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Fascismo.

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Presentazione sul tema: "Fascismo."— Transcript della presentazione:

1 Fascismo

2 (fine della guerra e avvento del fascismo)
(fine della guerra e avvento del fascismo) Contenuti: del video Conferenza di Parigi, diplomazie, dibattiti interni, questioni territoriali: Fiume, Dalmazia, Istria, Colonie ex-tedesche Vittoria mutilata, dimissioni Orlando Nascita PPI Governo Nitti, smobilitazione, tentativo di risanamento economico, tentativo di riprendere il liberalismo moderato giolittiano prebellico Crisi economica, classi medie le più colpite, inflazione, importazioni più costose (anche grano), aumento deficit pubblico, calo potere salari, disagio dei redditi fissi, arricchimento speculatori di guerra, aggravi per la piccola e media borghesia (che aveva comprato titoli di stato, il cui valore è falcidiato dall’inflazione) Proteste per disoccupazione e carovita, ex-combattenti e mutilati di guerra Mondo contadino: arricchiti affittuari, impoveriti braccianti; occupazione terre (guidati non solo da sindacati rossi, ma anche cattolici) Sviluppo industria, masse operai nel nord, sindacati, scioperi, aumenti salariali, attese di rivoluzione, classe vs patria Riforma elettorale in senso proporzionale (1919), richiesta da PSI e PPI D’Annunzio e la «marcia» su Fiume (12 settembre 1919); condanna di Nitti

3 La situazione dopo la fine della prima guerra mondiale
La vittoria mutilata

4 Le richieste italiane L’Italia tra i vincitori della Grande Guerra
Al Congresso di Parigi l’Italia si vide riconoscere Il Trentino con il Sud Tirolo fino alla linea del Brennero e Trieste, ma richiese anche la Dalmazia (in nome del Patto di Londra) e Fiume e l’Istria (in nome del principio di nazionalità)

5 Le promesse del Patto di Londra

6 La contraddittorietà della linea diplomatica italiana
Da notare la contraddittorietà della linea diplomatica di Orlando e Sonnino: da un lato l’Italia chiedeva l’applicazione integrale del Patto di Londra, senza considerare il principio di nazionalità (confine con l’Austria al Brennero, includendo il Sud Tirolo – Alto Adige, abitato in prevalenza da popolazioni di lingua tedesca; parte della costa dalmata; l’Istria, a maggioranza italiana nelle città costiere, ma slava nell’interno); dall’altro, in base al principio di nazionalità rivendicava la città di Fiume (che era prevalentemente italiana ma non era prevista dal patto) Queste rivendicazioni si scontravano con la risoluta opposizione del presidente americano Wilson (gli USA non erano legati al Patto di Londra) e con le pretese del nuovo stato sorto nella penisola balcanica, la Jugoslavia (1º dicembre 1918 fu fondato il Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni, che successivamente prese il nome di Juogoslavia), che rivendicava la propria sovranità sull’Istria e sulla Dalmazia (alzando la posta sino a chiedere anche Gorizia e Trieste)

7 La proposta di Wilson e l’abbandono della conferenza
Nell’aprile 1919 Wilson avanzò una proposta che lasciava fuori dai confini italiani non solo la Dalmazia, ma anche parte dell’Istria e faceva di Fiume una città autonoma. Wilson volle illustrare la sua proposta direttamente al popolo italiano con una lettera. Mentre l’indignazione montava nel paese, il 24 aprile 1919, per protesta, la delegazione italiana abbandonò la conferenza di pace, che però continuò, tanto che i negoziatori dovettero tornare a Parigi pochi giorni dopo, senza più alcuno spazio politico e diplomatico per avanzare ulteriori richieste. Questo gesto non portò alcun vantaggio all’Italia, che fu esclusa dalla spartizione delle colonie tedesche in Africa e dalle zone di influenza in Medio Oriente

8 Manifestanti nazionalisti a Roma, in attesa dell’arrivo del primo ministro Orlando e della delegazione italiana dalla Conferenza di Parigi. Sono significativi i cartelli esibiti: «L’Italia farà da sé», «Fiume e Dalmazia o morte»

9 La vittoria mutilata Cominciò a circolare, per opera di Gabriele D’Annunzio, la retorica della vittoria mutilata

10 Manifestazione di protesta organizzata dall'"Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi di Guerra".

11 L’occupazione di Fiume
settembre 1919: D’Annunzio alla guida di alcuni reparti dell’esercito (soprattutto ex-arditi, nerbo del futuro movimento fascista), si impadronì militarmente di Fiume e ne proclamò l'annessione al Regno d'Italia il 12 settembre. Il governo italiano, presieduto da Nitti, non seppe opporsi all’atto di forza, che minava il prestigio internazionale del paese e accendeva un campanello d’allarme sulla solidità delle istituzioni liberali

12 Il trattato di Rapallo La questione fiumana sarà infine risolta da Giolitti (di nuovo al governo nel giugno 1920), il quale firmerà con la Jugoslavia, il 12 novembre 1920, il trattato di Rapallo, che assegnava all’Italia l’Istria e alla Jugoslavia la Dalmazia (eccetto Zara) e faceva di Fiume uno stato libero indipendente sotto tutela della Società delle Nazioni Avendo D’Annunzio e i suoi uomini respinto questo accordo, Giolitti liberò Fiume con la forza Nel 1924, un ulteriore accordo dividerà lo stato libero di Fiume fra Jugoslavia e Italia, che ottenne la città

13 Quello che l’Italia ottenne
Dallo smembramento dell’Impero austro-ungarico l’Italia ottenne limitati vantaggi territoriali rispetto alle attese: l’espansione in Dalmazia fu impedita dalla creazione del nuovo stato di Jugoslavia, che limitò la presenza italiana alle basi di Zara e dell’Isola Lagosta

14 D'Annunzio (al centro con il bastone) con alcuni legionari a Fiume nel 1919

15 L’ingresso dei legionari di D’Annunzio nella città di Fiume

16 Mio caro Benito Mussolini, chi conduce un'impresa di fede e di ardimento, tra uomini incerti o impuri, deve sempre attendersi d'essere rinnegato e tradito "prima che il gallo canti per la seconda volta". E non deve addontarsene né accorarsene. Perché uno spirito sia veramente eroico, bisogna che superi la rinnegazione e il tradimento. Senza dubbio voi siete per superare l'una e l'altro. Da parte mia, dichiaro anche una volta che - avendo spedito a Milano una compagnia di miei legionari bene scelti per rinforzo alla vostra e nostra lotta civica - io vi pregai di prelevare dalla somma delle generosissime offerte il soldo fiumano per quei combattenti. Contro ai denigratori e ai traditori fate vostro il motto dei miei "autoblindo" di Ronchi, che sanno la via diritta e la meta prefissa. Fiume d'Italia, 15 febbraio 1920 Gabriele D'Annunzio

17 La questione economica e sociale
La situazione dopo la fine della prima guerra mondiale La questione economica e sociale

18 …Tornando alla situazione economica e sociale
Nell’immediato dopoguerra ( ): Le spese erano alle stelle e il debito pubblico era salito Svalutazione della lira + rincaro di tutti i generi d’importazione (carbone, petrolio, perfino grano, visto che la mobilitazione generale aveva portato al fronte molti contadini) Inflazione  colpì soprattutto i ceti medi (progressiva riduzione del divario con i semplici lavoratori) Tra gli operai serpeggiava l’idea: «fare come in Russia» + i contadini iniziarono ad occupare le terre in varie regioni (Val Padana e Puglia)

