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LA TRINITA’ COME MODELLO DI OGNI COMUNICAZIONE

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Presentazione sul tema: "LA TRINITA’ COME MODELLO DI OGNI COMUNICAZIONE"— Transcript della presentazione:

1 LA TRINITA’ COME MODELLO DI OGNI COMUNICAZIONE
By Don Mimmo Iervolino

2 Comunicazione e stile di vita trinitario
La comunicazione è un fenomeno prettamente umano imprescindibile. Senza la comunicazione l’uomo non può realizzare se stesso. Dall’interazione comunicativa con gli altri suoi simili, cresce, si sviluppa, si dà delle regole sociali per vivere e convivere. In quanto fenomeno umano coinvolge tutte le scienze umane e tecniche. E’ difficile addirittura definirla.

3 Dallo studio di R. Bracchi che ha anche curato la voce comunicazione (etimologia) nel dizionario di scienze e tecniche di Lever, Rivoltella e Zanacchi, risulta che il significato più plausibile e storicamente accertato è di reciprocità, diffusione incrociata, partecipazione in accoglienza e ritorno. Cfr. R. BRACCHI, Comunicazione (etimologia), in F. LEVER– P.C. RIVOLTELLA – A. ZANACCHI (Ed), La comunicazione. Il Dizionario di scienze e tecniche,

4 Come si può intuire il discorso della comunicazione umana ha delle risonanze in quello intratrinitario. Per riuscire a meglio connettere gli ambiti umani e divini, ci serviamo di una mirabile esemplificazione della Carnicella:

5 Nel discorso cristiano c’è una struttura di base comunicativa
Nel discorso cristiano c’è una struttura di base comunicativa. Se infatti per comunicazione definiamo in linea generale il processo per mezzo del quale un’informazione è mandata da un emittente, con una certa intenzione (più o meno conscia), a un ricevente che l’accoglie e recepisce, avremo fin da un primo sguardo dei punti di contatto strutturali ben precisi tra le due discipline.

6 Infatti sia nella scienza della comunicazione che nella teologia possiamo parlare di emittenti ( Dio, apostoli, fedeli…) che producono dei messaggi codificati, per mezzo dei quali trasmettono delle informazioni che hanno lo scopo di convincere, di mutare qualcosa della realtà personale di chi li riceve. Sia nell’una che nell’altra disciplina sono presenti dei riceventi che una volta eseguita l’operazione di decodificazione e di comprensione hanno una reazione di feed-back.

7 Ma come comunica Dio in sé e fuori di sé
Ma come comunica Dio in sé e fuori di sé? E come deve comunicare l’uomo creato ad immagine di Dio? Abbiamo visto come dentro la Trinità, attraverso l’Agape, la Kenosis e la Pericoresi, c’è uno scambio totale tra i tre. Tale scambio, però, non è finalizzato a se stesso, ma si apre verso l’oltre dell’Altro diventando: creazione (il Padre attraverso il Figlio nello Spirito Santo, crea), filiazione-salvezza (Il Figlio in obbedienza al Padre, salva ed effonde lo Spirito), santificazione-ritorno all’uno (Lo Spirito Santo santifica, porta alla conoscenza tutta intera, edifica la Chiesa riattualizzando l’evento salvifico del Cristo, distribuendo a piene mani, doni, carismi, la vita stessa di Dio che si fa presente nei sacramenti, lì dove due o tre sono nel Suo nome...).

8 Per chiarire quanto detto riporto un brano del saggio su Dio Amore nei Padri della Chiesa, del teologo- patrologo Silvano Cola, dove vengono accennate le linee fondamentali della dottrina Trinitaria di S. Tommaso D’Aquino:

9 Ma l’Amore, oltre che generativo, è anche volontà di partecipare il proprio messere, gioia di chiamare all’esistenza un diverso da sé, fatto però, per la logica dell’amore, a propria immagine e somiglianza: l’uomo. Ma dal momento che è il Figlio, nella Trinità, ad essere l’immagine perfetta del Padre, nel creare l’uomo a propria immagine, il Padre non ha altra motivazione che la sovrabbondanza di amore per il Figlio, tant’è vero che il dover-essere degli uomini è che “tutti siano uno solo in Cristo Gesù”…

10 … Di conseguenza l’uomo , come il Figlio, intanto è in quanto come il Figlio risponde all’Amore del Padre, il “Padre di tutti”, stabilendo con Lui la stessa dinamica della vita trinitaria, grazie alla “carità infusa nei nostri cuori dallo Spirito Santo”…

