente che ovviamente si manifestava all’interno dello stesso Congresso, oltre che nell’Assemblea Costituente

10  Ricordiamo che il Congresso era l’incarnazione vivente di questa contraddizione:  Era certo un’organizzazione nazionalista, ma al tempo stesso nasceva dall’alleanza di notabili locali che avevano nelle località le loro basi di influenza e di potere  L’influenza del Mahatma Gandhi entro l’organizzazione aveva rafforzato la tendenza localista del Congresso, almeno dopo gli anni 1920, con l’ideazione del “programma costruttivo” che prevedeva la valorizzazione delle identità locali (a livello di villaggio), le tradizioni locali, il lavoro manuale, la riscoperta delle lingue locali, ecc.)  Aggiungiamo che il baricentro del nazionalismo indiano si era concentrato nel centro nord; dopo l’indipendenza era inevitabile che il sud emergesse rivendicando maggiore influenza socio-politica e maggiore autonomia

11  A queste tendenze localiste si opponevano i leader dal profilo più marcatamente nazionalista, come lo stesso Jawaharlal Nehru o come Vallabhai Patel, futuri primo ministro e ministro dell’interno  Consideriamo anche che nell’assemblea costituente vi era un’atmosfera condizionata dal trauma della Spartizione del 1947  Vi era dunque un orientamento diffuso nell’assemblea che attribuiva (anche se in modo ideologico) la divisione del paese alla politica coloniale britannica (il divide et impera) e che affermava la necessità di unificare il paese rigettando gli elementi di diversificazione del passato

12  In questa visione, anche la valorizzazione delle identità linguistiche, castali, religiose, ecc. era vista come retaggio del colonialismo britannico e negazione dell’ideale nazionale  Questa visione condizionerà per esempio, (come si dirà oltre) il modo con cui si affronterà la questione delle caste e quella delle garanzie costituzionali per le minoranze religiose (con l’abolizione degli elettorati separati per i musulmani)

13  Dunque era inevitabile che si giungesse a una soluzione di compromesso tra queste due tendenze; una soluzione in cui i nazionalisti, come Nehru, pur favorevoli alla centralizzazione, sono costretti a “cedere” su alcuni punti  Il risultato è una struttura federale sui generis in cui c’è una delicata mediazione tra poteri del centro e degli stati, ma che vede un tendenziale spostamento del baricentro a favore dei poteri del centro  Da cui il tradizionale scetticismo dei costituzionalisti occidentali riguardo al federalismo indiano

14  Alcune definizioni:  Wheare, “Stato unitario con caratteristiche federali sussidiarie”  Jennings: “Federazione con forti tendenze accentratrici”  Amirante: “Stato federale di tipo cooperativo con tendenze centripete”  Errore della comparazione con USA?

15  Peculiarità principali del federalismo indiano:  Fase “genetica”  Sistema di governo binario (federale/statale con sistema che si “rispecchia” nei due livelli)  Ripartizione delle competenze:  - union list  - concurrent list  - state list  Poteri residui al centro

16  Altri elementi contribuiscono a determinare una tendenza centripeta  la costituzione prevede il “President’s rule” in caso di impossibilità funzionamento degli organi costituzionali di uno stato (art. 356); presidente assume potere esecutivo e il parlamento federale quello legislativo  Il ruolo del governatore: ha i poteri di un presidente di un governo parlamentare: in condizioni normali di semplice garanzia costituzionale, ma in caso di necessità può svolgere ruolo determinante