19 La crisi economica nel primo dopoguerra
miliardi

20 Debito pubblico Debito pubblico: indica l’insieme dei prestiti che lo stato ottiene dai cittadini, attraverso l’emissione di titoli (come gli odierni BOT: Buoni Ordinari del Tesoro). Grazie a questo denaro, lo Stato può far fronte ai bisogni immediati del paese, che in tempo di guerra erano enormemente cresciuti. Prima o poi lo Stato deve rendere tale denaro con gli interessi ai suoi creditori Una parte considerevole del debito pubblico era in mano ai ceti medi

21 La crisi economica nel primo dopoguerra
Lire x 1 dollaro

22 Le lotte contadine avvennero nelle campagne con il maggior numero di braccianti e mezzadri: la Bassa Padana, la pianura veneta e le regioni collinari del Centro Italia. Anche nel Meridione l’occupazione di terre, pur non generalizzata, fu assai significativa. Si può notare che i disordini nelle città per protestare contro il forte rincaro dei generi alimentari furono distribuiti su tutto il territorio nazionale

23 Biennio rosso Il Biennio rosso è la locuzione con cui alcuni storici indicano il periodo della storia italiana immediatamente successivo alla prima guerra mondiale e protrattosi fino agli inizi del 1921, in cui si verificarono, soprattutto nell'Italia centro-settentrionale, mobilitazioni contadine (sotto la guida della Federterra), tumulti annonari, manifestazioni operaie (sotto la guida della CGL, che nel 1920 arrivò a quasi 2 milioni di iscritti e della CIL, il sindacato di ispirazione cattolica fondato nel 1918), occupazioni di terreni e fabbriche con, in alcuni casi, tentativi di autogestione. Le agitazioni si estesero anche alle zone rurali e furono spesso accompagnate da scioperi, picchetti e scontri.

24 L’occupazione delle fabbriche
All’interno del PSI spaccatura tra operai «che volevano fare come in Russia» e la dirigenza più cauta (prometteva la rivoluzione ma non faceva nulla per organizzarla) Settembre 1920 i metalmeccanici occuparono le fabbriche (a cominciare dalle officine Alfa Romeo di Milano). Tra la borghesia si sparse il panico, ma il PSI dichiarò che questi episodi non dovevano essere visti come l’inizio della rivoluzione Il movimento operaio ne uscì sconfitto: il proletariato ne uscì deluso e la borghesia pronta a opporsi con ogni mezzo ai sovversivi

25 Biennio rosso settembre 1920 Milano operai armati occupano le fabbriche

26 Le vittorie operaie Il governo (prima Orlando, poi Nitti) tenne un atteggiamento abbastanza tollerante. I lavoratori ottennero così significativi risultati: Nelle fabbriche, aumenti salariali e lo storico accordo del 20 febbraio 1919 per la riduzione della giornata lavorativa a 8 ore Nelle campagne padane e pugliesi, i braccianti conquistarono aumenti di paga e l’imponibile di manodopera (una quantità minima di assunzioni in proporzione alle dimensioni dell’azienda) Al sud, con il «decreto Visocchi» del settembre 1919, il governo operò una parziale redistribuzione delle terre incolte che erano state occupate

27 Disagio dei ceti medi Il proletariato agricolo e industriale non era l’unico ceto che soffrisse le conseguenze della guerra. Un forte disagio attraversava anche i ceti medi: impiegati colpiti dall’inflazione; ex ufficiali che faticavano a reinserirsi nella vita civile e lamentavano di non ottenere un riconoscimento sociale adeguato

28 La situazione dopo la fine della prima guerra mondiale
La questione politica

29 Il Partito Popolare Italiano
Gennaio 1919 nasce il Partito Popolare Italiano (PPI): Rientro a pieno titolo dei cattolici sulla scena politica Ciò accade in concomitanza con la richiesta di sostituire il sistema uninominale (per ogni collegio viene eletto il candidato che ha ottenuto la maggioranza relativa dei voti) con un sistema proporzionale (i deputati di ogni forza politica sono designati in maniera corrispondente alla percentuale di suffragi ricevuti su scala nazionale). Il proporzionale rischiava di far ottenere ai socialisti una valanga di voti  i cattolici furono finalmente autorizzati dal Vaticano a costituire un loro partito politico, il PPI appunto, il cui era leader era don Luigi Sturzo. Il PPI si proponeva come forza aconfessionale (benché ispirata ai principi e agli ideali cristiani) e interclassista (mirava cioè ad una pacifica composizione degli interessi delle varie classi sociali, in particolare del proletariato e della borghesia), preoccupata delle esigenze dei ceti deboli

30 Elezioni 1919: il successo di socialisti e cattolici
Queste elezioni segnarono una svolta, esse furono le prime a tenersi col sistema proporzionale I risultati furono: una netta sconfitta per i liberali e un grande successo per i partiti di massa (il PPI al 20,6% con 100 seggi; il PSI al 32,4% con 156 seggi) Per la prima volta le masse popolari godevano di una effettiva rappresentanza sociale e politica. Tuttavia, le divisioni interne minavano la forza di queste organizzazioni popolari: nei cattolici, quella fra i democratici cristiani, favorevoli a uno sviluppo della solidarietà sociale, e i clericali conservatori; nei socialisti, quella fra riformisti e rivoluzionari

31 Le divisioni nel PSI Divisione tra i massimalisti (espropriazione delle ricchezze dei capitalisti, rivoluzione sociale sull’esempio dei bolscevichi russi, rifiuto di ogni collaborazione con il governo borghese) e i riformisti di Turati e Treves (ottenere riforme sociali importanti per i lavoratori con il lavoro parlamentare e la collaborazione con altri partiti)

32 L’ultimo governo Giolitti
Rabbia borghesia aumenta per non intervento di Giolitti (tornato alla guida del governo nel 1920) durante gli scioperi, che in effetti sbollirono da sé Giolitti invece fece intervenire l’esercito per far sì che D’Annunzio e i suoi abbandonassero Fiume, la quale fu dichiarata città libera (l’Italia intanto poteva annettersi l’Istria, in seguito ad un accordo con la Jugoslavia) Durata mandato 15 giugno 1920 – 4 luglio 1921 Capo di Stato Vittorio Emanuele III Predecessore Francesco Saverio Nitti Successore Ivanoe Bonomi

33 L’ultimo governo Giolitti
le tre più importanti decisioni prese da Giolitti… neutralità dello stato di fronte all’occupazione delle fabbriche; liquidazione della questione di Fiume; interventi finalizzati al risanamento della finanza pubblica (abolizione prezzo politico del pane; nominatività dei titoli azionari per un maggior controllo fiscale; tassa di successione) … gli costarono l’ostilità della borghesia e dei ceti medi