11 …S. Tommaso dice con semplicità immaginativa: “Le mani di Dio sono state aperte dalla chiave dell’Amore, e ne sono uscite le creature”, ma aggiunge che “noi non potremmo capire rettamente la creazione delle cose (…) se non avessimo conoscenza delle Persone divine”, poiché il modo in cui le cose entrano nell’esistenza è strettamente legato al modo in cui Dio esprime il proprio Verbo ed è legato ad esso dall’amore…

12 …Più ancora: se Dio non ci avesse rivelato la sua vita trinitaria, non potremmo conoscere né la strada né il modo in cui l’umanità viene salvata, grazie cioè al Figlio incarnato e al dono dello Spirito Santo poiché ogni avvenimento che accade tra cielo e terra si fonda sul modo di essere di Dio e più specialmente nel flusso ineffabile delle sue processioni eterne…

13 …Ma poiché “tutto l’universo (…) è ordinato a Dio come al suo fine”, l’attività dell’uomo non dovrebbe essere che imitazione dell’attività originaria di Dio, ossia riproduzione del dinamismo conoscenza-amore che è nella Trinità. Per S. Tommaso, insomma, il disegno del Padre nella creazione non è che quello di estendere all’umanità la vita trinitaria, poiché tutto è stato creato a sua immagine e somiglianza: “quasi come un braccio di fiume che si separa dal fiume (restandone però alimentato), la processione nel tempo delle cose (la creazione) deriva dalla processione eterna delle Tre Persone in Dio”.

14 Dunque tutto ciò che è umano deve innestarsi nella vita intratrinitaria, per essere logicamente ed ontologicamente corretto. La comunicazione può e deve trovare la sua piena realizzazione nello stile di vita trinitario.

15 2. La creazione, l’Incarnazione e l’effusione dello Spirito, concretizzazione comunicazionale nella storia della Trinità L’Amore di Dio non è chiuso in se stesso, come si accennava nel paragrafo precedente, ma è necessariamente estatico. E’ un amore aperto non chiuso. Il primo gesto di esternalizzazione del suo amore è senz’altro la creazione dell’universo e dell’umanità.

16 Si legge nel Catechismo della Chiesa Cattolica al n° 301: «Dopo averla creata, Dio non abbandona a se stessa la sua creatura. Non le dona soltanto di essere e di esistere: la conserva in ogni istante nell’essere, le dà la facoltà di agire e la conduce al suo termine».

17 La comunicazione di Dio con la creazione è continua
La comunicazione di Dio con la creazione è continua. Nel numero successivo del CCC, si descrive il come avviene tale comunicazione, attraverso il disegno provvidente. La creazione così «è l’incarnazione delle idee e il riflesso dell’amore divino (…) in tutto il creato vi sono impresse le tracce di Dio». POLI – CARDINALI, La comunicazione in prospettiva teologica. Riflessione sugli aspetti comunicativi della fede, 29.

18 In questa creazione l’uomo è immagine di Dio
In questa creazione l’uomo è immagine di Dio. Si legge nel CCC, 356: «Di tutte le creature visibili, soltanto l’uomo è “capace di amare il proprio Creatore”» (GS,12) e dunque di mettersi in comunicazione con Lui, di relazionarsi dialogicamente col suo fattore. Ma questo originale dialogo venne interrotto dal peccato (CCC, 385 e ss.). Ma nonostante ciò, Dio continua, nel suo Amore, la ricerca della sua creatura perduta e rintavola una nuova comunicazione, anticipata dai profeti e dalla storia del popolo eletto, fino alla Comunicazione somma: l’evento del Dio fatto uomo, «Gesù di Nazareth, storia di Dio, Dio della storia». Cfr. B. FORTE, Gesù di Nazaret, storia di Dio, Dio della storia, Cinisello Balsamo (MI), Paoline, 1981.

19 Gesù è la “Parola” incarnata del Padre, il centro e il cuore della storia della salvezza; centro della storia perché è il culmine e la pienezza della rivelazione. In Gesù la Trinità guarda faccia a faccia la persona umana: è il dialogo paritario presupposto di una comunicazione al livello più alto. Cfr. POLI – CARDINALI, La comunicazione in prospettiva teologica, 33; Cfr. R. FISICHELLA, La Rivelazione: evento e credibilità, Bologna, 1989, 55.

