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Il “modello mediterraneo di immigrazione” nel contesto italiano

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Presentazione sul tema: "Il “modello mediterraneo di immigrazione” nel contesto italiano"— Transcript della presentazione:

1 Il “modello mediterraneo di immigrazione” nel contesto italiano
Aspetti sociali, economici e normativi Anna Elia Corso di Sociologia delle relazioni etniche a.a. 2008/09

2 Metà anni ’70 inizio anni ‘80 l’Italia da paese di emigrazione diventa paese di immigrazione;
presenza femminile predominante in molte nazionalità (nelle migrazioni intraeuropee degli anni ’50 e ’60 la componente femminile era minoritaria).

3 I caratteri del “modello di immigrazione” in Italia
una iniziale assenza di norme che regola l'immigrazione e la successiva emanazione di leggi più restrittive rispetto ai nuovi ingressi; la scarsa presenza delle istituzioni nella regolazione dei processi migratori se non con provvedimenti di sanatoria; tolleranza delle istituzioni verso gli immigrati irregolari per la presenza di un largo settore di economia informale; uno scarso accesso dei migranti alle politiche sociali sia nella fase iniziale dei flussi migratori che nella loro successiva stabilizzazione; la presenza di attori locali (organismo di volontariato laico; reti tra migranti; istituzioni ecclesiali) di sostegno ai processi di inserimento sociale ed economico dei migranti che arriva a supplire le carenze politico-istituzionali dicotomia disoccupazione/immigrazione nel sud Italia: richiesta nel settore agricolo di manodopera mobile e flessibile disposta ad accettare paghe inferiori a quelle contrattuali e condizioni di lavoro che violano le norme di sicurezza; migrazioni interne e dinamiche nella domanda di lavoro industriale nelle piccole imprese del nord-est. alta incidenza del lavoro autonomo (ethnic business).

4 Legge 943 del 1986 Misura di regolarizzazione per i lavoratori stranieri in quanto lavoratori dipendenti» e per gli « immigrati attivamente alla ricerca di un lavoro La legge riservava i benefici del sistema di welfare nazionale al lavoratore immigrato in quanto lavoratore dipendente. Legge 39 del 1990 Misure di regolarizzazione per tutti i lavoratori stranieri; Godimento delle politiche sociali per tutti i lavoratori stranieri ivi compresi i lavoratori autonomi.

5 Migrante « clandestino »
La Legge n. 40 del 1998 fu la prima mettere in causa l’accesso ai diritti sociali da parte del cittadino straniero in quanto pari al cittadino italiano. Migrante « clandestino » Immigrato in regola con il permesso di soggiorno Garanzie di integrità della persona fisica Garanzie di integrità sociale l’assistenza sanitaria nazionale allo straniero indipendentemente dalla sua posizione giuridica di regolare o irregolare; diritto all’istruzione per tutti i minori stranieri indipendentemente dallo status di “irregolare” dei genitori. L’accesso alle politiche sociali; l’equiparazione tra stranieri e cittadini italiani venne estesa anche sul piano dei diritti civili; azioni di integrazione sociale.

6 Migrante « clandestino »
La Legge n. 40 del 1998 Migrante « clandestino » Immigrati in regola con il permesso di soggiorno Garantire le espulsioni; ridurre le presenze irregolari attraverso maggiori controlli. Istituzione dei Centri di Permanenza Temporanea; quote di ingresso stabilite annualmente. Garantire percorsi di integrazione e di stabilizzazione. accesso ad alloggi sociali e alle misure di edilizia sociale; iscrizione alle liste di collocamento; diritto a mantenere o a riacquistare l’unità familiare; accesso al sistema pensionistico.

7 Anni ’80 fine anni 90, effetti delle politiche di sanatoria del 1982-1987-1990-1995
Soddisfare il bisogno di manodopera dei distretti industriali nel centro-nord Italia e delle piccole industrie manifatturiere del nord-est; Risposte a situazioni di urgenza sociale: rassicurare gli italiani di fronte ad una presenza sempre maggiore sul territorio di cittadini stranieri in situazioni di irregolarità; sedare momenti di conflittualità sociale nelle zone agricole del sud Italia; Processi di etnicizzazione del mercato del lavoro: alto livello di specializzazione dei lavori effettuati dai migranti in relazione al loro paese di origine, del loro sesso e della religione di appartenenza (senegalese: venditore ambulante; tunisino: pescatore; filippine-donne dell’est: colf e badanti).

