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Ambiti di intervento ed applicazioni del Counselling

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Presentazione sul tema: "Ambiti di intervento ed applicazioni del Counselling"— Transcript della presentazione:

1 Ambiti di intervento ed applicazioni del Counselling
Il Counselling Scolastico liberamente tratto da Claudio Quaranta

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Il Counseling scolastico Nell’ultimo decennio la scuola italiana è stata investita da numerose trasformazioni volte ad adeguarla alle nuove esigenze della società contemporanea ed ai più urgenti bisogni della popolazione studentesca. L’attuale complessità sociale e l’affermazione di nuovi paradigmi socio/economico/culturali - si pensi a questo proposito al consumismo dilagante, al prevalere della categoria dell’avere rispetto a quella dell’essere e alla diffusione sempre più massiccia di linguaggi televisivi ed informatici - hanno, infatti, prodotto profondi cambiamenti non soltanto nel nostro vivere quotidiano, ma anche nella condizione esistenziale umana, cambiamenti che la scuola non ha potuto ignorare essendo l’istituzione preposta alla formazione e allo sviluppo dell’uomo e del cittadino. Il processo di rinnovamento del sistema scolastico italiano - finalizzato a creare una “scuola nuova” ed una “scuola di qualità” - si è sinora espresso attraverso l’inserimento, nella didattica, di tecnologie multimediali e di nuove metodologie di insegnamento e valutazione, nonché mediante la revisione dei curricula, delle materie, degli orari, dei libri di testo e delle tradizionali modalità di utilizzazioni degli insegnanti. Con l’emancipazione di numerose 1

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disposizioni legislative e ministeriali si è altresì provveduto ad adeguare i programmi di studio dei vari ordini di scuole, a rivederne l’orientamento organizzativo e didattico e ad aggiornarne il corpo docente sui problemi psicologici, metodologici e didattici, nell’intento di offrire all’utenza un servizio educativo più efficace. Dagli anni ‘90 in poi, inoltre, la scuola ha fatto proprie anche le attività di prevenzione del disagio e di promozione del benessere, disponendo l’istituzione di Centri di Informazione e Consulenza o Sportelli di Counselling e l’inserimento di molteplici attività di Educazione alla Salute presso le scuole di ogni ordine e grado (Progetto Arcobaleno per la Scuola Materna, Ragazzi 2000 per le Scuole Elementari, Giovani ‘93 per gli Istituti Secondari di II grado). La scuola è venuta, quindi, via via configurandosi non più come luogo deputato esclusivamente alla trasmissione del sapere, quanto piuttosto come un’istituzione “aperta al mondo” (Sponzilli 1994), finalizzata allo sviluppo e al potenziamento delle facoltà cognitive, affettive, emotive ed immaginative degli alunni. E’ in questa nuova accezione di scuola, intesa come “agenzia” educativa con finalità formative e preventive, che si colloca la pratica del counselling scolastico, il cui fine è quello di agevolare la relazione insegnante-studente, insegnante-genitore ed insegnante ed altre figure professionali. 2

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Secondo D i Fabio (1997) tale relazione di aiuto consente di: “sviluppare un contesto comunicativo-relazionale rassicurante tra le varie componenti scolastiche; effettuare una progettazione multidimensionale degli interventi di sostegno: svolgere un’azione di potenziamento e facilitazione sugli insegnanti sostenere l’elaborazione di programmi equilibrati che riconoscano ed integrino bisogni affettivi e bisogni didattici; sviluppare la competenza affettiva nella motivazione scolastica”. Rientrano tra gli obiettivi perseguiti dal counselling scolastico: il sostegno (per problematiche di vario tipo); lo sviluppo di abilità e competenze; l’orientamento scolastico l’invio ad altri specialisti (in caso di situazioni particolarmente gravi, non affrontabili nel contesto scolastico). 3