20 «Usando termini tecnici della comunicazione possiamo affermare che con l’Incarnazione, emittente e ricevente si trovano sulle stesse coordinate spazio- temporali. Cristo è divenuto il diretto interlocutore di Dio e dell’uomo, mediatore della comunicazione del dialogo tra i due, sacramento dell’incontro tra Dio e l’uomo». POLI – CARDINALI, La comunicazione in prospettiva teologica, 34.

21 Ecco perché, giustamente, la Communio et progressio dice di Gesù: “è il perfetto comunicatore” (11). E così commenta la Carnicella: Cristo è il perfetto comunicatore, in quanto in Lui troviamo concentrata e realizzata l’immagine della possibilità di attuazione della comunicaziona ideale, quell’ideale a cui si ispira ogni comunicazione umana: il dono all’altro non solo nell’espressione delle proprie idee e sentimenti, ma della propria totalità in una compenetrazione tale da non lasciare equivoci. In questa dinamica, Cristo non è solo colui che porta il messaggio di Dio, come nel caso dei profeti: è il messaggio stesso. CARNICELLA, Comunicazione in rapporto alla Teologia Fondamentale, 203.

22 Ma se Gesù ha operato la salvezza, chi la rende presente, riattualizzandola, è lo Spirito Santo.
Egli è l’agente centrale della comunicazione intratrinitaria ed è per questo che lo si associa all’amore e alla comunione, ma è anche l’agente centrale della comunicazione di Dio con l’uomo, della comunione intraecclesiale e dell’attività missionaria, in quanto è animatore dell’attività di comunicazione ed evangelizzazione della Chiesa. POLI – CARDINALI, La comunicazione in prospettiva teologica, 36.

23 Maria, infine , è il capolavoro della missione del Figlio e dello Spirito Santo. E’ colei che ha cooperato al disegno salvifico e per grazia è stata collocata nel mistero comunicativo di Dio. Si legge nel CCC, 725: «Per mezzo di Maria, lo Spirito Santo, comincia a mettere in comunione (in comunicazione), con Cristo, gli uomini».

24 La missione di Cristo e dello Spirito Santo, poi, si compie nella Chiesa, Corpo di Cristo e Tempio dello Spirito Santo. CCC, 747: «Lo Spirito Santo, che Cristo, Capo, diffonde nelle sue membra, edifica, anima e santifica la Chiesa, sacramento della comunione della SS. Trinità e degli uomini».

25 La Chiesa non può allora, non mettersi in dialogo col mondo
La Chiesa non può allora, non mettersi in dialogo col mondo. E’ nella stessa sua natura la dialogicità comunicativa. Così afferma Rahner: La Chiesa deve dialogare con gli uomini di oggi. Essa ha questo compito santo, divino. I pastori e i responsabili della Chiesa si caricherebbero di una grave colpa dinanzi a Dio, se non tentassero con tutte le loro forze di annunciare il Vangelo in modo che la gente ascolti e lo comprenda. K. RAHNER, Confessare la fede, Roma, Città Nuova, 1994, 227.

26 Dunque la Trinità è sempre all’opera, non è lontana, pura teoria, è Amore concreto operativo, fattivo. Il suo agire continua nel tempo anche attraverso la mediazione ecclesiale, è proprio qui nell’esperienza credente che Dio si fa presente ed operoso.

27 Ogni comunicazione umana può essere “trinitaria”
Così si esprime il Cardinal Martini in un suo scritto sui mezzi di comunicazione sociale: «La Trinità intera è coinvolta nell’atto della comunicazione della vita divina al mondo e fonda ogni autentica comunicazione interumana». C. M. MARTINI, Dialogo col televisore, Inserto dell’ «Unità» 8 aprile 1993, 49.

28 Similmente Mons. Tettamanzi: «(la vita intratrinitaria, la carità, l’agape) deve informare, ossia animare e dare valore a tutte le dimensioni umane, compresa quella comunicativa, che è essenziale e tipica dell’Evangelizzazione, dal momento che evangelizzare è comunicare». D. TETTAMANZI, Comunicazione e comunione. Per una teologia della comunicazione sociale, in «Gen’s», 4-5 (1994), 142.