34 L’ultimo governo Giolitti
Anche i socialisti negarono il loro appoggio a Giolitti, quindi alle elezioni del maggio 1921 Giolitti formò il Blocco nazionale (liberali, nazionalisti e anche esponenti fascisti): da un lato egli pensava di poter controllare il neonato movimento e sfruttarne i crescenti consensi; dall’altro voleva coagulare le forze conservatrici in funzione antisocialista e antipopolare Il PSI perse voti ma si confermò partito di maggioranza relativa; il PPI aumentò i propri seggi Giolitti dopo questo fallimento diede le dimissioni: non solo non aveva indebolito i partiti di massa, ma aveva ormai dato anche legittimità al fascismo (che entrarono in parlamento con 35 deputati) Il governo passò prima a Bonomi, poi a Facta (Fascismo: la nascita; 5 minuti)

35 L’Italia dopo la prima guerra mondiale
Economia Deficit di bilancio Crescita del debito pubblico Svalutazione della lira e inflazione Società Occupazione delle terre Occupazione delle fabbriche Disagio dei ceti medi Politica interna Nascita del Partito Popolare Immobilismo dei socialisti Governo Giolitti Politica estera Problema di Fiume Mancata assegnazione di colonie tedesche Delusione per la vittoria mutilata

36 Fascismo Mussolini; la nascita dei fasci di combattimento e la trasformazione in Partito Nazionale Fascista

37 La marcia su Roma http://youtu.be/t59zAIW1UB0?t=7m9s
(circa mezz’ora, fino al 40° minuto)

38 Mussolini Mussolini fu esponente di spicco dell’ala radicale del Partito Socialista Italiano, e direttore del quotidiano socialista “Avanti!” dal 1912. Nel 1914, scoppiata la guerra, il PSI si schierò per il non-intervento dell’Italia; Mussolini, invece, fu un convinto interventista e abbandonato l’ “Avanti!”, fondò “Il Popolo d’Italia” (dal 1° agosto 1918 cambiò il sottotitolo da “quotidiano socialista” a “quotidiano dei combattenti e dei produttori”), in seguito a ciò fu espulso dal PSI.

39 Mussolini mentre viene arrestato a Roma l'11 aprile 1915 dopo un comizio a favore dell'interventismo dell'Italia nella guerra Con l'uniforme dei Bersaglieri (1915) combatte nella prima guerra mondiale. Mussolini e D'Annunzio Mussolini nella veste di direttore dell'Avanti! ( ), quotidiano del Partito Socialista Italiano 24 ottobre 1922, Congresso di Napoli, Mussolini e i Quadrumviri « Il capo dei fascisti ha due volti in uno: il volto di sopra, dal naso in su; quello di sotto, bocca, mento e mascelle. Gli occhi tondi e vicini; la fronte nuda ed aperta, il naso breve e fremente, formano il suo volto mobile e romantico; l'altro, labbra dritte, mandibole prominenti, mento quadrato, è il suo volto fisso, volontario, diciamo classico. Spesso egli gestisce solo con la destra, tenendo la mano sinistra in tasca o il braccio sinistro al fianco. Talvolta si pone in tasca tutte e due le mani: è il momento del riassunto, il finale (Ugo Ojetti ) »

40 Mussolini fotografato nel 1923.
Mussolini in tenuta da aviatore; nell'iconografia ufficiale, il Duce era spesso ritratto alla guida di veicoli o in pose da "conduttore" Mussolini durante un discorso Benito Mussolini in un'immagine tipica della propaganda fascista

41 Benito Mussolini alle porte di Tripoli (Libia), il 20 marzo 1937, innalza la "spada dell'Islam", la cui elsa è in oro massiccio, e si proclama "protettore dell'Islam", prima di entrare in città alla testa di 2600 cavalieri. Mussolini durante la battaglia del grano Monaco, 28 settembre 1938: Mussolini in parata seduto in automobile al fianco di Hitler, durante il tempo della conferenza di Monaco.

42 Gran Sasso: Mussolini appena liberato, al centro della fotografia, con cappotto e cappello nero
Croce che marca il luogo, presso Giulino di Mezzegra, dove Mussolini venne fucilato I corpi di Mussolini (secondo da sinistra) e di Claretta Petacci (riconoscibile dalla gonna) esposti a Piazzale Loreto. Il primo corpo a sinistra è di Bombacci. Gli ultimi a destra sono Pavolini e Starace. Cinegiornale americano sulla morte di Mussolini nel 1945:

43 Il programma dei Fasci di combattimento
23 marzo 1919 Mussolini fondò (nel salone del Circolo dell’Alleanza industriale e commerciale, in piazza San Sepolcro a Milano) i Fasci italiani di combattimento come simbolo il fascio littorio (emblema del potere nella Antica Roma) Si proponeva come antipartito, con un programma (pubblicato il 6 giugno 1919 su “Il Popolo d’Italia”) decisamente spostato a sinistra, repubblicano e anticlericale, che fondeva insieme i concetti di nazione e socialismo rivoluzionario: audaci rivendicazioni sociali, come il diritto di voto per le donne, l’abolizione del Senato di nomina regia, la richiesta di una imposta a carattere progressivo sul capitale; politica estera aggressiva per valorizzare l’Italia nel mondo. Sostenuto dal mito della forza e della violenza rigeneratrice (eredità dell’interventismo): la prima azione pubblica dei Fasci fu l’incendio della sede milanese dell’ «Avanti!» nell’aprile 1919

44 Fascio littorio Nell’antica Roma il fascio littorio, di origine etrusca, era l’insegna del potere dei magistrati. Era formato da verghe di betulla e olmo legate intono a una scure, simbolo della potestà di punire. Veniva portato sulla spalla sinistra dai littori, che precedevano il magistrato. Divenne poi l’insegna del PNF (1921) e insieme all’espressione «duce», rappresentò il richiamo al mito della grandezza di Roma antica

45 Jacques-Louis David, Il giuramento degli Orazi, 1784 (Parigi, Museo del Louvre).
Il soggetto è tratto da una leggenda romana, secondo cui, durante il regno di Tullio Ostilio, per decidere l'esito della guerra tra Roma e Alba Longa, tre fratelli romani (gli Orazi) si dovettero scontrare contro tre fratelli di Alba (i Curiazi). Dei Curiazi non sopravvisse nessuno mentre dei tre Orazi uno riuscì a ritornare sancendo la vittoria di Roma, perché questo, dopo che i suoi due fratelli vennero uccisi dai nemici, incominciò a correre, inseguito dai Curiazi: correndo, riuscì a fare sì che i tre si distanziassero, così che lui, aspettatone uno, lo uccideva e riprendeva a correre inseguito da un altro, lo aspettava e lo uccideva e così via fino ad ucciderli tutti e tre. La donna che piange seduta è una delle sorelle degli Orazi (Camilla), che, destinata sposa a uno dei Curiazi, si rende conto che perderà qualcuno di caro in entrambi i casi.

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47 Il programma di San Sepolcro
Programma dei Fasci italiani di combattimento, pubblicato il 6 giugno 1919 su «Il Popolo d’Italia» Per il problema politico: Noi vogliamo: a) Suffragio universale a scrutinio di lista regionale, con rappresentanza proporzionale, voto ed eleggibilità per le donne. b) Il minimo di età per gli elettori abbassato ai I8 anni; quello per i deputati abbassato ai 25 anni. c) L'abolizione del Senato. d) La convocazione di una Assemblea Nazionale per la durata di tre anni, il cui primo compito sia quello di stabilire la forma di costituzione dello Stato. e) La formazione di Consigli Nazionali tecnici del lavoro, dell'industria, dei trasporti, dell'igiene sociale, delle comunicazioni, ecc. eletti dalle collettività professionali o di mestiere, con poteri legislativi, e diritto di eleggere un Commissario Generale con poteri di Ministro.