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L’introduzione, anche nelle nostre scuole, di tale strumento psicopedagogico - già da tempo esistente nelle istituzioni educative di altri Paesi Europei - è abbastanza recente e troppo spesso limitata alle sole attività svolte nei Centri di Informazione e Consulenza, genericamente definiti come “organismi aventi il compito di favorire il benessere personale e scolastico degli studenti” (Maggiolini 1997) e come “luoghi e momenti in cui la scuola presta attenzione e risponde alle istanze degli studenti” (ibidem) Le consulenze offerte dai C.I.C. riguardano, in prevalenza, gli eventuali problemi relazionali vissuti dagli alunni, le difficoltà personali, psicologiche e sociali degli studenti. Le informazioni erogate sono inerenti, invece, alla progettazione di iniziative culturali, ricreative e sportive; alle modalità di accoglienza dei compagni più giovani e alle notizie sulla carriera scolastica e sul mondo del lavoro (l’attività dei C.I.C. è rappresentata graficamente nello schema 1). 4

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E’ appunto nei C.I.C. o Sportelli di Counselling che il counselor può porre in atto una particolare relazione di aiuto, sostenendo alunni che stanno facendo esperienza di apprendimento, di rapporti e di evoluzione. A tale proposito, si parla spesso di ruolo risolutivo del counselor che, inteso in questa accezione, affronta problematiche varie, quali: le difficoltà di apprendimento, i disordini alimentari l’abuso di sostanze, i rapporti sociali ed interpersonali difficili (relazioni affettive, amicali, rapporto con genitori ed insegnanti), il rifiuto della scuola, i problemi legati ad un basso tasso di autostima, le difficoltà sessuali, ecc. Il counselor, in questo contesto, può, inoltre, essere un valido aiuto per l’invio degli studenti con seri e gravi problemi psicologici e psichiatrici ad altri specialisti; può offrire orientamento scolastico e professionale agli alunni che ne facciano richiesta e fornire consulenze agli insegnanti che ne richiedano. In tale ambito, il counselling si avvale di interventi minimali che prevedono l’uso del colloquio d’aiuto o di orientamento - ed utilizza modalità e tecniche comuni alla sua impostazione teorico-metodologica di base, applicate, ovviamente, al contesto particolare. Il counselor che lavora in una scuola, dunque, è chiamato, innanzitutto a rispettare i principi dell’ascolto attivo, dell’empatia e della congruenza. Egli deve focalizzare la sua attenzione sulla relazione in atto e sulla comunicazione verbale e non verbale dell’utente, utilizzando le 6

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regole della comunicazione efficace e tecniche precise nell’analisi della domanda. Essere counselor significa, altresì, rispettare ed accettare incondizionatamente lo studente come persona, in maniera scevra da comportamenti e discorsi paternalistici, cercando, infine, di assicurare al rapporto -laddove possibile- ogni forma di riservatezza. Personalmente credo nell’efficacia degli Sportelli di Counselling, nell’importanza di un’attività di sostegno ed orientamento per gli allievi in Istituti scolastici di ogni ordine e grado. Penso che sia fondamentale l’esistenza di uno spazio, all’interno della scuola, in cui il giovane possa esprimere liberamente, senza dubbi né timori, i suoi stati d’animo, i suoi problemi e le sue difficoltà troppo spesso celate o ingigantite dall’impossibilità di parlarne con un adulto di fiducia che non sia il genitore e l’insegnante. Durante l’anno scolastico 1997/98 ho svolto la professione di counselor in un istituto secondario della mia città. Questa esperienza mi ha permesso, innanzitutto, di avvalorare le mie convinzioni circa la bontà di tale servizio e sulla necessità di renderlo quanto più efficace ed efficiente. Essa, inoltre, mi ha offerto la possibilità di sperimentare sul campo le difficoltà di una professione che richiede non soltanto la conoscenza di tecniche e modalità 7

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professionali specifiche, ma anche un confronto vero, aperto e limpido del counselor con se stesso, con i suoi problemi e con la sua capacità di di riuscire ad ascoltare realmente l’altro, senza alcun condizionamento, né pregiudizio, liberando totalmente la mente dalle preoccupazioni quotidiane, grandi o piccole che siano. Sino ad ora, comunque, il counselling scolastico non è ancora riuscito né ad affermarsi in maniera sostanziale né a diffondersi capillarmente e ciò è dovuto, secondo Di Fabio (1997), prevalentemente, all’inadeguatezza della formazione degli operatori del settore: molte scuole, infatti, affidano le relazioni di aiuto a personale docente che, privo di qualsiasi nozione a riguardo (non attenendo alla propria specifica formazione), finisce per sentirsi inadeguato e vulnerabile. Le possibili utilizzazioni del counselling scolastico (schema 2) non si esauriscono, tuttavia, in ciò che si è appena detto: 8