29 Così un documento del CELAM (Conferenza episcopale latino- americana) dal titolo Verso una teologia della comunicazione, del 1988: La Bibbia sintetizza l’infinito mistero di Dio in una sola frase: “Dio è Amore”. Dire “amore”, è dire donazione di se stesso all’altro e, pertanto, comunicazione. Dio, perciò, è comunicazione. Dio infatti, nel suo mistero più intimo, non è solitudine, ma famiglia. La vita divina è perfetta intercomunione di amore attraverso la quale le tre persone divine vivono comunicandosi, eternamente e pienamente, tutta la loro ricchezza personale, l’una all’altra.

30 Carnicella: Il rapporto uomo e Dio (io aggiungo: tra uomo e uomo) sarà forgiato secondo le stesse modalità per cui sono in dialogo le persone della Trinità: un dialogo che genera dinamismo e comunione d’amore e al quale l’uomo è chiamato a partecipare. Quella potenzialità di relazione, quel bisogno lacerante che guidava ogni uomo alla ricerca dell’altro nella comunicazione, in contesto escatologico sarà pieno e totale e troverà la sua realizzazione nel rapporto con Dio, col mondo e con gli uomini. CARNICELLA, Comunicazione in rapporto alla Teologia Fondamentale, 205.

31 Infine «L'essere umano - come diceva Adrienne Von Speyr - si comprende e vive nel modo giusto solo se si comprende e vive nella Trinità e alla luce della Trinità». A. Von SPEYR, Il Verbo si fece carne. S. Giovanni. Esposizione contemplativa del suo vangelo, Milano, Jaca Book, 1982, 25.

32 Per una comunicazione trinitaria
I mezzi di comunicazione, sempre di più, spingono l’umanità verso «il villaggio globale»*, mai come oggi, gli abitanti della terra sono interconnessi in mille modi. Ma di essi se ne può fare un uso improprio: * Cfr. M. McLUHAN, Gli strumenti del comunicare. Mass Media e società moderna, Milano, Net, (la versione originale è del ed aveva questo titolo: Understanding Media).

33 Paradossalmente, l’uomo, mentre sviluppava la comunicazione, trovava anche il modo di mortificarla. Se, infatti, la comunicazione ha, come sua finalità naturale, la reciproca rivelazione tra gli uomini, dei pensieri, dei sentimenti, delle decisioni, occorre rilevare che, fin dai primordi dela sua storia, l’uomo ha violentato la comunicazione per ottenere esattamente il risultato opposto: nascondere (…). …

34 … L’uomo ha inventato quella suprema ipocrisia chiamata “segreto” e ha affinato quell’arma tragica che è la “menzogna”. Ed ha usato le tecniche della comunicazione, le più semplici, come la parola e le più sofisticate, come le tecnologie elettroniche, più per occultare che per rivelare, più per carpire segreti che per scambiare informazioni. La foglia di fico è stata la prima tecnica di occultamento della verità; è difficile prevedere quale sarà l’ultima e catastrofica…

35 E così è nata la corsa all’accaparramento delle parole, dei dati, delle tecniche da parte di minoranze potenti a danno di maggioranze indifese. La comunicazione e le sue tecniche sono diventate strumenti di conquista e di dominio. Stridente la contraddizione con l’ottimistica definizione data dalla Communio et Progressio: “La comunione e il progresso della società umana costituiscono lo scopo primario della comunicazione sociale e dei suoi strumenti”. L. M. PIGNATIELLO, Comunicare la fede. Saggi di teologia pastorale, Cinisello Balsamo (MI), S. Paolo, 1996,

36 Più che sottolineare il negativo, vorremmo invece dare un contributo a quanto di positivo c’è. Il cardinal Martini così incoraggia la comunicazione: Il modello supremo della comunicazione [si coglie] nell'atto col quale il Dio vivente si è sommamente comunicato agli uomini: il mistero pasquale della croce e risurrezione di Gesù…

37 … La Trinitas in Cruce è l'icona concreta [
… La Trinitas in Cruce è l'icona concreta [...] per sondare le profondità della comunicazione interpersonale suscitata e consentita dal comunicarsi di Dio: come il Padre consegna suo Figlio alla morte in un gesto di suprema gratuità, e il Figlio si lascia consegnare in obbedienza d'amore per noi, così la co­ municazione fra gli uomini, per essere vera, esige gratuità e ac­ coglienza e deve svolgersi in quel clima di reciprocità e libertà di cui è testimone lo Spirito Santo nel rapporto tra le Persone divine…