48 Il programma di San Sepolcro
Per il problema sociale: Noi vogliamo: a) La sollecita promulgazione di una legge dello Stato che sancisca per tutti i lavori la giornata legale di otto ore di lavoro. b) I minimi di paga. c) La partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori al funzionamento tecnico dell'industria. d) L'affidamento alle stesse organizzazioni proletarie (che ne siano degne moralmente e tecnicamente) della gestione di industrie o servizi pubblici. e) La rapida e completa sistemazione dei ferrovieri e di tutte le industrie dei trasporti. f) Una necessaria modificazione del progetto di legge di assicurazione sulla invalidità e sulla vecchiaia abbassando il limite di età, proposto attualmente a 65 anni, a 55 anni.

49 Il programma di San Sepolcro
Per il problema militare: Noi vogliamo: a) L'istituzione di una milizia nazionale con brevi servizi di istruzione e compito esclusivamente difensivo. b) La nazionalizzazione di tutte le fabbriche di armi e di esplosivi. c) Una politica estera nazionale intesa a valorizzare, nelle competizioni pacifiche della civiltà, la Nazione italiana nel mondo. Per il problema finanziario: Noi vogliamo: a) Una forte imposta straordinaria sul capitale a carattere progressivo, che abbia la forma di vera espropriazione parziale di tutte le ricchezze. b) II sequestro di tutti i beni delle congregazioni religiose e l'abolizione di tutte le mense Vescovili che costituiscono una enorme passività per la Nazione e un privilegio di pochi. c) La revisione di tutti i contratti di forniture di guerra ed il sequestro dell'85% dei profitti di guerra.

50 Le elezioni del 1919 e la svolta a destra
Alle elezioni del novembre 1919 i fascisti ottennero 4000 voti e nessun seggio (alla fine del 1919 vi erano in tutta Italia solo 31 Fasci con 870 iscritti). Due elementi favorirono il decollo: L’abbandono, con il congresso del maggio 1920, del «sinistrismo» iniziale, «con una conversione a destra, come organizzazione politica della borghesia produttiva dei ceti medi» (E. Gentile) L’impiego della violenza su larga scala

51 Lo squadrismo agrario A partire dal 1920, il fascismo aveva già abbandonato definitivamente ogni rivendicazione socialista e si era alleato con la borghesia, soprattutto in quei territori (Valle Padana e Puglie), maggiormente interessati dal cosiddetto biennio rosso Finanziato, armato e rifornito di mezzi dai grandi agrari, il fascismo nel primo semestre del 1921 cominciò ad organizzarsi in squadre d’azione e a smantellare tutta l’organizzazione politica e sindacale di matrice socialista, bruciando Case del popolo, distruggendo tipografie dei giornali e, perfino, uccidendo dirigenti e obbligando giunte municipali rosse alle dimissioni

52 Violenze delle squadre fasciste
Le squadre fasciste erano composte da giovani: ex combattenti, ufficiali congedati, arditi, studenti, disoccupati Si muovevano rapidamente su camion, di notte distruggevano case del popolo, circoli, cooperative, tipografie, sedi di leghe Prelevavano dalle loro case i militanti sindacali e politici, uccidendoli o bastonandoli, terrorizzandone i familiari Prima ancora che a eliminare fisicamente l’avversario politico, miravano a intimidirlo e a svergognarlo (denudazioni, olio di ricino…). Era una violenza finalizzata a spaventare i militanti socialisti e cattolici, che doveva servire da esempio (vedi immagine pag. 121)

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54 Lo squadrismo impunito
Le violenze squadriste crebbero nel , arrivando sino all’occupazione in armi di intere città, come Bologna. L’atteggiamento delle forze dell’ordine e della magistratura fu esitante Il movimento non fu represso con l’energia possibile e necessaria: «Se le garanzie costituzionali fossero state rispettate – scrive Sabbatucci – la violenza squadrista sarebbe stata stroncata sul nascere», essa invece trovò la tolleranza, e spesso la complicità, di molte autorità (vedi documento pag. 120)

55 Devastazione di una sede sindacale della CGL a Roma, con falò sulla strada delle carte e suppellettili ivi rinvenute

56 Camicie nere Roberto Farinacci, capo dello squadrismo intransigente.

57 Fotografia raffigurante l'incendio dell' Avanti!, il 24 marzo 1921
Sede della Lega dei Braccianti devastata da una azione squadrista a Bologna nel 1921

58 Crisi dei liberali Dalla fine della guerra al primo governo Mussolini (dal novembre 1918 all’ottobre 1922) si susseguirono sei diversi governi (Orlando, Nitti, Giolitti, 2x Bonomi, Facta)  instabilità politica, grave crisi della vecchia classe dirigente liberale che non riusciva più a esprimere una maggioranza

59 I liberali guardano a destra
Alle elezioni politiche del 1919 vi è una svolta: il PSI e PPI insieme hanno la maggioranza alla camera, ma sono ideologicamente distanti. Un accordo non è possibile nemmeno tra liberali e socialisti, nei quali prevale l’impostazione massimalista (nel PSI scissioni del 1921 e 22) Guadagna terreno l’ipotesi di un’alleanza elettorale con i nazionalisti e anche i fascisti, che verrà realizzata da Giolitti

60 Le elezioni del 1921 Il 15 maggio 1921 i fascisti furono chiamati a presentarsi all’interno delle liste del blocco nazionale con i liberali e altri gruppi di centro Il PSI perse voti ma si confermò partito di maggioranza relativa; il PPI aumentò i propri seggi Giolitti dopo questo fallimento diede le dimissioni: non solo non aveva indebolito i partiti di massa, ma aveva ormai dato anche legittimità al fascismo (che entrarono in parlamento con 35 deputati) Mussolini aveva ormai un consenso forte, che gli veniva dagli agrari, ma anche da sempre più ampi strati del ceto medio e imprenditoriale (vedi documento pag. 122)

61 La nascita del Partito nazionale fascista (violenza e legalità)
Mussolini volle a questo punto trasformare il movimento fascista in una forza politica, sia per accreditarsi come interlocutore politico, sia per tenere sotto controllo il fascismo intransigente dei ras (capi squadristi) locali, come Italo Balbo (Ferrara), Dino Grandi (Bologna), Roberto Farinacci (Cremona), contrari all’evoluzione legalitaria e alla moderazione della violenza Al congresso dei Fasci del novembre 1921 Mussolini diede vita al PNF. Mentre Mussolini utilizzava il partito per operare sul piano della legalità, le azioni degli squadristi continuavano Il Programma del PNF era molto lontano da quello del Aveva un’impronta conservatrice e nazionalista: Prevedeva uno stato forte e la limitazione dei poteri del parlamento Esaltava la nazione e la competizione fra le nazioni Proponeva la restituzione all’industria privata di servizi essenziali gestiti dallo stato, come le ferrovie e i telefoni Invocava il divieto di sciopero nei servizi pubblici Stemma del PNF