8 La razionalità delle leggi di regolarizzazione:
I migranti sono portatori di diritti solo in qualità di forza lavoro, mentre la loro presenza sociale viene completamente annullata (le politiche di sanatorie non vengono accompagnate da politica di inserimento/orientamento dei migranti regolarizzati). Nel 1991, dopo le prime tre leggi di regolarizzazione ( ), la popolazione straniera regolarmente residente in Italia era di 860 mila individui, mentre la stima dei migranti “clandestini” è più di un milione. Le analisi sui permessi di soggiorno rivelano una presenza di migranti provenienti dal Nord Africa; e dell’Africa occidentale soprattutto nel nord Italia. Un terzo dei migranti è di religione musulmana.

9 La legge 40 del 1998 è la sola disposizione normativa in materia di immigrazione che si riferisce in maniera specifica ai processi di integrazione dei migranti sul territorio italiano. Il testo affianca il tema dell’integrazione a quello della « sicurezza » attorno ai seguenti principi: Quote annuali di ammissione degli immigrati residenti all’estero per motivi di lavoro; Lotta all’immigrazione clandestina (CPT; controlli più severi; espulsioni); Uguaglianza tra italiani e immigrati in quanto cittadini e non solo in quanto lavoratori; Integrazione degli immigrati « regolarizzati »; riconoscimento dei diritti sociali e civili (ricongiungimento familiare; accesso al sistema sanitario nazionale; alle politiche abitative). godimento dei diritti sociali e civili (ricongiungimento familiare; accesso al sistema sanitario nazionale; alle politiche abitative); promozione di processi integrazione sul piano del dialogo interculturale con il diretto coinvolgimento di comuni, province, regioni, soggetti no-profit; possibilità di accedere alla Carta di Soggiorno (permesso di soggiorno illimitato) alla fine di un percorso di stabilizzazione sul territorio italiano.

10 La legge 189/ Bossi-Fini. Principale obiettivo della sanatoria: la regolarizzazione delle “badanti”. La legge sostituisce il contratto di lavoro al permesso di soggiorno; Allo scadere del contratto il migrante ha solo sei mesi per trovare un altro lavoro altrimenti ricade nella condizione di “clandestino”; Il datore di lavoro è titolare del contratto di soggiorno del migrante e ne garantisce la permanenza sul territorio italiano; La legge pone inoltre ulteriori restrizioni al ricongiungimento familiare.

11 Effetti e obiettivi della sanatoria:
annulla completamente ogni possibile prospettiva di integrazione del cittadino straniero rendendo provvisoria la sua presenza sul territorio italiano; colma le carenze delle politiche socio-sanitarie nazionali nella cura agli anziani legittimando processi di segregazione sociale ed economica delle donne migranti nel ruolo di “badante”; rende le donne migranti vulnerabili sul piano dell’accettazione di condizioni di lavoro gravose pur di non perdere il lavoro ed il contratto di soggiorno; le restrizioni al rinnovo del contratto di lavoro determinano un’immigrazione circolare, non integrata da mettere a disposizione del mercato del lavoro informale come una continua riserva di lavoratori a basso costo.

12 Composizione demografica della popolazione straniera dopo la sanatoria del 2002:
La legge n. 189 del 2002, fino al primo gennaio 2006, ha concesso 647 mila regolarizzazioni, di cui più della metà riguardano donne migranti impegnate nel lavoro di assistenza e di cura. Al primo gennaio 2006 gli stranieri regolarmente residenti in Italia erano circa 2.7 milioni, mentre nel 2002 erano 1,5 milioni; il 56 per cento delle donne migranti arriva dall’Est-Europa. L’incremento, dal primo gennaio 2002 al primo 2006, ha riguardato in modo particolare i flussi dall’Ucraina (+ 800 per cento); dalla Romania (+ 300 per cento); Albania (+100 per cento); Moldavia (+450 per cento).