38 … La Trinità intera è coinvolta nell'atto della comunica­zione della vita divina al mondo e fonda ogni autentica comunicazione interumana. Questo impegno del Dio trinitario nella sua comunicazione all'uomo rivela già di per sé il valore in­trinsecamente buono di ogni atto comunicativo e, di riflesso, il valore di ogni strumento di comunicazione tendente a media­re o a moltiplicare tale atto…

39 … E se nel comunicarsi Dio si rivela come agàpe, cioè come amore gratuito che non resta chiuso in sé ma esige di donarsi senza condizioni e riserve, la bontà ulti­ma di ogni atto comunicativo tra gli uomini risiede nella sua partecipazione a questa carità divina. Il comunicare stabilisce tra gli esseri umani relazioni di solidarietà che esprimono l'im­magine di Dio impressa nella creatura…

40 Se è vero che il disegno di salvezza del Padre abbraccia tutto ciò che esiste, e la missione del Figlio e dello Spirito raggiungono l'intera realtà creata, ogni mezzo comunicativo possibile tra gli uomini può dunque essere adottato dal Dio trinitario per raggiungere il cuore dell'uomo. MARTINI, Dialogo con il televisore, 49.

41 Per una comunicazione trinitaria, bisogna che si verifichi la reciprocità tra emittente e ricevente, perché, in ultima analisi, ciò riflette in qualche misura quanto avviene nella Trinità stessa, «dove si realizza la pienezza del feed­back comunicativo». G. CINELLI, Evangelizzazione e testimonianza della carità: ruolo e significato dei mezzi di comunicazione sociale, tesi di Licenza, Pont. Univ. Lateranense, Roma 1991/92, 70.

42 I poveri e la comunicazione intesa trinitariamente
Che cosa significa una dinamica trinitaria dei mezzi di comunicazione vista dal mondo dei poveri? Innanzitutto, tali mezzi se non sono usati in senso trinitario contribuiscono ad accentuare le disuguaglianze sociali inique e la ghettizzazione dei più deboli.

43 Se continueranno ad avere accesso agli strumenti più sofisticati soltanto alcuni settori o aree geografiche che possiedono maggiori possibilità tecniche ed economiche, mentre il resto dovrà accontentarsi di strumenti meno efficienti e moderni, è naturale che si generi distanza e discriminazione, dal momento che per questi ultimi si riduce la possibilità di informazione e, pertanto, di mobilità sociale e di progresso. Cfr. CAMBON, Trinità modello sociale,

44 Al riguardo, la aetatis novae sui mezzi di comu­nicazione dichiara vigorosamente:
Non si può accettare che l'esercizio della libertà di comunicazione dipenda dalla fortuna, dall'educazione o dal potere politico. Il diritto di comunicare è il diritto di tutti. Questo richiede degli specifici sforzi a livello nazionale e internazionale, non solo per dare ai meno abbienti e ai meno potenti accesso all'informazione di cui han­no bisogno per il loro sviluppo individuale e sociale, ma anche per fare in modo che essi giochino un ruolo effettivo e respon­sabile nelle decisioni circa il contenuto dei media e nella definizione delle strutture e delle politiche in seno alle istituzioni di comunicazione dei loro Paesi. «Aetatis Novae», 15.

45 L'articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo difende la libertà di espressione e di opinione. Tuttavia ciò può essere interpretato - in una visuale individualistica e borghese - nel senso che ciascuno possa far uso di essa a proprio piacimento. Mentre, secondo una concezione «trinitaria», tale libertà dovrebbe implicare, ad esempio, che tutti i settori sociali abbiano le medesime possibilità di essere informati e di esprimersi.

46 Quando gruppi di potere o economici monopolizzano i media e manipolano l'informazione secondo la propria convenienza, essi di fatto restringono la libertà e l’uguaglianza senza le quali non vi può essere una sociètà trinitaria. L’accesso a una informazione vera e oggettiva è un diritto fondamentale che tra l'altro contribuisce alle pari opportunità di persone, gruppi sociali, popoli, religioni, culture.

47 Perciò fa riflettere la seguente osservazione di una pubblicazione del Consiglio Mondiale delle Chiese: «I comunicatori insistono nel reclamare la libertà come un valore assoluto, mentre non vogliono o non possono accorgersi d'essere prigionieri del potere commerciale, politico o della stessa tecnologia». CONSIGLIO MONDIALE DELLE CHIESE, La credibilità della comunicazione cristiana, LDC, Leumann (Torino) 1989, 11.


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