62 Le scissioni socialiste: la scissione di Livorno e la nascita del PCd’I
Mentre Mussolini consolidava la sua posizione, il PSI si indeboliva a causa delle divisioni Al congresso di Livorno del 1921 del PSI un gruppo di dirigenti dell’ala sinistra del partito (tra cui Amadeo Bordiga) e il gruppo torinese della rivista Ordine Nuovo di Antonio Gramsci, Palmiro Togliatti e Umberto Terracini si staccarono e fondarono il Partito comunista d’Italia. Le ragioni furono: La linea del PSI veniva giudicata inadeguata a costruire in Italia una prospettiva rivoluzionaria La maggioranza del PSI rifiutava di accettare le condizioni dettate da Lenin per l’adesione alla Terza internazionale, ovvero l’espulsione della componente riformista e l’assunzione della denominazione di «partito comunista»

63 Le scissioni socialiste: la nascita del PSU
Una seconda scissione ci fu nell’ottobre del Di fronte ad un salto di qualità della violenza squadrista (occupazione di importanti centri urbani, come Bologna e Ferrara), i riformisti decisero di appoggiare il debole governo Facta (al potere dal febbraio 1922). In contrasto con la corrente maggioritaria massimalista che continuava ad opporsi al governo, I riformisti si separarono e diedero vita al Partito socialista unitario, guidato da Giacomo Matteotti

64 La marcia su Roma 1922: fiducia di un numero sempre crescente di alti esponenti dello stato, dell’esercito e del mondo economico, che videro nel fascismo una sorta di cura per riportare all’ordine le classi lavoratrici 24 ottobre 1922: prova generale: adunata di camice nere a Napoli. Mussolini dichiara: "O ci daranno il governo o lo prenderemo calando a Roma" 27 ottobre: a Cremona, Pisa e Firenze le camice nere si mettono in azione e prendono possesso di alcuni edifici pubblici La notte tra il 27 e il 28 il Presidente del consiglio fu svegliato per essere informato che le colonne fasciste erano partite verso Roma, sui treni che avevano requisiti, mentre il Re si consultava con i maggiori esponenti dell'Esercito.

65 La marcia su Roma 28 ottobre 1922: marcia su Roma  squadristi si accamparono in alcune località vicino alla capitale, mentre nella maggior parte delle città italiane venivano occupati pacificamente le prefetture e gli altri centri di potere Alle 6 del mattino del giorno 28, si riunì al Viminale (allora sede della presidenza del consiglio) il consiglio dei ministri che decise di proclamare lo stato di assedio e lo diede immediatamente alle stampe, e inviandolo a tutte le prefetture Verso le 8:30, Facta si recò al Quirinale per la ratifica del proclama da parte del re, ma con sorpresa del primo ministro, il re si rifiutò (forse dubbioso della fedeltà dell’esercito). Facta si dimise. Vi fu un tentativo fallito di affidare il governo a Salandra (in ticket con Mussolini) Mussolini intanto restava a Milano, dove veniva costantemente informato sulla situazione romana

66 La marcia su Roma Alla fine Mussolini venne informato che il Re era pronto a conferirgli l’incarico di formare il nuovo governo, prima di recarsi a Roma, pretese un telegramma, che giunse poche ore dopo: «SUA MAESTÀ IL RE MI INCARICA DI PREGARLA DI RECARSI A ROMA DESIDERANDO CONFERIRE CON LEI. OSSEQUI GENERALE CITTADINI» Alle 8 di sera Mussolini partì alla volta di Roma, dove sarebbe giunto alle del 30 ottobre Alle 18 presentò il governo, comprendente soltanto tre fascisti di orientamento moderato Le "Camicie Nere della rivoluzione" erano accampate intorno alla capitale e non attendevano che di entrarvi. Furono autorizzati ad entrarvi solo il giorno 30 e la raggiunsero alla meglio, su mezzi di fortuna Il 31 ottobre 1922 le camicie nere sfilarono per più di 6 ore dinanzi al Re, poi Mussolini ordinò che si iniziassero le operazioni di smobilitazione.

67 Mussolini con, da sinistra, Emilio De Bono, Italo Balbo e Cesare Maria De Vecchi

68 Un momento della marcia su Roma: le milizie armate in avvicinamento verso la Capitale

69 Il Re Vittorio Emanuele III incontra ufficialmente Benito Mussolini il 4 novembre 1922.

70 La marcia su Roma/questioni
Se lo stato avesse risposto con le armi, il fascismo sarebbe stato definitivamente spazzato via; Mussolini però sapeva che il re Vittorio Emanuele III stava ricevendo pressioni da più parti affinché fosse formato un governo in cui i fascisti fossero presenti in modo consistente

71 La marcia su Roma/questioni
Il fascismo non conquistò il potere con un colpo di stato paragonabile all’assalto al Palazzo d’inverno condotto dai bolscevichi. Esso, certo, utilizzò la violenza per farsi strada, ma tale violenza non fu in alcun modo esercitata contro lo stato e le sue autorità. Furono esse, all’opposto, che dapprima tollerarono le brutalità fasciste, poi concessero il potere a Mussolini

72 Primi due anni Primi due anni Mussolini procedette con cautela: Il primo esecutivo fu un governo di coalizione (5 fascisti, e altri liberali, nazionalisti, indipendenti; vi erano anche due ministri del PPI, contro il volere di Don Sturzo; alla Guerra c’era il generale Diaz) 16 novembre 1922 Mussolini presenta alla Camera il suo governo; tiene il tristemente famoso «discorso del bivacco». Al voto ottiene 306 voti favorevoli, 116 contrari (socialisti, comunisti, repubblicani e pochi altri). Con i primi decreti Mussolini si affrettò ad abolire i due provvedimenti più antiborghesi presi da Giolitti: l’innalzamento della tassa di successione la nominatività dei titoli azionari; restituì, poi, ai privati la rete telefonica e abolì il monopolio delle assicurazioni sulla vita, nazionalizzate da Giolitti

73 nel frattempo… Verso la dittatura: violenze fasciste e apparenza di normalità (14 minuti) Le violenze fasciste aumentarono e furono anche sciolte numerose amministrazioni guidate da socialisti e popolari. Venne anche abolita la festa del primo maggio.

74 Gran consiglio del fascismo e MVSS
In questo periodo furono costituite nuove istituzioni fasciste: Dicembre 1922 venne istituito il Gran consiglio del fascismo, ufficialmente “organo supremo, che coordina e integra tutte le attività del regime sorto dalla rivoluzione dell'ottobre 1922». Comprendeva i massimi esponenti del partito e i membri fascisti del governo e esercitava forte influenza sul governo stesso. Gennaio 1923 creata la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (MVSN), con la quale Mussolini cercò di inquadrare e “normalizzare” gli squadristi. Di fatto costituiva una sorta di «esercito parallelo» agli ordini di Mussolini

75 Una stabilità minacciata… ma non troppo…
In teoria, popolari e liberaldemocratici avevano la maggioranza in parlamento. Ma i popolari erano spaccati fra la componente sturziana, che giudicava il fascismo incompatibile con il cattolicesimo, e quella clerico-moderata (maggioritaria) che sosteneva Mussolini, il quale nel frattempo aveva smorzato i toni anticlericali e aveva guadagnato il consenso della fascia più conservatrice del mondo cattolico e del Vaticano, anche grazie a provvedimenti come la riforma scolastica del 1923 di Gentile