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Schema 2 Abilità sociali Competenze comunicativo- Decision-making relazionali NEL GRUPPO NEI C.I.C. Informazione CLASSE Counselor Consulenza Counselor esterni Invio o insegnanti NELL’ATTIVTA’ DIDATTICA CONSELLING SCOLASTICO Insegnanti di classe AI CONSIGLI DI CLASSE AGLI INSEGNANTI Risoluzione di Strategie di insegnamento problemi (Counseling skills)

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Esso si configura, infatti, come un approccio agevolante utile anche all’interno della classe qualora in essa emergano tensioni o problematiche che, pur non coincidendo necessariamente con quelle dei singoli, riguardano, tuttavia, il gruppo di lavoro nella sua interezza. In tal caso la relazione d’aiuto -che può essere attuata da operatori opportunamente formati alla professione di counselor- si prefigge come obiettivo principale quello di “capire il conflitto in atto ed ipotizzare eventuali soluzioni” (Maggiolini 1997) ai problemi derivanti dalle dinamiche della classe stessa (conflittualità tra gruppi, sviluppo di leadership negative, rapporti difficili tra alunni o tra questi ed i docenti, ecc..). Tra i molteplici tipi di counselling attuabili in ambito scolastico vanno inoltre ricordati quello indiretto, rivolto agli insegnanti -finalizzato ad offrir loro eventuale consulenza - e quello rivolto al consiglio di classe. Scopo di quest’ultimo è migliorare la comunicazione all’interno del gruppo, allo scopo di evitare dinamiche conflittuali. I docenti, comunque non si configurano come semplici utenti del counselling. Essi, infatti, possono mettere in atto tale relazione d’aiuto nell’espletamento dei loro compiti 10

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quotidiani, sviluppando/potenziando le proprie abilità di counselling mediante il confronto con il consulente scolastico o specifici training di formazione -come modalità di risoluzione dei problemi vissuti dal gruppo-classe e come metodologia di insegnamento (attenzione al non verbale, ascolto attivo, ecc…) finalizzata realmente ad educare nel senso di ex-ducere, “portar fuori da”. Dalla constatazione delle molteplici possibilità di utilizzazione di tale relazione d’aiuto in ambito scolastico e dal riconoscimento della sua efficacia al fine della promozione del benessere individuale, discende l’augurio che in futuro il counselling si ampli e si diffonda, venendo gradualmente ad affermarsi in ogni ordine di scuola e grado; in particolare nelle Scuole Elementari, laddove l’introduzione di tale strumento consentirebbe sia di attuare un’efficace opera di prevenzione primaria, sia di 11

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intervenire tempestivamente, laddove ve ne fosse bisogni, sui disturbi iperattivi, impulsivi, prepotenti ed aggressivi, nonché sul fenomeno -purtroppo in aumento- del disadattamento scolastico dei fanciulli. 12

14 Bibliografia A.A.V.V. (1995), Atti del I Convegno nazionale sui C.I.C., i Centri di Informazione e Consulenza nella scuola, (a cura di RR. Zerbetto), Roma. A.A.V.V. (1994), Atti corsi di formazione per docenti operatori C.I.C., a cura dell’Ufficio Studi e Programmazione - Gruppo Educazione alla Salute e Prevenzione delle Tossicodipendenze, Roma, Novembre - Dicembre 1994. Di Fabio A. (1997), Il Counseling, uno strumento di formazione per operatori del Q4, Comune di Firenze. Fontana D. (1996), Manuale di Psicologia per gli insegnanti, Erickson, Trento Feltham C. e Dryden W. (1993), Dizionario di Counseling (a cura di E.Giusti), Sovera, Roma Ghirelli G. e Signani F. (1998), A scuola di qualità, Carocci Editore, Roma Maggiolini A. (1997), Counseling a scuola), Franco Angeli, Milano


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