13 Andamento della presenza Straniera in Italia (2003/2007)
Nordovest Nordest Centro Sud Isole 2003 77.271 2004 85.651 2005 92.525 2006 97.687 2007

14 Andamento della presenza Straniera in Italia (2003/2007)

15 Distribuzione della presenza Straniera in Italia (1/1/2008)

16 Stranieri residenti in Italia al 1/1/2008 (prime 8 nazionalità – m+f)
Totale Romania 18,2% Albania 11,7% Marocco 10,7% Cina 4,6% Ucraina 3,9% Filippine 3,1% Tunisia 93.601 2,7% Polonia 90.218 2,6%

17 – Costruzione sociale del clandestino/immigrato in quanto criminale da parte dei media e dalle logiche di consenso politico boom immigrazione nel 2007: la grande emergenza (blocco degli ingressi legali con il sistema delle quote); visibilità sui media italiani di numerosi violenti episodi di razzismo denunciati dai migranti. Dibattito pubblico sulla questione del razzismo in Italia. emergenza sbarchi di “clandestini”: finanziamenti per 10 nuovi Cpt; reato di clandestinità: processo di identificazione tra la presenza di “clandestini” e fenomeni di illegalità diffusa sul territorio italiano; classi di inserimento separato nelle scuole per i figli degli immigrati.

18 L’azione dei media nei processi di costruzione ideologica del razzismo
1995 – primi sbarchi dei profughi albanesi sulle coste della Puglia: diffuso atteggiamento xenofobo verso l’orda Albanese; (i rifugiati albanesi divennero i “clandestini albanesi); – crescita esponenziale dei fenomeni di sfruttamento del lavoro migrante nell’economia informale; fenomeni di crescente competitività tra lavoratori stranieri; – l’immigrazione dalla Romania, in rapida crescita, diventa il nuovo bersaglio di una ostilità materiale e simbolica;

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21 DECRETO-LEGGE 23 maggio 2008 , n
DECRETO-LEGGE 23 maggio 2008 , n Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica. (GU n. 122 del ) reato di clandestinità: per l’immigrato clandestino fermato dalle forze dell’ordine non è previsto il carcere, ma una sanzione amministrativa compresa tra i 5mila e i 10mila euro; si sopprime la norma del ddl che avrebbe abrogato il divieto di segnalazione degli stranieri irregolari che accedono alle cure urgenti ed essenziali; Il «centro di permanenza temporanea» viene denominato «centro di identificazione ed espulsione»; si reintroduce il prolungamento da 2 a 6 mesi del periodo massimo di trattenimento nei Centri di identificazione ed espulsione; reato di locazione di un immobile a straniero privo di titolo di soggiorno al momento della stipula o del rinnovo del contratto di locazione" ;  introduce un contributo sulla domanda di rilascio o rinnovo dei permessi di soggiorno che andrà da un minimo di 80 a un massimo di 200 euro che ogni straniero ha l`obbligo di versare  per tutte le pratiche  di rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno, esclusi  i permessi per asilo, per richiesta di asilo, per protezione sussidiaria, per motivi umanitari

22 Buone pratiche: copartecipazione delle collettività migranti, dei soggetti della società civile e delle istituzioni locali Sperimentazione di pratiche innovative di rappresentanza degli immigrati a livello di amministrazione comunale: (consulta per l’immigrazione, Nuovo consigliere aggiunto, diritto di voto amministrativo attivo e passivo ai cittadini stranieri regolarmente residenti nel comune; osservatori sulle politiche sociali per l’immigrazione; Consigli provinciali dei migranti; sportello informa immigrati); Programma Nazionale Asilo (PNA) sistema nazionale di accoglienza e protezione in favore dei richiedenti asilo; e di sostegno all’integrazione per i rifugiati e le persone con permesso di soggiorno per motivi umanitari. Soggetti coinvolti: Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e l'Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI), Stato e Fondo Europeo per i Rifugiati (FER). Esperienze consolidate di accoglienza e di inserimento sociale ed economico dei richiedenti asilo nei piccoli paesi della costa calabra nella Locride (Riace, Badolato, Caulonia, Stignano);

23 Uno sguardo alle seconde generazioni

24 Chi sono le seconde generazioni? Una “generazione sospesa”
bambini nati e cresciuti in Italia, adolescenti che si sono ricongiunti con i genitori dopo aver compiuto un ampio processo di socializzazione nel Paese di origine, minori giunti soli e presi in carico da progetti educativi realizzati in Italia, minori rifugiati. Le ricerche sociologiche definiscono: seconda generazione: i giovani figli di immigrati nati in Italia; generazione 1,5 quelli arrivati a 6-12 anni; generazione 1,25 quelli immigrati a anni. Seconde gen. (nati in Italia o immigrati molto giovani): 1milione nel 2008 (Stima Fondazione Agnelli)