76 La Riforma Gentile 1923 Definita da Mussolini «la più fascista delle riforme» Netta separazione fra cultura umanistica (supremazia) e tecnico-scientifica Carattere fortemente selettivo del sistema scolastico (esami dopo la scuola media e dopo il primo biennio di quella superiore) Riordino degli indirizzi: Liceo classico unico indirizzo che dà accesso a tutte le facoltà universitarie  ruolo privilegiato nella formazione della classe dirigente Liceo scientifico (accesso solo alle facoltà scientifiche); Istituto magistrale (per la preparazione dei maestri); Istituti tecnici per ragionieri e geometri (accesso a economia e commercio); Istituti professionali Provvedimenti graditi ai cattolici: insegnamento obbligatorio della religione nella scuola elementare; esame di stato finale effettuato da commissari esterni (perché parificava scuola pubblica e privata) N.B.: l’impianto gentiliano è stato modificato solo nel 1962 con l’istituzione della scuola media unica (prima c’era il doppio canale: scuola media e avviamento professionale). A livello di scuola superiore è rimasto sostanzialmente operante sino alla riforma dei cicli del 2003

77 Riforma dei cicli scolastici ( 2003)

78 Legge Acerbo e delitto Matteotti
1923: legge Acerbo sulla revisione della legge elettorale in senso maggioritario: alla lista che avesse ottenuto il 25% dei voti complessivi sarebbero stati assegnati i due terzi dei seggi, mentre il restante terzo sarebbe stato distribuito tra le altre liste, su base proporzionale Elezioni svoltesi il 6 aprile 1924 le squadre fasciste ricorsero a brogli e violenze, che vennero coraggiosamente denunciate in Parlamento dal deputato socialista Giacomo Matteotti Il 10 giugno 1924 Matteotti venne rapito e ucciso L’opposizione abbandonò la Camera per protesta (secessione dell’Aventino: dal nome del colle Aventino sul quale – secondo la storia romana – si ritiravano i plebei nei periodi di acuto conflitto con i patrizi, vedi Secessio plebis). La speranza era che il re avrebbe obbligato Mussolini a dare le dimissioni, ma ciò non avvenne Il capo del fascismo, in un discorso alla Camera il 3 gennaio 1925, poté assumersi “la responsabilità politica, morale, storica di quanto è avvenuto”, cioè del delitto Matteotti e di tutti gli altri crimini compiuti fino ad allora dal fascismo: “Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere – disse Mussolini - se tutte le violenze sono state il risultato di un determinato clima storico, politico, morale, a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico, morale io l’ho creato con una propaganda che va dall’intervento fino ad oggi”. (ricostruzione del Discorso di denuncia di Matteotti; 8 minuti) (ricostruzione del discorso di Mussolini; 2 minuti)

79 Leggi fascistissime (1925-26)
A partire dal 1925 tutti gli elementi caratteristici dello stato liberale vennero eliminati (fascistizzazione dello stato e della società civile). Leggi «fascistissime» , ispirate dal giurista Alfredo Rocco: Soppressione libertà di stampa e Chiusura giornali antifascisti, gli altri posti sotto controllo del regime Praticamente abolita la divisione dei poteri, con l’approvazione della legge sulle prerogative del Capo del Governo: nessun argomento poteva essere discusso da una delle due Camere senza la previa autorizzazione del Capo del Governo. Il Capo del Governo non era più responsabile davanti alle Camere e solo il re avrebbe potuto revocargli l’incarico. Mussolini quindi non poté mai prescindere completamente dalla presenza del sovrano (ciò sarà decisivo per la caduta del fascismo nel 1943).

80 Leggi fascistissime Vietato promuovere e costituire associazioni dirette a sovvertire gli ordinamenti dello stato e “distruggere o deprimere il sentimento nazionale”: tutti i partiti ad eccezione del PNF vennero soppressi tutti i 123 deputati di opposizioni che parteciparono all’Aventino furono dichiarati decaduti venne reintrodotta la pena di morte e fu istituito il confino di polizia i sindaci e i consigli comunali, da organi elettivi, diventarono podestà e consulta di nomina governativa il sindacato fascista rimase l’unico rappresentante dei lavoratori, lo sciopero fu proibito istituito un Tribunale speciale, incaricato di processare tutti gli antifascisti (decine di condanne a morte, oltre anni di carcere contro gli oppositori del regime; italiani inviati al confino)

81 La nuova legge elettorale plebiscitaria
Legge elettorale 1928 (Mussolini disse in questa occasione: «seppelliamo solennemente la menzogna del suffragio universale»): l’elettore poteva solamente dire «sì» o «no» a una lista di 400 candidati designata dagli organi supremi del fascismo. Si tennero 2 elezioni con questo sistema: Nel 1929 i contrari furono l’1,5% Nel 1934 lo 0.15%

82 OVRA Sigla soggetta a varie interpretazioni: «Opera Volontaria per la Repressione dell'Antifascismo», «Organizzazione di Vigilanza e Repressione dell'Antifascismo», «Organo di Vigilanza dei Reati Antistatali». L'OVRA è stata la polizia segreta dell'Italia fascista dal 1930 al 1943 e nella Repubblica Sociale Italiana dal 1943 al Il termine OVRA viene però comunemente utilizzato per riferirsi, più genericamente, alla polizia politica fascista attiva anche in precedenza, in particolare da dopo il 1926 (leggi fascistissime). Compito dell'OVRA era la vigilanza e la repressione di organizzazioni sovversive, giornali contro lo Stato e gruppi di stranieri. (finale del film «Il sospetto», 8 minuti)

83 Il Gran consiglio del fascismo
Il Gran consiglio del fascismo dal 1928 acquisì compiti di rilevanza costituzionale, come la nomina dei candidati al parlamento e il suo parere era obbligatorio in importanti questioni, come la designazione del capo del governo e la successione al trono. Il Gran consiglio rimase di fatto l’unico organo entro il quale fosse possibile una qualche dialettica politica: infatti sarà proprio il Gran consiglio a decidere, il 25 luglio 1943, la destituzione di Mussolini

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85 Dai sindacati alle corporazioni
1925, patto di palazzo Vidoni: accordo tra la Confederazione nazionale dei sindacati fascisti (Edmondo Rossoni) e la Confindustria (che prese il nome di Confederazione nazionale fascista dell’industria) Erano ammessi i soli contratti di lavoro stipulati dai sindacati fascisti (eliminazione di fatto di tutti gli altri sindacati); i conflitti di lavoro dovevano essere decisi da un organo dello stato, la magistratura del lavoro; lo sciopero fu proibito per legge (come anche la serrata)

86 Dai sindacati alle corporazioni
Ordinamento corporativo, enunciato nella Carta del lavoro del 1927: tutti i settori della produzione, del lavoro e delle professioni dovevano essere organizzati in corporazioni, cioè organismi che rappresentavano i diversi interessi ma che erano al tempo stesso inquadrati dallo stato  ogni conflitto doveva essere regolato dallo stato. L’ordinamento corporativo di fatto non venne mai realizzato e si risolse in un assoluto predominio degli imprenditori e di un intreccio tra industria e stato

87 I Patti lateranensi Mussolini cerò di guadagnare al fascismo l’appoggio della Chiesa cattolica l’11 febbraio 1929 il Regno d’Italia stipulò con la Santa Sede i cosiddetti Patti del Laterano, che sancirono la nascita dello stato della Città del Vaticano e proclamarono il cattolicesimo religione ufficiale dello stato italiano; la Chiesa riconosceva la sovranità dello stato italiano, con capitale Roma (chiusa definitivamente questione aperta nel 1870 – breccia di Porta Pia – 1871 – trasferimento della capitale da Firenze a Roma) Presero il nome del palazzo di San Giovanni in Laterano in cui avvenne la firma degli accordi, che furono negoziati tra il cardinale Segretario di Stato Pietro Gasparri per conto della Santa Sede e Benito Mussolini, capo del Fascismo, come primo ministro italiano.