17  Inoltre vi è stata una tendenza del parlamento federale a accentrare su di sè alcune competenze in teoria proprie degli Stati, in ciò favorita dalla costituzione  Esempi: su questioni di interesse nazionale la camera alta può chiedere (coi 2/3) al parlamento federale di legiferare su materie di competenza statale (art. 249)  Gli stessi stati possono chiedere (art. 252) al parlamento federale di legiferare su materie di propria competenza  Il parlamento federale (art. 253) ha potestà in materia di attuazione trattati internazionali, anche riguardanti materie della “state list” (es. L’ambiente che sarebbe in teoria materia statale, perchè agli stati spettano territori, agricoltura, acqua, sanità; in questo campo il parlamento federale è interventuo per garantire l’uniformità sulla base di trattati internazionali; Water Pollution Act 1976, Environmental Protection Act 1986 sui Gas serra)

18  Sui poteri concorrenti la costituzione tace, ma dato che l’art. 254 prevede la prevalenza della norma federale su quella statale difforme (analogia con sistema tedesco), la prassi vede la prevalenza della norma federale  Però una legge statale difforme prevale se ha il parere favorevole del presidente; la decisione sarà valida solo per lo stato considerato, però per questa via si sono introdotte innovazioni importanti  Ruolo di garanzia svolto dalla Corte Suprema

19  Dunque si può parlare di un sistema di governo che presenta un carattere centripeto  Tuttavia il federalismo indiano non è stato definito una volta per tutte; i rapporti tra centro e stati si sono modificati nel tempo dal ’47 in poi  Possiamo dire che durante il ventennio nehruviano il sistema ha funzionato molto efficacemente, in quanto le tendenze centraliste e regionaliste si sono equilibrate a vicenda, grazie anche all’abilità del PM  Invece durante il periodo di governo di Indira Gandhi (1966-77 e 1980-84) il sistema ha assunto un carattere centralista e verticistico  Quindi nell’evoluzione post-1980, cioè con la fine del sistema a partito dominante il baricentro si è nuovamente spostato verso gli Stati

20  Un altro tema difficile fu la questione linguistica  Le rivendicazioni degli Stati del sud e l’opposizione di Nehru  La questione della lingua nazionale o “ufficiale”  La strategia “attendista” di Nehru e le sue conseguenze: il movimento per la lingua Telugu a Madras (il sacrificio di Potti Sriramulu) e la creazione dell’Andhra Pradesh

21  La gestione da parte di Nehru delle questioni linguistiche e il giudizio storico sulla sua figura: saggio o troppo timoroso?  Il giudizio su di lui deve essere più ampio:  Nehru ebbe il merito indiscusso di avere favorito il radicamento della democrazia in India con le sue scelte successivamente al 1947; ebbe il merito di rafforzare il primato della politica nei confronti del potere esecutivo (la sua scelta di diventare primo ministro e non governatore generale come Jinnah in Pakistan)  La rapidità dei lavori dell'Assemblea costituente e la scelta di convocare le elezioni già nel 1951 e rispettare le scadenze regolari hanno avviato correttamete i processi politici  La politica intelligente dello stato verso le forze armate (svalutazione simbolica degli alti gradi dell'esercito)

22  Un altro merito, come accennato, è la sua abile gestione del rapporto centro-province  Nehru tollerava il dissenso a livello statale, e anche che si creasse una distanza tra governo statale e partito  In questi casi Nehru utilizzava strumenti diplomatici per mediare i conflitti (anche se talvolta non disdegnando una politica di divide et impera)  Tuttavia questa tolleranza si fermava a livello centrale; qui Nehru tenne sempre saldamente in mano il potere nelle proprie mani e in quelle del partito e non tollerava il dissenso  Ciò spiega la stabilità politica al centro e l’instabilità negli stati durante il ventennio da lui dominato

23  Tuttavia i limiti derivavano da due elementi:  dal suo atteggiamento molto cauto e attendista nei confronti delle rivendicazioni regionali, che ha probabilmente avuto l’effetto di rafforzare tali spinte e accelerare la crescita di un’opposizione al Congresso  In secondo luogo, il limite dell’opera di Nehru risiede nella sua timidezza nell’effettuare le riforme che il Congresso aveva promesso e che lo stesso Nehru aveva fatto diventare politica ufficiale del partito


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