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27 Alunni con cittadinanza non italiana per ordine scuola Italia e Calabria a.a. 2007/08 (valori assoluti e percentuali) Totale Infanzia Primaria Secondaria I grado Secondaria II grado Italia Calabria 7.858 1.260 3.045 1.861 1.692 Rapporto Calabria/Italia 1,4% 1,1% 1,5%

28 Alunni con cittadinanza non italiana per ordine scuola Calabria (valori assoluti)
Totale Infanzia Primaria Secondaria I grado Secondaria II grado Calabria 7.858 1.260 3.045 1.861 1.692 Cosenza 2430 337 913 547 633 Catanzaro 672 130 266 173 103 Crotone 1395 188 570 349 288 Vibo Valentia 640 97 219 164 160 Reggio Calabria 2721 508 1077 628

29 Alunni con cittadinanza non italiana per ordine scuola Calabria (valori percentuali)
Totale Infanzia Primaria Secondaria I grado Secondaria II grado Calabria 100,0% Cosenza 30,9% 26,7% 30,0% 29,4% 37,4% Catanzaro 8,6% 10,3% 8,7% 9,3% 6,1% Crotone 17,8% 14,9% 18,7% 18,8% 17,0% Vibo Valentia 8,1% 7,7% 7,2% 8,8% 9,5% Reggio Calabria 34,6% 40,3% 35,4% 33,7%

30 I diritti delle seconde generazioni nella scuola
Le circolari e le leggi in materia di istruzione, e le politiche migratorie disegnano un modello di scuola italiana interculturale con i seguenti caratteri distintivi: la connessione tra il tema dell’inserimento degli alunni stranieri e il tema dell’educazione interculturale che comporta un cambiamento e un’innovazione diffusa della scuola (es. nuove attenzioni didattiche relazionate ai bisogni specifici dei minori stranieri); il diritto/obbligo scolastico per tutti i minori presenti in Italia, a prescindere dalla loro nazionalità e condizione giuridica (uguaglianza nelle opportunità formative) (art. 38, comma 1 T.U.); il coinvolgimento degli alunni italiani in un rapporto interattivo con gli alunni immigrati, per favorire l’arricchimento reciproco (C. M. n. 205 del 1990); il tema dell’insegnamento dell’italiano si colloca come seconda lingua nel più ampio progetto dell’integrazione, del riconoscimento e valorizzazione della lingua e della cultura d’origine anche attraverso l’opera di mediatori linguistici e culturali; La scuola è al ”crocevia come luogo di interazione non conflittuale di comunità culturalmente diverse” - Zincone Rapporto della Commissione per le Politiche di Integrazione degli Immigrati.

31 La scuola come luogo primario di integrazione per le seconde generazioni
la scuola diventa lo spazio pubblico per eccellenza dove i giovani possono confrontare biografie personali e i relativi retaggi culturali; nella scuola si costruisce la cittadinanza futura e si preparano le modalità di inserimento sul mercato del lavoro (Zolberg 1997); l’istruzione appare come la carta della riformulazione dei progetti migratori della prima generazione e della possibile costruzione di uno statuto sociale di maggiore eguaglianza e di pari opportunità per la seconda generazione (Giovannini e Queirolo Palmas 2002); «I bambini che imparano lingua e cultura del loro nuovo Paese senza perdere quelle del vecchio hanno una comprensione migliore del loro posto nel mondo» (Rumbaut 1998).

32 La presenza delle seconde generazioni in Italia: questioni aperte
Aspettative di emancipazione sociale della seconda generazione: i rischi di un mancato riscontro; I problemi di una mancata cittadinanza; Strategie di assimilazione culturale senza opportunità di integrazione; Le risorse della diversità culturale: come valorizzarle?

33 Classi di inserimento temporaneo
La Camera ha approvato il 15 ottobre 2008, all’interno del pacchetto scuola, una mozione voluta dalla Lega che impegna il Governo a rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola di ogni ordine e grado, favorendo il loro ingresso previo superamento di test e specifiche prove di valutazione. Chi non supera il test dovrà frequentare delle classi separate,“classi ponte”, per l’apprendimento della lingua italiana, propedeutiche all’ingresso degli studenti stranieri nelle classi permanenti.

34 Le risposte delle seconde generazioni: associazionismo e richiesta di partecipazione politica.
Associazione Seconda Generazione Rete G2

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