88 I Patti lateranensi Erano composti da tre documenti:
Un trattato, con cui la Santa sede riconosceva la sovranità dello stato italiano, con Roma capitale, e lo stato riconosceva la sovranità pontificia sulla Città del Vaticano La convenzione finanziaria, con cui lo stato versava al Vaticano una somma a titolo di indennità Il Concordato, che regolava i rapporti stato-Chiesa: conferiva effetti civili al matrimonio religioso e proclamava la dottrina cattolica «fondamento e coronamento dell’istruzione pubblica», estendendone l’insegnamento anche nelle scuole secondarie. Inoltre, il Concordato garantiva autonomia all’Azione cattolica

89 Le tappe verso la dittatura
Date Eventi 29 ottobre 1922 Mussolini diventa Presidente del Consiglio 6 aprile 1924 Elezioni truccate dai fascisti 30 maggio 1924 Discorso di Matteotti alla Camera 10 giugno 1924 Rapimento e uccisione di Matteotti. Il re non interviene 3 gennaio 1925 Mussolini si assume la responsabilità di tutti i delitti compiuti dal fascismo 24 dicembre 1925 Legge sulle prerogative del Capo del Governo 25 novembre 1926 Legge per la difesa dello Stato: istituzione del Tribunale speciale

90 La nazione e lo stato Nell’articolo “Fascismo” redatto nel 1932 per l’Enciclopedia Italiana, Mussolini, che lo aveva redatto, spiegava come il suo movimento si distingueva sia dal liberalismo, sia dal socialismo marxista Alla base vi erano i concetti di Nazione e di Stato: La nazione non è una semplice situazione di fatto, bensì un risultato, coscientemente generato dall’azione dello stato Lo stato può esercitare la propria azione di creatore e di promotore della grandezza della nazione solo nella misura in cui tutti i singoli componenti accettano di subordinare il proprio interesse personale a quello collettivo e le varie classi sociali cooperano tra loro invece di combattersi Rifiuto del concetto di democrazia: gli stati e le nazioni possono trionfare solo se guidati da un élite

91 Mobilitazione delle masse e stato totalitario
Renzo De Felice: “Al contrario [dei regimi conservatori classici], il fascismo ha sempre teso a creare nelle masse la sensazione di essere sempre mobilitate, di avere un rapporto diretto con il capo (tale perché capace di farsi interprete e traduttore in atto delle loro aspirazioni) e di partecipare e contribuire non ad una mera restaurazione di un ordine sociale… bensì ad una rivoluzione dalla quale sarebbe gradualmente nato un nuovo ordine sociale migliore e più giusto di quello preesistente”

92 La meta ultima del fascismo (che pure reprimeva ogni forma di opposizione) era in realtà il consenso, o meglio la piena adesione al regime da parte del cittadino ogni ambito della vita del singolo cittadino italiano fu pervasa da elementi fascisti: scuola, spettacoli, cultura, sport si trasformarono tutti in canali di diffusione dell’ideologia fascista Si diede massimo sviluppo alle organizzazioni educative fasciste e si predisposero imponenti raduni di massa, facendo leva più sull’immaginazione e sull’emozione, che sulla ragione (cfr Gustav Le Bon) Mussolini e lo sport: +

93 Opera Nazionale Balilla
L'Opera Nazionale Balilla (ONB) fu un organo del Partito Nazionale Fascista (PNF) a carattere parascolastico e paramilitare. Fondata nel 1926 come ente autonomo, l'ONB confluì, insieme ai Fasci giovanili di combattimento e ai Gruppi universitari fascisti (GUF), nella GIL (Gioventù Italiana del Littorio) a partire dal 1937. La denominazione fu ispirata alla figura di Giovan Battista Perasso detto "Balilla", il giovane genovese che secondo la tradizione avrebbe dato inizio alla rivolta contro gli occupanti austriaci nel 1746: un'immagine di modello rivoluzionario cara al regime fascista. l Moschetto Balilla,

94 Controllo dell’informazione
Ottenuto non solo con la soppressione della stampa antifascista, ma anche con la creazione di enti appositi come quello radiofonico (EIAR) e quello cinematografico (Istituto Luce), quest’ultimo, alle dirette dipendenze di Mussolini, produceva i famosi cinegiornali che venivano per legge proiettati in tutte le sale prima dei film

95 MinCulPop Attraverso il ministero della Cultura popolare (MinCulPop) si posero sotto controllo tutti gli aspetti della vita culturale. Il ministero aveva l'incarico di controllare ogni pubblicazione, sequestrando tutti quei documenti ritenuti pericolosi o contrari al regime e diffondendo i cosiddetti "ordini di stampa" (o "veline") con i quali s'impartivano precise disposizioni circa il contenuto degli articoli, l'importanza dei titoli e la loro grandezza. Più in generale, questo ufficio, si occupava della propaganda, anche promuovendo opere cinematografiche. Inizialmente capo del dicastero fu Galeazzo Ciano, che poi fu trasferito al Ministero degli Esteri e poi arrivò Alessandro Pavolini. N.B. Nella Germania nazista, il suo ministero corrispondente verrà più semplicemente chiamato "Ministero della Propaganda", attivo fin dal 1933 e di cui Joseph Goebbels fu il responsabile.

96 I cittadini e lo stato: tre modelli a confronto
Regime zarista Democrazia Regime fascista Concentrazione di tutto il potere nella figura dello zar Separazione dei poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario) Concentrazione di tutto il potere nella figura del Duce Passività delle masse e loro esclusione dalla gestione della vita dello stato Partecipazione dei cittadini (tramite il voto) alla gestione della vita dello stato Mobilitazione continua delle masse, ma loro esclusione da una reale gestione della vita dello stato

97 L’uomo nuovo fascista e le leggi razziali
Il mito a cui consapevolmente il fascismo si rifà è quello di Roma: l’Italia sarebbe dovuta tornare alla potenza e alla egemonia che aveva posseduto in antichità Ciò sembrò realizzarsi quando nel venne conquistata l’Etiopia e Vittorio Emanuele III fu proclamato imperatore. Il consenso verso il regime toccò in quel momento il suo vertice Mussolini decise allora di accelerare l’operazione di creazione dell’uomo nuovo fascista

98 Galeazzo Ciano e Benito Mussolini passano in rassegna un reparto militare al rientro in Italia di Ciano dall'Africa Orientale Italiana - Brindisi, 17 maggio 1936 Guerra d’Etiopia Con il termine guerra d'Etiopia o seconda guerra italo-etiopica (talvolta nota anche come guerra d'Abissinia o campagna d'Etiopia) ci si riferisce alla guerra condotta dal Regno d'Italia contro lo Stato sovrano dell'Impero d'Etiopia, a partire dal 3 ottobre La guerra si concluse, dopo sette mesi di combattimenti caratterizzati anche dall'impiego di armi chimiche da parte italiana, con l'invasione totale del territorio etiope e con l'assunzione della corona imperiale da parte di Vittorio Emanuele III (cosiddetta "Proclamazione dell'Impero"), il 9 maggio 1936. Con l'inizio della seconda guerra mondiale l'esercito britannico nel 1941, in pochi mesi e con la collaborazione della resistenza etiope, liberò il territorio, determinando il crollo del dominio italiano in Etiopia. Impero coloniale italiano

99 Guerra d’Etiopia – le sanzioni
Roma, manifestazione contro le sanzioni. Nello specifico si tratta di rappresentanze francesi ospiti a Roma. Attaccando l'Abissinia, che era membro della Società delle Nazioni, l'Italia aveva violato l'articolo XVI dell'organizzazione medesima. Per questo motivo, la Società delle Nazioni condannò l'attacco italiano il 7 ottobre e il 18 novembre l'Italia venne colpita dalle sanzioni economiche imposte dalla Società delle Nazioni. Le sanzioni, peraltro, risultarono inefficaci perché numerosi paesi, pur avendole votate ufficialmente, mantennero buoni rapporti con l'Italia, rifornendola di materie prime. Tra questi la Germania. Inoltre, le sanzioni non riguardarono materie di vitale importanza, come ad esempio il petrolio. Gli Stati Uniti, pur condannando l'attacco italiano, ritenevano inappropriato che le sanzioni fossero state votate da nazioni con imperi coloniali come Francia e Gran Bretagna

100 L’uomo nuovo fascista e le leggi razziali
(1 ora) Nel 1938 furono introdotte anche in Italia le leggi razziali, con l’obiettivo di affermare l’idea di una superiorità razziale degli italiani. Le leggi razziali fasciste sono un insieme di provvedimenti legislativi e amministrativi (leggi, ordinanze, circolari, ecc.) che vennero varati in Italia fra il 1938 e il primo quinquennio degli anni quaranta, inizialmente dal regime fascista e poi dalla Repubblica Sociale Italiana, rivolti prevalentemente – ma non solo – contro le persone di religione ebraica. Furono lette per la prima volta il 18 settembre 1938 a Trieste da Benito Mussolini dal balcone del Municipio in occasione della sua visita alla città. L’antisemitismo fu un elemento tardivo del fascismo e non ebbe mai il ruolo centrale che rivesti nel nazionalsocialismo tedesco Frontespizio del primo numero della rivista La difesa della razza dell'8 agosto 1938 Testata del Corriere della Sera dell'11 novembre 1938

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102 L’uomo nuovo fascista e le leggi razziali
a partire dal settembre 1938, le leggi antiebraiche fasciste furono ugualmente molto pesanti e umilianti Gli studenti e insegnanti ebrei furono espulsi dalla scuola pubblica, a tutti gli ebrei venne vietato di prestare servizio militare, di ricoprire cariche pubbliche e di essere iscritti al PNF. Inoltre, come recitava un decreto del 17 novembre 1938, il matrimonio “dei cittadini italiani di razza ariana [= europei bianchi] con persone appartenenti ad altra razza” era vietato.

103 La negazione della lotta di classe
Carta del lavoro del 1927: unico sindacato legittimato a rappresentare il proletariato quello fascista, che rinunciava allo sciopero come strumento di lotta 1934 : legislazione sull’ordinamento corporativo: quale i datori di lavoro e i prestatori d’opera impegnati in un determinato settore economico venivano riuniti in un’unica organizzazione, la corporazione, il cui scopo era quello di comporre pacificamente le vertenze fra le parti sociali ciò significava la cancellazione di ogni potere contrattuale effettivo dei lavoratori Il corporativismo divenne un aspetto caratterizzante del fascismo, tanto che nel 1939 la Camera dei deputati (eletta per l’ultima volta nel 1929) fu sostituita dalla Camera dei fasci e delle corporazioni.

104 La lira a quota 90 Dal punto di vista economico la preoccupazione principale de regime era quella di ridare stabilità e forza alla moneta L’obiettivo: cambio alla cosiddetta quota 90 (90 lire per una sterlina). Tale decisione provocò una forte limitazione del credito bancario, penalizzò gravemente le esportazioni e si coniugò con una pesante diminuzione dei salari; d’altro canto, la rivalutazione della lira garantì invece il valore dei risparmi dei ceti medi. Inoltre, la quota 90 permise l’importazione a minor costo delle materie prime essenziali all’industria.

105 La battaglia del grano lanciata da Mussolini nel 1926
Nonostante a livello mondiale negli anni Venti i prezzi agricoli fossero in netto ribasso, il fascismo preferì puntare decisamente nella direzione del protezionismo e del raggiungimento dell’autosufficienza nel campo della produzione granaria (autarchia). la produzione nazionale di grano salì a 60 milioni di quintali nel 1930 e toccò gli 80 nel 1939. I risvolti negativi furono però numerosi: l’incremento della produzione di grano fu ottenuto mettendo a coltura cerealicola anche numerosi terreni in precedenza destinati a pascolo per l’allevamento o alla coltivazione di prodotti pregiati (come frutta e olive). Il prezzo del grano in Italia resto costantemente elevato (il 50% più alto che negli USA), obbligando la popolazione a una drastica riduzione dei consumi di grano pro-capite.

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108 Lo stato industriale e banchiere
La grande crisi economica del 1929 colpì anche l’Italia La strada scelta dal regime per far fronte alla disoccupazione: massiccio intervento dello stato nel campo dell’economia una politica di grandi spese per lavori di pubblica utilità, come la bonifica dell’Agro Pontino e le prime autostrade nel Nord Istituiti , l’IMI (Istituto Mobiliare Italiano) e l’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale). Nel primo caso, si trattò di una grande banca pubblica, incaricata di intervenire a sostegno delle industrie e delle banche coinvolte dalla crisi; a partire dal 1933, poi, tramite l’IRI, lo stato rilevò direttamente le aziende in difficoltà e ne assunse la gestione. Alla fine degli anni Trenta l’IRI possedeva il 44,5% del capitale azionario italiano. l’IRI è stato liquidato nel l’IMI nel 1991 si trasformo in Spa e nel 1998 su fuse con la banca Sanpaolo di Torino, dando vita a Sanpaolo IMI

109 Economia di mercato Socialismo Economia mista Stato di riferimento Stati Uniti (prima del 1929) Unione Sovietica Italia (dopo il 1929) Caratteristica fondamentale Le imprese private sono gli unici soggetti economici Lo stato è l’unico soggetto economico Coesistenza di imprese private e stato come soggetti economici Vantaggi economici Il regime di concorrenza stimola la produttività e l’innovazione Lo stato pianifica la produzione e lo sviluppo economico Lo stato sostiene le imprese che sono in difficoltà, in tempo di crisi Rischi economici Le imprese sono abbandonate a se stesse in tempo di crisi In assenza di concorrenza, la produttività e l’innovazione tendono a calare Lo stato si assume oneri di gestione sempre maggiori, che pesano sul bilancio pubblico


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